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Autore: NotError    13/01/2014    1 recensioni
ci può essere davvero un continuo tanto assurdo di una favola per bambini, dove mondi immaginari sospesi nel vuoto possono far accadere tutto ciò che desideri e dove gli abitanti sono immortali?
Cappuccetto rosso dovrà salvare il suo regno ma non sa che camminare per il bosco facendo spuntare fiori ad ogni passo, può rivelarsi terribile solo arrivati alla meta.
I fratelli Grimm hanno pensato a tutto, io ho solo ritrovato le pagine...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA PROFEZIA DEI FRATELLI GRIMM E IL RITORNO DI CAPPUCCETTO ROSSO

                                              

Il continuo della mia storia non è mai stato pubblicato, perché il contenuto era troppo stravagante, per la lettura dei bambini. Ma i fratelli Grimm, anche dopo il rifiuto alla pubblicazione, invece che buttare quel continuo, lo nascosero in un'enorme biblioteca, in un gigantesco e noiosissimo libro di storia, posto in uno scaffale nel magazzino della biblioteca. Dopo circa due secoli, l'attuale proprietaria della struttura morì, e sua nipote si rifiutò di ripercorrere le sue orme, e vendette la biblioteca. Terribile errore, per la povera Cappuccetto rosso. Quando la nipote, Elisabeth, andò nella biblioteca per l'ultima volta, con la speranza di trovarci qualcosa di interessante, si imbatté nel gigantesco libro. Aveva già capovolto e scosso diversi libri, prima di quello, pensando che la vecchia zia ne avesse nascosto qualcosa tre le pagine. Appena lo tolse dallo scaffale, sentì un rumore, come quello di una serratura che si apre . Non ci badò, aveva sentito fin troppe storie stupidissime sui fantasmi, in questo posto, così riprese il suo lavoro con il libro . Era così vecchio, che doveva stare attenta a sfogliarlo, ormai inorridita da tutta quella muffa!

ok, questo fa veramente schifo” diceva “richiederò un trattamento extra alle mie povere unghie, appena riceverò l'assegno. Non vedo l'ora di liberarmi dal pensiero di avere questa orribile biblioteca dai libri mosci. Come si è permessa mia zia di darmi in eredità questa roba?!”

continuò a sfogliare, fino a trovare una decina di pagine gialle e spiegazzate, con alcuni bordi strappati. “e questo?” si chiese Elisabeth, sgranando gli occhi, cercando inutilmente di leggere, ma essendo al buio, per l'assenza di elettricità, dovette andare ad una finestra. “giuro che se è un biglietto gratis per la crociera di anni fa che mia zia non mi ha dato, le sputerò sulla tomba!” . Appena quei fogli vennero a contatto con la luce solare che risplendeva dagli spiragli della vecchia finestra, essi cominciarono a vibrare, e dopo di essi tutta la biblioteca . E ora ha inizio la storia nel regno delle favole segrete, dove quelli come cappuccetto rosso sono stati rinchiusi .

Il regno è una specie di isola immaginare che fluttua nel vuoto, nessuno vi è mai uscito, perché

il ponte che conduce al mondo reale è chiuso da un potente lucchetto, sorvegliato da un orrendo lupo con lo stomaco pieno di sassi.

 

Vengo chiamata Cappuccetto rosso da secoli, ormai, e non per vantarmi ma sono piuttosto famosa tra i bambini. Non che sia un gran pubblico ma mi sono già accontentata per 200 anni perché non dovrei esserlo proprio ora? . Io vigilo il vecchio ponte che porta al mondo reale insieme al lupo, anch'esso stretto a me da un collare elettrico molto robusto. Cos'è questo regno? È dove tutti personaggi delle favole dimenticate o nel mio caso, segrete, vengono rinchiusi in eterno, dove le domande non hanno mai risposta, dove il lieto fine non esiste, perché questi tizi sono condannati ad esistere in eterno, se ci si ammala e non vi è una cura, bisogna soffrire per sempre. È un luogo dove scheletri camminano, e dove ogni notte è come se passassero anni, perché la mattina ci risvegliamo ricoperti d'edera e erbacce, insieme a odiosissimi insetti, i capelli crescono a dismisura e ogni volta li si getta nel vuoto, metri e metri di capelli. Le rughe però non compaiono mai. È un bel posto, se non si pensa alle condizioni degli abitanti. Ogni giorno risplende di mille colori, gli animali ti vengono vicino senza esitazioni, le lacrime si trasformano in splendidi fiumi, dalle foglie si può ricavare un cesto, e altro ancora, tutto è concesso in questo regno immaginario. Le uniche due cose che non si possono controllare sono il tempo, completamente folle, e il lucchetto che richiude il ponte.

