Serie TV > Castle
Ricorda la storia  |      
Autore: Liberty_    12/01/2014    7 recensioni
SPOILER! Post episodio 6x11 "Under Fire". Arrancarono verso la porta d’ingresso con i piedi pesanti. I capelli, i vestiti… tutto puzzava di fumo. Avevano tracce di fuliggine sul viso, insieme a due sorrisetti furbetti che minacciavano già di svanire nel nulla. Erano stanchi ed emotivamente provati.
“Hey, vieni qui”, borbottò Castle afferrandola per la manica e attirandola verso di sé.
Genere: Angst, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
HOLD ME UP
(ATTENZIONE! Contiene spoiler sull'episodio 6x11)






 
 
Arrancarono verso la porta d’ingresso con i piedi pesanti. I capelli, i vestiti… tutto puzzava di fumo. Avevano tracce di fuliggine sul viso, insieme a due sorrisetti furbetti che minacciavano già di svanire nel nulla. Erano stanchi ed emotivamente provati.
 
“Hey, vieni qui”, borbottò Castle afferrandola per la manica e attirandola verso di sé.
 
Kate si girò e si appoggiò al suo petto, nascondendo la faccia nell’incavo del suo collo. Il colletto della camicia di Castle era aperto, lasciando scoperta la gola e una buona porzione del torace. Premette le labbra sul tenero e caldo incavo sotto alla sua trachea, per poi voltare la testa di lato strofinando la propria guancia contro il suo collo e nascondendo il naso nel calore della sua camicia, grata di poter avere tutto questo adesso. Lui e il suo conforto da cui tornare a casa.
 
In momenti come questo lui la sostiene.
 
Anche con l’odore nauseante del fumo impregnato in ogni fibra dei vestiti, Kate riuscì comunque ad individuare le tracce del suo partner, del suo fidanzato, dal perfetto calore della sua pelle. C’era il profumo degli agrumi del loro sapone, l’odore del suo dopobarba, una traccia dell’acqua di colonia che gli aveva regalato a Natale chiedendogli di mettersela sempre da quel giorno in avanti.
 
“Quando rimarrò incinta,” mormorò Kate, aggrappandosi con le dita al risvolto del suo cappotto, “Ti rinchiuderò in casa con me durante le ultime settimane.”
 
Castle ridacchiò piano a questa uscita “non da Kate”, accarezzandole i capelli.
 
“Dico davvero, Castle,” disse in tono lamentoso, quasi singhiozzando e colpendolo con una mano chiusa a pugno.
 
Le lacrime affiorarono e chiuse gli occhi alla vista sfocata della loro casa.
 
 
 
Kate non si spaventa, non spesso, ma quando lo fa, la cosa la distrugge. Svariate immagini le fluttuarono nella mente, troppo dettagliate, troppo vivide. Immagini così chiare che a volte si domandava se non fosse un po’ colpa sua,  di Castle,  e della sua mente da scrittore. Quella notte le immagini che vedeva erano flashback di Jenny, così impotente nel momento più vulnerabile della sua vita; un momento che lei e Ryan avevano pianificato da tempo, un momento perfetto per il loro bambino, la loro nuova piccola famiglia. Questa opportunità era stata loro strappata via per lasciare posto a ricordi diversi. Una spaventosa favola della buonanotte in cui il loro bambino nacque nel retro di un’ambulanza, da raccontare negli anni a seguire.
 
C’erano anche immagini riguardanti la telefonata di Esposito e Ryan, mentre quella fabbrica di scarpe andava in fiamme e loro erano intrappolati dentro. Kate era consapevole che tutto ciò l’avrebbe tormentata ancora per qualche tempo.
 
E poi c’erano tutte quelle volte in cui lei e Castle avevano affrontato il pericolo rischiando di non venirne fuori. Questi ricordi ritornavano a farle visita nel buio pesto della notte o nelle prime ore dell’alba, mentre Castle dormiva pacificamente al suo fianco, inconsapevole dei suoi tormenti. In quelle rare occasioni si sentiva sola, alla deriva e spaventata -  i “e se?”, i “sarebbe potuto succedere”, i “se solo” eliminavano ogni parvenza di razionalità dal suo cervello, mentre sopportava da sola il peso della sua attiva immaginazione.
 
A volte risultava più difficile adesso che aveva lui, adesso che era felice. C’erano molti più motivi per cui vivere e di conseguenza molto più da perdere.
 
Così colpì nuovamente il suo petto e… oh, lui la conosceva così bene. Castle afferrò i polsi di Kate e la strinse a sé finché tutta la paura non se ne fosse andata. Le dita di Kate si aggrapparono al soprabito di Castle, cercando sostegno. Ma non ce n’era bisogno, perché lui era lì per lei.
 
