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Autore: Scrittrice per sogno    12/01/2014    1 recensioni
"Una storia breve, ma talmente importante da non essere dimenticata."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro Diario, 
l'assenza fa male. L'assenza di qualcuno o di qualcosa fa soffrire. 
L'ho capito da poco tempo, perchè prima avevo tutto, stavo bene, ma adesso... adesso qualcosa non c'è più. In realtà non mi mancherebbe niente, ho una famiglia che mi vuole bene, una sorella fantastica, due migliori amiche e tante altre persone che mi vogliono bene, ma lui non c'è. Lui non c'è più.
Mi ricordo sempre la prima volta che ci parlai e capii che lui era il ragazzo per me. Mi disse: “Ehi, grazie di esserci Sara” e da quel momento capii di essere stata fregata. Dopo quella sera, il 14 Settembre, ci sentivamo tutti i giorni, era una dipendeza mandargli messaggi e per lui era un'ossessione chiamarmi. Mi chiamava ogni sera, alle 21.23, potesse cadere il mondo, ogni sera. Mi chiamava per dirmi qualsiasi cosa gli passava per la testa e a volte veniva anche a prendermi di sorpresa per portarmi a fare un giro in macchina e raccontarmi della ragazza che amava, e io ero contenta, contenta da morire. 
Mi ricordo ancora quel giorno in cui lo incontrai la sera ed era ubriaco. Non proprio ubriaco, insomma, guidava... Era “allegro”. Parlammo per un'ora e mezzo, tanto che i nostri amici ci diedero per dispersi, a telefoni spenti, con una bottiglia di vino in mano, e parlammo, fino a che lui non mi abbracciò e non mi mise al collo la collana che portava sempre. Disse che era una sottospecie di portafortuna e che mi avrebbe dato la forza e, credimi, aveva ragione. Quando mi mise al collo quella collana, le lacrime rigarono il mio volto, per la prima volta davanti a lui. Credevo che si mettesse a ridere, come era suo solito fare, ma quella volta non lo fece. Quella volta mi strinse in un abbraccio, per la prima volta.
-Ti prego, smetti di piangere, sennò piango anche io.- mi disse.
Ma non riuscivo a fermare quei rigolii che uscivano dai miei occhi e così, dopo avermi annusato e accarezzato i capelli mi guardò negli occhi. E quegli occhi erano gonfi di lacrime. Avevamo entrambi gli occhi di qualcuno felice, felice davvero, di nuovo dopo tanto.
Marco era così, era un ragazzo diverso dagli altri, capelli scuri e lunghi, barba folta, mai vestito in maniera elegante, a cui non importava niente di ciò che pensava la gente di lui, aveva sempre il sorriso sulla faccia, gli occhi marroni intenso gli brillavano ogni volta che il suo sorriso si trasformava in risata e finiva per guardarmi. 
Una sera, un semplice sabato sera tra amici, un sabato sera piovoso, eravamo insieme. Non insieme, insieme, come potrebbero pensare. Insieme cioè uno vicino all'altra, o meglio, io in piedi e lui seduto poggiato al mio petto. Quella sera mi chiese di coccolarlo perchè ne aveva bisogno, allora, mentre io gli accarezzavo quella folta barba ispida e le baciavo la testa, lui mi raccontava cose che già sapevo, ma in maniera diversa: me le raccontava con l'anima e poi tirava in su il viso e mi fissava aspettando una mia risposta che non arrivava. 
-Perchè non mi dici niente?- mi chiese guardandomi.
-Sono qui per ascoltarti, non devo dirti niente.- Le risposi sorridendo. Era un sorriso semplice, vero, amorevole, eppure per lui quel sorriso era sicurezza, infatti mi chiese dove fossi stata tutto questo tempo, perchè non ero arrivata subito nella sua vita e io semplicemente gli risposi che non importava se non c'ero prima: ero li in quel momento, ero li per lui.
Caro Diario, i giorni passavano, passavano lenti quelli senza lui e veloci quelli dove lui era con me, ma erano i giorni più belli di tutti. I momenti passati con lui, alla fine, erano molti, e per chi ci vedeva da fuori sembravano sempre ripetitivi: il pomeriggio in palestra e una passeggiata in centro, e la sera fuori a fare dei giri in macchina o semplicemente sotto casa a parlare, eppure ogni giorno aveva un sapore diverso. Ci chiedevano anche cosa avevamo di così tanto importante da dirci, dal momento che ci sentivamo sempre, incostantemente, dalla mattina alle 7.42 con il suo buongiorno alla sera con la mia buonanotte. Mandavamo in tilt Skype e Whatsapp. Eravamo... felici?
In molti pensavano che entrambi nascondevamo qualcosa, che stavamo insieme di nascosto. Che buffo che era il suo modo di rispondere: “Ma che ve ne importa a voi?”, era il modo per zittirli tutti. I suoi amici mi sorridevano, mi dicevamo persino che gli facevo bene, che ero come una medicina per lui. Beh non gli davo torto, lui mi ha curata. Mi ha curato dalla bassa autostima, dal mio pessimismo, dal mio cinismo e da ogni mia arrabbiatura. 
Io comunque ai suoi amici gli credevo, perchè conoscevo Marco già da molto prima di essergli amica, e non era come quando era con me. Era uno scorbutico, cattivo e rispondeva male a tutti: era infelice. Invece io vedevo che nei momenti in cui era con me era migliore, solo che non credetti subito che fosse merito mio, fino a quando un giorno mi guardò negli occhi e me lo disse.
-Tu sei un angelo, Sara. Un angelo custode che è arrivato proprio nel momento in cui ne avevo più bisogno, in cui ero totalmente perso. Mi stai salvando la vita se non me l'hai già salvata.-
Sorrisi e basta, sorrisi per tutto il tempo in cui rimasi con lui, non riuscivo a smettere, mi sentivo una completa ebete con una paresi facciale, ma sapevo che stavo indossando il sorriso migliore di tutti.

