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Autore: wretched and divine    12/01/2014    0 recensioni
Vivere vuol dire amare ti diceva sempre la mamma […] Avevi vent'anni quando hai finalmente accettato che la mamma avesse ragione.
Lui che entra dalla porta e il tuo cuore che corre, i tuoi occhi che incontrano i suoi e il cuore che per un attimo si ferma prima di ripartire più forte e tutti quegli anni d'inferno cancellati da un suo sorriso.
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Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I'll be lovin' you forever


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Il nonno ti diceva sempre che siamo nati per morire, che è l' unica certezza che abbiamo. La nonna sorrideva e lo rimproverava bonariamente “si, è vero. Ma la cosa più importante alla fine è vivere perché se non vivi non puoi morire”.

Vivere vuol dire amare ti diceva sempre la mamma ma non le avevi mai creduto, le ripetevi sempre che potevi benissimo vivere senza amare, l' importate è respirare. Lei ti sorrideva, ti dava un bacio sulla fronte e diceva che un giorno l'avresti capita. Quel giorno è arrivato troppo presto, era una sera di maggio e il cielo era limpido, neanche una nuvola, si vedevano le stelle e lei era là su quel letto, immobile, tuo padre le stringeva la mano e piangeva, lei ti aveva appena detto che ti voleva bene e non capivi cosa c'era da essere tristi, la mamma stava solo dormendo! Ma non si sveglio più, la rivolevi accanto a te e il cielo indifferente al tuo dolore continuava ad essere limpido, quell'anno il freddo sembrò non arrivare mai nonostante ti stesse gelando le ossa. Fu quando realizzasti che la mamma non sarebbe più tornata che hai capito ciò che voleva dire, tuo padre aveva smesso di vivere insieme a lei, insieme al suo amore. Ti ha dato tutto in questi anni, si è rimboccato le maniche fin dal primo momento per farti stare bene dopo che la mamma vi aveva lasciati, solo che si vedeva che qualcosa non andava, nei suoi occhi non c'era più quella luce che li illuminava ogni volta che tornando da lavoro veniva accolto del profumo della mamma e non l'hai più visto sorridere come quando c'era lei.

Quel sorriso l'hai rivisto quando quella maledetta notte ti ha salutato per l'ultima volta.

Eri rimasto solo.

Nessuno aveva pensato a te, nessuno che avesse pensato solo per un momento a te. Li odiavi e urlavi contro il cielo la tua rabbia, solo dopo hai capito che quando la morte chiama non puoi fare niente, non importa chi lasci non importa se sei pronto o no, devi solo rispondere.

I due anni nella casa famiglia sono stati un incubo, non hai fatto nient'altro che sperare di andartene, hai studiato e lavorato sempre, un po' per tornare il più tardi possibili in quel carcere un po' per avere un posto in cui stare appena compiuti diciotto anni.

Avevi vent'anni quando hai finalmente accettato che la mamma avesse ragione.

Lui che entra dalla porta e il tuo cuore che corre, i tuoi occhi che incontrano i suoi e il cuore che per un attimo si ferma prima di ripartire più forte e tutti quegli anni d'inferno cancellati da un suo sorriso.

Aveva i capelli biondi con qualche ciuffo rosso qua e là, alto un metro e sessantacinque massimo, magro ma con il classico fisico di chi lo sport non sa neanche che cos'è, le gote arrossate dal freddo e due splendidi occhi verdi. Tutto il contrario di te insomma, capelli e occhi neri, dello stesso colore dei tatuaggi che ricoprono la tua pelle, alto un metro e novanta e il fisico di chi va in palestra almeno tre volte a settimana.

Quella mattina era in ritardo e ti ha chiesto un caffè al volo “se no chi lo vuole sentire quel rompipalle di latino”, ti ha sorriso e se ne è andato. Il giorno dopo è tornato e anche quello dopo ancora, tre quarti delle volte era in ritardo, parlava sempre tanto, ti parlava di tutto, sorrideva e le gambe ti tremano e i dispiaceri svanivano.

Senti Crhis ma... non è che usciresti come una sera di queste?” ti ha chiesto una mattina e con quale coraggio avresti potuto dire di no?

