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Autore: Venus Doom    31/05/2008    0 recensioni
Storia d'amore e di morte, l'amore ti fa vivere e ti fa cadere in rovina allo stesso tempo fino a portarti alla dannazione
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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..........DESPERATION LOVE...............

C’è stato un tempo in cui credevo che la vita fosse bella.

Ero felice, si, credevo nell’amicizia e l’amore era solo un’ utopia della quale credevo di poter far benissimo a meno; non pensavo al futuro, il presente era l’unica cosa importante, assaporare ogni attimo che mi veniva regalato come se fosse l’ultimo e la solitudine, anche quando ero da solo, non mi riguardava.

Avevo lei affianco e questa era la sola cosa importante.

I giorni passavano spensierati al villaggio, la vita era perfetta così com’era anche perché non avrei mai potuto immaginarne una diversa.

 

Ora la pioggia mi sta inzuppando i vestiti, i capelli, i pensieri, sembra che voglia purificarmi dalla vergogna…

 

Pensavo che sarei morto felice, in vecchiaia, cullato dai ricordi di una vita tranquilla in un letto caldo accanto ad un fuoco scoppiettante con qualcuno di speciale vicino a me che mi  tenesse la mano ed ho sempre avuto la convinzione che quel qualcuno sarebbe stata lei; lei, cresciuta con me, sarebbe stata per sempre mia, avremmo avuto una famiglia, dei figli a cui avrei potuto insegnare la mia arte, dei figli che sarebbero cresciuti come avevamo fatto noi in quel villaggio ai confini dell’impero, ci avrebbero dato dei nipoti, e noi saremmo invecchiati insieme nella convinzione che la morte non ci avrebbe diviso, mai, sarebbe stata solo una prova, un’attesa dopo la quale ci saremmo rincontrati in paradiso o su una stella dove avremmo continuato a credere nel nostro amore incorporeo ed immortale. L’utopia dell’amore si era insinuata in me.

 

Ora il vento mi sta torturando, mi intorpidisce le membra e gli arti ed è come se volesse pietrificarmi…

 

Sedici anni sono pochi o forse già abbastanza per credere alle emozioni che si provano;

so solo che i pomeriggi passati nel bosco o sulle colline a suonare per te passavano troppo in fretta e quando giungeva il tramonto era come cadere in un baratro d’ansia perché ero consapevole che avrei dovuto aspettare il giorno successivo per continuare a fare ciò per cui ero nato, suonare e cantare per te, mia musa.

Quando arrivava l’inverno anche la mia anima si congelava, l’unico torpore che provavo giungeva in quella rare giornate di bel tempo in cui ci ritrovavamo sulla neve bianca e luminosa su cui si riflettevano i raggi del sole a giocare di nuovo insieme; la primavera e l’estate al contrario erano mie alleate perché ci donavano giorni più lunghi che per me significavano passare più tempo insieme a te.

Durante quelle giornate splendide tu correvi e danzavi, ti mischiavi con la natura come una ninfa del bosco e mi chiedevi continuamente di suonarti nuove canzoni o di cantarti delle antiche gesta degli eroi del passato che valorosi e bellissimi salvavano regni e principesse.

Poi mi chiedevi delle mie canzoni, di spiegarti bene di cosa parlavano e perché le avevo scritte.

Tu non capivi o forse, più dolorosamente per me non volevi comprendere che erano tutte ispirate e dedicate a te, te che eri, sei e sarai l’unica fonte di vitalità per me e la mia musica.

Così dalla felicità completa che prima provavo al tuo cospetto iniziò a nascere in me un  tremendo tormento di cui tu eri allo stesso momento causa e cura.

Avevo pian piano realizzato di essere profondamente innamorato di te.

 

Ora la terra e il fango mi insudiciano, i miei piedi affondano in essi ed è come se volessero inghiottirmi….

 

Un brutto giorno poi venne la guerra, non ci riguardò per un periodo in cui la nostra vita continuò nella quotidiana normalità.