“non lo guardare, smettila, ti fai solo del male” mi dice sempre il lupo quando, quotidianamente, mi siedo vicino al vecchio ponte.

“no, mi fa sentire bene” falso. Desidero solo più ardentemente visitare un ultima volta il mondo reale.

“a proposito, devi tagliarti i capelli, sbaglio o sono qualche metro più lunghi di ieri?”

“già, da qualche tempo l'orologio di questo regno è diventato più pazzo del solito” dissi

“pensi che centri qualcosa con il mondo reale?” mi chiese piano il lupo

“non può essere, la bibliotecaria non c'è più ormai”. Mentre lo dicevo , cercavo di convincere anche me, ma sapevo che qualcosa stava succedendo .

“vado a portare i biscotti alla nonna, è molto malata”

“è sempre malata, cappuccetto” disse il lupo, in tono rassegnato.

Mi incammini dunque per la foresta, presi il cesto dalle foglie e ci misi i biscotti fumanti, mentre qualche coniglio veniva ad accovacciarsi sui miei piedi. Ci misi un po' a scostarli, dovevo sempre mostrarmi amichevole con loro, poi ripartì. Ad ogni passo che facevo spuntavano una decina di fiori, creando come un sentiero rigoglioso, degno di una favola a lieto fine.

Non ci misi molto a veder spuntare dalla fitta boscaglia la graziosa casetta della nonna, e così vi entrai, e vedendo che dormiva, posai piano il cesto sul comodino e me ne andai.

Appena uscii però, dall'uscio sentii provenire un odore sgradevole, mai sentito prima, ma pensai facesse parte della vecchiaia della nonna. Dopo qualche passo, venni scossa da un'orribile sensazione, come se venissi strozzata dall'interno, e sentivo il mio corpo comprimersi. Quella sensazione svanii dopo qualche secondo, ma fu abbastanza. Corsi immediatamente dal lupo, e ne parlai con lui.

“ti sarai ammalata” concluse tranquillamente “ormai mancavi solo tu”

“ah bene, sono più tranquilla”

“come va la nonna? Che ne dici di liberarmi e gustarla per l'ultima volta?”

“non sarebbe salutare per te” gli dissi ridendo

“come sarebbe”

“ho sentito un cattivo odore provenire dalla sua casa, penso che sia peggiorata”

“cattivo odore” ripeté lui lentamente

“cos'hai?” chiesi

“niente” e se ne andò ad accucciarsi vicino al ponte, mentre io disperdevo le foglie del cestino nel vuoto .

“ehi lupo, ti sei mai chiesto cosa ci sia sotto di noi? Insomma, chi può dire che ci sia veramente il vuoto?”

“non lo so, e non mi interessa” dopodiché lo sentii russare.

