Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: Aim    12/01/2014    2 recensioni
I giorni passarono, Anna (così si chiama la ragazza) tutte le sere prima di addormentarsi apriva il cassetto per vedere come stavo, mi guardava sorridente, mi accarezzava e poi richiudeva il cassetto per lasciarsi abbandonare ai sogni.
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ero chiuso in una scatola assieme a tanti altri come me.
Aspettavamo che ci tirassero fuori per spedirci non so dove.
Non ero agitato, non ne valeva la pena visto che non avevo la minima idea di cosa mi sarebbe successo.
Restammo chiusi li dentro per parecchi giorni, finché un giorno sentimmo delle voci provenire verso di noi.

Erano due uomini che cominciarono ad aprire le scatole affianco alla nostra.
Aprirono anche la mia scatola, mi presero assieme agli altri e ci posarono su dei rulli.
Non ricordo bene quel periodo della mia esistenza, ricordo solo molto buio e sbalzi termici.
Mi avevano sigillato dentro una busta e io potevo solo aspettare di essere spedito.

Passarono numerosi giorni, durante i quali dormii per la maggior parte del tempo, finché un giorno qualcuno prese la mia busta e il mio viaggio cominciò.


Viaggiai per parecchie ore, avevo notato nei giorni precedenti che tante buste come la mia erano state separate le une dalle altre e spedite in vari posti d’Italia.
Così quando mi ritirarono non fui molto sorpreso.
Arrivai a destinazione dopo quattro giorni molto noiosi.

Un signore mi mise in una sacca assieme ad altre lettere per poi camminare fino ad un portone.
Suonò al campanello e l’unica cosa che riuscii a percepire era l’agitazione e la felicità palpabile di una ragazza, che afferrò la mia busta e rientrò in casa.
Era agitata.
Ma perchè agitarsi tanto?
Che stava succedendo?
Cominciavo a preoccuparmi anche io e rimpiangevo lo scatolone nel magazzino.

La ragazza aprì con foga la mia busta e io vidi finalmente la luce dopo tanti giorni.
Sorrideva, era felice di vedermi.
Ma perchè mai?
A nessuno durante la mia breve esistenza era mai importato di me.

Mi estrasse con cautela e posò la busta sul tavolo.
Mi leggeva, mi scrutava attentamente, per poi rinfilarmi dentro.
<<Anna, è arrivato!>> disse felice al cellulare.

Continuò a parlare per alcuni minuti, finché poi non si calmò e mi nascose nell’armadio.
Non mi potevo lamentare, insomma, essere messo in un armadio di vestiti profumati, al caldo e alla tenue luce di una casa famigliare era sicuramente meglio che il freddo della scatola.

Passai poche ore in quel posto così accogliente e caldo, finché la ragazza mi afferrò e corse giù dalle scale.
Era arrivato qualcuno.
Forse voleva mostrarmi ad una sua amica, o ad un suo parente.
Ma la domanda era sempre la stessa: ero davvero così importante per lei?

<<Ecco, per te!>> disse alla ragazza appena entrata in casa porgendole la mia busta.
La ragazza cominciò a sorridere e quando afferrò la busta sentii una specie di scossa. Che cosa strana.  
<<Andremo al concerto!!>>
La ragazza continuava a negare il fatto che io potessi essere davvero tra le sue mani quando mi tirò fuori dalla busta.
Era anche lei tremendamente incredula e felice di avermi li.
Eppure io non avevo fatto niente di speciale!
<<Aspetta però, dammi la busta che se lo porti a casa così i tuoi lo vedono!>> disse la prima ragazza, e cominciò a frugare nella dispensa per trovare un sacchetto.
<<Dammi il mio libro così lo metto li dentro! Hai finito di leggerlo intanto no?>>
<<Si si, allora ti do anche Where We Are!>>
La ragazza corse al piano di sopra in camera sua e io rimasi per alcuni istanti da solo con quella nuova.

