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Autore: Lopsycho    12/01/2014    1 recensioni
Un'automobile è una vera e propria arma. A causa di questo mezzo oltre un milione di persone perde la propria vita ogni anno e di questi 6.500 sono solo bambini. Basterebbe ridurre un po' la velocità, anche di 3 km/h, per cancellare, ad esempio, quest'ultima cifra dagli annali di morte sulla strada. Basterebbe poco, così poco, per evitare di combinare qualche pasticcio dal quale è difficile redimersi, ma il problema è che spesso si sceglie deliberatamente di non seguire quelle regole, dettate non solo dal codice stradale, ma dal buon senso: sembriamo adolescenti ribelli e strafottenti quando ci scoliamo un paio di pinte o qualche pasticchetta e poi spariamo quelle accelerate che ci fanno sentire i brividi, ci fanno sentire vivi... l'essere umano ha bisogno di sfida, e se non c'è bisogna procurarsela; ma poi contro chi? La sorte? La vita? Dio? Chi?
Ma non vi preoccupate.. la sorte di solito sarà generosa con voi, perché a farne le spese saranno, 4 volte su 5, gli altri... quelli che non c'entravano nulla... quelli che la sorte ha messo lì, davanti a voi... e vi assicuro, signori, che questo non sarà più tollerato.
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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«Ti passo a prendere io» Ripeteva nervosa Caroline tutta eccitata, passandosi l'ombretto per la terza volta, fino a voler sfondare lo specchio.
"It's raining men!" risuonava a pochi passi dal suo stereo, che ripeteva quella lista quasi consumata di 10 canzoni che oramai sapeva a memoria, ma che le erano molto utili nei momenti in cui doveva darsi la giusta carica. E in questo la Haliwell aveva un certo talento, l'ex spice-girl rossa, tutto pepe e passionale in tutto e per tutto. Insomma, l'opposto di lei, che non aveva ancora collezionato alcuna esperienza con i ragazzi, e quindi immaginava che un look femminile e di buon gusto avrebbe colpito di sicuro un ragazzo come Eidan.
«Hallelluja, it's raining men, hey men .... Barometer's getting low...» canticchiava per scaricare, o per cammuffare, il nervosismo, che non faceva che aumentare per quella che sarebbe dovuta essere la sua serata. «Ti passo a prendere io», sembrava la frase più inequivocabilmente romantica che un ragazzo potesse dirle. Eidan, che le piaceva fin da quando frequentava il corso di latino al secondo anno, era stato il suo sogno erotico, il suo chiodo fisso per tutto il tempo che ne seguì ma, per questa o quell'altra ragione (lei sosteneva "malauguratamente"), non sentì mai in lei la forza di dichiararsi a lui... di togliere di colpo la moquette sulla quale poggiava da 23 anni. Fremeva, non poteva crederci di averlo di nuovo in crampo, uno spiraglio nuovo, doveva cogliere la palla al balzo e quella sera si trattava di portarla a segno; ma lo doveva a Donna, una sua amica stretta che era riuscita a ottenere il suo numero di cellulare niente po' po' di meno che dalla segreteria della piscina che frequentavano ma in corsi differenti.
Non si piaceva, Caroline, il suo look improbabile era una news non ancora testata: due ore dalla parrucchiera con tanto di prenotazione preventiva, vestitino avana a scendere con le giromaniche a pipistrello e paillettes, pescetti al decolté che glielo facevano sembrare abbondante, svariate passate di essenza di fiore di gelsomino e cannella; trucco leggero che imitava le fattezze gentili di una donna... una Halliwell acqua e sapone potremmo dire.
Le 10.00 arrivarono e, come annunciatole dalla radio, il tempo era uno schifo e prometteva anche di peggio. "vorrà dire che il nostro bacio sarà bagnato e porterà tanta fortuna" pensò lei.
Però questo aumentava le preoccupazioni di Caroline, che non era abituata a spostarsi fuori città di sera, in luoghi isolati e mal collegati. In discoteca ci andava soltanto ai compleanni, perché ormai nel 2002 se non facevi una festa in un luogo incasinato, come appunto una discoteca, non eri nessuno. Se non fosse stato per Eidan, col cavolo che sarebbe andata alla festa di laurea di Toby e Brenda! Neanche li conosceva.

