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Autore: Kikyo91    13/01/2014    2 recensioni
"Una volta qualcuno mi ha detto che se la realtà fa così male, di chiudere gli occhi. Chiuderli ed immergersi nel proprio mondo, lontani dal dolore, dalla disperazione, da tutto ciò che ci fa soffrire.
L’ho provato così tante volte, che mi sembra quasi di esserci abituato a chiudere gli occhi.
Ma ora, ora ho paura di farlo."
Inizia con queste parole, la storia di un ragazzo giovane in lotta un uno dei mali peggiori: la malattia. Con un lungo 'flashback' scopriremo chi e cosa hanno influenzato gli ultimi mesi del protagonista, dall'accettazione dell'amore fino alla lotta per la vita, con un percorso di crescita e ricco di riflessioni che coinvolge non solo sé stesso, ma anche coloro che gli stanno accanto.
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starring: Nishijima Takahiro, Urata Naoya, Uno Misako, Ito Chiaki, Atae Shinjiro and others
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rullo di tamburi*

Coff, coff, eccomi qui LOL lo so, è da una vita che non mi vedete da queste parti…perché in effetti è dal…*controlla* 2010 che non scrivo long fic lol o meglio, ne ho iniziate un paio, ma purtroppo a causa di tanti problemi/impegni, ho finito per lasciarle incompiute TwT E quindi mi sono detta che se non le finisco, non le pubblico LOL ad ogni modo, è da giugno circa che scrivo questa fan fiction su commissione per una mia amica.

La scena più o meno è stata:
lei:mi scrivi una ficcy sugli AAA???
Io: eeeh?? Ma non ho tempo!
Lei: ti pregooo!!!
Io: ….
Lei: magari shounen ai!!
Io:PURE?!
Lei: eddaiiii!!!

…inutile dire che mi sono ritrovata a scrivere dopo nemmeno 2 giorni lol ovviamente senza la garanzia di portarla a termine, visto che non ho tempo LOL btw, fortunatamente sono arrivata attualmente al capitolo 15 e ormai manco poco alle battute finali. Scrivendo nei sprazzi di tempo e alle 10 di sera, ce la sto facendo! Di solito non mi piace scrivere su "commissione", ma in questo caso, a parte la coppia principale, ho avuto campo libero nella trama e nello strutturare i personaggi, quindi mi non mi è risultato troppo difficile scrivere lol Inoltre era da un secolo che non facevo long-fic, quindi in un certo senso...ne avevo voglia XD devo dire che ad un certo punto la fan fiction ha smesso di essere tale ed è diventata una storia a tutti gli effetti, e penso che la cosa sia molto positiva, perché vuol dire che cominci a sentirla “dentro”. Ammetto anche che una cosa del genere è successa SOLO con final sentence (per chi c’era…ricorderà il parto che ho fatto per scriverla lol) ma forse stavolta lo è ancora di più!
Tra l’altro ho corretto così tante volte i capitoli…che confesso di avere un’ansia bestiale addosso XD ho paura che ancora non vada bene XD
Anche se non l'ho ancora conclusa (ma lo faccio, statene certi xD) ho deciso di pubblicarla perchè....CI HO MESSO 'NA FATICA BESTIA XD e, anhce se magari non avrà molto seguito, ci tengo a rendere note le mie fatiche *muore

Ad ogni modo, ci sono un po’ di cose che vorrei chiarire, prima di arrivare al capitolo

1.IL TITOLO
Il titolo è stato davvero difficile. Infatti la ficcy ha avuto un nome solo a partire dal capitolo sei, proprio perché non avevo idea di come chiamarla XD ad un certo punto, mi è venuta l’illuminazione e l’ho intitolata “ありがとう、ごめんなさい”. In romaji sarebbe “arigatou, gomennasai” e vuol dire letteralmente “grazie, scusami”. Normalmente sono due parole che non starebbero insieme in Giapponese, ma in inglese suona un po’ come “thank you, i’m sorry” ed allora comincia ad acquisire senso XD Ho deciso di lasciare il testo in lingua originale perchè l’ho trovato stilisticamente più bello XD

