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Autore: ChiaKairi    12/01/2014    16 recensioni
Non pensavo ti avrei mai rincontrato.
Non così.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Minho, Taemin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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LINK AL VIDEO (guardatelo prima di leggere): http://youtu.be/iQykkn_pYiE
Traduzione inglese (AFF) : http://www.asianfanfics.com/story/view/643952/h-e-a-r-t-2min-minho-taemin

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C U O R E 

 
 
 
Non avrei mai creduto che ti avrei rincontrato.
Non così.
 
È una giornata come tante, il giovane dottore Choi Minho è al lavoro, un po’ di stanchezza sul volto, la camminata lenta di chi ormai è abituato ad avere tanti fardelli sulle spalle.
È triste, è crudele, ma la vita va e viene davanti ai suoi occhi e lui è giovane, è intelligente, ci mette il cuore e la passione, nella consapevolezza che la morte è una cosa naturale e non si può salvare tutti. Non è noncuranza, non è un cuore freddo, è il ciclo vitale, la consapevolezza, il dolce tepore della vita che va e viene.
Choi Minho sta facendo l’ultimo giro della giornata, cammina fianco a fianco ad un collega, ancora pochi minuti e potrà andare a casa, finalmente.
Quando gli squilla il cellulare in una tasca del camice bianco, trattiene un lamento.
“Non dovresti finire tra mezz’ora?” chiede il collega. Minho fa una smorfia.
“Mh…”
Risponde.
Smette di camminare mentre i suoi grandi occhi castani si spalancano. È un’emergenza, c’è bisogno di lui.
È un ragazzino, ventuno anni, rischia l’arresto cardiaco, c’è qualcosa che non va nel suo cuore.
Minho dice che arriva subito, getta il cellulare nella tasca e lascia di stucco il suo collega mentre torna sui suoi passi e percorre di corsa il lungo corridoio, più veloce che può, il camice che svolazza semiaperto.
 
~
 
C’è un gran chiasso, ci sono già molti dottori attorno al lettino, ma Minho ha mani veloci e sangue freddo, supera tutti e interviene. Controlla gli schermi, il battito irregolare, decisamente c’è qualcosa che non va. No, non respira.
Ancora non l’ha guardato in viso, troppo occupato a conversare con gli altri dottori e infermieri, troppo preso nel tentare di accertare il più velocemente possibile le sue condizioni. Ha un fisico asciutto, gli hanno già aperto la camicia per esporre il petto ai macchinari. Deve essere piuttosto alto, gli addominali sono privi di muscoli, lo stomaco è piatto, la pelle morbida, come quella di un bambino, senza peli.
Lo intuba.
Ecco, per la prima volta, di sfuggita, gli occhi del giovane dottore si posano sul suo viso. È emaciato, colpa della mancanza d’aria, le labbra sono un disastro, gli occhi chiusi e gonfi. Da quanto tempo è privo di coscienza?
Troppo.
Bisogna fare presto, bisogna…
Le mani esperte di Minho esitano un istante, rallentano un attimo, nonostante il rumore dei macchinari che indicano la situazione d’emergenza. Non può non esitare.
C’è qualcosa di familiare in quei tratti, in quegli zigomi alti, nelle labbra piene, nei capelli biondicci. C’è un ricordo lontano, una reminescenza, di quando ancora Minho non era dottore e non c’erano vite umane ad incurvargli le spalle ampie.
La mente di Minho in un infinitesimo di secondo si accende, guizza nel passato e lo trasporta ai tempi del liceo.
Non era un tipo poi molto socievole, quel ragazzino poi più piccolo di lui di uno o due anni - ora non ricorda -, lo aveva sempre messo in agitazione. Era un poco di buono, troppo strano, con uno sguardo beffardo e amici troppo diversi da Minho. Si erano conosciuti, si erano scontrati.
Lui voleva diventare un cantante, una rock star.
Minho pensava alla medicina, non per egocentrismo o per orgoglio personale, ma perché gli piaceva osservare la gente, toccarla.
Erano infinitamente diversi, eppure quel ragazzino se lo ricorda.
Un ricordo lontano, delle parole che lo colpirono.
“Se davvero vuoi aiutare la gente, perché mi eviti? Io non ti piaccio, e tu non piaci a me Choi Minho, ma non è questo il punto. Siamo diversi, ma un giorno vedremo chi l’avrà vinta. Se il mio sogno, o la tua paura.”
Minho ha vinto?
Si ritrova a pensarlo, in quell’istante così concitato.
Poi lo vede così, incosciente, appeso ad un filo, e gli si stringe il cuore.
Ricorda un sorriso, lui che corre nei corridoi del liceo circondato da altri ragazzetti suoi amici, i capelli spettinati e la vita, la musica nelle vene.
Una reminescenza.
Le mani di Minho tremano, i suoi occhi guizzano su quel viso.
La vita è davvero strana.
 