Si, esatto. Da ora in avanti l’avrebbe sempre sostenuta, e le sussurrò queste parole nell’orecchio, accarezzandolo con la sua bocca, per poi passare alle labbra e alla fronte, cercando di  imprimere tutto il suo amore sulla pelle di Kate rassicurandola finché lei non lo ascoltò, iniziando a prenderne nota mentalmente, registrando le sue parole, le sue promesse che le fanno capire che non è più da sola in tutto questo, che lui la proteggerà fino all’ultimo respiro. Le paure di lei sono quelle di lui, le sue preoccupazioni giacevano in mezzo a loro; le sue attenzioni, le speranze e i sogni diventavano una visione condivisa che  stavano entrambi tentando di far funzionare.
 
 
 
“Staremo a casa a guardare film e a mangiare gelato. Entrambi grassi come delle balene,” farfugliò causando un’altra risata al suo fidanzato.
 
“Sono seria, Castle,” si lamentò, combattendo contro la sua presa che ancora le stringeva il polso per cercare di dargli un altro dolce colpo sul petto. Ma lui non glielo lasciò fare. “Per nessuna ragione al mondo mi lascerai da sola durante il travaglio perdendoti l’arrivo del nostro bambino.”
 
“Shhh,” disse lui cercando di calmarla e facendo scorrere la mano lungo la sua schiena mentre le dava piccoli baci su tutta la pelle esposta che riusciva a raggiungere. “Va tutto bene, Kate. Sono tutti salvi. La bambina di Kevin e Jenny sta bene. Alla fine tutto è andato per il meglio.”
 
E allora successe. Un singhiozzo fuoriuscì dalla sua bocca e le lacrime iniziarono a cadere.
 
“Se sarò obbligata a fare il lavoro d’ufficio allora lo sarai anche tu,” singhiozzò strofinando il naso sul suo giubbotto.
 
“Non ci sarà nessun altro posto in cui vorrò essere,” la rassicurò, portando entrambi più all’interno del loft e lontano dalla porta d’ingresso.
 
“E se avessi l’obbligo di rimanere a letto per qualsiasi ragione, allora ti sdraierai lì con me. Capito?” gli chiese tenendolo fermo finché non annuì.
 
“Perché mai avresti l’obbligo di rimanere a letto?” ridacchiò, cercando di assecondarla in questo suo momentaneo stato irritabile.
 
Perché era molto più grato di quanto pensava fosse possibile del fatto che lei gli avesse permesso di vederla così, vulnerabile e impaurita, e che avesse lasciato che lui l’aiutasse in modi che non avrebbe nemmeno contemplato prima che diventassero una coppia.
 
“Non lo so,” si lamentò, come se lui stesse deliberatamente facendo il difficile. “Preeclampsia, placenta previa, parto prematuro… altre mille motivi” continuò, quasi arrabbiandosi con lui, anche se fino a quel momento aveva detto poco. “Ad ogni modo, sta zitto! Non discutere con me. Prometti che starai a letto con me e basta.”
 
“Aspetta un attimo,” disse Castle staccandosi da lei per poterla guardare negli occhi. “Come fai a sapere tutte queste cose?” le chiese, osservando lo sguardo colpevole che apparve improvvisamente sul suo viso pieno di lacrime.
 
“I libri… è in tutti i libri,” rispose alzando le spalle, come se la sua piccola risposta avesse potuto salvarla da ulteriori domande.
 
Si allontanò dall’abbraccio di Castle e iniziò a togliersi il giubbotto.
 
“Dovremmo mettere tutte queste cose in un sacchetto della spazzatura. Le porto in lavanderia domani,” divagò, cercando i sacchetti nello scomparto sotto al lavandino.
 
“Mettili giù. Ci penso io,” insistette Castle, prendendo il sacchetto nero della spazzatura e il giubbotto dalla sua mano.
 
Appoggiò entrambi sul tavolo e poi la fece voltare in modo da essere faccia a faccia.
 
“Kate, parlami?” le chiese, studiando la sua faccia.
 
Ma non ottenne niente di più. E poi Kate si allontanò semplicemente dalla sua presa e si diresse verso il bagno, un’inaspettata apparizione della vecchia Kate Beckett.
 
“Vado a farmi un bagno,” gli disse, lasciandolo lì, intontito, in mezzo alla cucina a cercare di capire cosa diamine fosse successo.
 
 
 
Bussò alla porta del bagno qualche minuto dopo.
 
Kate aveva lasciato l’accappatoio di Castle sul letto, per lui, mentre i suoi vestiti giacevano ammucchiati nell’angolo, sopra ad una busta di plastica in modo da non macchiare il tappeto o la sedia.
 