2.IL GENERE
Come ho accennato è shounen-ai (non mi piace chiamarlo “slash” perché…semplicemente non amo il termine, spesso usato anche in senso volgare XD mentre shounen-ai descrive proprio quello che la storiaXD) – Vi dico già da subito che non c’è nulla di volgare, spinto, erotico etc…al massimo c’è la descrizione di un bacio e comunque è tutto molto “romantico” lol (e di romanticismo comunque non ce n’è molto, sappiatelo lol). Più che sull’aspetto “fisico” dell’attrazione, quello che descrivo in questa storia è più che altro psicologico. Un’attrazione psicologica piuttosto forte, difatti ai due protagonisti non piacciono i ragazzi lol (e qui probabilmente penserete che sia un controsenso XD beh, leggendo capirete^^).
Perciò, anche chi non ama il genere può leggerla tranquillamente senza schifarsi e/o scandalizzarsi XD e se lo dico, state certi che è vero XD.
Ho messo solo un siparietto comico, in un capitolo, è abbastanza esilarante XD.

Parlando di me, non amo nessuna coppia shounen-ai tra gli AAA XD io sono TAKAUNO FOREVAH (click) XD però oh…era su commissione LOL

3.I PERSONAGGI
Come accennato (di nuovo XD) è una ff incentrata sugli AAA. I due protagonisti sono Takahiro e Naoya.
I “lead characters” sono rispettivamente Misako, Chiaki ed in seguito Shinjiro.
Nella storia c’è un cameo anche degli altri due membri Mitsuhiro e Shuta, che vengono praticamente solo menzionati a storia ormai inoltrata.
Inoltre, nel capitolo 6, Takahiro ammette di essere un fan di Takahashi Minami delle AKB48. [FOTO]

Ad ogni modo, nessuno vi vieta di immaginare i personaggi come più vi aggrada^^

4.LE NOTE.
Alla fine di alcuni capitoli, specialmente i primi, ho aggiunto delle note, FONDAMENTALI per capire il significato di molti dei termini giapponesi che utilizzerò nel corso della storia. Se non siete pratici di Giappone, vi consiglio caldamente di leggere prima le note in fondo al capitolo, e poi leggere quest’ultimo ^^ vi faciliterà le cose.
I luoghi che vengono nominati sono ovviamente reali, e anche tutti gli accenni alle fermate della metropolitana o del treno. *amatemi per il lavoro certosino XD

Sarò un po’ lenta a postare…magari non all’inizio, ma dopo un po’ mi toccherà XD un po’ perché non so quanto seguito avrà la storia (lo so, preferite le soshiXD) e un po’ perché rischio di non avere capitoli da postare, arrivando al pari con la stesura…

Non credo di avere più nulla da dire se non…buona lettura^^
Ps: i prossimi capitoli saranno più belli LOL *muore*


 

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OZLEWDC




Capitolo 1.



 

Una volta qualcuno mi ha detto che se la realtà fa così male, di chiudere gli occhi. Chiuderli ed immergersi nel proprio mondo, lontani dal dolore, dalla disperazione, da tutto ciò che ci fa soffrire.
L’ho provato così tante volte, che mi sembra quasi di esserci abituato a chiudere gli occhi.
Ma ora, ora ho paura di farlo.





Un cigolio quasi penetrante echeggiò per tutta la stanza. Una porta si aprì leggermente e sbucò una donna, vestita di bianco, che diede un’occhiata all’interno, in apprensione.

-Nishijima san, siamo pronti-

La sua voce flebile destò, dai suoi pensieri, un ragazzo, disteso sul letto, troppo intento a guardare fuori dalla finestra per rendersi conto di dove si trovasse davvero. Il giovane si voltò lentamente verso la donna. Aveva dei lineamenti molto delicati, quasi perfetti. Le uniche imperfezioni del suo volto erano dovute alla stanchezza e alle continue terapie a cui era stato sottoposto in quei lunghi mesi. Portava un fazzoletto sulla testa, che gli copriva gran parte del cranio.
Era arrivano in ospedale circa otto mesi prima, sapendo bene il suo male e che non ci sarebbe stato modo di poterlo curare, se non con un intervento che avrebbe avuto successo solo nel 20% dei casi. Quasi nulla, praticamente.
Nonostante tutto sembrava quasi sereno. La cosa che colpì l’infermiera, quando entrò fu l’ampio sorriso con il quale il giovane l’accolse. Era il sorriso caldo di un quasi vent’enne con tanta voglia di vivere, e che nutriva la speranza di poterlo fare ancora.
Il ragazzo diede un ultimo sguardo al mondo esterno e poi si scoprì dalle coperte, mentre la donna lo raggiunse con il lettino che l’avrebbe condotto in sala operatoria.

