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Autore: _Nihil_    12/01/2014    4 recensioni
Nottebianca#3
Prompt di Ladyaika: "La nonna di Haru racconta una favola a baby!Haru e baby!Mako"
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scritta per la nottebianca#3 organizzata dalla pagina No ma Free lo guardo per la trama
Prompt di ladyaika: La nonna di Haru racconta una favola a baby!Haru e baby!Mako

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Buongiorno, Nonna-di-Haru!“ una vocina allegra risuonò nella casa.
“Buongiorno a te, Makoto“ rispose sorridendo l‘anziana signora.
“Dai, Haru, sii educato, saluta“ aggiunse, quando si accorse che il bambino non aveva ancora detto nulla.
“Ciao“ fu il sussurro appena udibile di quello, ma Makoto sorrise lo stesso.
Haruka aveva avuto il permesso di invitare per quel pomeriggio il suo amico a pranzo e, anche se non lo dava molto a vedere, era davvero felice che lui fosse lì.
“Vieni, caro, appoggia pure lì il giubbotto, ecco sì. Mi spiace farti aspettare, il pranzo dovrebbe essere pronto tra poco“
“Oh, non si preoccupi, signora, non c‘è nessuna fretta“ rispose cortese come sempre. La cosa più sorprendente era che quella cortesia di solito estranea ai bambini era per lui spontanea e sincera.
La nonna di Haru fece sedere i due compagni di classe al tavolo e intanto chiedeva all'amico di suo nipote come andasse la scuola e come stesse la famiglia Tachibana.
Haruka non diceva nulla, ma non staccava gli occhioni blu da Makoto e seguiva con attenzione ogni sua mossa. Era strano come si fosse tanto attaccato a quel suo unico amico che era tanto diverso da lui, ma del quale non poteva più fare a meno.
“Haru mi ha aiutato tutta la mattina a cucinare, si è impegnato molto, vero Haru?“
L‘interpellato non rispose, fu invece l‘altro a chiedere sorridendo: “Di nuovo sgombro?“
Ancora una volta il bambino dal broncio perenne non disse nulla e distolse per la prima volta quel giorno lo sguardo da Makoto per posarlo sul pavimento che all'improvviso era diventato molto interessante.
Sua nonna gli scompigliò i capelli corvini ridendo e andò in cucina a vedere se il pesce fosse pronto. Tornò con una pentola fumante e riempì i piatti di tutti.
Era divertente vedere i due bambini mangiare: Makoto prendeva piccoli bocconi masticando lentamente e con attenzione e si fermava ogni tre per due per complimentarsi per l‘ottimo sapore e per ringraziare dell'invito. Haru invece era concentrato solo sul suo piatto e mangiava tanto velocemente da finire tutto prima che l‘altro fosse anche solo a metà.
Questo alzò lo sguardo e quando incrociò i suoi occhi smeraldo con quelli cobalto del suo ospite sorrise dolcemente e spinse il suo piatto verso Haruka dicendo: “Mangialo tu se hai ancora fame“
“No... non ho fame“
Una piccola ruga si formò sulla fronte di Makoto: “Sì che ce l‘hai“
“No“
Indispettito, Makoto prese dal suo piatto un'abbondante forchettata di sgombro e la avvicinò alla bocca di Haruka.
“Ho detto che non lo voglio!“ disse questo testardo girando la testa dall‘altra parte mentre l‘amico cercava di imboccarlo.
“Bambini, basta litigare!“ li fermò l‘anziana signora che li guardava divertita.
“Ma è Haru che non vuole mangiare“
“Ma ho già mangiato!“
“Sì ma hai ancora fame!“
“Non puoi saperlo!“
“Sì invece!“
“Basta, ho detto- intervenne di nuovo la nonna di Haruka -Makoto mangia il tuo sgombro, Haru se hai ancora fame basta dirlo e ti dell‘altro pesce“
Poi guardò i due che contriti avevano abbassato lo sguardo per la sgridata e la sua voce si addolcì: “E se fate i bravi vi racconto una storia“
I volti dei due bambini si riaccesero come se non fosse successo nulla e iniziarono a implorarla perché iniziasse a raccontare. La donna riempì nuovamente il piatto del nipote e poi si sedette.