~
 
Minho ha accompagnato il ragazzo fino alla sala operatoria. È evidente che l’intervento non si può evitare, il suo cuore ha bisogno di un aiuto o non ce la farà.
Minho ha guardato quel corpo disteso sul lettino, la flebo nel braccio gliel’ha inserita lui, così come il tubo in gola.
L’ha guardato fino alla sala operatoria, poi si è spezzato.
Sotto lo sguardo attonito dei colleghi, ha chiesto scusa con un inchino profondo, ha stretto pugni e denti e si è voltato. Ha lasciato il metallo freddo del lettino ed è fuggito via, perché proprio non riesce a guardarlo. Le mani hanno smesso di tremare ma non si sente lucido, un medico deve sapere quando non è nelle condizioni di operare e Minho è un buon medico, si conosce.
È la prima volta che abbandona un paziente, sente ancora le esclamazioni sorprese dei colleghi ma non ci può fare niente.
Lui è cresciuto, i suoi tratti sono più maturi, il corpo più robusto, ma ha gli stessi capelli e non si può sbagliare. Gli hanno sussurrato in un orecchio le sue generalità, mentre lo preparava per la sala operatoria, di fretta perché il tempo che gli è rimasto è poco se non intervengono subito.
Lee Taemin, ventuno anni, Seoul. L’ha portato un amico, i suoi genitori non si trovano, non ha fratelli o sorelle. Un uomo ha pagato per le sue cure, dovrebbe essere il padre, ma è all’estero e non può venire.
È solo.
Un’anima come tante nella grande città, Minho ne ha già viste parecchie passare.
Quel nome però, lo conosceva ancor prima che glielo dicessero.
Lee taemin, come ti sei ridotto così? Cosa ne è stato del tuo sogno? Che è successo al tuo cuore?
Minho non può impedirsi di pensare, allora lo lascia in altre mani.
È la prima volta che gli capita.
Si sente in colpa, è profondamente turbato.
 
~
 
Se ne sta un po’ seduto sull’ampia gradinata d’ingresso dell’ospedale, una secondaria però, per non attirare troppo gli sguardi. Ha bisogno di aria fresca. Vuole perdersi per un attimo nei suoi ricordi, non lo fa mai. La sua vita è frenetica e piena di ogni cosa, non ha tempo per pensare a sé, ma oggi proprio ne sente il bisogno, perché qualcosa si è girato dolorosamente nella sua coscienza.
“Hyung, non mi piace come mi guardi.”
“Non ti ho guardato affatto Taemin-ssi.”
“Appunto. Quando sarò un grande cantante mi guarderai?”
Lo dice in tono petulante, i suoi amici ridacchiano.
Poi però sorride. C’è qualcosa che solo loro due possono vedere, perché una volta si sono trovati da soli, in un’aula vuota e hanno parlato. Si sono scambiati sguardi d’intesa, e forse quel ragazzino più piccolo non è del tutto vuoto come lo credeva.
C’è una scintilla che lo intriga.
“Ti sto guardando adesso.”
Minho quel momento se lo ricorda, e più ci pensa più altre situazioni vissute insieme risalgono a galla, tirate su dalla corrente nella sua testa. È un moto ondoso lento ma inesorabile, sempre più agitato, ora ricorda anche quella volta a mensa insieme, quando si era sentito stupido davanti ad un ragazzo più piccolo perché Taemin aveva sempre la risposta pronta e sembrava conoscerlo nel profondo con una semplice occhiata.
Taemin capiva e Minho si sentiva esposto, per questo lo evitava.
Poi il liceo era finito e non ne aveva avuto più notizie.
In fondo non era stato niente per lui, non si erano mai nemmeno scambiati il numero di cellulare. Solo poche discussioni, in quegli anni di liceo, solo la sua presenza che fluttuava ogni tanto, nelle feste d’istituto, nelle riunioni, nei corridoi.
Sì, un fluttuare.
 