-grazie mille!- sorrise lui, mentre veniva aiutato a spostarsi

Si sentiva debole, ma non sconfitto.

La donna annuì con un leggero cenno di sorriso. Poi, senza dire una parola, si diresse piano verso l’uscita della stanza, nei corridoi, dove l’aspettavano altri infermieri e dottori.

-Nishijima san, se non ti senti pronto possiamo rimandare! –esclamò all’improvviso l’infermiera

Lui, questa volta scosse il capo

-no, va bene così –disse sorridendo

-capisco… -

–morirei comunque. E’ così che sarebbe dovuta andare, in fin dei conti- continuò il ragazzo con una piccola punta di rammarico ben chiara.

Poi non disse più nulla e si limitò ad osservare il soffitto che continuava a cambiare colore e forma. Vide quello che pareva essere un ascensore, due porte di metallo che si aprivano e che, probabilmente, si erano richiuse al suo passaggio.
C’erano tanti infermieri, tutti con una mascherina che copriva parte dei loro volti. Poteva solo osservare i loro occhi, senza espressione, forse tremendamente abituati ad assistere ad una cosa così “assurda” come quella.


 

Questo soffitto pieno di luci, tutta questa gente di passaggio. Ogni cosa.
Io forse non vedrò più niente di tutto questo?
Pensavo di essere pronto, lo pensavo davvero.





Dopo qualche minuto, entrò nella sala operatoria. Vide poco o niente di quello che lo circondava. Sentiva i rumori delle macchine, lo scalpitio degli attrezzi da chirurgo che venivano appoggiati al un carrello con una cura quasi maniacale.
Il ragazzo si sentì nuovamente trasportare da un letto ad un altro e all’improvviso le luci soffuse si trasformarono in lampi che per un istante gli compromisero la vista.
L’infermiera che lo aveva accompagnato rimase fuori dalla sala e non conosceva nessuno di quei medici, eccetto il dottor Kazuki, colui che aveva scoperto il suo male e che quel giorno avrebbe cercato disperatamente di curarlo.
In quel momento, cominciò a sentire una sorta di disagio interiore. Una insicurezza e la terribile voglia di fermare tutta quella farsa. E proprio mentre un altro infermiere gli avvicinava la maschera di gomma al volto, strinse forte i pugni come per istinto, e il dottor Kazuki lo notò all’istante, bloccando il gesto dell’infermiere.
Poi si avvicinò al ragazzo.

-sei pronto? – domandò senza tanti convenevoli

Cosa avrebbe potuto dire in quel momento, se non un “si”?. L’istinto gli diceva di bloccare tutto, di continuare a vivere quel poco di tempo che gli rimaneva ma il cuore invece era di tutt’altra idea.
Già, il cuore. Era stato proprio il suo cuore a spingerlo a rischiare quell’operazione.


 

Ero preparato. Lo ero sempre stato fin dal giorno che seppi di avere un male incurabile al cervello.
Ma da quando l’ho incontrato, morire non era più nei miei piani. Volevo almeno provare a lottare.





Il giovane, anche se debole, alzò il braccio quanto bastava e, sorridendo lievemente, fece un gesto di vittoria con la mano, sorprendendo il dottore e tutti i presenti.

-ci vediamo più tardi, dottore! –esclamò

Non poté vederlo a causa della maschera di carta che indossava, ma gli parve che l’uomo stesse sorridendo. Poi, egli abbassò lo sguardo e fece nuovamente avvicinare l’infermiere, che posizionò la mascherano sul volto del giovane.