Castle si tolse i vestiti come un ottantenne – provando un dolore sia fisico che psicologico. Si infilò l’accappatoio, legandolo lievemente sui fianchi. Sperava che così facendo Kate lo invitasse a raggiungerla nella vasca per lavare via completamente quella giornata infernale e dar loro una possibilità per riconnettersi.
 
Così busso alla porta con le dita incrociate, sperando che qualunque cosa avesse causato il suo sfogo improvviso in cucina si fosse dissipato alla stessa velocità con cui era venuto.
 
La porta si aprì, l’acqua che scorreva di sottofondo e lei lì, con le spalle curve, pallida senza trucco e il suo accappatoio che lasciava scoperta una delle spalle, mentre il vapore la circondava.
 
Le lacrime le rigavano le guance e Castle scosse la testa, spaventato da quanto appariva fragile e incapace di capire cosa le stesse spezzando il cuore in questo modo, finché vide dov’era diretto il suo sguardo: verso il basso, sull’oggetto che stava tenendo in mano.
 
“Mi dispiace, babe*. Volevo dirtelo… stavo aspettando… venerdì,” singhiozzò, mordendosi il labbro.
 
“Venerdì? Intendi a cena?” chiese, guardandola annuire e stringersi nel suo accappatoio.
 
“L’appuntamento,” confermò, asciugandosi le lacrime.
 
Un improvviso sorriso spuntò agli angoli della bocca di Kate, in un momento di titubante felicità.
 
“Quello è--?” chiese, indicando l’oggetto che lei teneva in mano.
 
Kate annuì. L’acqua continuava a scorrere dietro di lei, ma loro erano avvolti da un atmosfera di quiete che Castle non riusciva a spiegarsi.
 
“So che avevamo detto non adesso. Ma in qualche modo… Non lo so…” gli disse, posando lo sguardo su quella piccola e bianca bacchetta come se possedesse dei poteri magici.
 
“Sei incinta?” sussurrò, guardandola annuire con vigore, soffocare un singhiozzo per poi sorridergli speranzosa, il tutto in un nanosecondo.
 
“Oh. Mio. Dio. Sei incinta,” ripeté, guardandola con meraviglia. “Avremo un bambino?”
 
“Si,” rise Kate, urlando quando Castle si lanciò verso di lei per avvolgerla in un abbraccio.
 
“Com’è potuto succedere?” le chiese frastornato, facendola oscillare da una parte all’altra.
 
“E lo chiedi a me?” ridacchiò mentre altre lacrime le cadevano sul viso.
 
E poi risero insieme, piegati in due, mentre si tenevano per mano e sembravano una coppia di matti.
 
“Dio, ti amo,” le disse Castle con ardore, come se le stesse confidando tutti i segreti dell’universo in quelle tre parole.
 
La sollevò e Kate avvolse le proprie braccia intorno al suo collo e le gambe intorno ai suoi fianchi e poi lui la baciò.
 
Le loro labbra erano fuse insieme quando andarono a sbattere contro un mobile, cercando di baciarsi il più possibile nonostante i due enormi sorrisi sui loro volti.
 
Alla fine Kate diede uno schiaffetto alla schiena di Castle e lui la rimise a terra.
 
“Mi hai quasi fatta cadere,” lo accusò, tirandolo per il colletto del suo accappatorio e portandolo a sé per un altro bacio.
 
“Mai. No, mai, Kate, mai,” la rassicurò, scuotendo la testa con energia mentre lei continuava a dargli piccoli baci su tutta la faccia, condividendo le proprie lacrime di gioia.
 
 
 
Chiusero l’acqua della vasca poco prima che questa fuoriuscisse. Vi si immersero insieme e rimasero lì finché le loro dita raggrinzirono e iniziarono a rabbrividire.
 
Più tardi a letto, entrambi nudi, si raggomitolarono insieme, intrecciati, e guardandosi negli occhi con facce assonnate.
 
“Quindi non sei arrabbiato?” sussurrò Kate, facendo scorrere una mano nei capelli di Castle e poi tracciando il profilo del suo volto con il proprio indice.
 
“Arrabbiato? Perché dovrei essere arrabbiato con te?” le chiese, dolce, con occhi pieni di emozione che guardavano attentamente quelli di lei, sempre cauto con Kate e i suoi sentimenti, anche dopo tutto quel tempo.
 
“Non abbiamo nemmeno fissato una data,” spiegò, con tono di scuse.
 
“E quindi? Possiamo sposarci subito o aspettare fino a dopo la nascita del bambino,” le disse, sorridendo al vederla sorridere con gioia incontenibile. “Posso chiedere al Sindaco di sposarci questo weekend, Kate, se questo ti facesse sentire meglio,” offrì, portando una ciocca ribelle dei capelli di lei dietro all’orecchio.
 