Marco mi ha promesso tante cose, e alcune promesse le ha mantenute, solo che altre sono ancora li, appese a mezz'aria nella speranza che qualcuno possa prenderle e gettarle via perchè adesso quelle promesse non valgono più niente, e non voglio più sentirle da nessuno. Quelle promesse erano le sue, solo le sue, erano di Marco. 
Diario mio, gli ho scritto una lettera, vuoi sentirla? So perfettamente che per te questa è una sofferenza e che te la risparmieresti molto volentieri ma comprendimi. Sono il devasto più totale e scrivere mi ricompone i pezzi. Diario mio, giuro che poi non ti stresso più. No, non è vero. Ti stresserò ancora. Diario, scusami.

"Ciao Marco,
in realtà non sapevo nemmeno come iniziare. Non so se uno "ciao Marco" sia il modo migliore per iniziare ma sto cercando di prendere la strada più facile.
Come stai? Senza me, intendo. Come te la passi? Se sempre felice oppure ti è ritornata la tua tristezza? Te lo chiedo perchè l'altro giorno nei tuoi occhi mi è sembrato di averlo visto quel velo di tristezza, di aver visto quella malinconia, quella sofferenza, come se ti mancasse qualcosa... o qualcuno. Tranquillo, so che se ti manca qualcuno non sono io. Dopotutto sei tu che hai deciso di andartene, di lasciarmi sola. Mi puoi dire perchè? Te ne sei andato senza una spiegazione, senza dirmi niente. Ma non sono arrabbiata con te, cioè un po' si, ma il bene che ti voglio ancora va oltre tutto. Sei stato importante, sai? Mi hai risollevata dagli abissi, sei stato il faro nel buio.
Non ti sto chiedendo di tornare, ma se torni io non ti mando via. Sono semmpre qui per te, a ricascarci, ma ci ricascherei altre cento volte. Perchè un giorno con te cancellano gli altri mille giorni stronzi. 
Sinceramente non so perchè ti ho scritto, ma so che adesso devo finire, nello stesso modo in cui è iniziato.
Ciao, Marco."

Visto Diaro? Breve, ma intenso, no? No. 
Mi manca un pezzo di me. Mi manca la parte migliore, però adesso devo crearmela una nuova di parte migliore e sarà meglio di prima.
Caro Diario,
questa era la breve storia di due ragazzi che si sono voluti davvero bene, almeno lo spero. Che sembravano più loro una coppia, essendo così tanto amici, delle coppie vere. 
Due ragazzi che si completavano.
Una storia iniziata e finita in breve tempo, ma nel tempo necessario ad essere ricordata da entrambi.
Ciao Diario, se hai altri poteri, oltre a quello di farmi stare meglio, e spero che tu ce li abbia, trova un altro angelo per lui e mandalo prima da me. Dovrò spiegargli per bene come è Marco. Gli spiegherè che dovrà sempre ripetergli che è speciale, che va protetto anche quando non vuole e che va amato sempre. Voglio assicurarmi che quell'angelo sia migliore di me, anche se, senza fare la modesta, sarà difficile, perchè io in un mese, a differenza di tutti i suoi amici che lo conoscono da anni, ho imparato a conoscerlo, l'ho vissuto davvero. Io ho viaggiato con lui attraverso la sua anima.

Sara.

(Basato su una storia vera.. La domanda adesso è una sola: era la mia storia?)
  
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