-buona fortuna, ragazzo mio – aggiunse infine

Annuì abbozzando un sorriso. Poi, pian piano la vista cominciò ad annebbiarsi e le immagini divennero sfocate.
Il suo cuore, finché riuscì a sentirlo, palpitava all’impazzata e il timore lo pervase nuovamente. Ma durò poco, solo qualche istante.
Perché, molto lentamente, l’oscurità cominciò a farsi strada, verso quella che poteva essere la fine o un nuovo inizio.


 

Se adesso chiudo gli occhi, cosa vedrò? La vita che ho vissuto o quella che avrei potuto godermi se non fossi morto?
Avrei tanto voluto sapere come sarebbe finita quella storia così assurda tra noi due. Vorrei tanto sapere dove sei ora, se sei felice, almeno un po’.
Tuttavia, adesso, spero vivamente di poterti vedere, anche solo nella mia mente. Di risentire il tuo caldo abbraccio che mi protegge, la tua voce così soave che sa penetrarmi nell’animo…il tuo sorriso.
Ogni cosa, prima della fine.














Circa un anno prima.

Ottobre - primo semestre alla Hibiya High School




-ragazzi, da oggi in avanti avrete un nuovo insegnante di letteratura, finché Goto sensei non si riprenderà dall’incidente -

Un uomo, mingherlino ma straordinariamente attivo, irruppe nella classe 3-A della scuola superiore di Hibiya, quella mattina di inizio Ottobre.
Gli studenti, dapprima dispersi per tutta l’aula, non appena era entrato quello che si era rivelato il preside, si rimisero ai propri posti, ed educatamente salutarono con un inchino, prima di sedersi senza fiatare.
A quelle parole, tutti si lanciarono degli sguardi curiosi, chiedendosi che tipo di persona fosse il nuovo insegnante.
Tra i bisbigli generali, il preside riprese a parlare.

-prego, può venire avanti –

Calò il silenzio per qualche istante. Tutti si votarono a guardare la porta dell’aula quando finalmente, il loro “nuovo” insegnante si decise ad uscire allo scoperto, avanzando un po’ timorosamente verso la cattedra dove lo attendeva il preside.
Ci fu un “ooooh” generale.
Era piuttosto alto ed indubbiamente giovane. Aveva i capelli castano chiaro, tinti, ma molto curati così come il suo abbigliamento, ne troppo esuberante ne troppo pacato. Il suo volto trasmetteva a prima vista, un’innaturale simpatia.
Lui, un po’ intimorito, fece un cenno di saluto all’intera classe ma non disse una parola. Si mise di fianco al suo superiore e solo dopo un lungo sospirò, parlò.

-il mio nome è Urata Naoya – disse acquisendo un improvvisa forza nel tono della voce – ho 25 anni e sono originario di Yamagata. Sarò il vostro insegnante di letteratura per questo semestre –

-cosa, venticinque anni? –
- è pazzesco… -
-incredibile-

Tutti gli studenti cominciarono a bisbigliare ed a lanciarsi sguardi perplessi, mentre altri avevano già cominciato a spettegolare su quanto sarebbe stato interessante avere un professore giovane. Un paio di ragazze invece, si dicevano piuttosto preoccupate, timorose del fatto che potesse “chiudere un occhio” troppo facilmente alle malefatte dei piantagrane della classe.
Tuttavia, il preside interruppe nuovamente tutti quei brusii con un battito di mani.

-non lasciatevi ingannare –commentò – nonostante la giovane età ci è stato caldamente raccomandato. Urata sensei insegnerà qui per ottenere maggiori crediti da utilizzare per la Laurea –

Tutti rimasero in silenzio.
Poi il preside si rivolse al neo professore.

-ora le lascio campo libero – disse – finita la lezione la aspettiamo in sala insegnanti, ci sono alcune cose da discutere –

-certo signor preside! –annuì Naoya facendo un inchino –la ringrazio –

L’uomo fece un cenno di saluto e uscì dall’aula.
Tuttavia, anche dopo che se ne fu andato, gli studenti sembrarono mantenere il silenzio, forse ancora un po’ colpiti dalla new entry della loro classe.
Naoya si avvicinò alla sedia della cattedra sentendo, per altro, tutti gli sguardi dei ragazzi puntati su di lui. Appoggiò la propria ventiquattrore sulla scrivania, si sedé e prese in mano il registro, sfogliandolo. Poi lo rimise al suo posto e guardò la classe.