Mi guardava, mi leggeva, mi accarezzava, sentivo il suo amore verso di me.
Ero stranito e confuso, ma mi stava bene ricevere un po’ di affetto dopo il lungo e stancante viaggio che avevo affrontato.
<<Eccolo! Genio ahah!>>
La ragazza che mi teneva in mano mise sulle ginocchia il grosso libro che le porse l’amica, lo aprì in una pagina a caso e mi ci chiuse dentro, posò il libro sulla poltrona dove era seduta e poi andarono in cucina.

Ero tra due pagine in bianco e nero, raffiguravano una foto gigante dove c’erano tante persone piccoline in lontananza e un ragazzo di spalle che le guardava.
Cosa voleva dire?
Non sapevo niente di quel mondo.
Che si trattasse di questa cosa?
Di questo “concerto”?
Fatto sta che rimasi sulla poltrona ad origliare le loro conversazioni che trattavano di transenne, code per biglietti, fan impazzite e di ragazzi con nomi mai sentiti.

Arrivò la sera e il viaggio ricominciò, tornai al freddo della strada e al rumore delle macchine, ma questa volta era diverso, ero con lei, questa ragazza che mi faceva uno strano effetto.
Arrivammo in casa sua e posò il sacchetto con dentro i due libri e me per terra e corse a mangiare la cena.
Rimasi in quella condizione per poco tempo fortunatamente, perchè non mi andava molto a genio stare in verticale schiacciato da enormi pagine pesanti.

<<Non ci posso credere.>> mi disse quando mi estrasse dal libro.
E di nuovo mi ritrovai i suoi occhi fissi su di me.
Erano verdi, stanchi e sporchi del trucco della giornata appena conclusa, ma soprattutto erano felici e vedevo in lei una sorta di enorme punto di domanda, come se non potesse realizzare di avermi con se.
Prese il cellulare, aprì il libro e mi posò sulle stesse due pagine di prima.
Mi scattò una foto e poi si mise a leggere delle parole stampate su quella pagina.




<<Quando penso a dove siamo arrivati come gruppo, è quasi incredibile.>> Sorrise con malinconia.
<<E’ vero Niall, è tutto incredibile questo, grazie>> Si alzò in piedi lasciando il libro aperto sul pavimento ed aprì un cassetto.
<<Ecco, ora tu stai qui e preghiamo insieme che mia mamma non ti scopra>>
Detto questo chiuse il cassetto e io mi ritrovai di nuovo avvolto dalla luce tenue e calda di una camera.

Mi aveva parlato, nessuno l’aveva mai fatto.
Non comunicavo neanche con i miei simili, perchè lei aveva detto quelle parole a me?
Le promisi con tutto me stesso che non mi sarei mosso, anche perchè non ne ho la capacità.
Che strana la mia vita, non so chi sono, non so a cosa servo, non so cosa mi accadrà e mi ritrovo a pregare un Dio di cui non so neanche la reale esistenza.


I giorni passarono, Anna (così si chiama la ragazza) tutte le sere prima di addormentarsi apriva il cassetto per vedere come stavo, mi guardava sorridente, mi accarezzava e poi richiudeva il cassetto per lasciarsi abbandonare ai sogni.



Col passare del tempo cominciai a capire il perchè della mia esistenza.
A quanto pare Anna era innamorata di cinque ragazzi che cantano su un palcoscenico davanti a tantissime persone ed io ero l’unico modo per far si che lei potesse essere una di quelle ragazze.
Ascoltavo molto attentamente ciò che lei leggeva dal grande libro, cercando di ricordarmi più particolari possibili che riguardassero quei ragazzi.
Avevo scoperto che amavano la musica e che avevano girato il mondo, che erano persone simpatiche e divertenti e che non amavano essere famosi, ma che volevano essere dei semplici ragazzi a cui piace divertirsi e vivere la vita giorno per giorno come se non ci fosse un domani.


