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Autore: ashes_    12/01/2014    0 recensioni
Avete presente quando si dice che “la sua voce la riconoscerei ovunque fra altre mille voci”? Per me era davvero così: la sua voce l’avrei riconosciuta in ogni luogo del pianeta, fra altre cento, mille, dieci mila voci, sempre e per sempre.
Sempre e per sempre.
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Sempre e per sempre
 
Avete presente quando si dice che “la sua voce la riconoscerei ovunque fra altre mille voci”? Per me era davvero così: la sua voce l’avrei riconosciuta in ogni luogo del pianeta, fra altre cento, mille, dieci mila voci, sempre e per sempre.

Sempre e per sempre.
***
 
Quel giorno di fine febbraio, il vento si intrufolava sotto i vestiti di chiunque avesse il coraggio di andare per le strade di Amsterdam. Ciò nonostante i pedoni non erano pochi e camminavano a testa bassa opponendosi alle raffiche d’aria fredda. Io stavo sul lato interno del marciapiede, quasi strisciando sulla parete, con il capo chino e il viso completamente affondato nella sciarpa e il cappello calato sulla fronte, nella speranza di arrivare ancora viva, e non sul bordo di una morte per ipotermia, a casa.

Salii di corsa i tre gradini che portavano al cancello ed entrai nel condominio, lasciandomi sfuggire un sospiro di sollievo quando l’aria calda dell’entrata mi avvolse. Le numerose rampe di scale che mi separavano dal riscaldamento a palla del mio appartamento mi sembravano infinite e quando finalmente aprii la porta di casa mi diressi subito verso il bagno, infilandomi sotto il getto d’acqua bollente.

Dieci anni di vita ad Amsterdam non erano bastati per farmi abituare a quel freddo che per me risultava glaciale e che per gli olandesi era normale. Dieci anni di vita ad Amsterdam e diamine se mi mancava il sole del sud della Grecia!

Ero ancora avvolta nell’accappatoio e nelle volute di vapore caldo quando il telefono di casa squillò. Di malavoglia mi alzai, uscendo dal mio caldo rifugio e rispondendo al telefono, notando stranita che era un numero di Atena, dove prima era casa mia. «Pronto? Chi è?» «Salve, sto cercando la signora Laios. È lì?» il sangue mi si gelò nelle vene. Quella voce calda, confortante, sicura l’avevo sentita solo su una persona in tutta la mia vita. Era la voce di Basil, ne ero certa. Non essere sciocca! Non può essere Basil, non lo senti da 10 anni. Non può chiamarti.  «Scusi, chi è? Chi la cerca? Chi è?» ripetei ancora, convinta che chiunque fosse non sarebbe stato lui. «Mi dica se la signora Laios è lì. Devo riportarle Argos, il cane, le è fuggito di nuovo», «Mi dispiace, qui non c’è nessuno che si chiama Laios e non ci sono cani. Mi dispiace, provi altrove». La mia voce era un sussurro, il ricordo di Basil mi riempì la mente, prepotentemente. Il suo viso, le sue braccia, i suoi occhi. La sua voce. Quella era per forza la sua voce, nessun’altro aveva quella voce. «Basil! Basil, sei tu?» sussurrai alla cornetta. Rispose il silenzio interrotto dal suono che indicava che, chiunque fosse, aveva attaccato.

Tornai in bagno, iniziando ad asciugarmi, dandomi della stupida: era evidente che non era Basil e non avrebbe mai più chiamato. Non poteva.

Due ore dopo, la mia coinquilina, non che migliore amica, rientrò dal lavoro avvisandomi che era distrutta e che aveva bisogno di una doccia bollente al più presto. Dal bagno mi urlò se qualcuno l’aveva cercata o se qualcuno aveva chiamato. «Sì, ha chiamato qualcuno dalla Grecia» dissi entrando nel bagno e appoggiandomi al lavandino. «Ah sì? Chi era?» chiese stupita quanto me dal fatto, «Aveva sbagliato numero, diceva che stava cercando una certa signora Laios per ridarle Argos». Tamara si girò all’improvviso: «Argos, il cane?» domandò. «Sì, come fai a saperlo?» la guardai incuriosita, la fronte corrugata. «Chiunque fosse aveva davvero un cattivo gusto. La signora Laios era la nostra vicina di casa, quando vivevamo ad Atene. Aveva un cane, Argos, che fuggiva sempre da lei e veniva da noi, anzi, veramente andava a cercare mio fratello Basil» fece un sorrisetto triste mentre mi spiegava questo fatto «Poco dopo la morte di mio fratello per l’incidente d’auto, il cane morì di vecchiaia. Due mesi fa è morta anche la signora Laios» si infilò sotto la doccia e rimase in silenzio mentre io uscivo dal bagno.

Non ero mai stata così certa di una cosa come lo ero in quel momento: Basil mi aveva chiamato.
 
  
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