-allora, oggi parleremo del Kojiki, che, come sapete rappresenta il primo tentativo dei nostri antenati, di scrivere un testo storico del nostro paese –

I ragazzi tirarono fuori immediatamente i libri e le penne e cominciarono immediatamente a prendere appunti.
Naoya sembrò sollevato dall’interesse suscitato, anche se probabilmente era ancora dovuto al fatto che nessuno di loro sapeva come comportarsi, visto che si conoscevano da appena cinque minuti.
Tirò fuori la propria copia del Kojiki e cominciò a leggerne alcuni passaggi, quelli più complicati.

-sensei! – esclamò una ragazza della quarta fila

Il giovane si interruppe e alzò lo sguardo.

-mi dica….ehm… - balbettò guardando il registro

-Uno Misako!- esclamò, alzandosi, una ragazza dai capelli lunghi fino alle spalle, molto carina.

-ecco si. Uno chan, dimmi pure! –

Misako rimase un tantino stupita di sentirsi chiamare in quel modo, tanto da arrossire vistosamente, e anche il resto della classe sembrò trattenere il respiro per qualche istante, tutti indecisi sul da farsi. Naoya parve non accorgersi del fatto commesso.

-ehm, non ho capito bene il passaggio a pagina 33. Può rispiegarlo? – riprese poi tranquillamente

-oh, certo! –sorrise Naoya – beh, sembra complicato ma in realtà è un concetto piuttosto semplice! allora, izanagi e izanami… -

Non riuscì nemmeno ad iniziare il discorso, quando all’improvviso la porta scorrevole dell’aula si spalancò facendo un tonfo che fece prendere paura a tutti i ragazzi della prima fila, professore compreso.
Tutti volsero il loro sguardo all’ingresso, dove tre ragazzi dai capelli tinti e dalle espressioni vuote, irruppero nell’aula quasi sembrando degli elefanti.
Il più grande, probabilmente pure ripetente, avanzò verso uno dei posti che, solo ora Naoya lo aveva notato, erano ancora vuoti, in ultima fila.

-siamo in ritardo- sogghignò il ragazzo che, camminando, calpestò malamente la cartella di un compagno che però, non osò fiatare.

I due che erano con lui, fecero un accenno al professore e seguirono il loro “capo”, chiudendosi la porta alle spalle.
Naoya osservò perplesso ogni loro movimento con leggero fastidio, cercando però di mantenere il controllo.

-era evidente –sospirò sorridendo

Il “capo” si bloccò quando mancavano pochi passi verso il suo banco. Si voltò verso l’insegnante, e fece una smorfia scocciata.

-non mi ero accorto della faccia nuova, sensei! – sbottò

-già, era evidente anche questo –rispose – ora sedetevi e tirate fuori i libri. Visto che è il mio primo giorno farò finta di nulla, come regalo –

-tsk, certo, certo – annuì con poca serietà il ragazzo, buttandosi letteralmente sulla propria sedia, seguito dai suoi due compagni.

Ci fu qualche momento di pausa, poi la calma sembrò regnare nuovamente sovrana. Naoya sospirò pesantemente.

-bene, stavo dicendo… -

Ma venne nuovamente interrotto dalla stessa cosa che lo aveva bloccato in precedenza. La porta dell’aula, si riaprì nuovamente.
Pregò kami sama di fargli finire la lezione il più in fretta possibile e, alzando gli occhi al cielo si voltò di nuovo verso la porta, leggermente scocciato.
Tuttavia, non si trovò a dover competere con qualche altro yenkee scapestrato. Ne con altri ragazzoni pieni di sé. Quello che comparve davanti ai suoi occhi, fu un giovane, mingherlino, dai lineamenti delicati, a tratti ancora infantili e un po’ sofisticati. I capelli neri gli ricadevano in parte davanti agli occhi. La divisa che indossava era un po’ sporca di terra. Aveva la cartella malridotta e lo sguardo di chi avrebbe voluto essere dappertutto tranne che lì.
Il ragazzo entrò piano e, dando un’occhiata all’insegnante, fece un inchino.