“C‘era una volta una principessa...- iniziò, poi si fermò un attimo e dopo averci pensato un po' su ricominciò -no, no, c‘era una volta un principe. C‘era una volta un principe che viveva rinchiuso in un castello...“
“Perché era rinchiuso?“
“C‘era una piscina nel castello?“
“Nessuno sapeva perché era stato rinchiuso lì, il principe viveva lì da sempre a quanto ricordava e nessuno poteva aprire il portone del castello se non il principe stesso“
“Ma se poteva aprire il portone non era davvero rinchiuso!“
“Ma c‘era la piscina nel castello?“
“Il principe non poteva uscire perché non sapeva neanche che si potesse uscire, non gli importava nemmeno. Il suo castello era grande, lussuoso e, sì Haru, aveva un'enorme e bellissima piscina. Infatti il principe amava l‘acqua e amava nuotare...“
“Com‘era il principe?“
“Era molto bello, alto, era buono ed elegante e aveva gli occhi del colore dell'acqua che amava tanto. Ma quando usciva dalla piscina il principe diventava triste e non capiva perché. Il fatto è che il principe viveva sì in un castello bellissimo, ma era solo. In tutta la sua vita non aveva mai parlato con nessuna persona reale. C‘erano nel castello dei servitori invisibili che cucinavano, pulivano e suonavano anche quando il principe ne aveva voglia....“
“I servitori gli cucinavano anche lo sgombro?“
“Certo, gli cucinavano tutto ciò che il principe ordinava, ma erano come fantasmi, non si vedevano, non parlavano, non facevano compagnia. L‘unica cosa che fosse simile a un essere vivente per il principe era l‘acqua. Il castello era stato costruito in una radura disabitata dove non c‘era nessun animale, così il principe si sentiva vuoto ma non capiva cosa gli mancasse.
“Non molto lontano da quella radura sorgeva una città. Lì viveva un giovane cavaliere che era sempre stato affascinato dalla leggenda di quel bellissimo castello. E nonostante tutti gli dicessero che appunto era solo una leggenda, nonostante tutti cercassero di dissuaderlo da quell‘idea, partì alla ricerca di quel castello incantato. Il cavaliere affrontò numerose peripezie e sfide difficilissime, ma era forte, gentile e coraggioso e alla fine trovò la radura e il castello. Era meraviglioso come l‘aveva sempre immaginato e si avvicinò per entrare. Ma il portone era chiuso e non si sarebbe aperto finché il principe non l‘avesse ordinato. Il cavaliere provò a bussare e a gridare di farsi aprire ma il portone non si aprì. Cercò invano altre entrate, provò anche a scalare le mura, ma non ci riuscì. Stava quasi per mettersi a piangere perché finalmente aveva trovato il castello dei suoi sogni ma non poteva entrarci quando il principe si affacciò a una finestra.
“Il cavaliere si asciugò le lacrime e iniziò a parlargli, gli chiese di farlo entrare e gli raccontò la sua storia. Ma il principe non aveva mai visto una persona in tutta la sua vita e non sapeva che cosa fare.
“Ci vollero tre giorni perché il principe si fidasse del cavaliere.
“Il primo giorno lo osservò e lo ascoltò solamente. Osservò la sua strana armatura argentata, osservò i suoi occhi che avevano il colore dell'erba in primavera, osservò il modo in cui sorrideva e osservò quello strano essere a quattro zampe che era il suo cavallo.
“Il secondo giorno il cavaliere finì le sue scorte di cibo. Il principe lo guardò a lungo mentre veniva implorato di farlo entrare, poi ordinò che gli fosse dato qualcosa da mangiare. Con sorpresa il cavaliere vide la porta del castello aprirsi e ne uscirono fuori dei piatti pieni di buonissimo cibo. E indovinate un po'? Il piatto più grande era pieno di sgombro cucinato in tutti i modi possibili. Però le porte si richiusero subito dopo che il cibo uscì. Il cavaliere mangiò e diede da mangiare anche al suo cavallo.
