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Autore: Scarlet Beck    13/01/2014    3 recensioni
Song-fic ispirata da Painting Flowers degli All Time Low.
« Louis non aveva mai dato retta alle chiacchiere della gente, ma chissà per quale motivo quella volta aveva ascoltato quello che avevano da dire le persone che non li conoscevano davvero e che non sapevano quanto fossero legati. Louis si era pentito di tutto, aveva negato così ogni momento passato insieme, forse troppo spaventato dal giudizio altrui. »
[AU Harry/Louis]
Genere: Angst, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I'm back! Purtroppo non riesco a stare più di tanto tempo senza scrivere nulla su quei due, quindi ecco l'ennesima one shot. Questa volta si tratta di una AU ispirata da una canzone degli All Time Low che credo sia assolutamente tra le mie preferite ♥
Come mi ha fatto notare la mia beta, dato che non ho voluto metterci troppe descrizioni o spiegazioni, questo flusso di pensieri da parte di Harry potrebbe avere interpretazioni differenti da quella che è l'idea di partenza nella mia testa. 
Quindi mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensate e seppur non ho lasciato intendere tutto, se sono riuscita a far capire bene cosa succede e quali sono i sentimenti che i due provano. 
Vi consiglio di leggere la storia ascoltando la canzone, che potete trovare qui ( ► https://www.youtube.com/watch?v=aRQekKsxTPU), e di farlo soprattutto nell'ultima parte. As usual, mi trovate su twitter per qualsiasi cosa. Quindi grazie a tutti quelli che leggeranno e che lasceranno una recensione, buona lettura e spero vi piaccia! ♥



• Painting Flowers •




Erano passate ormai settimane da quando avevano litigato, da quando non si parlavano più. Ma quante ne erano trascorse in realtà? Forse quattro, forse sei. Forse ancor di più.
Osservava il sole di un particolare arancione intenso, di quelli così luminosi da accecarti anche se non li guardi direttamente, anche se li rifletti attraverso uno rigagnolo d’acqua.
Ed in un anonimo pomeriggio di fine estate se  ne stava seduto su un muretto basso, che dava su un vasto prato verde e dove, qualche metro più in là, si affacciavano delle villette alcune dalle pareti chiare, altre di mattoni rossi.
Nonostante l’aria fosse calda e i fili d’erba misti a piccole margherite mossi da un leggero vento, a lui mancava il respiro. Era come se fosse rimasto per tutto quel tempo in apnea e lo fosse ancora in realtà, perché era sicuro che non fosse più capace di farlo, non riusciva ancora a riemergere per prendere quella boccata d’aria che gli serviva per rimanere in vita.
Harry non era più vivo. Harry non rideva più, lui che aveva il sorriso stampato sulle labbra in ogni dannatissimo momento. Harry era cambiato in quel preciso istante in cui le sue poche certezze erano venute a mancare. Non era ancora morto, no sarebbe stato troppo tragico parlare di tutta la questione in questo modo.

Lui si era spento, trascinando il dito sulla spia luminosa e premendo sullo zero, passando semplicemente ad uno stato di “non esistenza”. Quella  piccola scintilla che continuava a brillare in lui e che illuminava tutte le persone che lo circondavano si era spenta, perché qualcosa dentro di lui si era rotto quel pomeriggio.
Non poteva ripensarci senza sentir scendere ancora qualche lacrima, una delle poche che gli erano rimaste agli angoli degli occhi e che erano pronte ad uscire ad ogni minimo segno di cedimento.
Prima era tutto diverso, prima erano qualcosa.
Prima che diventassero due completi estranei, prima delle urla, delle lacrime e degli sguardi di disprezzo.
Prima era tutto diverso.

Continuava a fissare le imposte aperte della piccola finestra al primo piano dell’abitazione che aveva di fronte, perché sapeva benissimo a quale stanza di quella casa corrispondesse.
Quella era una camera che ricordava molto bene e se chiudeva gli occhi poteva immaginarlo lì, seduto sul suo letto, su quello stesso letto grande e dalle spalliere scure su cui avevano passato interi pomeriggi a leggere, ad ascoltare musica o a giocare con la xbox, a fare probabilmente le stesse cose di allora. O provare ad imparare testardo, qualche nuovo accordo sulla sua chitarra.
E se solo il proprietario di casa si fosse affacciato avrebbe potuto notare la sua presenza tra quegli alberi sul muretto di pietre consumate.
Si sentiva svuotato completamente al solo pensiero che lui stesse continuando a vivere la sua vita tranquillo e che non gli mancasse nemmeno per un istante la loro amicizia, o quello che era. Mentre le sue giornate passavano lente, tutte uguali, insignificanti.