Verso le 4 errotte del giorno seguente, lo scenario che si prospettava invece non fu dei più rosei e vittoriosi.. Caroline era lì, seduta sulla panchina umida e gelata, circondata da qualche bottiglia sparsa vuota e fazzoletti, sorseggiando spenta un coacktail analcolico a base di yogurt, mirtilli e maracuja. Lambita di tanto in tanto da qualche goccia che macchiettava qua e là la sua giacchetta di pelle e il pergolato di fittoni e bouganville, guardava in basso semi-pensosa. Faceva solo finta di bere, a lei manco piaceva il maracuja e il troiaio che ci avevano infilato. Non era astemia, è solo che in quel preciso momento voleva andarsene, lasciare tutto, o ancora meglio non essere mai venuta, con quello spirito poi.
Provava un sentimento di odio... per ogni cosa: odiava la musica techno che proveniva dal capannone, odiava quell'erba umida e grigia che oscillava alla brezza di autunno, odiava sé stessa, i suoi fianchi a pera che aveva cercato di rassodare evitando da gennaio le bibite gassate, o il colore del vestitino, forse un po' troppo da principessa... e odiava Kayliina, la sciacquetta bisessuale Russa famosa a livello internazionale che si faceva succhiare beatamente le tette dal capitano della squadra di pallanuoto dell'Eaglewave, il suo Eidan, mentre non smetteva di sculettare su quel cubo in technicolor.
«Stupida» diceva a tratti ad alta voce «Come potevi solo pensare che un ragazzo del calibro di Eidan Brooke - bello, alto, muscoloso e laureato - avesse del tempo da perdere con una cretina come te?» Faceva bolle nel bicchere. «Sono una cretina. Sto quì seduta dalle dodici... come la cretina.» Fino a un quarto di giorno fa era certa che quegli occhi marroni da cerbiatto di lui rispecchiassero davvero quello che poteva celare dentro. Invece no... era uno come tanti. Come stigmatizzarlo? Un maschio, per di più alfa, con delle esigenze da sfarmare. Come era potuto cambiare così radicalmente da allora? Com'è che le persone cambiano? E come aveva lei potuto invece non cambiare affatto, rimanendo la solita bambina sognatrice e soprattutto verginella?
"Non sono una bambina.. io sono una donna." Pensava giustificandosi. "Fino alle dodici avevo dei cazzo di capezzoli duri sotto questa veste... Anche io avevo le mie esigenze stasera, solo che era lui il mio desiderio, non aspettavo altro da quattro anni."
Mentre aspirava ed espirava alternatamente con la cannuccia, uscì dalla bolgia il suo gruppo di amici che, nel buio e nella nebbia, le passò accanto senza nanche notarla. C'erano: Eidan, Peter, Donna, Mileena e Connor.
Ridevano a crepapelle, anche per stupidaggini, e Donna e Eidan sembravano pieni anche di quelle altre cose.
Si alzò, a questo punto, con una "sobria" grazia e si diresse da loro sicura che, come non si erano accorti di esserle appena passate affianco, non si sarebbero neppure accorti che lei arrivava in mezzo a loro dopo 4 ore di assenza.
Si avvicinavano barcollando alla macchina e Eidan aprì lo sportello anteriore per accingersi alla guida.
Caroline, l'unica sana di mente in quel giro di matti, si avvicinò ad Eidan mentre gli altri assistevano Peter nell'attività di minzione.
Gli disse: «Ciao.»
Lui la squadrò e si concentrò moltissimo per capire chi fosse, come uno che scruta un miraggio nel deserto e aggiunse: «Caroline..».
Che bello, si era ricordato il suo nome! Caroline contò fino a 10 prima di rispondere, e capì che non era il caso trattarlo male: di fatto lui non le aveva mai detto apertamente di provar qualcosa. Erano tutte fantasie costruite su un castello di nulla.
Disse soltanto: «Eidan, sei ubriaco fradicio.. Non credo che tu possa guidare; dai a me le chiavi che...» ma subito egli le ritrasse aggiungendo sgarbato: «Per l'amor di Dio, non sei mia madre, vai a fare in culo!». Al che rispose sommessa e con voce strozzata: «Ma Eidan, volevo... soltanto aiut...» ma lui alzò un braccio e la spinse sopra il seno dicendo: «Vattene via, stronza, non ti voglio neanche in macchina con me!» Per ironia della sorte, Eidan portava una maglia che recava la scritta "in vino veritas" dal latino.

Mentre erano sul tragitto di ritorno, la macchina sfiorava i 130 km/h, su una strada sterrata e fangosa. Sembravano tutti noncuranti del pericolo (forse perché neanche se ne accorgevano), ma Caroline era in preda all'ansia, e anche alla tristezza, per quello che era successo poc'anzi. La sua serata era proprio da dimenticare.
Musica alta, aria rarefatta, fuori e dentro la macchina, a causa delle canne; Donna si baciava con suo cugino Peter e Connor, che sedeva davanti, si reggeva la fronte all'indietro per evitare di rimettere sul cruscotto; Mileena invece cantava a squarciagola.
«Eidan, cazzo, vai piano o ci faremo male sul serio!!» disse Caroline accigliata al suo ex amante.
Eidan fece finta di non sentirla - era ancora risentito - e più volte evitò di darle retta.
La nebbia era fitta, la pioggia a tambur battente, si vedeva pochissimo per la velocità a cui andavano, e nel marasma che ormai regnava in quel microambiente malsano e ristrettissimo, Caroline a un certo punto avvertì un sussulto, accompagnato da un tonfo sul cofano. Non si capiva più dove fosse la strada, dove fosse il guard-rail, cosa diavolo era successo.
Ella allora si allarmò per prima, e cominciò a gemere, e anche i suoi amici si accorsero che qualcosa di brutto era lì lì per accadere. E In un attimo: Gravità zero.
I cuori dritti in gola, il culo non poggiava più sul sedile, il nero totale del parabrezza. Anche la radio sembrava ammutolire.
Donna la fissò con gli occhi che strabuzzavano e le sopracciglia corrugate, in un espressione contorta che prevvisava una fatalità. Caroline era quella con le lacrime più dolenti che le scendevano fino ai denti esposti in un ghigno amaro simile ad un sorriso: lei davvero stavolta non c'entrava nulla: non aveva bevuto, non aveva esagerato, non aveva fatto un bel niente; era una ragazza così giovane, ancor piena di sogni e di speranze circa il suo futuro... Era triste dover finire lì invece, dopo tanta fatica spesa per crescere, per diventare finalmente una donna... o almeno lei ci aveva provato. Donna la prese per mano, lei la strinse forte, chiudendo appena in tempo gli occhi, e poi, il botto.
  
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