Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Siamosolonumeri    13/01/2014    0 recensioni
L'amore, certe, volte, uccide.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non tutte le storie d’amore hanno un buon fine. Era una cosa normale.
Ma ci sono storie d’amore che ti prendono e ti bruciano dentro, che ti prendono e non finiscono, mai. Non finiscono neanche dopo la morte.
Alice e Alec erano una di quelle coppie. Lei aveva la timidezza e la dolcezza, Alec aveva la testardaggine e la gelosia. Non erano neanche uguali fisicamente: Alice aveva una corporatura esile, alta poco più di 1.65 metri, i capelli rossi sempre racconti in una o due semplici trecce, gli occhi verdi, dello stesso colore del bosco, la carnagione pallida. Le gambe erano magre e lunghe, le braccia pure, le mani avevano le dita affusolate e le unghie sempre dipinte di un colore vivace. Alec aveva un corpo muscolo, alto 1.80 metri, non sorrideva quasi mai,la stessa carnagione di Alice e aveva i capelli neri e gli occhi azzurri. Un quel genere di occhi che ti entrano dentro, ti scavano, trovano tutti i tuoi segreti. I suoi occhi trapassavano quelli di Alice ogni volta che la guardava.
Neanche nel modo di vestire Alice ed Alec si assomigliavano. Alec aveva l’abitudine di indossare abiti scuri, che mettevano in risalto la sua carnagione senza farlo sembrare un morto. Alice, invece usava sempre vestiti colorati, che rispecchiavano il suo carattere dolce. I due amanti erano in netto contrasto tra di loro, forse era quello il motivo per cui si trovavano tanto d’accordo.
Quel giorno Alec indossava una maglietta nera, un paio di jeans di un blu scuro e le scarpe nere, i capelli che di tanto in tanto gli ricadevano sugli occhi. Alice, invece, indossava un vestito che le arrivava lievemente sopra le ginocchia, di un rosa pallido, le braccia esili coperte da un cardigan bianco, che arrivava a metà busto, lievemente sotto il seno. Le scarpe gliele aveva regalate Alec e da quel momento indossava solo quelle: erano un paio di banalissime converse bianche.
Quel giorno lui doveva portarla al mare. In macchina erano solamente 20 minuti di strada. Nessuno dei due indossava il costume perché faceva ancora freddo per riuscire a fare un bagno.
Alle 15.30, puntuale come un orologio svizzero, il campanello suonò. Ancora con le scarpe in mano, un velo di trucco a risaltare gli occhi, i capelli ancora da pettinare, Alice scese di corsa le scale che portavano al portone. Fortunatamente Alec aveva l’abitudine di parcheggiare poco lontano dall’entrata del suo condominio e Alice dovette fare solamente 5 metri per arrivare alla macchina e salire al posto del passeggero. Non erano abituati a smancerie varie così Alice salutò Alec con un banale “Ciao”, ricambiato dal ragazzo in un tono appena percettibile. Per la strada, dopo che la ragazza si fu sistemata, parlarono del più e del meno. Parlarono di cosa avevano fatto la sera precedente, del libro che stavano leggendo, della canzone che passava alla radio,di cosa avevano mangiato a colazione.
Il mare si stagliò davanti a loro e Alice rimase a bocca aperta. Per un qualche motivo aveva una particolare affinità con il mare e tutte le volte che lo vedeva qualcosa in lei si fermava.
Alec, con la solita fermezza e la solita impassibilità, parcheggiò vicino ad un condominio.
Era quella la sorpresa di Alec. I suoi genitori aveva acquistato, recentemente, un piccolo appartamento, la quale finestra dava sul mare. Era sicuro, nel suo cuore, che Alice sarebbe stata felice di andare a vedere quel loro nuovo posto, dove avrebbero potuto passare interi giorni. Passando con il braccio davanti ad Alice, prese le chiavi dell’appartamento dal cruscotto della macchina, aprì il baule e, con un cenno del capo, fece intuire ad Alice di scendere dalla macchina. Alice era stupefatta. Quelle chiavi dove l’avrebbero portata? Sperava in uno di quegli appartamenti di quel condominio, ma non ne era sicura e, nonostante la curiosità l’assalisse, non voleva chiedere nulla ad Alec.
Salì sul marciapiede ed attese il giovane, la testa lievemente inclinata. Perché ci metteva così tanto? Era così curiosa, che aspettarlo era un’agonia. Quando, finalmente, Alec chiuse il baule erano passati solamente due minuti, due minuti che ad Alice erano sembrate ore. Aveva una borsa ed uno zaino in una mano, mentre nell’altra le chiavi della porta della nuova casa. Alice seguì il giovane senza spiccare parola. Fecero due piani a piedi, Alice che trotterellava dietro ad Alec, come una bambina felice. Al quarto piano si fermarono, appartamento numero 12. Quando la chiave che Alec aveva in mano venne inserita nella serratura, questa non si oppose e si aprì. Il giovanotto si fece da parte, per far passare Alice, che scattò dentro l’appartamento. Cercò la tapparella per alzare le persiane e, appena questa fu abbastanza alta da farla passare, si fiondò in terrazzo.
