A kingdom of isolation
Il principe Hans delle Isole del
Sud venne alla luce
una mattina d’estate. Tuttavia, a eccezione della madre e
delle levatrici,
nessuno se ne accorse.
Non è raro incolpare un
orfanello della
morte della madre, dilaniata dal suo desiderio di nascere, ma per la
prima
volta nella storia del Sud il piccolo Hans venne accusato di avere
posto fine
alla vita del padre: tale rimprovero proveniva da Kasper, Trygve e
Steinar, tre
dei suoi dodici fratelli maggiori. Kasper aveva sette anni quando Hans
nacque,
Trygve sei e Steinar cinque ed erano soliti passare insieme gran parte
del
tempo; ultimogeniti prima dell’arrivo di Hans, i tre bambini
erano consapevoli
di non poter aspirare alla corona del loro regno, così si
lasciavano coccolare
dalla madre e dai servitori del castello, che li riempivano di
attenzioni e di
dolci parole per rimediare al trono su cui difficilmente avrebbero
seduto. Hans
era inaspettato, un figlio capitato per caso nel ventre della regina
Iselin, e
i suoi fratelli più prossimi detestavano vedere il pancione
della madre
ingrandirsi sempre più; i fratelli maggiori invece erano
presi da altre
preoccupazioni dovute alla guerra contro l’Arcipelago del
Fuoco e ben poca
attenzione avevano da prestare a quell’ennesima prole del re.
Hans nacque mentre sorgeva
l’alba, nello
stesso momento in cui suo padre, il re Erlend, cadeva in battaglia.
I suoi fratelli lo accusarono di
avergli portato via
il padre e Hans non riusciva a capire perché.
La salma di re Erlend venne portata
nelle Isole del Sud poche settimane dopo, tra i pianti e le grida del
popolo;
chi piangeva e gridava più forte era la regina Iselin, che
si era gettata
sull’armatura del marito defunto, troppo scossa per ricordare
a se stessa la
compostezza da tenere in una tale situazione. Hans era rimasto solo con
i domestici
privati dei regnanti, che erano così abbattuti dalle
circostanze e talmente
abituati alla presenza di un neonato in quella stanza che non lo
degnarono di
attenzioni.
Kasper, Trygve e Steinar
approfittarono
di quel momento per entrare nella camera della regina e mostrare a Hans
il loro
disprezzo.
«Ci hai portato via
nostro padre!»
«Sei un verme, sei tutto
rosso, non ti
voglio come fratello!»
«Potevi morire tu al suo
posto!»
«Già! Cosa ci
facciamo ora con te?»
«Dovremmo darti agli
squali!»
«È vero,
facciamolo mangiare dagli
squali!»
Hans aveva osservato sorridente i
visi
sfocati dei fratelli, senza neppure sospettare il significato di quei
suoni che
uscivano dalle loro bocche.
Per cinque anni gli rivolsero
insulti e sguardi
d’odio, poi compresero che sarebbe stato più
divertente fingere che il principe
Hans fosse invisibile.
I suoi fratelli maggiori non
avevano
tempo per giocare con lui, mostrandosi tuttavia sempre gentili in sua
presenza,
sorridendogli e chiedendo alla loro madre come stesse crescendo il
bambino.
Hans non riusciva a comprendere perché tre di loro,
però, fossero così ostili
nei suoi confronti; Kasper si divertiva a spingerlo quando tentava di
reggersi
sulle proprie gambe, Trygve lo chiamava “carota
ammuffita” e Steiner lo
inceneriva con lo sguardo ogni volta che Hans tentava di avvicinarsi a
lui.
Il giorno del suo quinto
compleanno, il
principe Hans entrò nella sala da pranzo indossando un paio
di finte medaglie
d’oro al petto gonfio, fiero di aver raggiunto quel traguardo
senza essere
stato gettato agli squali come minacciavano sempre i suoi fratelli, ma
si
immobilizzò in quella camminata sicura di sé
quando notò che al tavolo sedevano
soltanto Kasper, Trygve e Steiner; si disse che doveva essere forte e
raggiunse
comunque, a passo più lento, la sua sedia, si
issò su di essa e salutò
cordialmente i presenti: «Buongiorno.»
Non ricevette risposta.
Hans non sapeva cosa fosse peggio.
Era un principe,
ignorato fin dal giorno della sua nascita, e ora anche i suoi fratelli
si erano
dimenticati di lui.
Per due anni i tre principi si
dilettarono a fingere che Hans non esistesse e, inizialmente, lui fu
felice di
quell’improvviso cambio di rotta: si sentiva libero, poteva
correre da un’ala
all’altra del castello senza temere di incorrere negli
scherzi subdoli dei
fratelli, poteva mangiare tutto il dessert e partecipare ai ricevimenti
della
regina.
