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Autore: Debbie_93    13/01/2014    1 recensioni
S’intravidero le sue mani ossute e il artigli che premevano contro la sua carne. Si sentì l'eco delle sue ossa scricchiolare. dietro di lui una distesa di sangue che lo aveva preceduto qualche istante prima.
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender, Violenza
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Ok, prima volevo fare una piccola premessa.
Allora il racconto tratta proprio di "Eddie The Head", la mascotte degli Iron Maiden. Ho voluto mettere questa fic nella sezione dell'horror perché il fandom dedicato ai Maiden è un po' morto... La fic tratta di due due canzoni in particolare, lo scoprirete leggendo.
Il pezzo non è molto lungo, ma spero che renda l'idea di quello che voleva descrivere.
Diciamo che a me piace poco trattare questo tipo di argomento, ma ho voluto sperimentare questa cosa.
Buona lettura!



 

La sua risata riecheggiava in quel posto angusto. La percezione del’umidità e l’odore di putrefazione, che inebriava le sue narici. Barcollava da una parte all’altra, le mani che tremavano, si appoggiarono alle pile di botti in legno. I suoi vestiti ormai ridotti a brandelli, macchiati di sangue. teneva una mano sul viso, come per nasconderne ad un pubblico invisibile. Trascinava i piedi sul pavimento di pietra, freddo e umido.
Una debole luce emanata da una candela, illuminava quella figura. Continuava a ridere come se trovasse divertente le condizioni in cui si trovava. Avanzò verso l’uscita di quel tunnel della morte. prese in mano un’ascia arrugginita che aitò da una parte all’altra. Trascinò i piedi per poi drizzare la schiena e si mise a poto la spalla sinistra. S’intravidero le sue mani ossute e il artigli che premevano contro la sua carne. Si sentì l'eco delle sue ossa scricchiolare. Dietro di lui una distesa di sangue che lo aveva preceduto qualche istante prima.
percorse con calma la strada che lo avrebbe portato a quel piccolo paese di campagna. Era notte, mentre il cielo era coperto da un lieve strato di nebbia bianca. Sul suo viso un sorriso stampato e gli occhi colmi di orrore e sete di sangue. I apelli bianchi che oscillavano sulle sue spalle sulle spalle e un lieve strato di pelle che copriva le ossa bianche. Il cuore ormai spento da molti anni e una vendetta da compiere. Era venuto dalle fiamme dell'Inferno, guidato dall'istinto di uccidere.
Osservava le case a cui si stava avvicinando. Una lieve brezza autunnale, gli agità i vestiti che scoprirono un corpo ossuto e la carne che si stava staccando.
Continuava ad agitare l'ascia da una parte all'altra. Sussurrava parole scollegate fra di loro e il suo sorriso si truamutò in una risata sadica. Era la morte, colui che faceva stragi d'innocenti. Le sue vittime: donne, bambini e uomini. Non c'era alcuna differenza. Se ne stava in un angolo della piazza, in attesa della propria preda. Gli piombava addosso, colpendolo ripetutamente con l'arma fino a che le sue urla non cessavano. Più volte la vittima cercva di trattenerlo, afferrando la sua maglietta ridotta a brandelli. Il sangue che schizzava ovunque, gli occhi dell'aggressore che si illuminavano come due fiamme. Poi il silenzio più totale. Il rumore dei suoi passi pesanti e della vittima che trascinava veso la propria tana.
Nel suo viaggio di ritono a volte capitava che qualcuno tentava di fermarlo.
Nessuno sapeva cosa era e niente poteva ucciderlo. Era un ammasso di carne comandato da qualche genere di demone. Le sue risate che facevano eco nella pianura. Si divertiva a quartare corpi ormai privi di vita. Ne assaggiava il loro sangue. Tornava nella sua tana, celata nell'oscurità. Lì si occupava delle sue vittime con attenzione. A volte non si faceva vivo per giorno o settimane, mentre era intento nel suo lavoro. Si era procurato un mobile antico con vari scaffali, doe riponeva le testie delle sue prede. Il resto del corpo lo gettava fra le fiamme del suo falò. Osservava una ad una le teste e poi prendeva il suo libro che leggeva a mezzanotte esatta. Ne recitava alcuni pezzi. Osservava il fuoco che si inalzava di forte a lui e il vento che si levava. Chiudeva il proprio libro con la copertina in pelle nera e il titolo inciso al centro.
Tornava alle teste e si soffermava sul pezzo mancante. Quello che avrebbe dato un senso alla sua eterna caccia: la testa del Diavolo.

   
 
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