~
 
Minho torna bruscamente alla realtà quando i suoi occhi capitano per caso sull’orologio in alto, nella piazzetta davanti a sé. È in sala operatoria da già un’ora, ci sarebbe voluto ancora un po’.
Minho scuote il capo e si dispiace che lui sia solo. Si sente un po’ male per averlo abbandonato quando non c’è nemmeno nessuno fuori dalla sala operatoria ad aspettarlo. Era sempre attorniato da gente al liceo, come è finito in una tale triste situazione?
Inoltre è un suo paziente, l’ha soccorso lui, avrebbe potuto aiutarlo a sopravvivere e invece non l’ha operato.
Sì, un po’ gli dispiace.
Allora si alza, si stringe nelle braccia e risale le scale a due a due.
Si va a vestire da sala operatoria, con il camice verde e la cuffia asettica, dice che vuole vedere. Entra e sta nella stanza adiacente, spia dai vetri trasparenti il lavorio indaffarato dei medici attorno al lettino operatorio, in quel verde monocromo che gli è tanto familiare.
 
~
 
Sono passati alcuni giorni e Minho è tornato alla sua routine, le operazioni, i giri nei reparti, le riunioni con i colleghi. Poco sonno e sempre tanto da fare, ma è la vita che si è scelto e la ama.
Minho ha ripreso le vesti del medico, e durante la ronda giornaliera passa anche dal suo letto insieme ad un’infermiera e controlla, chiede.
La sua situazione è stabile, respira da solo, il battito è regolare.
Minho pensa che dovrebbe svegliarsi a breve, e incredibilmente quando ciò avviene lui è lì, è la prima cosa che vede quando apre gli occhi esausti e appesantiti dalla morfina.
Minho vede quegli occhi nocciola e il suo cuore fa una giravolta. Si getta su di lui e gli stringe una mano fredda.
“Taemin-ah? Mi senti? Se mi senti muovi un dito per favore.”
Sente una lieve stretta, quasi impercettibile, ma Minho è un dottore e la coglie. Vede i suoi occhi che lo esaminano, ancora non del tutto coscienti.
Il dottore sorride e si fa aiutare dall’infermiera, controlla di nuovo i suoi occhi con una lampadina, sembra tutto a posto.
“D-dove…”
“Shh, Taemin-ah non puoi parlare adesso. Senti molto dolore?” chiede il medico, accarezzandolo da sopra le spesse coperte.
Taemin lo guarda e Minho si sente un po’ a disagio, smette di essere medico e sente il cuore stringersi un po’. Gli accarezza ancora la mano, come è solito fare con i suoi pazienti, ma questo è speciale, ha fatto parte della sua vita e gli fa strano ritrovarselo improvvisamente lì, in un lettino.
Il ragazzo scuote piano la testa, emette una smorfia.
“Non ti muovere, adesso è tutto a posto. Hai subito un’operazione ma va meglio, non è vero?” Minho sorride, con gli occhi.
“I-io so chi sei.”
Il dottore lo osserva un attimo, poi si siede sul bordo del letto per un istante, abbassando lo sguardo.
“Come? Sonsaengnim, vi conoscete?” chiede l’infermiera.
Minho rinchiude in sé i ricordi e la strana, tremenda sensazione che gli attanaglia il petto e sorride di nuovo, guadandolo con sincerità.
“Mi fa piacere che ti ricordi di me, Taemin-ah. Ne è passato di tempo, vero?”
 
~
 
Taemin ha solo ventuno anni ma non è uno stupido, non lo è mai stato, così come Minho del resto, che nonostante sia giovane è già dottore e ha sempre saputo bene ciò che vuole dalla vita.
Taemin sa di cosa è affetto e sa anche che non è uno scherzo, ma è la prima volta che gli capita di stare così male. Minho non gli ha detto che è rimasto per alcuni giorni a metà tra la vita e la morte, ma lo vede nei suoi occhi che Taemin lo ha capito, e comunque fa finta di niente.
Ora sta meglio e gironzola allegro per l’ospedale. È arrivato solo ma già non lo è più, parecchie persone sono venute a fargli visita, ragazze e ragazzi ma anche adulti. Minho si è stupito di più quando gli hanno riferito che è passato il suo manager.
Quindi Taemin ce l’ha fatta a diventare un cantante, e da quanto gli hanno detto è anche piuttosto apprezzato in Corea, anche se la musica rock non va per la maggiore nel paese.
Significa che anche Taemin ce l’ha fatta, forse hanno vinto entrambi, pensa Minho.
Dopo l’iniziale imbarazzo, Taemin ha iniziato a parlare e ora Minho passa parecchio tempo a tenergli compagnia, quando il suo turno è finito e non ci sono più visite per lui.
Si raccontano del liceo e di cosa ne è stato dopo, Minho non ha molto da dire, ha studiato, il resto sono cose troppo difficili da raccontare ad un quasi estraneo.
Viene a sapere che Taemin ha lasciato la scuola l’anno in cui Minho l’ha terminata, ma comunque è riuscito a diplomarsi, seguendo dei corsi serali. Già suonava e cantava, all’inizio l’hanno scelto più per il suo bell’aspetto e la sua voce carismatica che per il talento, ma poi Taemin ha fatto in modo che anche le sue canzoni potessero venire alla luce, e la sua personalità si sente nella sua musica.
Gli ha fatto sentire il suo album, Minho non ne sa niente ma gli è piaciuto, trova che il ragazzino abbia talento. Taemin ha sorriso quando gliel’ha detto, in modo beffardo, ma le sue guance piene si sono colorate di uno schizzo di rosa più intenso.
 