Ti ha accettato in tutti i tuoi difetti senza batter ciglio, non ti ha chiesto del tuo passato, non ha preteso niente da te, ti è stato accanto sempre come amico e compagno.

Quando finalmente hai iniziato a confidarti con lui, non ti ha giudicato o compatito, ti ha capito e ha riempito tuoi silenzi con i suoi sorrisi. Ti ha accompagnato sulla tomba dei tuoi genitori, li voleva conoscere e li ha ringraziati “perché se non fosse per loro ora tu non saresti con me”, è stato forse in quel momento che hai capito che senza di lui non potresti vivere.

Quando gli ha chiesto di andare a vivere insieme aveva gli occhi lucidi e il sorriso più bello che avessi mai visto, in quel momento hai pensato che pur di rivederlo gli avresti chiesto pure di sposarti. Trovare casa non è stato facile, non eravate mai d'accordo e finivate sempre per litigare, eravate arrivati a pensare che forse convivere non era una buona idea. Dopo qualche giorno hai deciso di dargli carta bianca, casa per te era qualsiasi posto in cui ci fosse stato lui. Tra litigi, interminabili pranzi domenicali dai suoi con tutti i parenti, momenti dolci, porte sbattute e incomprensioni siete andati avanti ogni giorno sempre più innamorati l'uno dell'altro.

Non ti ricordi con precisione quando ha avuto inizio la fine ma i mal di testa e la nausea iniziavano ad essere sempre più frequenti, ti ha convinto ad andare da un medico "sarà solo un influenza ma la devi curare” ti ha detto e poi ci sono le cure che non fanno effetto, gli esami da fare "solo per essere più sicuri", poi la faccia scura del medico che vuole fare degli accertamenti. Tumore. Il verdetto è stato questo dopo un sacco di esami, di accertamenti e supposizioni. Sei mesi di vita. Lucas al tuo fianco piangeva e chiedeva spiegazioni, pretendeva una soluzione. Tu sei rimasto immobile, non ti sei neanche accorto che ti aveva trascinato fuori fino a che non ti ha abbracciato tanto forte da toglierti il fiato continuando a ripeterti che ti amava, ti sei aggrappato a lui sperando di svegliarti presto da questo incubo.

Quegli ultimi mesi sono stati un calvario, la chemio non dava nessun risultato, l'avevano già previsto, e come se non bastasse ti sei trasformato non solo nel carattere ma anche nell'aspetto. Lucas continuava a guardarti con amore nonostante tutto.

Adesso sei qui ancora nel vostro letto con le mani intrecciate alle sue aspettando la fine. Guardi il suo volto stanco e stravolto dalle lacrime e vorresti solo poter vivere un ancora un po', il tempo di vederlo sorridere di nuovo. Avresti voluto sposartelo, percorrere la navata di quella chiesetta che gli piaceva tanto stringendo la sua mano per giurargli amore davanti a quel Dio in cui non ha mai smesso di credere.

Ti rendi conto solo di adesso di quanto importante sia stato e vorresti avere il tempo di dirgli un ultima volta ti amo, di vederlo arrossire perché l'hai chiamato amore mio davanti hai suoi amici che si mettono come al solito a fare gli idioti.

Non lo hai neanche ringraziato per tutto.

Ma tra un po' te ne andrai e l'ultima cosa che vedrai sarà il nero, quel colore che tanto ha caratterizzato la tua vita. In nero sulla tua pelle, proprio vicino al cuore, c'è anche il suo nome.

Gli hai fatto promettere che sarebbe andato avanti “te lo prometto ma non amerò mai un altro uomo come ho amato te” e lui ti ha fatto promettere di combattere fino alla fine. E tu l'hai fatto ma adesso è arrivato il momento di arrendersi a questa guerra persa in partenza.

Non sei pronto neanche un po' ad andare, hai iniziato a piangere e non te ne sei accorto, il cuore che sanguina lo senti però e senti anche la morte che ti chiama, guardi un ultima volta la tua vita che come se avesse capito ti stringe la mano un po' più forte, chiudi gli occhi e rispondi a quella bastarda.

 

  
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