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Autore: Thaila    01/06/2008    8 recensioni
Un’infanzia rovinata.
Una vendetta da consumare.
Un titolo nobiliare da dover riscattare.
Alle porte di una Francia che sta cambiando, una donna è alla ricerca della verità.
Nel suo cammino trova però qualcosa a cui non aveva mai pianificato.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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prologo
Prologo

        Francia 1760

Deboli raggi del sole filtrano attraverso le finestre, concedendo alle prime ombre di calare su una maestosa stanza arredata in stile rococò. L'aria è impregnata dalla dolce melodia di un carillon, semplice nella forma e privo di alcun colore. All’interno è, invece, costituito una deliziosa e minuta ballerina, intagliata nei minimi dettagli. Anche se lo spazio a sua disposizione è poco, riesce comunque, con leggiadria e compostezza, a dimostrare la sua bravura nei movimenti. Un talento davvero unico.
Di fatti ha conquistato sin da subito una piccola spettatrice, che tiene l’oggetto tra le proprie mani. È convinta che, mantenendolo con una certa premura, lo si possa salvare da qualsiasi situazione che possa sfregiarlo o danneggiarlo irrimediabilmente. E, se questo accadesse, per la bambina sarebbe un duro colpo. Lei lo ama troppo. Per lei quel carillon rappresenta un tesoro dal valore inestimabile, donatole dal padre come regalo di compleanno.
L’uomo per settimane aveva soggiornato a Venezia per questioni di lavoro, rimandando sempre il rientro a casa. Tale comportamento aveva spaventato molto la figlia: da quando lei avesse memoria, mai la famiglia era stata divisa per così tanto tempo, soprattutto nei giorni vicini a Natale, per quel motivo non voleva accettare la situazione che si stava creando. Aveva preso il vizio di recarsi alla finestra che dava sula viale, sperando di intravedere qualcosa all’orizzonte. Così i giorni passavano lentamente, susseguendosi tra di loro. Di solito non accadeva mai niente, ma quella mattina, quando ormai stava per perdere le speranze, riconobbe da lontano la figura del padre a cavallo. E per la prima volta riuscì anche a comprendere le parole della madre che, inesorabilmente, aveva sempre cercato di rassicurarla.
Ma adesso la cosa che conta e che entrambi i genitori siano uno accanto all’altro, tra le mura di casa. Finalmente ogni cosa è al suo posto e nulla deve rovinare la ritrovata armonia familiare. A tale proposito la bambina si appresta a raccoglie i brutti ricordi per relegarli nell'angolo più buio della mente, in modo che non possano nuocere. E per aiutarli ad allontanarsi definitivamente, agita persino la testa con vigore. Di conseguenza, senza rendersene conto, qualche ciocca dorata scappa dal controllo delle forcine, andando ad incorniciarle il viso.
- Signorina, finalmente l’ho trovata. – dice una voce femminile sovrastando le note del carillon. La bambina, voltandosi verso la porta, si accorge che nella stanza è entrata una cameriera. E’ una delle sue preferite, anche se da poco fa parte della servitù. Di lei adora quel dolce sorriso che ora, mentre le si avvicina, sembra assente. – Ma cos’ha fatto alla pettinatura? -
- Nulla. -
- E dire che l’avevo sistemata soltanto qualche ora fa. – le ricorda, provando a sistemarle i capelli. – Ma è anche vero che non la si può mai lasciare da sola, neanche per un momento. –
- Non mi sembra così grave. – mormora la bambina per discolparsi.
- Come ci si presenta è importante. Non vorrà farsi vedere in queste condizioni dai suoi genitori, mi auguro? -
Nel sentire quelle parole la bambina si raddrizza, si sistema secondo le buone maniere, come se niente fosse, pone la domanda che le sta a cuore.