 

La scossa durò poco, così riprese a frugare tra le pagine. Non aveva trovato uno straccio di biglietto, ne un verdone tra quelle pagine inutili. Aveva solo letto di un posto sperduto e di una bamboccia con un lupo. “Mia zia aveva seri problemi mentali, se permetteva che certe oscenità venissero esposte nella sua catapecchia” pensava. Ora non le restava altro che buttarle tra l'ammasso di libri inutili della zia. Sentii vibrare il cellulare, sicuramente era il suo compagno, che voleva sapere dove era finita. Appena lesse il suo nome sul display gli rispose “vorresti dirmi che ora sei anche geloso delle biblioteche?!” ma nessuno rispose, dopo pochi secondi dal cellulare si sentirono delle forti interferenze, così Elisabeth si allontanò per un attimo l'oggetto dall'orecchio, per vedere cosa non andava. Nello stesso istante in cui faceva questo, il cellulare saltò per delle potentissime scariche elettriche e quando cadde a terra, vide fuoriuscire del fumo. Elisabeth rimase per un attimo inconsapevole di quello che era accaduto, troppo impegnata a scuotere la mano bruciata. “ma che diavolo?!” imprecava cercando di riprendere il cellulare, ma ogni volta che lo toccava altre scariche elettriche lo facevano muovere.

La ragazza cominciò a spaventarsi, ma quasi immediatamente riprese in mano le redini della situazione e prese il cellulare, dopo essersi messa dei guanti di gomma.

pensavo che li avrei usati contro la polvere” diceva per tranquillizzarsi .

Poi raccolse i fogli sparsi sul pavimento e fu allora che i libri cominciarono a cadere senza alcun motivo, il grande lampadario luccicante cadde al suolo frantumandosi in mille pezzi e le porte cominciarono a sbattere. Elisabeth impallidii, non sapeva che stava succedendo, e iniziò a voltarsi da ogni parte, sperando che non accadesse altro. Quando si voltò verso i fogli vide un enorme vortice viola che infuriava tra le sue mani, come se penetrasse tra quelle pagine.

 

“cappuccetto, lasciami andare a controllare tua nonna” disse il lupo al suo risveglio

“no, non mi fido, te la mangeresti come spuntino” risposi mentre mi tirava il mantello con i denti

“no giuro, devo controllare una cosa”
“cosa?”

“penso che sia successo qualcosa alla nonna” il suo tono era diventato improvvisamente serio, tanto che per un momento mi preoccupai anche io, ma poi ritornai subito alla realtà

“spiegati meglio lupastro. Cosa sarebbe successo?”

“come faccio a saperlo?”

“se la smetti di insistere ti accompagnerò dalla nonna, ma se ti azzardi a fare qualche mossa avventata ti fulmino” lo intimorii muovendo il collare .

Si alzò di scatto, e insieme siamo corsi alla casetta della nonna e entrati, il lupo fece una smorfia .

“casa c'è adesso?”

“l'odore, è nauseante” rispose il lupo

“non l'avevo mai sentito prima”

quello si avvicinò alla nonna.

“non fare rumore, sta dormendo”
“ne sei sicura?” disse . Poi col il muso mosse il braccio della anziana signora, che ricadde leggero sulla coperta. Ma la nonna non accennò a risvegliarsi .

“è inutile, ha il sonno pesante”

“avevo sentito questo stesso odore nella vita reale, e ora ricordo cos'era”

“cioè?”

“cadavere. Cappuccetto, la vecchia è morta” disse schietto, senza farsi problemi, pronunciò quella parola che in quel posto non si sentiva parlare da secoli.

“lo sai che non è possibile” gli urlai. Corsi quindi dalla nonna e la scossi, ma il suo corpo ricadeva mentre la donna non dava nessun segno di vita. Era impallidita e cominciava a diventare fredda.

“cosa?!” ero allibita. Una scena simile non me la sarei neppure sognata, eppure era lì, in quel soffice letto, nel regno nel nulla .

“quelle vibrazioni che hai sentito erano un avvertimento. Qui nessuno può morire, ma indovina dove si può” chiese il lupo a denti stretti

“il mondo reale” . L'animale annuì “il ponte!”.

Senza altri scambi di parole, sfrecciarono verso il vecchio ponte, mentre cappuccetto rosso cercava di non creare un fiume proprio in quel momento.

Arrivati alla sommità del lucchetto, stupiti lo videro aperto.