Sentivo di non poter più trattenere dentro i miei sentimenti, ogni volta che ti vedevo il mio cuore iniziava a battere più veloce, i tuoi capelli che mentre danzavi si muovevano al vento mi torturavano con la tua dolce fragranza e ogni volta che mi sfioravi non so descriverti cosa mi provocavi.

Stavo impazzendo, impazzendo per te, sentivo che presto avrei potuto chiedere la tua mano visto che a diciotto anni i ragazzi ormai sono considerati uomini ma ancora non trovavo il coraggio di dirti cosa provavo, di spiegarti che qualcosa per me era cambiato perché sapevo che nel caso di un tuo rifiuto le cose tra noi non sarebbero mai state più le stesse e questo non potevo sopportarlo.

Dovevo agire finchè ero ancora in tempo; le truppe dell’imperatore giunsero nel nostro villaggio che trovandosi in prossimità del confine con il paese nemico era un punto strategico sia per l’attacco che per la difesa tanto che l’accampamento militare venne allestito a poche miglia dal nostro villaggio così le nostre vie erano spesso invase da soldati di ogni genere, sporchi, arroganti, pavidi, coraggiosi, vecchi e giovani.

Inevitabilmente la tua bellezza ha fatto innamorare di te un giovane poco più grande di noi, ne uomo né ragazzo ed anche tu sei caduta nella dolorosa dolcezza dell’amore.

Per me era ormai troppo tardi perché i vostri cuori sembravano uniti inesorabilmente.

Mi hai parlato dei tuoi sentimenti sin da quando sono sbocciati in te ed ogni volta era come ricevere cento coltellate al cuore.

 

Ora le mie mani sanguinano, il bastone di legno della pala me le sta massacrando con le sue pesanti schegge ed è come se volesse punirmi…

 

La guerra sembrava stabile, mesi e mesi di stallo e tu eri felice perché il tuo amato non avrebbe rischiato la vita in battaglia ma venne il giorno in cui questa fu inevitabile.

Dalle nostre colline potevamo vedere nei campi poco lontano i due eserciti che si scontravano, il tuo viso era continuamente rigato da lacrime, la paura e l’assenza di notizie ti divoravano dentro così per cercare di non pensare a lui e al pericolo che stava correndo ti sei offerta volontaria per lavorare insieme alle altre donne del villaggio all’accampamento in cui portavano i feriti di guerra.

Ogni uomo ferito che arrivava era per te un’agonia perché so che avevi paura di trovarti davanti l’unico uomo che amavi in prossimità della morte.

Dopo poco tempo questa tua paura purtroppo divenne realtà, lo hanno portato su di una barella sanguinante, aveva diverse ferite, alcune anche gravi ma quella peggiore era al torace.

Come ti ha visto però sembrò riacquistare un po’ di forze ed ha tentato di trovare parole di conforto per te dicendoti che sarebbe guarito presto ma poi perse i sensi.

Tu sconvolta hai cercato nel tuo profondo tutta la forza che ti era rimasta, hai pulito le sue ferite e tutto ciò che rimaneva della sua armatura, lo hai cosparso con tutti gli unguenti della guaritrice del villaggio, hai cercato di svegliarlo per dargli da mangiare. Hai fatto tutto il possibile.

Io ti osservavo per tutto il tempo, volevo aiutarti ma sapevo di essere totalmente inutile e da peccatore ho provato invidia per quel cavaliere morente; volevo essere al suo posto, volevo essere lui, sarei morto per un briciolo del tuo amore.

Quando mi hai visto dai lontano mi sei venuta incontro in lacrime e mentre ti guardavo giungere da me pensavo che avrei dato la mia vita al tuo amato solo per sapere che saresti stata felice.

Mi sei piombata addosso, sentivo la tua disperazione, mi hai abbracciato come se fossi uno scoglio in mezzo all’acqua e tu una naufraga in mezzo al mare in tempesta.