“Il terzo giorno il principe non si affacciò alla finestra ma si avvicinò al portone. Durante la notte aveva dormito poco e aveva nuotato per schiarirsi le idee. Così decise di far aprire la porta. I battenti cigolarono un poco e lentamente si aprirono del tutto. Il principe si trovò faccia a faccia con il cavaliere che sorrideva come se avesse visto la cosa più bella del mondo. Il principe lo prese per mano e lo fece entrare senza dire una parola e gli mostrò il castello. Per lui era difficile parlare con qualcuno perché non l‘aveva mai fatto. Ma il cavaliere sembrava comprenderlo e non lo forzava accontentandosi di quel poco che il principe si sentiva di dire. Il castello era davvero enorme e non riuscirono a visitarlo tutto in un giorno. Il principe fece preparare una stanza per il cavaliere e lo ospitò nel suo castello.
“Il giorno seguente il principe mostrò al cavaliere la sua piscina e lo invitò a nuotare con lui. Ma il cavaliere non sapeva nuotare e aveva paura dell'acqua. Anche se il principe gli assicurò che non c‘era pericolo, il cavaliere che aveva affrontato tante imprese pericolose non se la sentiva.
“Ci vollero tre giorni perché il cavaliere si fidasse del principe.
“Il primo giorno rimase a bordo vasca a osservare il principe che nuotava con grazia avanti e indietro.
“Il secondo giorno si immerse fino alla vita e rimase in piedi nell'acqua dove toccava e seguiva con lo sguardo il principe che stava in acqua come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Il terzo giorno il principe lo convinse a seguirlo nell'acqua alta e iniziò a insegnargli a nuotare. Il cavaliere era un po' impacciato e ancora timoroso, ma si impegnò e riuscì anche a mettere la testa sott‘acqua.
“Così passarono i giorni. Il principe insegnava al cavaliere a nuotare e il cavaliere insegnava al principe a cavalcare. Il principe uscì dal suo castello sicuro e il cavaliere combatté la sua paura dell'acqua. Finché un giorno il principe e il cavaliere arrivarono fino in città dove avvertirono che le porte del castello impenetrabile erano state aperte e che se qualcuno aveva bisogno di un posto dove dormire o voleva nuotare nella grande piscina poteva venirci.
“Molti abitanti erano diffidenti, ma qualcuno venne e il principe e il cavaliere iniziarono così ad avere degli amici; il principe non fu più solo e il cavaliere non fu più deriso.“
“Ma poi il cavaliere e il principe si baciano, vero?“ chiese Makoto.
La nonna di Haruka sorrise: “Sì e vissero per sempre felici e contenti“
Gli occhi di Makoto sorrisero soddisfatti, quelli di Haru guardavano verso il basso ma le sue guance erano arrossite e le sue labbra piegate all'insù.
Sua nonna, felice per il successo riscosso dalla sua fiaba, iniziò a sparecchiare dato che ormai i due avevano finito di mangiare. Mentre metteva in ordine i piatti aiutata dai bambini, si chiese se anche nella vita reale quella storia avrebbe potuto avere un così lieto fine.
Stava lavando i piatti, perciò non se ne accorse, ma nella stanza accanto Haru prese le mano di Makoto e Makoto sorrise come se avesse visto la cosa più bella del mondo.



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Inizio dicendo che sono pigra oltre qualsiasi immaginazione e che questa storia l'ho scritta il sei e la pubblico oggi che è il dodici.
Poi devo aggiungere che secondo il prompt quella raccontata doveva essere una favola e invece ho scritto una fiaba.
Infine concludo con il fatto che io non amo le romanticherie e le dolcezze varie eppure questa storia è così fluff che più fluff non si può. Negli avvertimenti avrei dovuto aggiungere "rischio di carie e diabete".

Comunque questa è la prima fanfiction che scrivo in questo fandom, perciò ditemi tranquillamente come vi è sembrata questa storia e soprattutto se qualcosa non vi è piaciuto, così potrò migliorare!


Baci e cioccolatini,
(giusto perché ci mancava un po' di dolcezza)
_Nihil_

  
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