“impossibile” la voce mi si stringeva in gola . Tutto quell'avvenire di eventi assurdi, mi stava dando alla testa . Il lupo spinse con il muso il portone, e fece cenno a cappuccetto di attraversare il ponte.

“non vorrai farmelo attraversare?”

“sicuramente qualche umano sulla terra vuole farci qualche dispetto. Moriremo tutti, se non facciamo subito qualcosa”. Spiegò il lupo.

Feci un respiro profondo e gli chiesi se si sarebbe potuto spezzare, visto la sua età.

“questo regno ti permette di fare tutto ciò che vuoi, quindi se lo desideri, il ponte si spezzerà, tu cadrai e io mangerò la gente del regno”. Non avevo altra scelta. Feci un altro respiro profondo e corsi senza voltarmi indietro verso il ponte traballante mentre il lupo scompariva dietro di me. Quel fifone aveva preferito rimanersene a fare la guardia al ponte .

A metà strada già ansimavo. E fu in quel preciso momento che inaspettatamente alcuni assi del ponte si ruppero e io caddi. Ricordai le parole del lupo, e al fatto che se avesse scoperto che fossi caduta nel vuoto si sarebbe mangiato la gente del regno, così nella caduta mi tappai la bocca, cercando di non far uscire le mie grida disperate. Dopo alcuni istanti caddi in una massa morbida. Rimasi distesa per alcuni minuti, a occhi socchiusi, poi mi ricomposi e cercai di alzarmi perché ogni volta che ci provavo, sprofondavo in quella massa. Il vuoto non esisteva, oppure era stato riempito da infinite distese di capelli. Mori, rossi, biondi, di ogni genere e colore. Ogni mattina, quelli che tagliavamo finivano qui, fino a creare questo oceano di soffici capelli. Poi però mi presi un attimo per pensare a come fosse possibile che cadessi. Ma quella era solo la prova che ero a metà tra il regno immaginario e il mondo reale. Infatti, nella realtà quel ponte cade a pezzi per l'età, mentre nel mio regno è più stabile . Ora si poneva il problema di come fare a risalire in superficie. I capelli sembravano non finire mai, ma furono proprio quelli il mio biglietto per il ritorno al ponte. Cominciai ad ammucchiarli e con ogni mucchio ci costruivo un gradino, ero a metà strada, quindi un po' di impossibile mi apparteneva ancora. Feci così fino al ponte e quando vi salii la scala di capelli si ruppe, ritornando al proprio posto. Non avevo tempo per pensare, o sarei caduta di nuovo.

Iniziai quindi a correre più velocemente possibile, e ad ogni passo, invece di fiori, le assi del ponte si spezzavano e cadevano . Se avessi rallentato sarei inevitabilmente caduta di nuovo sui capelli. Per mia fortuna riuscii ad arrivare dall'altra parte sana e salva. Mi girai, e vidi che le assi del ponte non c'erano più. Ora non mi restava altro che gettarmi nel vortice viola che infuriava dinnanzi a me.

 

Elisabeth sentii delle grida, e poi vide spuntare dal vortice una bambina con un bizzarro cappuccetto rosso e cadere sul pavimento. Subito dopo il vortice sparii, e tutti i mobili che fino a prima non accennavano a smettere di muoversi, ora erano tornati alla normalità.

 

Mi ricomposi, scuotendomi il cappuccio impregnato di polvere. Poi fissai la ragazza con delle vecchie pagine in mano . “sei stata tu” le urlai

“cosa avrei fatto?”

“fa vedere” le dissi strappandole di mano le pagine. Ogni frase corrispondeva alla mia situazione attuale, era tutto calcolato dai fratelli Grimm, aspettavano solo che un lettore iniziasse a leggere di me, per rendermi la vita impossibile.

“bravi i miei autori” dicevo in tono sarcastico

“sono mie” mi strappò le pagine dalle mani “chi saresti piccoletta?”

“la protagonista della storia, piccoletta dillo a qualcun altro, sono tutto tranne che giovane”

“la protagonista della storia?” chiese spazientita quella ragazza.