Mi hai detto che ero la tua ultima speranza, mi hai pregato di aiutarti a fare ciò che dovevi.

In quel momento ho sentito la felicità più grande mai provata, non avevo altro modo di dimostrarti il mio amore se non aiutandoti, avrei fatto di tutto ma quello che mi hai chiesto era la cosa che mi avrebbe fatto soffrire di più al mondo: da me volevi solo che ti aiutassi a morire.

Come potevo aiutare a morire l’unico essere che amavo a per cui vivevo?

Ma proprio perché ti amo troppo l’ho fatto.

Il tuo soldato era in fin di vita, sapevi che sarebbe morto di lì a poco e tu volevi solo andare con lui.

 

Ora le lacrime stanno scendendo inesorabili, sembra che vogliano fuggire dal mio corpo colpevole…

 

Mi hai chiesto di procurarti il veleno, mi hai chiesto di seppellirti con lui, ma la cosa più atroce che potessi chiedermi è stata quella di guardarti morire con lui mentre suonavo per te la mia ultima canzone.

Ho tentato di fermarti prima di ingerire il contenuto letale di quella piccola fiala, io non ero io, ero solo disperazione pura, tu mi hai guardato e mi hai sorriso, mi hai detto che senza di lui la tua vita non avrebbe avuto più senso perciò perché continuare a viverla?

Io sono scoppiato a piangere di fronte a te, stavi descrivendo ciò che provavo in quel momento, ti ho abbracciato stretta a me perché già sentivo la vita strisciare fuori dal tuo esile corpo.

Avrei voluto passare l’eternità in quel modo.

Tu poi mi hai guardato, mi hai sorriso e mi hai detto di volermi bene  e che un giorno ci saremmo rivisti da qualche parte, in qualche modo poi le tue labbra si sono dischiuse ad hanno ingerito la morte.

Ti sei alzata e sei andata da lui consapevole che quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avresti camminato sulle tue stanche gambe, vi siete guardati nel modo in cui io non guarderò mai nessuno e nessuno guarderà mai me.

Vi siete abbracciati in quello che per voi sarebbe stato l’ultimo gesto d’amore e avete iniziato e piangere consapevoli, io ho fatto lo stesso e quindi come ti avevo promesso le mie dita hanno iniziato a pizzicare le corde, quelle corde che hanno sempre e solo propagato il suono del mio amore per te e che anche stavolta stavano facendo la stessa cosa ma sentivo che sarebbe stata l’ultima, era davvero un addio.

Non volevo guardarti morire, ho chiuso gli occhi per lasciarvi quell’intimità che vi era dovuta questo perché la morte è puramente una cosa unica e personale e voi invece avete deciso di affrontarla insieme.

Li ho riaperti dopo un tempo imprecisato e vi ho visti immobili e felici per l’eternità così ho aspettato che la notte scendesse per scavare una buca profonda.

Vi ho seppelliti nella stessa posizione in cui vi siete detti arrivederci, e vi ho ricoperti con la terra nuda e fresca delle colline.

 

Ora eccomi qui, a riesumarti amore mio, ti ho seppellito con lui ieri notte ma ora ti riprenderò, riprenderò il tuo dolce corpo…

 

La notte mi protegge, sono qui in segreto anche di dio perché un uomo come me non potrà mai trovare altra sistemazione se non all’inferno.

Ho deciso, ho deciso perché la vita non ha senso, scavo per rivedere ciò che più desidero, ciò per cui ancora vivo e finalmente eccoti.

Ti ho ritrovato e adesso mi seguirai nel mio ultimo atto di disperazione; mi infilo nella buca di terra resa fangosa dalla pioggia incessante solo per riprenderti, ti dividerò per sempre da lui, staremo insieme per l’eternità.

Sollevo il tuo corpo leggero e sporco, anche dopo un giorno passato nella dimore della morte sei bella come sempre.