Poi un giorno successe una cosa molto strana.
Aprì il mio cassetto e mi tirò fuori.
Aveva delle cuffie in testa e cantava a squarcia gola delle canzoni.
Mi baciò e cominciò a sventolarmi in aria seguendo il ritmo della musica, mi mise in bocca per poter avere le mani libere e batterle a tempo, mentre con un angolino delle labbra cantava.
Era buffa mentre saltava e correva per la casa e poi si doveva fermare per riprendere fiato mentre intanto la musica continuava a rimbombarle nelle orecchie.
Non capivo perchè lo facesse!
Avevo bisogno di risposte da quella ragazza, si molte risposte.



Ad un tratto si tolse le cuffie e si sedette sul letto.
Mi prese con entrambe le mani e sorrise.
Ogni volta che mi vedeva sorrideva ed ero felice di farle quell’impressione.
<<San Siro, Milano, 29 Giugno 2014, primo anello blu 107, ingresso 14, fila 5 posto 17... E io ci sarò. Forse, sempre che la mamma non lo trovi! Devo riuscire a prendere dei buoni voti e poi glielo dirò! Non so quanto ancora riuscirò a tenermelo dentro.>>

Come avesse capito che avevo bisogno di quelle risposte non lo so, ma ora sapevo tutto per certo e non era più un semplice presentimento, sapevo il mio scopo, sapevo quello che mi sarebbe successo e sapevo perchè mi teneva nascosto.
Sapevo anche perchè mi amava e avevo capito perchè tutti i giorni mi tirasse fuori da quel cassetto.
Lei li amava davvero alla follia quei ragazzi ed io ero il biglietto che le avrebbe permesso di vederli cantare su quel palco a Milano.
Volevo davvero che realizzasse il suo sogno, volevo davvero che ci riuscisse.


I giorni passarono e un brutto giorno arrivò.
Sentii lei urlare contro sua madre e viceversa.
Parlavano di me, parlavano del concerto e della scuola.
Percepivo la rabbia di Anna, percepivo la sua disapprovazione alla reazione della madre, ma non capivo perchè non la volesse mandare.

Insomma, la scuola, per quanto potesse essere importante, da quanto avevo capito non era mai interessata molto ad Anna, che invece desiderava tantissimo andare al concerto.
Ma perchè la madre le faceva del male in questo modo?
Perchè non voleva lasciarglielo fare?
<<Scordati il concerto!>> le urlò contro la donna sbattendo la porta di camera di Anna.
Lei non si diede per vinta, chiuse la porta a chiave ed urlò: <<Io ci vado comunque, voglio vedere come mi fermi!>>

La madre tornò ad urlare dalla porta, cercò di aprirla ma non ci riuscì ovviamente.
La ragazza si sedette sul letto senza neanche più ascoltare la voce che le urlava contro, si allungò, aprì il mio cassetto e mi strinse al suo cuore.
Batteva forte, lo sentivo come se fosse stato mio e tutto d’un tratto cominciò a piangere in silenzio.
Mi stringeva a sé, aveva paura che io me ne andassi, ma io non me ne sarei mai andato, volevo stare con lei e volevo portarla a quel concerto.
<<Mi dispiace, non ce l’ho fatta>> mi disse.

Non potevo credere a quello che stava succedendo, voleva veramente rinunciarci?
No, non l’avrei permesso.
Non volevo che rinunciasse al suo sogno solo perchè era andata male a scuola.
Non poteva rinunciarci così dopo tutto quello che aveva sognato e che aveva sperato.

Una piccola scossa mi percosse, la stessa di quel giorno quando mi toccò per la prima volta.
Lei se ne accorse.
Alzò la testa e mi guardò.
I suoi occhi verdi erano circondati di rosso ed erano gonfi di lacrime, la sua faccia era contorta in una smorfia di dolore e tristezza che mi diede ancora più forza.
Poi ad un tratto lei capì.
Cambiò espressione.
Era determinata.
Ero riuscito non so come a farle cambiare idea.