“non sei stata tu a leggerla?!” ero furiosa, è questo il genere di lettore che i fratelli pensavano?

“si. Aspetta, tu allora ti chiami ...” disse mentre cercava tra le pagine giallastre “cappuccetto rosso? Non mi dire che sei quella bamboccia che alla fine..” non fece in tempo a finire la frase che mi ripresi le pagine e cominciai a leggerne l'ultima frettolosamente. Quindi c'era un lieto fine?.

“ma qui non c'è la fine” dissi lentamente, sperando che la pagina mancante comparisse sul pavimento prima o poi “sicura che siano tutte le pagine?”

“si, erano l'unica cosa che rimaneva ferma. A proposito, sono Elisabeth”

“non mi interessa in questo momento”

“tu però hai qualcosa che non va, assomigli ad un cartone animato, piuttosto che ad un umano” disse Elisabeth, ad un tratto

“è naturale, io non sono del tuo mondo”

“senti di favole ne ho già sentite abbastanza ma di questa plastica facciale mai. Mi insegni il tuo trucco?”

“quale trucco?” chiesi spazientita

“il trucco che hai usato per creare il vortice tra le pagine”

“parli del portale? Non è un trucco” .

Ci volle pazienza e diverso tempo per spiegare tutto come si deve a quella Elisabeth, che ad ogni mia frase sobbalzava .

“tu devi aver estratto le pagine che non erano mai state lette da qualcuno prima d'ora e in quel modo hai aperto il lucchetto che separa questi due mondi. Ora ascoltami, il mio posto è quello, anche se non esiste devo tornarci. Quindi devi farmi un favore.”

“dimmi” disse la ragazza, deglutendo .

“appena passerò il portale, tu devi bruciare queste pagine”

“perché?!”

“perché deve andare così. Io sono la creazione del fratelli Grimm, per loro era tutto calcolato. Sapevano che un giorno la favola di cappuccetto rosso sarebbe stata quasi del tutto dimenticata, quindi per non farmi morire, hanno impostato questa trappola” feci un respiro “la profezia del fratelli Grimm. Non bisogna permettere che due mondi così diversi si scontrano, la realtà esiste, mentre il mio regno no”.

Detto questo mi diressi verso le pagine, mi assicurai che Elisabeth avesse un accendino a portata di mano e riaprii il portale, entrandoci.

Inaspettatamente, mi ritrovai nel mio regno, accanto al lupo.

“ottimo lavoro” mi disse “vuoi spargere le ceneri della nonna?”

“allora era tutto vero, per un attimo speravo fosse solo un sogno”

“noi siamo già in una specie di sogno” puntualizzò il lupo

quando piansi, nel momento in cui sparsi le ceneri, non si crearono fiumi, sicuramente Elisabeth aveva già iniziato a bruciare le pagine.

“scompariremo?” chiesi al lupo

“mi sembra ovvio”.

Mi voltai contro vento e respirai per l'ultima volta l'aria di quel regno. Poi, come tutti gli altri, mi vide scomparire lentamente, ogni millimetro del suo corpo diventava invisibile, fino a quando di lei non rimase che il suo simbolo, il cappuccetto rosso.

 

Elisabeth si ricompose, prese la grossa borsa borchiata e s'incamminò verso l'uscita. Fu all'ora che notò un qualcosa di giallo svolazzare per il corridoio. Lo raccolse e si accorse alla prima occhiata che si trattava del finale, ma come ci si sarebbe aspettato da qualunque favola il lieto fine, in quella non c'era. Prese quindi carta e penna e scrisse il proprio finale, quello che i Grimm, avrebbero dovuto scrivere di loro pugno.

 

Dopo pochi istanti, Cappuccetto rosso riaprì gli occhi e vide il lupo davanti a sé che sbuffava. Si alzò e con suo stupore rivide il suo regno, nel suo massimo splendore. Pensò che si trattasse di un sogno, ma quando prese un pugno di foglie, quelle si trasformarono in un cestino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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