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Autore: Karyon    13/01/2014    1 recensioni
Eppure sarebbe stato lui a passare alla storia per quel peccato. Il peccato di paura.
Ironico a dirsi, ma avrebbe fatto la fine di un eroe al contrario: quello che verrà ricordato per sempre per quel solo, unico atto immortalato dalla storia per pura fortuna.
Nonostante avesse deciso di porre fine alla sua vita – per cui aveva letteralmente vissuto, sporcando la propria anima e il proprio cuore – per salvare lui, l’immagine vivente del suo peccato, da morte certa.

Una Peter-centric, tanto per cambiare.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Peter Minus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Perché il coraggio non era mai stato il suo forte.
Né tantomeno avrebbe voluto essere ricordato in quel modo: come l’eroe che muore durante una guerra o come quello che salva tutti in extremis e – mentre gli altri festeggiano – lui è lì, sottoterra, a sperare se non altro di essere minimamente ricordato. Peter non era stupido, né davvero smemorato come poteva sembrare; ancora adesso, a distanza di anni, le parole del Cappello Parlante gli risuonavano in testa come un monito preoccupante:
 
«Vedo tanta agitazione in te, ragazzo mio. Sei uno che si preoccupa troppo di tutto e penso che dovresti calmarti… hai una buona intelligenza e hai l’opportunismo giusto per la Casa Serpeverde. Tuttavia sei preoccupato, sei ansioso, hai paura di qualcosa di indefinibile e questo è molto pericoloso…»
«Ho paura di essere solo» aveva mormorato a fior di labbra.
«Nessuno nasce solo. Sta a te decidere che tipo di relazione sviluppare con gli altri» spiegò la voce severa del Cappello.
«Mandami in una casa con brave persone» replicò velocemente lui, senza riuscire a fermarsi.
Il Cappello ponderò per un bel po’ di tempo, poi lo sentì urlare alla Sala «Grifondoro!»
«Solo perché so che c’è di più, in te, di questo» gli fece poi, mentre se lo sfilava.
 
A distanza di anni Peter si chiedeva ancora cosa avesse visto in lui di tanto interessante: faceva schifo a scuola, non era un compagno all’altezza degli altri Marauders ed era sicuro di essere accettato dal resto della Casata solo grazie a loro. Ancora adesso, dopo tre anni, avrebbe voluto infilarsi quel maledetto Cappello e urlargli: “Cosa hai visto? Che cosa che io ancora non vedo?”
Peter passava i giorni, i mesi, gli anni nella costante paura che gli altri lo abbandonassero.
Quando Remus sbuffava bonariamente alle sue richieste di aiuto, si aspettava sempre che gli dicesse di andarsene perché era troppo poco intelligente per lui.
Quando Sirius gli rivolgeva battute taglienti, si aspettava sempre che lo scacciasse perché era poco sarcastico, poco fuori dal comune, troppo normale per lui.
Quando James lo doveva attendere perché era lento, si aspettava sempre che lo mandasse via perché era troppo debole per lui.
Quando arrivò Lily Evans, lo spettro delle sue preoccupazioni divenne un mostro famelico che gli rubò buonumore e fiducia. Peter cominciò a passare il tempo nel timore infondato che sparlassero di lui, che lo lasciassero indietro apposta, che non vedessero l’ora di abbandonarlo.
 
«Tu hai tradito James e Lily! Li hai traditi e li hai uccisi!»
«È colpa tua!»
Ancora una volta tutti erano contro di lui, tutti gli urlavano contro.
La Stamberga Strillante sembrava ancora più piccola e sporca, ancora più asfissiante.
Sirius, nella sua divisa da carcerato sporco e impallidito, sembrava rifulgere di luce propria; Remus, nei suoi vestiti rattrappiti e nel suo sembrare più vecchio di quel che era, sembrava in realtà più feroce che mai. Avrebbe voluto dirgli che era lui, era sempre lui… quello che faceva errori di calcolo, quello che sbagliava ogni volta, quello che inciampava e restava indietro… ma era stato tutto troppo grave, tutto troppo definitivo per tornare indietro.
James e Lily erano morti e a nulla valeva parlare di quanto avesse provato a resistere, di quante volte avesse rischiato la morte per mano sua perché evitava di rispondergli sul nascondiglio segreto… aveva resistito fino alla fine, aveva avuto terrore fino al parossismo, aveva visto la furia di Voldemort trasfigurargli il volto, ma loro a tutto quello non avrebbero creduto.
Così come dell’eroe rimane alla fine solo il ricordo finale della vittoria, così di lui sarebbe rimasto solo il tradimento, subdolo e sporco come un serpente strisciante.
Peter non era stupido e non avrebbe mai voluto fare la fine dell’eroe, quello di cui viene dimenticata la vita per ricordare solo l’eroico modo in cui è morto. Peter sapeva che quello era indegno per un Grifondoro, ma sapeva anche che era umano.
Come sapeva che James, l’impavido James, aveva visto trasfigurare in leggenda la sua morte per salvare moglie e figlio fino a far dimenticare i suoi scherzi feroci e inumani contro Severus Piton.
Come sapeva che Sirius, l’indomito Sirius, aveva trasformato il resto della sua misera vita da uomo libero in un tentativo salvifico di redenzione, facendo dimenticare di sé l’odio incontrollato per la sua famiglia e l’abbandono del suo innocente fratello.
Come sapeva che Remus, il buon Remus, aveva speso una vita a scusare il mondo per la sua natura quando aveva passato un’intera, lunga adolescenza, a sognare di uccidere Fenrir Greyback.
Eppure sarebbe stato lui a passare alla storia per quel peccato. Il peccato di paura.
Ironico a dirsi, ma avrebbe fatto la fine di un eroe al  contrario: quello che verrà ricordato per sempre per quel solo, unico atto immortalato dalla storia per pura fortuna.
Nonostante avesse deciso di porre fine alla sua vita – per cui aveva letteralmente vissuto, sporcando la propria anima e il proprio cuore – per salvare lui, l’immagine vivente del suo peccato, da morte certa.
Peter moriva in uno scantinato sporco e buio, ucciso dall’arma che lui stesso aveva caricato, per salvare Harry Potter e redimersi da ogni peccato.
Però, lo sapeva, nessuno se ne sarebbe ricordato. Perché lui, in fin dei conti, non era un eroe.
 
   
 
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