~
 
Non si sa come nascono le cose, Minho non ci ha mai pensato. Però forse lo sente che c’è qualcosa di diverso quel giorno nel modo in cui si sono guardati, è accaduto un non so che di strano.
Minho è stanco, è sera tardi ed è nel suo ufficio a riordinare le ultime cose prima di tornare a casa. Ha ancora addosso il camice e il fonendoscopio, sta per toglierselo quando sente una presenza alle spalle, allora si volta piano.
Scopre Taemin in corridoio che lo osserva con una strana espressione, da oltre il vetro un po’ opaco. Quando si sente scoperto, i suoi occhi si allargano e le sue labbra si aprono un po’, ma comunque non riesce a distogliere lo sguardo. Minho gli rivolge un’occhiata interrogativa, poi si avvicina al vetro. Taemin si raddrizza un po’ e guarda altrove, Minho ride.
“Che stai combinando?”
Taemin non ha più la flebo nel braccio, è un animaletto magro che sgattaiola sempre in giro, spesso con le cuffie nelle orecchie. A volte l’ha beccato a fare ascoltare musica rock alle anziane pazienti e si è fatto tante di quelle risate che quasi piangeva. Quella sera però Taemin ha le mani nelle tasche dei pantaloni della tuta, una semplice camicia un po’ aperta e i capelli sempre spettinati.
Abbassa un po’ lo sguardo, insicuro.
“Hai bisogno di qualcosa? Ti senti poco bene?” gli chiede Minho, alzando la voce perché possa sentirlo attraverso il vetro.
 Taemin scuote la testa.
Hyung, mi fa strano.”
“Cosa?” Minho lo esamina, tentando di capire se c’è qualcosa che non va.
“No, sto bene… tu mi fai strano.”
Minho smette di esaminare il suo fisico in cerca di stranezze e ci pensa un po’ su. Taemin non l’ha mai chiamato ‘dottore’, lo chiama sempre hyung, come quando erano al liceo.
Si mette le mani nelle tasche ampie del camice.
“Beh, anche a me fa strano sapere che sei un cantante. Ma alla fine siamo sempre noi, no?”
Taemin annuisce e lo guarda di nuovo in quel modo. Le ginocchia di Minho tremano un po’. Si sente esposto, come lo è sempre stato sotto il suo sguardo.
“Sì, siamo sempre noi. O quasi.”
Taemin fa per voltarsi, ma Minho ha un’idea improvvisa e batte con le nocche sul vetro, per trattenerlo. Taemin si riavvicina. Minho fruga un attimo nelle tasche ed estrae un cerotto colorato, quella mattina ha incontrato una bambina e gliel’ha messo su un polso per farla smettere di piangere. Ne usa un altro per Taemin, perché in fondo anche lui gli sembra un po’ un bambino sperduto in quell’enorme ospedale, con il cuore che fa i capricci quando meno se lo aspetta.
Lo appiccica sul vetro, all’altezza dello sguardo di Taemin, e il ragazzo osserva stupito il cerotto colorato.
“Non avere paura, quando vuoi io ci sono. Vienimi a cercare senza timore di disturbarmi. Va bene, Taemin-ah?”
È nel modo in cui i suoi occhi si illuminano mentre sorride, è nel tepore che sente fin attraverso il vetro, che Minho percepisce il cambiamento.
Il nascere della più inaspettata delle rose.
Taemin scalpita un attimo, poi si decide e corre a spalancare la porta dell’ufficio. Gli getta le braccia al collo e in un istante lo sta baciando.
Minho non sa come e quando nascono le cose, non ci ha mai pensato, ma quella sera l’ha visto sotto i suoi occhi, l’ha vissuto sulla bocca e sotto ai polpastrelli, lo sbocciare.
 