-chiedo scusa per il ritardo, ho avuto un contrattempo – si limitò a dire cortesemente

-… -

Quando si rialzò, Naoya poté notare il labbro superiore gonfio, insieme a parte della guancia, dello studente. Fece finta di nulla ed annuì, commosso se non altro, dalla buona educazione.

-s-si certo, scuse accettate! – disse – come ti chiami? –

-Nishijima Takahiro – esclamò con voce tremula

-…bene! vai pure a sederti Nishijima kun –

Proprio come era successo per Misako, anche Takahiro sembrò sorpreso di sentirsi chiamare in quel modo da un insegnante.
Cercò di nascondere quei pensieri e andò a sedersi al proprio posto, lentamente, mentre i tre yenkee ridevano sotto i baffi. Misako, ancora in piedi, guardò il ragazzo prendere posto di fianco a lei, al banco vicino alla finestra, e lo fissò per qualche istante, visibilmente preoccupata.
Takahiro, in silenzio, tirò fuori i libri, miracolosamente non rovinati, e restò in attesa che ricominciasse la lezione.
Naoya sospirò nuovamente, sconsolato, sperando che non succedesse nient’altro.

Ed in effetti, dopo quell’inizio burrascoso, la lezione proseguì senza intoppi.



**



Non appena la campanella cominciò a suonare, Naoya interruppe la lezione e diede i compiti per quella successiva.
I tre yenkee furono i primi ad alzarsi dal banco per dirigersi al bagno e, mentre uscivano, lanciarono un’occhiata quasi di sfida al professore, che però fece finta di niente. In fondo anche lui era un ragazzo e nonostante i suoi 25 anni e la calma apparente, la voglia di tirargli un pugno e di rimetterli in riga era assai tanta. Tanto valeva lasciarli perdere.

-proprio gli yenkee mi dovevano capitare…sarà un inferno questo semestre – sbottò seccato a bassa voce, mentre cominciava a scrivere alcuni appunti sul registro.

-oh, insomma!!! –

Una voce femminile, molto squillante, irruppe nell’aula, e fu talmente forte che Naoya alzò lo sguardo verso quei pochi studenti che erano rimasti lì a mangiare qualcosa. Senza farsi notare, vide Misako, la ragazza che gli aveva chiesto aiuto, tappare la bocca di una compagna, seduta esattamente davanti a Takahiro. Entrambe erano voltate verso il ragazzo.

-sssh, Chiaki smettila!! -esclamò Misako

-smettila un corno!! –borbottò l’altra, dai capelli leggermente corti e dal fascino quasi esotico. –non può continuare così!! –

Si chiamava Ito Chiaki, stando a quanto diceva il registro.

-certo, ma urlare non serve a niente! –rispose -e poi…c’è ancora il sensei in aula! –continuò sussurrando

-ragazze, non dovete preoccuparvi, davvero! –le interruppe Takahiro con un mezzo sorriso –sto bene! –

Misako e Chiaki si lanciarono uno sguardo preoccupato.

-ci hai prese per sceme, per caso? –dissero poi quasi in coro – sappiamo chi ti riduce in questo stato!! Dovresti parlarne con qualche insegnante! –

-si, ottima idea! –sbottò il ragazzo –così la prossima volta mi ammazzano! –

-ah, e farti picchiare ogni volta che devono sfogarsi è una soluzione migliore?! –

-non mi hanno picchiato –

Takahiro sembrava parecchio scocciato dalla situazione e le due amiche non gli davano tregua. Naoya, che aveva sentito sprazzi della conversazione, tese le orecchie al massimo per captare qualcos’altro.

-Takahiro, ti vogliamo bene, lo sai vero? – esclamò Misako

-si, lo so! –sorrise lievemente lui

-guarda che non può durare ancora a lungo questa storia! –riprese Chiaki –se non lo dici tu a qualcuno, lo faremo noi! –

-dovete starvene solo tranquille, capito?! – sbottò Takahiro con decisione – è un problema mio e lo risolvo io! Voi non dovete essere coinvolte! –

Le due ragazze si guardarono piuttosto contrariate. Poi entrambe sospirarono pesantemente e tornarono a rivolgersi ancora verso il moro, leggermente alterato da tutta quella situazione.
Takahiro si afflosciò al banco, toccandosi il labbro gonfio, ma non disse più una parola. Si limitò solo a mettere via i libri di letteratura.
Naoya osservava la scena interessato, da un lato perché era estremamente curioso, dall’altro perché era un professore.
E come tale doveva sapere se c’era qualcosa che non andava tra gli studenti.
Tuttavia dovette interrompere le “indagini”, perché ormai si era fatto tardi. Rimise tutti i libri dentro la propria borsa e si alzò dalla cattedra.