- Mi vogliono vedere per cenare insieme? -  
- Certo. E mi hanno anche informato che l’avrebbero aspettata in salotto perché  devono parlarle prima.-
- In tal caso è meglio che scenda subito. –
La notizia viene presa con grande entusiasmo dalla ragazzina che, con un colpo secco, chiude il cofanetto del carillon. Lo posiziona sotto il braccio e scatta in piedi, pronta a scendere in salotto. Prima, però, lascia che lo sguardo si posi sulle grandi vetrate, dalle quali intravede il paesaggio innevato, avvolto in un silenzio profondo. Sembra quasi che il tempo si sia fermato per permettere alla natura di assistere allo spettacolo. Di fronte ad esso solo la neve osa muoversi, senza dare alcun segno di voler cessare. A quel punto, rassicurata dalla prospettiva di giocare per tutto il giorno, la padroncina esce di corsa dalla stanza, incurante dei rimproveri della cameriera. Questo comportamento non stupisce per niente la donna, che sospira pesantemente mentre prende un pezzo di legno per ravvivare il fuoco.
Nel frattempo la bambina ha già percorso la rampa di scale che divide i due piani della casa, arrivando al piano terra con il respiro affannato. In lontananza sente le voci dei genitori e il suo cuore si riempie di felicità, ma quando decide di raggiungerli qualcosa la distrae. Il rumore proviene deciso e imperterrito dal portone principale, che richiama l’attenzione di un valletto nelle vicinanze. Quando quest’ultimo si appresta ad aprire, si trova dinanzi ad un soldato che, per tutta riconoscenza, lo colpisce in pieno volto con la canna del fucile. Il fedele servitore cade sanguinante a terra, macchiando il pavimento marmoreo. Intanto altri soldati entrano in casa, gettando all’aria ogni cosa che trovavano sul loro cammino. Due di loro ritornarono subito nell'atrio con i padroni della casa. Uno tiene il padre sotto tiro, mentre l’altro trattiene la madre per un braccio. Lei con uno strattone riesce a liberarsi per andare incontro alla figlia tremante, addossata al muro. Con un movimento dolce fa scivolare le braccia intorno al corpo della piccina, sussurrandole, con voce tremante, parole rassicuranti e cercando alla stesso tempo di convincere anche se stessa.
Il padre, nel vedere le due donne in salvo, alza lo sguardo verso la nuova figura sulla porta. Con grande attenzione si mette a squadrarlo, mentre un rabbia sorda s’impossessa di lui. E, fregandosene delle intimidazioni da parte dei soldati, gli si avvicina ponendogli quella domanda che gli brucia la bocca.
- Perché lo stai facendo? -
- Mi hanno dato l’ordine. - rispose con pacatezza il misterioso uomo, portando il braccio sinistro a mezz’aria. – Mi dispiace. Dovevi pensarci prima. –  continua, schioccando le dita. – Sapete cosa dovete fare. –
Senza perdere altro tempo, i due soldati afferrano l’uomo per le braccia e lo costringono a seguirlo fuori, annullando ogni suo tentativo di ribellione.
- Padre! – grida la bambina con tutta la forza che ha in corpo, dimenandosi tra le braccia materne, dalle quasi senza forza, riesce a liberarsi senza problemi. Ma nel farlo non riesce ad impedire che il carillon, che aveva stretto al gracile petto fino a quel momento, si schianti a terra. Il contatto così deciso con il pavimento rompe la ballerina e permette a qualche bullone di roteare sul pavimento, lontano dall’oggetto al quale era appartenuto. Con il cuore in gola, la bambina si affretta ad affrontare il freddo gelido del crepuscolo invernale, seguita dalla madre che si ferma alle sue spalle, con occhi bagnati, aspettando l’evolversi della situazione. I due soldati gettano senza ritegno il prigioniero a terra, come se si trattasse di un sacco di patate , e si mettono a braccia conserte ad aspettare la sua prima mossa.