~
 
Minho sa che Taemin potrebbe già lasciare l’ospedale, ma aspetta a dimetterlo, di comune accordo con il paziente ovviamente. È una cosa stupida e infantile, approfittare della sua posizione per farlo rimanere qualche giorno in più, ma il dottore non può impedirselo, alla fine è la prima volta che non è completamente ligio al suo dovere ma sa che non sta facendo niente di male, di posti liberi nell’ospedale ce ne sono e non si fa distrarre dalla sua presenza durante il lavoro. Gli fa piacere tenerselo vicino ancora per un po’, ecco, dato che il cuore di Taemin rimane fragile e Minho comunque non si sente sicuro.
Inoltre non ha ancora affrontato quell’argomento con lui, ma sa che dovrà farlo, e presto, prima che il ragazzo sia dimesso. Conoscendolo ormai, non sarà facile spiegarlo, ma Minho preferisce non pensarci.
Si gode gli ultimi giorni con Taemin che gironzola tra gli anziani ricoverati convertendoli alla musica rock e la sera se lo porta nel suo ufficio, tira tutte le tende e chiude a chiave la porta. Sa che è assurdo e immorale, ma Minho nonostante tutto è giovane e non si è mai innamorato prima, non ne ha avuto il tempo. Ha visto troppa vita scorrere via sotto le sue mani, troppi fili interrotti, la matassa è un agglomerato di soddisfazioni, successi ma anche sconfitte e Minho ne ha bisogno. Non l’ha salvato lui quel filo che stava per rompersi, un po’ se ne dispiace.
“Scusa.” Gli sussurra in un orecchio mentre Taemin è già seduto sulla sua vita, le labbra divorate dai baci e le mani di Minho ovunque, anche sulle cicatrici sulle braccia e sul petto.
“Per cosa?” gli risponde Taemin, tiene sempre la voce bassa ma Minho ormai conosce il suo corpo fin troppo bene.
“Avrei dovuto operarti io. Scusa se ti ho lasciato, ma…” la voce gli muore un attimo in gola perché Taemin non ha smesso di muoversi e il calore e troppo piacevole. Il più giovane gli stringe una mano nei capelli castani e si ferma, per guardarlo. Respirano uno sul viso dell’altro, nel buio della silenziosa stanza d’ospedale.
“Non fa niente. Le tue mani stanno operando su di me adesso.”
Minho ride e scuote il capo, Taemin è sempre molto diretto e sfrontato, usa le parole senza soppesarle, è così.
Lo bacia senza trattenersi e poi gli afferra i fianchi e Taemin rilascia un respiro lungo e profondo, chiudendo gli occhi e posando il capo sulla sua spalla.
Gli piace quel corpo leggero e abbandonato, gli piace il modo in cui Taemin si lascia manovrare, senza paura.
“Opera su di me, Sonsaengnim…”
Minho sente il sangue ribollire nelle vene, è assurdo l’effetto che quel ragazzino ha su di lui, gli ha sempre dato delle strane sensazioni.
“T-Taemin è meglio se la smetti.”
“Mh?”
Minho gli scosta un ciocca di capelli dal viso, gli bacia il mento.
“Potrei innamorarmi di te.”
E non è bene innamorarsi di qualcosa di così fragile.
Minho lo sa, gli fa già male il cuore al pensiero, gli si stringe lo stomaco.
Non gliel’ha ancora detto.
Taemin gli allaccia le braccia sottili al collo e geme, senza rispondere, allora Minho spegne il cervello e chiude ogni altra cosa fuori, gira la chiave nella toppa e lascia i problemi da un’altra parte, per godersi il calore e la morbidezza.
 
