12/01/2014
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Si alza col busto scostando le lenzuola bianche e il pesante piumone blu del suo corpo, mentre con una mano tiene stretta a pugno la federa azzurra.
Con gli occhi ancora socchiusi porta i piedi nudi e formicolanti sul pavimento, facendo forza sulle gambe per poi alzarsi.
Sorride quando girandosi, vede la chioma bionda appoggiata al suo cuscino e il viso leggermente corrucciato della sua ragazza.
I dolori post-sbornia lo colpiscono in pieno, senza preavviso, facendogli uscire un flebile gemito di dolore dalle labbra.
L’odore di vaniglia che s’insidia sotto le narici e gli fa fare una smorfia presto si confonderà con quello del fumo.
Il balcone è pulito, le piante invernali sistemate sul bordo non hanno neanche una foglia ingiallita, le sedie sono ordinate in cerchio attorno al tavolino.
Ancora mezzo nudo afferra il pacchetto di Marlboro per estrarre una delle sue, amate e odiate allo stesso tempo, sigarette iniziandole a fumare.
Una sigaretta per non avere finito la scuola.
Una sigaretta per aver tirato un pugno al suo amico che a sei anni gli aveva rubato la “fidanzata”.
Una sigaretta per quando a sedici anni era finito all’ospedale dopo una nottata in discoteca.
Una sigaretta per la sua maledetta solitudine.
Una sigaretta per tutto le volte che aveva rinunciato a uscire con gli amici solo per rinchiudersi in se stesso.
Una sigaretta per i suoi cambi d’umore repentini.
Una sigaretta per la sua inspiegabile depressione.
Una sigaretta per tutte le lacrime versate.
Una sigaretta per tutti i malumori.
Una sigaretta per i giorni pieni soltanto dal sapore amaro del vuoto.
Una sigaretta per le sue paranoie.
Una sigaretta per tutte quelle volte che la felicità aveva prevalso su qualunque altro sentimento.
Una sigaretta per quando le sue labbra si erano piegate in un sorriso sincero.
Una sigaretta per il suo primo amore.
Una sigaretta per tutti quei giorni passati a disegnare.
Una sigaretta per il tempo perso a leggere.
Una sigaretta per i suoi occhi scintillanti alla vista della sua ragazza.
Una sigaretta per la sua amata musica.
Una sigaretta per i suoi dannati vizi.
Una sigaretta per tutti gli anni che erano volati sfuggiti al suo controllo.
Una sigaretta per la bellissima ragazza che avvolta nella sua maglietta nera si è avvicinata a lui abbracciandolo e strappandogli quel maledetto affare dalla bocca baciandolo dolcemente dopo avergli sussurrato un dolce “Buon compleanno amore…”
E ora si sente bene.
Ora capisce che sta finalmente bene. Capisce che lei è quell’equilibrio che gli da forza, quello che gli ha permesso di respirare, quello che gli ha dato la felicità, l’amore.
E allo stesso tempo lei è la sua sigaretta, quella che lo fa sentire bene, rilassato, ma allo stesso tempo lo logora consumandolo.
Colei che ama e odia allo stesso tempo.
Perché Perrie è il suo demone travestito in angelo.
Il suo vero amore.