Aprì la bocca, stupita. Davanti a lei si stagliava l’infinito dipinto di blu. Il cielo e il mare, all’orizzonte si mescolavano. Alec aveva lasciato le borse all’entrata e si era subito diretto da Alice che era contro il parapetto. Con le braccia la incastrò tra il suo corpo e il parapetto. Lei si girò e gli scoccò un semplice bacio sulle labbra e si attaccò a lui, abbracciandolo.
-Oh Alec, è bellissimo.- Disse in un tono pieno di gioia, gratitudine e amore. Quando mai avrebbe trovato un altro ragazzo che avrebbe fatto questo per lei? Mai, ne era sicura.
-Questa notte ci fermeremo qua, tua madre è d’accordo.- Alec aveva una voce un po’ brusca, ma molto educata e dopo un po’ che la si udiva iniziava a piacere alle persone. Le diede un bacio tra i capelli e poi la tra i capelli, per poi stringere le braccia intorno alla sua vita esile. Era così piccola in confronto a lui che, ogni volta che l’abbracciava, aveva paura di spezzarla. Le lasciò un altro baciò, questa volta sulla fronte, poi la liberò dal suo abbraccio e andò in cucina a tirare fuori le lenzuola. Alice lo seguì senza proferire parola, e lo aiutò a fare il letto. A un certo punto si mise a ridere. Alec era negato in quelle cose, ma quello che apprezzava di lui era che ci provava. Erano una coppia da quasi 2 anni e in tutto quel tempo Alec aveva fatto di tutto per migliorare la sua goffaggine nei lavori di casa, ma non erano cose per lui.
-Dammi A, faccio io. – Alice lo chiamava sempre A. Era corto, era semplice e lo rappresentava, anche se non ne sapeva il motivo. Si sedette sulla sedia e la guardò, scrutando ogni suo movimento. Aveva ancora le scarpe ai piedi, non le teneva mai quando era in casa, le davano fastidio.
Quando ebbe finito il letto la prese e la buttò sul materasso morbido e si distese vicino a lei, su un fianco. Non si era mai soffermato a guardare il suo profilo. Aveva gli zigomi alti e lievemente sporgenti, le sopracciglia rosse avevano una forma delicata, il naso aveva una specie di puntina e le labbra erano proporzionate al resto del suo viso. Si avvicinò a lei e le diede un bacio sul naso, uno sulla guancia e poi uno sulle labbra. Erano labbra morbide e lisce, delicate.
Chiuse gli occhi e si immaginò la vita con lei, ma non la vita di ora, no, la vita dopo la loro morte. Sarebbero stati insieme, per sempre. Si alzò e andò a prendere due bicchieri e una bottiglia. Alice, che non aveva rifiutato quel suo bacio, se ne stupì quando Alec si alzò ed andò via. Nella sua essenza si tolse le scarpe, il vestito e si mise una semplice maglia, stranamente, nera di Alec. Era una maglia enorme che le arrivava a coprirle fino a metà dalla coscia. Era seduta a gambe incrociate al centro del letto. Quando Alec tornò aveva in mano due bicchieri, pieni di quella che pensava fosse acqua.
Era acqua, la era davvero, solamente che dentro all’acqua c’era qualcos’altro.
Con i due bicchieri in mano Alec si sedette vicino a lei e gliene diede uno.
-Ti amerò per sempre Alice, anche dopo la morte, te lo giuro.- Le sussurrò all’orecchio. Non diceva mai cose di questo genere, Alec. Era una cosa macabra da dire. Nonostante fosse vestito in modo strano, fosse completamente vestito di nero, non era una persona cattiva, anzi, certe volte era perfino troppo buono. Alice bevve dal bicchiere e, non sapeva come mai, ma sapeva che quello sarebbe stato il suo ultimo bicchiere. Posò il bicchiere sul comodino vicino al letto e si mise a dormire, le era venuta una strana sonnolenza. Alec la vide esalare l’ultimo respiro. Aveva le lacrime agli occhi, ora nessuno avrebbe più potuto portargliela via. Bevve anche lui il suo bicchiere, lo posò vicino al letto, sul comodino, nella stessa posizione in cui era stato posato dalla ragazza. La prese tra le braccia, le diede il bacio della buonanotte e si addormentò così anche lui.
Quella era l’ultima volte che avrebbero preso sonno. Si erano addormentati, insieme, per sempre.
Gliel’aveva promesso tempo addietro, sarebbero morti insieme e si sarebbero amati per sempre e, Alec, manteneva sempre le promesse.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Siamosolonumeri