Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |      
Autore: Russel95    12/01/2014    1 recensioni
Passando attraverso la visione di un mondo primordiale dove natura e macchina contornano l’incontro tra ordine e caos, per descrivere il rapporto che può crearsi tra due realtà opposte come l’Automa Senza Volontà contro la personificazione della Libertà stessa, il racconto propone un viaggio che scende nelle profondità dell’io tra ingranaggi e foreste.
Genere: Avventura, Fantasy, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Anno 2325
X-0129 attivato. Controllo… Completato. Sensori visivi attivati. Preparazione… Completata. Avviare completamento direttiva primaria. Azione: Camminare a destinazione-> Torre.
Un gigante bronzeo luccicante nel sole del mattino che filtrava attraverso le giunture in un caleidoscopio di sfumature metalliche avanzava tra le basse fronde verso un immenso obelisco lontano. Il terreno vibrava ad ogni passo, calpestando la tenera foresta che tentava di riempire tutto il panorama con il rami bruni e fronde verde cupo. Si diresse ad un obelisco nero che trafiggeva le nubi con la punta scura. Svolse il suo compito e si voltò per tornare.
Ritorno, Spegnimento... Standby attivato.

Anno 2365
X-0129 attivato. Controllo… Completato. Sensori visivi attivati. Preparazione… Completata. Meccanicamente s’alzò puntellandosi sui braccioli del trono appena sbozzato su cui riposava. Scannerizzò il paesaggio, poi la direttiva primaria s’attivò e l’automa partì. Zoomò le lenti visive sull’obiettivo e calcolò distanza e tempo massimo di arrivo. Proliferazione vegetale incontrollata. Ritardo stimato per ingombro, 2 ore. In undici ore e ventisette minuti giunse a destinazione. Attivare leva 267bis, connettere giunto energetico λaμbda. Attendere. Operazione completata. Direttiva disattivata. Il ritorno durò il doppio del tempo e il giorno seguente tornò al suo seggio che svettava sull’intricata foresta scura come se un gigantesco re volesse osservare i suoi domini.
Si collocò e spense i circuiti motori.

Anno 2465
X-0129 attivato. Controllo… Completato. Preparazione… Completata. Aprì gli occhi, si sollevò e le gambe affondarono in una vegetazione rigogliosa che frusciava e si spezzava opponendo una certa resistenza, l’automa impresse più forza per non dover rallentare e giungere all’obiettivo nel tempo prestabilito. Ora schianti e strepiti si sollevavano dal verde che cadeva, facendo fuggire dalla potenza inossidabile della lega di lonsdaleite del corpo del robot primati e volatili d’ogni tipo. L’automa imperturbabile avanzava e dopo qualche ora raggiunse un torre che s’innalzava per kilometri, argentea e lucente, era un intrico di tubature scure coperte da uno scudo metallizzato che s’aprì al tocco-chiave della macchina. Abbassò una leva lunga metri, spinse un pulsante con l’intera mano e appena premette un interruttore, un raggio violaceo si sprigionò dalla punta dell’obelisco argenteo allontanandosi nelle profondità siderali e perdendosi nell’oscurità dell’universo.
Il ritorno fu per il robot un possibilità per studiare le forme di vita animali e vegetali per catalogarne comportamento e abitudini in modo da determinarne la pericolosità per i viaggi futuri. Archiviati i dati, sedette sul trono e si riaddormentò.
 

Anno 2675
X-0129 attivato. Controllo… Notifica. Operatività massima inattuabile, Attuabile 85%. Completato.
Socchiuse le palpebre metalliche. Lentamente aprì gli occhi, saggiò gli arti stirando i pistoni idraulici nelle gambe. Strinse e schiuse le mani. Poi la direttiva primaria si attivò e l’automa partì. Ricercò i dati telemetrici dell’ultimo viaggio e nel frattempo osservò il paesaggio. La foresta era cresciuta e ora alcuni alberi gli arrivavano al ginocchio. Avanzava con cautela, calibrando i passi per attraversare la selva. Improvvisamente trovò una resistenza, una parete di rami e liane intrecciate. Calcolato il rischio, avanzò e spezzò il muro vegetale, contemporaneamente s’udì uno schianto secco e un suono acutissimo s’alzò dalle fitte fronde. L’automa classificò l’episodio come incontro ambientale indigeno e s’apprestava a ripartire quando una figurina apparve dall’intrico di rami e iniziò a gesticolare animatamente, il gigante zoomò sul piccolo essere e scoprì che lo stava additando e scuoteva un dito come per rimproverare un bambino.
Il robot notò che le sue labbra sottili si muovevano perciò aumentò la potenza dei suoi auricolari. Il suono della voce della creaturina verde giunse chiaro e la direttiva secondaria ne tradusse il linguaggio in pochi istanti, simultaneamente i suoi sensori uditivi furono aggrediti da una tempesta di suoni differenti: quadrupedi si chiamavano in lontananza, esseri scimmieschi urlavano sui rami e un vento leggero faceva stormire la foresta e numerosi volatili lanciavano al loro richiamo. Sopraffatto, l’elaboratore della macchina ebbe bisogno di alcuni secondi per catalogare e soffocare i suoni indesiderati, ponendo di nuovo attenzione al linguaggio musicale dell’omino che ora sembrava  lo stesse apostrofando:" E allora?! Mi senti o sei sordo? Funzioni male o mi stai ignorando? Ehi! Guarda che ti ho visto distruggere il mio albero-casa, non fare finta di nulla! Rispondimi!". Incapace di emettere suoni sulla stessa lunghezza d’onda l’automa rimase silenzioso poi la direttiva secondaria gli suggerì di annuire. L’azione fu goffa e irresoluta, l’essere lo vide e scoppiò in una risata argentina scuotendo la lunghissima chioma verde chiaro. Poi, d’improvviso, saltò, raggiunse la gamba metallica e risalì il corpo del robot fermandosi sulla mano che la macchina aveva offerto per studiare meglio la creatura.

"Quindi, chi sei?", chiese: "Dove stavi andando?". La direttiva secondaria formulò una risposta che fu proferita utilizzando per la prima volta la fessura posta nella parte inferiore del volto del robot:"X-0129. Attuatore. Direttiva primaria".
"Non sei un tipo prolisso". Disse sorridendo la figura verde. L’automa assentì, poi la direttiva primaria lo spinse a riprendere il cammino repentinamente spaventando l’altro che urlò: " Ma che fai?! ". "Direttiva primaria. Attuatore. Vincolo". "Dove?". Il robot sollevò l’enorme braccio e indicò il lontano obelisco nero.
Il piccolo essere osservò un attimo nella direzione segnalata, poi fece la domanda che avrebbe cambiato l’uomo meccanico per sempre: "E perchè?".
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Russel95