Non ricopro i resti del tuo amato, non mi importa niente di ciò che ne sarà di lui.

Sotto la pioggia battente, tra le mie braccia ci sei tu, non posso crederci, non posso smettere di piangere.

Siamo entrambi sporchi, sia dentro che fuori, così attraverso il bosco e giungo al ruscello limpido e freddo stanotte tormentato dalle lacrime del cielo, mi immergo con te.

Vorrei vedere ancora una volta la luce dei tuoi occhi ma so che è impossibile, le mie lacrime non possono fermarsi, la disperazione è la mia unica amica ma un piccolo barlume di felicità si fa strada nel mio cuore perché tra poco potrò morirti accanto e dividere l’eternità con te.

Mi porto con te sotto la piccola cascata, l’acqua ci purifica, il tuo bel vestito rosso di velluto che hai scelto per morire è tornato al suo splendore, la corrente ci monda dai nostri peccati, tu vergine suicida e io uomo immorale siamo di nuovo puliti nel corpo e nello spirito; se dio non ci accoglierà in paradiso ti giuro che mi ribellerò come ha fatto lucifero e ne creerò uno solo per te e se non vorrai dividerlo con me allora mi esilierò all’inferno.

È ora di uscire dall’acqua, è tempo di morire.

Il posto che ho scelto ci lega alla nostra infanzia, è una nicchia creata dalla rocce ai piedi di un dirupo, dall’alto sarà impossibile scorgerci, avremo la tranquillità eterna che ci spetta.

Potrei scendere lungo il sentiero nascosto ma non posso più aspettare, sono troppo impaziente, mi butto dalla sommità.

Il problema non è la cauta ma l’atterraggio; il problema non è il dolore del mio corpo ma proteggere il tuo, ti stringo forte a me nell’impatto ti faccio scudo con la schiena.

Non hai nemmeno un graffio amore mio ma ti sto sporcando col mio sangue.

Il dolore fisico non può fermarmi, mi trascino con te sempre tra le braccia fino al riparo creato dalle rocce; mi sdraio con te, ti abbraccio e finalmente bevo il liquido che mi donerà la morte proprio come ha fatto con te poco tempo prima.

Ti guardo e spero di trovare la pace.

Continuo a guardarti ma non riesco a trovare la pace che cercavo, che speravo.

Qualcosa non va, guardarti mi fa soffrire e la mia coscienza mi tormenta.

Le lacrime ricominciano ad uscire ribelli, non riesco ad essere felice, la tua espressione che un momento fa sembrava felice e serena adesso mi sembra la più triste del mondo.

Cosa fai, mi odi adesso?

Ti prego non farlo, sei stata la mia unica ragione di vita e ora lo sei di morte.

Mi rendo conto di essere l’uomo più egoista mai esistito, realizzo ciò che ho fatto, la vergogna mi assale, ti abbraccio più stretta, ti chiedo perdono, imploro il perdono sia a te che a dio.

Vorrei tornare indietro sui miei passi, vorrei rimediare agli errori appena commessi, vorrei riportari nella tua tomba d’amore e suonare ancora per te ed il tuo amato.

Ma ora non posso, non posso più, il veleno sta per compiere la sua missione.

Dolore, rimorso, angoscia e disprezzo mi stanno divorando, se mai ti rivedrò tu mi odierai, so che lo farai e ti comprenderò.

Ma ti prego, non farlo, non odiarmi per ciò che ti ho fatto, ti amo, così disperatamente che ho perso l’anima per passare l’eternità con te.

Sto morendo, lo sento, ti bacio un’ ultima volta, chiudo gli occhi ma ti vedo, ti vedo piangere lacrime di sangue.

Il mio cuore viene strappato dal petto, tu ti liberi dal mio abbraccio e guardo i contorni distorti dalla pioggia della tua figura che si allontana per sempre da me.

Ti accolgo disperazione, compagna fedele nella mia eterna dannazione.

  
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