Immediatamente l’uomo punta le mani sul suolo innevato, maledicendo quella soffice neve che lo sta raggelando, e si alza in piedi, pronto ad affronta la sua sorte. Subito un pugno lo colpisce in pieno volto facendolo arretrare, mentre un calcio lo colpisce in pieno petto, togliendogli il respiro. La foga dei due soldati è tale da non lasciargli neppure il tempo di reagire. Nonostante tutto,  l'uomo riesce a contrastare qualche colpo, almeno finché le forze non gli vengono meno e deve cedere ai dolori lancinanti del corpo. Quello però non basta ai soldati, che gli insinuano una mano tra i capelli per tenergli la testa ferma, mentre un ginocchio lo colpisce in pieno volto. All’uomo non resta altro che un mugugno sussurrato tra le labbra, prima di cadere a terra con tutto il corpo, privo di ogni forza.
- Ti prego. –  supplica la moglie al misterioso uomo che pure lui è uscito per assistere alla scena. - Fermali! -
- È troppo tardi ormai. – con voce laconica e sguardo basso supera le due donne, andando a raggiungere i suoi uomini.
- Madre. – la richiama la piccola, cercando il contatto delle sue mani. – Cosa succederà adesso? -
- Non lo so, tesoro. – le confessa, allungando una mano sul ventre gonfio, mentre l’altra va sulla spalla della figlia. – Davvero, non lo so proprio.
In pochi passi l'uomo misterioso raggiunge il gruppetto e chiede ai soldati di spostarsi dal corpo inerme. In quel momento alla bambina pare di vedere le labbra dello sconosciuto muoversi per dire qualcosa al padre. Ma di questo non ne è sicura quanto del ghigno stampato sulle labbra, mentre estrae una pistola dall'interno del mantello. Punta l'arma dritta al petto dell’uomo e, senza troppi indugi, preme il grilletto, ponendo fine alla sua vita con un unico colpo.
I movimenti dell'uomo sono troppo veloci, tanto da non riuscire ad essere compresi dalla bambina se non quando è ormai troppo tardi. E anche quando i tre uomini si allontanano dal corpo del padre, non fa altro che tenere gli occhi sbarrati, mentre un grido disumano rompe il silenzio del momento: la madre si è accasciata a terra e ripete in continuazione il nome del marito.
Tutto questo però non basta alla bambina, che vuole accertarsi personalmente delle condizioni del padre. Ma quando gli arriva vicino, le si presenta una scena raccapricciante: il sangue esce imperterrito dal petto, andando a macchiare il candido suolo, e il volto è segnato da un’orribile smorfia di dolore.
Allora le gambe cedono al suo peso, mentre con un tocco leggero inizia a far vagare la mano sul volto tumefatto, cercando di memorizzare ogni dettaglio di quella pelle. Il suo doloroso percorso la porta ad incontrare gli occhi vuoti e placanti al mondo, che chiude con mano tremolante. Come scottata da quel contatto, la bambina la ritira subito e la lascia scivolare sulla fredda neve che stringe in un pugno. Niente sembra destarla dal suo oblio, neanche il freddo che le stia entrando nelle ossa. A stento riesce a sentire le orbite brucianti che le supplicano di poter dare libertà alle lacrime, trattenute come il grido disperato, tappato nel cuore.  Tuttavia non riesce a cedere a nessun bisogno, e di questo non ne capisce il motivo.
Insensibile, dinanzi alla triste scena a cui sta assistendo, l’uomo misterioso ripose la pistola al suo posto e si gira, dando ordine ai due soldati di richiamare i loro compagni. Il tono freddo e distaccato di quella voce ha la conseguenza di attirare lo sguardo vitreo della giovane ragazza, che sente nascere nel cuore un nuovo sentimento,  mentre una promessa di vendetta si fa spazio nella sua mente.



Il titolo della storia è tratto dalla poesia “Il male di vivere” di Eugenio Montale.
Mi dispiace per l'incomprensione e i dubbi causati da questo piccolo prologo, ma vi garantisco che d'ora in avanti tutto sarà più chiaro e cristallino. In fondo, questo è soltanto un piccolo squarcio, la vera storia inizia con il prossimo capitolo.
Prima di chiudere voglio però ringraziare, con tutto il cuore, whateverhappened che mi sostiene in questa storia e per il coraggio che ci mette nel leggerla. Grazie mille!

  
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