Il silenzio cadde nella stanza e si osservarono attentamente a vicenda.
 
“Ascolta… questo è il tuo primo bambino, Kate. Nostro figlio. È un qualcosa di così speciale. Non voglio che ti stressi. Goditi questi momenti. Tutto il resto viene dopo,” promise, baciandole la punta delle dita.
 
“Ti amo così tanto,” gli disse senza fiato, con gli occhi che le brillavano mentre guardava la sua faccia, memorizzando ogni centimetro della sua pelle.
 
“Anche se ti ho messo incinta prima del dovuto?” scherzò.
 
“Non ci posso fare niente se ho deciso di sposare un macho,” rise, posando un dito sul suo mento.
 
“Siamo molto fortunati, sai” le disse, appoggiando la propria fronte contro quella di Kate. “È come se qualcuno ci proteggesse sempre.”
 
“Si, beh, non sfidiamo troppo la sorte, okay? Le ultime settimane staremo a casa, come ho detto. Non mi importa se ci saranno nuovi casi o quali meeting Paula pensa di poter organizzare per te. La nostra agenda sarà libera finché questo piccolino qui non farà la sua prima apparizione,” gli disse, appoggiando la propria mano sull’addome con fare protettivo.
 
“Non chiedo nient’altro,” la rassicurò Castle. “Possiamo ordinare il cibo da asporto?” scherzò, alzando le sopracciglia. “Hmm? Possiamo? Pizza, Thai… oh, quel nuovo posto a Thompson. Fanno le consegne a domicilio.”
 
“Diventeremo così grassi,” ridacchiò Kate, nascondendo la faccia nell’incavo del collo di Castle.
 
Lui la avvolse con le proprie braccia, attirandola ancora più vicino a sé e Kate mise una gamba tra quelle di lui. “Sarai bellissima,” le sussurrò nell’orecchio facendola rabbrividire quando la baciò sul collo.
 
“Sei di parte,” protestò, colpendolo sul petto.
 
“Ovvio che lo sono,” concordò, strofinando giocosamente il proprio naso con quello di lei.
 
“Sposami,” disse Kate impulsivamente, stringendo le proprie dita attorno ai suoi polsi. “Facciamolo e basta. Prendiamoci una licenza, organizziamolo. Non mi importa dove. Sposiamoci e basta, Rick.”
 
“Dici sul serio?” i suoi occhi erano spalancati ma pieni di emozione a causa dell’impulsiva proposta di Kate.
 
Annuì. “A meno che tu non senta mancare la terra sotto i piedi dalla paura.”
 
“I miei piedi sono ben piantati al suolo, non temere,” le disse, lasciando scorrere il proprio piede lungo il suo polpaccio, facendola ridere.
 
“E allora facciamolo. Prima è, meglio è.”
 
“Farai tutto questo una sola volta, Mrs. C-to-be,” l’avvertì cercando di essere il più serio possibile. “Sicura di non volere la grande, sensazionale, bianca cerimonia che sognavi da bambina?”
 
Gli baciò la guancia e scosse la testa. “No. No, sei tu il mio sogno, Castle. Tu e questo bambino,” gli disse prendendo la sua mano e posandola sulla propria pancia ancora piatta.
 
 
 
E così, due settimane dopo, nella McGraw Rotunda al terzo piano della New York Public Library, con Lanie Parish e Javier Esposito come testimoni, Richard Castle fece in modo che il sogno di Kate Beckett diventasse realtà.







*ho DOVUTO lasciare "babe" in lingua originale :3 

ANGOLINO IN LIBERTÀ DI LIBERTY:
Ma buonasera gente! :D 
Innanzittuto tengo a precisare che questa shot non è farina del mio sacco xD La storia originale, in inglese, la potete trovare qui: https://www.fanfiction.net/s/10002247/1/Hold-Me-Up :) Io ho solo tradotto questa bellissima (almeno a mio parere) FF :)
L'ho trovata per caso su fanfiction. net e me ne sono innamorata *-* e ho DOVUTO tradurla :3 insomma, qualche carie causata dalla troppa pucciosità dei Caskett dovrà venire anche a voi, no? :P
Probabilmente chi mi conosce bene non si sarà stupito più di tanto dopo leggendo questa storia xD Ebbene si, ho un debole per i babies, e in particolare i Caskett babies *-* Quindi adoro ogni storia che coinvolga una gravidanza o un baby :3
Ringrazio di cuore la mia Ivi Cuoriciottola che mi ha fatto da super beta :3 *smuackkk*
Bon, ho detto tutto :) Spero vi sia piaciuta :D

 
 
  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: Liberty_