~
 
Le valige di Taemin sono già pronte, gli fa strano vedere quel letto ben fatto e tutte le sue cose sparite, ma Minho ne è anche felice perché il suo paziente può finalmente essere dimesso, significa che sta bene.
Fa un salto la mattina presto, per essere sicuro di non perderselo.
Verrà il suo manager a prenderlo, come sempre, e Taemin uscirà finalmente dall’ospedale.
Lo trova seduto sul bordo del lettino, il cellulare nelle mani e lo sguardo ancora un po’ sonnacchioso. Gli manca solo la giacca, poi è vestito.
Sorride e si appoggia al ciglio della porta con le braccia incrociate, attende senza far rumore che il ragazzo percepisca la sua presenza.
Dopo un po’, Taemin alza lo sguardo e si illumina.
Hyung!”
Minho entra nella stanza con il camice svolazzante e gli va a dare una carezza tra i capelli, sedendosi al suo fianco.
“Allora? Pronto?”
Il Dottor Choi era preoccupato prima di venire da lui, ma appena lo ha visto si è dimenticato di tutto.
“Ma hyung… adesso che io me ne vado come faremo a vederci? Tu sei sempre al lavoro e io devo riprendere i concerti…”
Ecco, a Minho gli si stringe il cuore. Gli mette una mano attorno alle spalle, tanto è ancora presto, il reparto è sonnacchioso.
“Tae… a proposito di questo… ho già parlato con il tuo manager, gli ho detto come la penso. Riguardo alla tua malattia…”
Taemin si acciglia un po’, lo guarda negli occhi, lo studia.
Non parlano quasi mai della malattia, ma entrambi sanno che c’è.
“In che senso…” chiede Taemin, a voce bassa. A lui non piace parlarne, preferisce ignorarla.
“Nelle tue condizioni è sconsigliabile continuare a condurre la vita che facevi prima. Sai, concerti, esibizioni, lunghi periodi fuori casa e sotto stress, ore di prove…”
Taemin si irrigidisce nel suo abbraccio e Minho sente una stretta allo stomaco.
“Ma questa è la mia vita hyung. Io ora sto bene, è passato.”
Minho sospira.
“Taemin… ora sicuramente ti senti meglio, ma sai anche tu quanto è grave la tua situazione. Se oltrepassi i limiti, il rischio di una ricaduta aumenta vertiginosamente. Potresti stare male di nuovo e di sicuro sarà più grave, sai anche tu che…”
Taemin si alza, scuro in volto. Guarda Minho, quasi offeso.
“Mi stai dicendo di rinunciare al mio lavoro? Alla mia musica?”
Minho esita, balbetta un po’.
“È per il tuo bene Taemin-ssi, la tua malattia purtroppo non scomparirà mai del tutto e io da medico ho il compito di…”
“Stai parlando da dottore e non posso crederci. Fai come se non mi conoscessi!”
Minho si alza, incrocia le braccia sul petto e lo guarda diretto negli occhi, con serietà.
“Lee Taemin, come dovrei parlarti? Io sono un medico e tu rimani il mio paziente. Preferiresti che ti mentissi riguardo alla tua salute?”
“Vorrei che tu ricordassi che persona sono e agissi di conseguenza. Credi davvero che rinuncerei al mio lavoro, dopo tanta fatica? La musica è la mia vita.”
“Ma Taemin, non è vero. La tua vita è molto di più.”
A queste parole gli occhi del giovane cantante si spalancano e Minho capisce un istante troppo tardi di averla fatta grossa.
“N-non fraintendere, io so cosa significhi per te ma…”
“Tu non sai niente. Tu sei sano e senza problemi, non puoi capire cosa significhi ritrovarsi da un giorno all’altro senza più la terra sotto i piedi e il mondo che ti cade addosso. Non sai cosa vuol dire odiarsi ogni momento perché hai un corpo che non funziona. Ci si sente una macchina difettosa…” Taemin parla in tono aspro, gli occhi velati. Scuote il capo, con rabbia. “Non mi importa, non mi lascerò vincere. Io continuerò a cantare.”
“Tae, ascoltami…” Minho lo afferra per un braccio, Taemin si scrolla. Prende la sua valigia e la giacca.
“No.”
“Non voglio vederti star male di nuovo, ti prego, tenta di ragionare…”
“No, Sonsaengnim. Grazie per le sue preziose cure e per i consigli.”
Ed è così che il Dottor Choi Minho si sente per la prima volta strappare le viscere e la paura lo attanaglia, mentre il suo paziente più caro esce dalla stanza, dissolvendosi nell’aria frizzante del mattino come se non fosse mai arrivato.
 
~
 
Minho non si è arreso, non l’ha di certo lasciato andare, anche se ogni incontro si è concluso con un litigio. Una volta l’ha anche rincorso per strada, tra gli sguardi attoniti della gente, perché Taemin si è arrabbiato così tanto che è corso via e allora Minho l’ha seguito, fino a placcarlo ad un incrocio. L’ha preso per la vita e se l’è stretto addosso, poi l’ha afferrato per il colletto del giubbotto e gli ha dato una bella scrollata, nonostante le sue mani tremassero per la paura di fargli male.
“Lo capisci che ti stai rovinando? Cosa pretendi, che io stia qui a guardare mentre ti suicidi?”
Taemin ha pianto ma è rimasto saldo sulle sue decisioni, non ha ceduto. Rimane ben stretto al suo sogno Taemin, non accetta di perdere, mai.
E il giorno dopo ha un altro concerto, Minho non glielo può impedire e gli altri se ne fregano, Taemin è solo una macchina da soldi e nessuno sa, nessuno capisce.
 