Louis non aveva mai dato retta alle chiacchiere della gente, ma chissà per quale motivo quella volta aveva ascoltato quello che avevano da dire le persone che non li conoscevano davvero e che non sapevano quanto fossero legati.
Ancora non riusciva a spiegarselo.
Non riusciva a capire come quelle parole di disprezzo fossero potute uscire dalla bocca di quello che fino a poco tempo fa, poteva considerare come il suo migliore amico.
Louis si era pentito di tutto, aveva negato così ogni momento passato insieme, forse troppo spaventato dal giudizio altrui.
Stringeva i pugni Harry, se solo ripensava a quanto fosse stato stupido a credere che per Louis tutto quello che avevano passato poteva aver avuto un qualche valore, un tempo.
Ricordava ogni singolo particolare, ogni risata, ogni stronzata fatta insieme ed ogni curva di quelle labbra sottili che aveva sfiorato per sbaglio, poi per gioco, di quelle mani che aveva stretto nelle fredde serate d’inverno e delle dita che aveva sentito scorrere tra i suoi ricci, di quel corpo che aveva accarezzato con la curiosità che solo un sedicenne poteva avere, senza mai andare oltre veramente.
Senza mai capire quanto oltre sarebbero potuti andare, senza definire limiti, senza pensare ad altro.
Senza nessuna paranoia, solo con la voglia di vivere quegli istanti.
In quei momenti erano solo loro due, con le loro paure ed i desideri e i propri sogni.

A distanza di settimane però non riusciva più a capire quanto di tutto quello che ricordava, aveva vissuto veramente e quanto fosse frutto della sua immaginazione.
Perché forse aveva immaginato tutto, sicuramente aveva immaginato anche lo sguardo di Louis quell’ultima volta che il verde e il blu si erano mescolati.

Non ricordava quanto tempo fosse passato da quando aveva inviato quell’sms a Zayn, la sua richiesta d’aiuto. Ad ogni modo il moro arrivò, nei suoi soliti skinny jeans neri e canotta dei guns’n’roses dalle maniche strappate, portando con se tutto ciò che il riccio gli aveva chiesto.
- Hai bisogno d’altro? – gli chiese premuroso, conoscendo benissimo lo stato d’animo in cui si trovava l’amico e volendo fare il possibile per poterlo aiutare.
- Tutto perfetto Zay, grazie mille – gli rispose sorridendo appena e mettendosi in piedi con un piccolo salto, scendendo così dal muretto.
- Vuoi davvero farlo? Non hai paura di quello che potrebbe pensare? – gli disse poi Zayn dopo aver preso il suo posto su quelle pietre riscaldate appena dal sole e accendendosi una sigaretta.
- Non ho più nulla da perdere, voglio solo fargli sapere cosa penso e se non vuole ascoltarmi, questo è l’unico modo che ho per farlo – rispose Harry tranquillo estraendo dal sacchetto di carta la prima  bomboletta spray.
La agitò per qualche istante ed estrasse la seconda, seguendo lo stesso procedimento della prima.

- Harry – lo richiamò ancora Zayn con tono pensieroso – Tu sei innamorato di Louis? – chiese infine senza mezzi termini, sperando di ottenere una risposta che potesse in qualche modo aiutare anche Harry a fare chiarezza nei suoi pensieri.
Il riccio restò in silenzio per un tempo che parve interminabile, poi si voltò verso la finestrella ancora aperta, sperando ancora di scorgervi un’ombra all’interno, infine rispose.
- Non lo so -  arricciò le labbra, non sapendo davvero quale fosse la risposta giusta.

Quando ebbe finito di analizzare tutto il contenuto del sacchetto scuro, per capire come iniziare, arrotolò velocemente le maniche della sua t-shirt nera e portando con se il sacchetto con quelli che erano i suoi pennelli e colori dell’occasione si posizionò davanti al muro di recinzione di un’abitazione ancora in costruzione appena di fronte alla villetta dai muri di mattoni rossi che aveva osservato per tutto il pomeriggio.
Poi infilò gli auricolari dell’ipod nelle orecchie con un’unica canzone impostata in riproduzione ripetuta, era tutto quello che gli serviva per trovare il coraggio di continuare.
- Non ho nulla da perdere – ripetè a se stesso, di fronte a quella parete bianca.

E iniziò.
I colori si sovrapponevano così come le note e i riff di chitarra. La voce nelle sue cuffiette continuava ad urlarlo, continuava a cantarlo quasi quanto disperatamente il suo cuore ed in quel momento le sue mani, avevano il bisogno di farlo. E così come quelle gocce di colore finivano sull’intonaco bianco del muro, anche un po’ di se stesso ci rimaneva incastrato, sperando in fondo che quel gesto potesse servire a qualcosa.
Sperando che Louis non avesse dimenticato quanto bella fosse quella canzone e di quanto fosse stato bello quel pomeriggio, seduti sul prato poco più in là, a suonarla. L’esatto momento in cui avevano deciso che proprio quella fosse stata la loro canzone preferita.

Harry si voltò verso Zayn, facendogli un cenno con la mano, come ad indicargli che ormai era andata, l’aveva fatto ed era la cosa più bella che avesse mai potuto creare con le sue mani fino a quel momento. L’amico subito gli sorrise di rimando, felice per quella sua piccola vittoria e si avvicinò a lui per poter ammirare l’opera ormai finita, da vicino.

Così dove prima c’era solo un ampio spazio bianco, di fronte agli occhi verdi e ai ricci scomposti di Harry ora c’erano decine di colori, fiori ed una sola frase al centro.

“I am still painting flowers for you”.
 


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