-Uno chan, Ito chan – esclamò

Le ragazze si voltarono verso di lui – dica, sensei! –

Naoya fece sventolare il registro di classe in modo che entrambe lo vedessero.

-tenete d’occhio il registro fino all’arrivo del mio collega- disse

-certo, non si preoccupi! –sorrise Chiaki

Il giovane sorrise e si diresse verso l’ingresso dell’aula.

-ah, Nishijima kun! – esclamò nuovamente Naoya quando fu davanti alla porta, pronto ad uscire.

Takahiro alzò violentemente la testa, fino a quel momento appoggiata al banco. Cercò di ricomporsi quanto bastava e, quasi per istinto, nascose la botta alla bocca con la mano, facendolo sembrare un gesto del tutto naturale.

-m-mi dica! – balbettò

-domani cerca di arrivare puntuale! – disse con un mezzo sorriso.

Non sembrava affatto un rimprovero.
Takahiro rimase a fissarlo per qualche istante, poi annuì leggermente e con rispetto.

-certo, sensei. Mi scusi.. – borbottò

-non c’è bisogno di scusarsi, siamo tutti ragazzi in fondo! – lo bloccò Naoya – arrivederci – salutò poi uscendo definitivamente dall’aula.

Non appena fu uscito, Misako e Chiaki si rivolsero ancora una volta all’amico, fremendo dall’eccitazione.

-hai visto che figo che è? – osservò Misako

-c-chi scusa?! –domandò Takahiro leggermente imbarazzato

-come chi?! Urata sensei!! – incalzò Chiaki – inoltre è così gentile… -

Takahiro alzò lo sguardo verso l’alto come per evitare le onde “d’amore” prodotte dalle due ragazze che non facevano altro che adulare il loro nuovo insegnante.

-tu non c’eri…ma avresti dovuto vedere come ha tenuto testa a quell’idiota di Sato e compagnia!! – sibilò Misako

-d-davvero? – domandò Takahiro leggermente interessato – …forse…dipende dal fatto che è molto giovane, no? –

-aaah, non avrei mai pensato che uno studente Universitario potesse venire ad insegnare proprio qui! –sospirò Chiaki

-cosa??! fa l’università?!-

Le due ragazze si guardarono divertite.
Prima che Takahiro potesse dire qualcosa altra cosa, scoppiarono a ridere sonoramente, lasciando il ragazzo interdetto, senza possibilità di replica.




**



-Sumimura Sato? –

Naoya era seduto alla sua scrivania personale, in sala insegnanti. Orami era l ‘ora di pranzo e tutti i colleghi cominciavano a tirare fuori dalle loro borse i pranzi al sacco che si erano portati da casa. In quanto a lui, che si era completamente dimenticato il proprio, aveva optato per un sandwich comprato nei distributori automatici della scuola. A quel’ora c’era un bel viavai di professor intenti a parlare tra loro e si sentiva un po’ un pesce fuor d’acqua. Tuttavia, aveva cominciato ad attaccar bottone con una professoressa di tre anni più grande di lui, Takahashi Yuri, che, tra le tante cose era anche l’insegnante di Giapponese Classico della classe 3-A. Era una donna piuttosto carina, non molto alta macon un fisico ben proporzionato. Teneva i capelli raccolti da un fermaglio a forma di fiore.

-si, proprio lui! –sospirò Naoya rivolto a Yuri –com’è con lei? –

-mmh, beh, non è certo il massimo che si possa desiderare… -rispose lei con un accenno di amarezza - ha dovuto rifare la terza classe per via di un espulsione, l’anno scorso –

-espulsione? –

-già, aveva picchiato un professore! - spiegò –brutta, brutta storia davvero! Quando ho saputo che l’avrei avuto il classe, ho fatto i salti di gioia…-

Naoya abbassò lo sguardo ed addentò un pezzo del proprio panino, leggermente perplesso. Poi gli venne in mente un’altra cosa da domandare alla collega.