<<Si, hai ragione, io ci andrò comunque. Prenderò un treno con i miei soldi e andrò in quel maledetto stadio a cantare con loro. Si, io lo farò.>>
Tirai un sospiro di sollievo, non volevo che mi vendesse o che sua madre mi facesse qualcosa di davvero brutto, ma ancora di più non volevo che lei ci rinunciasse ed ero riuscito a convincerla.
Mi ripose nel cassetto, mi baciò e prima di chiuderlo mi disse: <<Certo che proprio il posto 17 mi doveva capitare?>>

 
Non so bene come, ma Anna riuscì ad avere il consenso della madre per lasciarla andare al concerto, ma quel giorno arrivò da me tutta bella felice rendendo me automaticamente allegro quanto lei.

Fatto sta che ora sono nel suo zaino, in mezzo ad un libro.
C’è tanta gente e l’agitazione è palpabile.
Siamo sotto il sole da almeno un’ora e mezza e fa molto caldo.
Sento la gente che si spintona.
C’è molto movimento e anche Anna è molto agitata.

Purtroppo da questa posizione non riesco a vedere niente, ma sento voci che dicono che è meglio tenersi il biglietto ben nascosto per evitare che te lo rubino per poi rivenderlo e io sono più che felice di essere schiacciato dentro questo libro.

Ad un tratto si alza un boato dalle ragazze in coda come Anna.
Urlano tutte perchè si stanno aprendo i cancelli per farle entrare nello stadio.
Anna apre lo zaino e mi prende.
<<Ok, ci siamo>>
Ha paura che qualcosa possa andare storto, o forse è semplicemente molto agitata perchè trema e io che sono nella sua mano che mi tiene ben stretto mi agito di conseguenza.



In tutto questo tempo non avevo pensato a cosa mi avessero fatto per fare entrare Anna.
Sarei rimasto con lei o mi avrebbero accartocciato e buttato nella spazzatura come un inutile fazzoletto usato?

La folla si muove a scatti, ma lentamente tutte avanzano verso l’entrata.
Anna parla con le sue amiche, anche loro agitate quanto noi.
E poi vedo.
Vedo finalmente cosa mi sta aspettando.

Un uomo alto e grosso prende anche tre biglietti alla volta e ne stacca un pezzo, per poi restituirli alle ragazze.
Non ho neanche il tempo di pensarci troppo che Anna mi porge a quel gigante e mi guarda.
Ha negli occhi una scintilla di pazzia mescolata a tanta gioia e voglia di urlare per l’agitazione.
Uno strappo veloce e mi ritrovo separato da quasi un quarto di me stesso.
Pensavo facesse più male, ma non ho tempo per il dolore adesso.
Il signore mi ridà in mano ad Anna e sento di nuovo quella scossa.

E’ finita ormai, il mio compito l’ho svolto alla perfezione.
Lei è felice e vedrà i suoi idoli.
Questo è tutto quello che mi importa adesso.
Vorrei godermi anche io lo spettacolo, vorrei vedere anche io quei cinque ragazzi che le hanno fatto perdere la testa, ma inesorabilmente crollo in un pesante sonno.

L’ultima cosa che sento è Anna che mi bacia e mi rimette nel libro con cautela.
Non si dimenticherà mai di me, non si dimenticherà mai di questa notte pazza, non si dimenticherà mai di tutto questo, perchè tutto questo è pazzesco ed incredibile, esattamente come aveva detto Niall.

Tutto è più completo adesso, è perfetto e anche se non potrà tornare indietro questo momento, so che Anna ne vivrà altri uguali.
Sento anche che non si stancherà mai di loro e che ogni volta sentirà quella scossa prima di prendere un decisione importante.
Forse non è il primo, ma sicuramente so per certo che non sarà l’ultimo concerto.

E ancora una volta sento quell’atmosfera di casa, di famiglia, anche se non sono in un armadio o in un cassetto ma sono in uno stadio.
Ma ora ho capito che quella sensazione non la provi perchè sei a casa, ma perchè sei felice, perchè sei avvolta dall’amore, perchè sei con persone che ti amano, sei con la tua famiglia, perchè sai che stai facendo la cosa giusta.
 
 

 

     -Biglietto per il concerto dei One Direction, 29 Giugno 2014.



Anna

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Aim