~
 
Un giorno Minho è andato a sentirlo cantare, ha comprato il biglietto senza dirlo a nessuno e si è messo in fila tra gli altri fan. È stato strano sentire quella gente così ansiosa ed eccitata al pensiero di vederlo sul palco, in molti dicono di amarlo, di venerarlo.
Taemin è bellissimo nei suoi vestiti di scena, scuri e fascianti, il microfono sicuro nelle mani e lo sguardo intenso sottolineato dall’eye-liner nero. Minho è rimasto ipnotizzato per tutte le due ore del concerto, la sua voce tiepida, da uomo, nelle orecchie, i bassi nel cuore e l’emozione che lo pervade interamente.
Ora capisce, comprende la sua passione, comprende quando gli dice che la musica è la sua aria, e mentre il cantante interpreta una canzone triste ad occhi chiusi, completamente perso nel suo mondo, Minho piange e pensa che la vita è ingiusta.
Ad ogni passo del suo fisico sinuoso, ad ogni nota sicura, ha paura di vedere le sue ginocchia piegarsi, di vederlo cadere sul legno dipinto del palco, nella penombra delle luci, tra la musica che tanto ama.
 
~
 
L’ultima volta che si sono visti - in realtà lui è andato al suo concerto ma Taemin non lo sa – Minho ha fatto ‘il dottore’ di nuovo, e Taemin odia quando fa così. Lo sa che si sta facendo del male, ma non può farci niente, è nella sua natura. Minho l’ha portato a letto e l’ha stretto nel suo abbraccio tiepido, sempre attento, lo tratta come se fosse di vetro allora Taemin si innervosisce e inverte le posizioni, detta il ritmo.
Sono rimasti insieme una giornata intera, nell’appartamento di Minho, perché è una di quelle rare volte in cui il medico ha un giorno libero.
Ancora aggrovigliati sul divano, senza più l’ombra di un indumento addosso, Minho gli ha accarezzato la nuca e gli ha parlato.
“Come ti senti?”
“Sto bene.” È la risposta immediata del più piccolo, ogni volta che gli veniva posta quella domanda.
“N-non inizi a sentire qualche fastidio?”
Taemin quel giorno ha semplicemente negato ed è tornato a baciarlo, ma ora che è da solo nel suo camerino e manca una mezz’ora all’inizio del live, si massaggia il petto con una mano e prende respiri profondi. Forse è solo la paura, forse è lui che ci sta pensando troppo ultimamente, è colpa di Minho che glielo ricorda ogni volta.
Non si sono mai detti ‘ti amo’, ma Taemin quando pensa a lui prova sia amore che rabbia. Minho è un medico e lo conosce fin troppo bene, non riesce a staccare il cervello dal suo lavoro e gli ripete che non lo vuole perdere, che si deve fermare.
Taemin si sente bene, - o così vuole far credere a se stesso – quindi non lo ascolta, si alza dalla poltroncina del suo camerino ed esce sul palco, l’adrenalina nelle vene e la gioia nel cuore perché è quello il suo posto, ogni volta lo scopre di nuovo.
Minho però non c’è quando Taemin, nell’attesa che parta la musica, tra una canzone e l’altra, si sente mancare il fiato e quella indimenticabile sensazione di morte gli attanaglia le viscere. Si stringe all’asta del microfono che per fortuna è lì vicina, la vista gli si appanna un po’.
Si maledice, come sempre, ma le ginocchia gli cedono in un istante.
Pensa all’ultima volta che l’ha visto e si maledice.
 
~
 
Minho ha appena finito un’operazione e si fa scrocchiare il collo indolenzito, si stiracchia le braccia. Ha quasi finito il turno.
È tutto come l’altra volta.
Sente il telefono vibrare nella tasca del camice bianco, lo raccoglie stancamente.
Capisce subito.
Fino all’ultimo tenta di non lasciarsi trascinare dal suo intuito, ma poi gli dicono quel nome.
Di nuovo.
Gli tremano le gambe, è dolore fisico quello che prova, una paura devastante.
Corre via, per il lungo corridoio.
 
Te l’avevo detto che non puoi continuare a fare quella vita.
Sei troppo fragile.
 