-e che mi dice di Nishijima Takahiro? –

Yuri parve accendersi come una lampadina e, notò Naoya, i suoi occhi sembravano quasi brillare di luce propria non appena aveva pronunciato quel nome.

-oh, è completamente l’opposto di Sumimura! E’ uno degli allievi migliori della classe! –disse allegra –è così educato…fossero tutti come lui! Credo che viva da solo al momento, il padre è spesso via per lavoro!–

-capisco. E sua madre? –

La donna sospirò leggermente afflitta.

-è morta in un incidente un anno fa –spiegò –pensi che dopo tre giorni, Nishijima era già a scuola! Si vedeva lontano un miglio che era distrutto dalla cosa, ma sorrideva sempre…confesso che mi faceva quasi paura! –

-paura? – domandò Naoya sempre più perplesso –perché, faceva qualcosa di strano? –

-oh no, era come al solito…però quei sorrisi erano tremendamente finti che…-

-capisco… -sospirò il giovane

-…comunque non si preoccupi troppo sensei! –incalzò Yuri – vedrà lei stesso che è un’ottima classe! –

-si… -sorrise lievemente Naoya

Yuri si allontanò per andare a parlare con un altro collega e il ragazzo rimase solo a finire il suo panino.
In realtà, a sapere tutte quelle cose, gli era passata del tutto la fame e guardava quel sandwich che aveva tra le mani senza trovare motivo per mangiarlo. Ripensò a tutte quelle cose che gli aveva detto Takahashi sensei e anche a tutte quelle che aveva, più o meno, origliato quella mattina in classe. Non poteva fare a meno di pensare che ci fosse qualcosa tra quel Sato e Takahiro, ma a quanto sembrava, quest’ultimo era solo un ragazzo per bene senza tanti fronzoli.
Cominciò a credere che sarebbe stato meglio evitare tutte quelle paranoie senza senso.
In fondo, lui era solo un professore, nemmeno di ruolo, tra l’altro.
Non stava a lui occuparsi di quelle faccende.







NOTE:

KUN: uno dei suffissi più diffusi, utilizzato tra ragazzi e amici per indicare una certa forma di rispetto, o da un adulto verso una persona molto più giovane come segno di confidenza
HIBIYA: un quartiere di Tokyo. Copre parte della zona di Chiyoda. La Hibiya High School esiste davvero ed è stata fondata nel 1878.
SENSEI: significa "professore", "maestro" (in ogni senso) o "dottore". Propriamente non è un suffisso, ma in alcuni casi il suo utilizzo associato ad un nome lo rende analogo ad essi, seppur spesso sia utilizzato anche da solo.
YAMAGATA: è una città del Giappone, capoluogo dell'omonima prefettura.
KOJIKI: (古事記, letteralmente "cronaca di antichi eventi") è un'opera in tre libri, scritta in antico giapponese (in realtà un misto di giapponese e cinese). Compilata nel 712 d.C. dal nobile Ō-No-Yasumaro (太安万侶) su richiesta iniziale dell'imperatore Tenmu (天武)
CHAN: Può (ed è diffusissimo in tal senso) essere utilizzato fra persone adolescenti o adulte e in questi casi indica forte amicizia e confidenza, come per esempio fra amiche di scuola, ma può indicare anche affettuosità e un certo grado di intimità. In un certo senso è simile a Kun.
IZANAMI & IZANAGI: divinità dello Shintoismo. Si dice che abbiano dato origine all’arcipelago Giapponese.
YENKEE: Sono chiamati così i teppisti di strada. Sono per lo più studenti dall’animo ribelle. Si muovono spesso in gang e il loro abbigliamento si contraddistingue da giubbini in pelle, tute, occhiali da sole, borchie, spolverini da kamikaze.
KAMI SAMA: E’ un modo di rivolgersi a Dio, non necessariamente il “Dio” del Cristianesimo.
  
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