Tuttavia, dopo alcuni mesi, si
accorse
che la situazione lo stava innervosendo. Eccetto il principe Joakim,
erede al
trono, tutti i fratelli più grandi di Kasper si erano
allontanati dalle isole
per sposare nobildonne di altri luoghi o si assentavano spesso per
missioni
diplomatiche; gli altri erano ancora troppo piccoli per lasciare il
castello,
così Hans, che aveva sempre goduto delle sporadiche
attenzioni dei fratelli
maggiori, si ritrovava a passare le giornate in solitudine. Sua madre
doveva
tenere il regno, i domestici da tempo non erano più eccitati
all’idea di un
bambino fra quelle mura e l’unica compagnia di Hans era il
suo cavallo. Avrebbe
desiderato perfino attirare le ire di Kasper o Trygve, pur di fare
qualcosa.
Di tanto in tanto si presentava
alle
porte delle loro stanze e bussava piano.
«Volete costruire un
castello di
sabbia?»
Neanche quelle volte ricevette
risposta
e ascoltare il loro silenzio era l’unica cosa che potesse
fare.
Era strano come certe distanze
facevano sembrare
tutto più piccolo. I timori che un tempo controllavano Hans
ora non potevano
più raggiungerlo.
Quando il principe Hans delle Isole
del
Sud giunse ad Arendelle, erano ormai trascorsi quattordici anni.
Kasper, Trygve
e Steiner si erano sposati da tempo con alcune nobildonne, abbandonando
il
castello di re Joakim, ma Hans si sentì libero solamente
quando i suoi piedi si
posarono sul molo di quel regno misterioso, dove nessuno vedeva
l’erede al
trono da quando era una bambina.
Il principe respirò a
fondo quell’aria
salmastra, assaporando la libertà: non c’erano
più fratelli a insultarlo, a fingere
che non esistesse o, da quattordici anni a quella parte, a trattarlo
come un
estraneo che per puro caso si era ritrovato a dimorare nel castello.
Non
c’erano più gli alti muri che avevano circondato
la sua infanzia priva di
giochi, non c’era la consapevolezza di dover attendere la
morte di dodici
fratelli prima di poter salire al trono. Non c’era
più niente, solo quel senso
di libertà.
Era giunto ad Arendelle per
l’incoronazione della regina Elsa e aveva colto al volo la
richiesta di Joakim
di rappresentare le Isole del Sud in quella occasione; le parole del re
sembravano celarne altre – «Non hai nulla da fare
qui, non c’è bisogno della
tua presenza.» – ma Hans era felice di poter
lasciare la terra natia per
qualche giorno. Forse anche di più.
Nessuno vedeva la regina di
Arendelle da
anni e questo presupponeva che neanche lei fosse in compagnia di altri
principi
o nobili da parecchio tempo; sarebbe stato facile farla innamorare di
lui, di
quella gentilezza che nelle Isole del Sud tutti elogiavano,
perché sarebbe
stato il primo uomo a trattarla con tenerezza, che lei fosse uno
scorfano o
meno – quali altri motivi l’avrebbero tenuta
segregata nel castello per così
tanto tempo, se non una sorprendente bruttezza?
Era arrivato, per Hans, il tempo di
vedere cosa fosse in grado di fare. Senza la consapevolezza di dodici
fratelli
fra lui e il trono delle Isole del Sud, senza regole dinastiche che lo
tenevano
ancorato al suo ruolo di ultimogenito. Il principe Hans era finalmente
libero e
avrebbe mostrato ai suoi fratelli che cosa era capace di ottenere: il
trono di
Arendelle.
Il ragazzo perfetto era
scomparso,
ormai.
Buonciao! Spero che la storia vi sia piaciuta :)
A me Hans piace. Mi è piaciuto quando ha aiutato i cittadini di Arendelle, quando ha salvato la vita a Elsa e quando ha detto: «Oh, Anna... Se solo qualcuno ti amasse.» È un antagonista figo, nulla da dire. E ho scoperto che mi piace scrivere di lui (mi piace anche scrivere di Draco Malfoy e Viserys Targaryen, se è per questo... Credo di dover fare un po' di autoanalisi, mh).
Note: il titolo è una citazione di "Let it go", come lo sono l'ultimo "titoletto" dei paragrafi e alcune frasi dell'ultima scena, mentre «Volete costruire un castello di sabbia?» è un riferimento a "Do you want to build a snowman?"
Grazie per aver letto!
Medusa, a frozen Lannister