~
 
È terribile.
Sotto le sue mani c’è la persona che ama e non gli è mai successo. Continua a ripetersi nella testa ‘te l’avevo detto, te l’avevo detto, perché non mi ascolti mai…’
Vorrebbe gridare mentre lo intuba, invece ha i sensi accesi e il battito del cuore accelerato, sente i rumori terrificanti delle macchine che gli indicano che Taemin davvero sta male, i medici gli corrono attorno, lo aiutano, ma nessuno è veloce come Minho vorrebbe, allora il dottore si fa sentire, dà ordini, muove le mani velocemente.
I suoi gesti sono esperti e saldi, non può permettersi di sbagliare, non con lui in quelle condizioni.
Sonsaengnim, la pressione sta…!”
“Lo so, lo so…”
Non mi ascolti mai, dannazione.
Questa volta me la paghi, questa…
Sonsaengnim!”
Il dottore tenta disperatamente di sopprimere il suo orrore quando sente chiaro e tondo il suono continuato dei macchinari che lo informano che il suo cuore non batte più, è fermo.
Fa spostare tutti di lato, rudemente, si getta in ginocchio sul lettino e comincia ad effettuare il massaggio cardiaco con foga, con tutta la forza che ha.
Quel suono gli sta forando le orecchie, lo odia.
Le lacrime gli rigano il volto, quasi è accecato ma si rifiuta di smettere, è inconcepibile, no.
“Lee Taemin, ascoltami subito! Non puoi farmi questo, hai capito?”
Già una volta lo aveva rincorso per le vie di Seoul, a perdifiato, fino a che era riuscito a riacciuffarlo e stringerlo a sé.
No, non l’avrebbe lasciato andare adesso.
Piange e gli altri medici sono scioccati, immobilizzati dalla situazione, dal dolore inaspettato che gli leggono nei gesti mentre gli fa il massaggio cardiaco, mentre gli piange addosso.
Una mano solida gli afferra la spalla.
“Dobbiamo operarlo di nuovo, ma questa è la sua ultima possibilità.”
Minho si scrolla la mano di dosso, si asciuga le lacrime con urgenza.
“Via, lo opero io. Via.”
 
~
 
Il dottor Choi Minho ha talento, è bravo, raramente dei pazienti sono morti sotto le sue mani ma questa volta il suo cuore è in tumulto.
Deve chiudere tutto fuori, serrare la porta e pensare solo al corpo su cui stanno lavorando i suoi bisturi.
È difficile chiudere fuori Taemin.
Non può chiuderlo fuori.
 
~
 
Minho ha visto il suo cuore, l’ha visto davvero, in ogni senso.
È stata l’esperienza più intensa della sua vita. Quando aveva scelto di diventare medico sapeva che sarebbe dovuto passare attraverso cose del genere, ma questa…
Non riesce più a riprendersi, non ha toccato più nessun altro paziente, non è nemmeno andato a casa, nonostante i rimproveri dei medici.
Minho ha visto il cuore di Taemin quando si è donato a lui e l’ha accettato nella sua vita nella maniera più naturale possibile, accogliendolo tra le sue braccia, interamente. Poi ha visto il suo cuore fermarsi, sotto le sue mani, in una sala operatoria.
L’ha toccato.
L’ha visto battere di nuovo.
Come un miracolo.
Ora Minho attende, sa che sarà difficile, sarà tutto diverso. Sa che Taemin ha paura, l’ha percepita mentre operava su di lui, non sa nemmeno come, ha vissuto in un mondo ultraterreno, come in un sogno, in un incubo.
Gli accarezza una mano e non riesce ad andarsene, ha richiuso lui il suo petto e ora non può fare altro che attendere.
Minho ci ha chiuso dentro il suo cuore in quel petto, insieme a quello difettoso di Taemin, sperando di riuscire a far funzionare l’ingranaggio.
Non ha mai desiderato così tanto salvare una vita. Forse, Minho si rende conto solo ora, non ha mai capito nemmeno cosa significasse, vita.
Adesso che ha visto il cuore di Taemin, tutto è diverso.
Deve solo stringere flebilmente, impercettibilmente la sua mano.
Minho è un dottore, capirà.
Minho ora capisce tutto.
 
 
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Ecco una OS nata dal nulla nel giro di tre, quattro minuti.
In realtà è una cosa strana, perchè prima ho creato il video, e poi ho deciso di scrivere la storia. L'idea era quella di editare un 'mini drama' 2min come alcuni che ho visto nel corso degli anni, e così ho fatto, solo che poi non ho resistito e ho buttato giù anche la OS.
I knew it.
Anyway, personalmente ho adorato Medical Top Team, quindi mi sembra strano ma ancora non ho visto nessuna ff sull'argomento. Forse sono io che non cerco, ma ok XD
Spero vi sia piaciuto, ditemi cosa ne pensate, soprattutto sul video dato che è nato tutto da quello.
Un grazie speciale a Bommie perchè senza di lei probabilmente non sarei riuscita a trovare la canzone perfetta. Siamo entrambe fan dei Placebo, e da sola non riuscivo a scegliere, amo praticamente la loro INTERA discografia, LOL. Grazie dell'idea <3
A presto!!
Chiara
  
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