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Autore: Will Darklighter    13/01/2014    4 recensioni
[La leggenda del pianista sull'oceano][La leggenda del pianista sull'oceano]Novecento è sulla scaletta, osservando quella "tastiera infinita" che è quella Terra sulla quale non ha mai messo piede...i dubbi che porta con se sembrano spingerlo a tornare indietro ma un evento inaspettato sta per accadere. IL What If di uno dei miei film preferiti ed è la mia prima storia. Spero vi piaccia! P.S. Lo metto in questa sezione ma la mia fonte principale è il film, non il libro. Enjoy!
************* STORIA ABBANDONATA PER IL MOMENTO, NON VALIDA AI FINI DELLO SCAMBIO SUL GIARDINO**********
Genere: Drammatico, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Danny Boodman T.D. Lemon Novecento
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La Voce del Mare
 

Il quadro cadde



New York, 14 Maggio 1932

 
" Quanto è grande..." pensava Novecento mentre scendeva la scaletta che lo avrebbe portato sulla Terra, quella Terra che non aveva mai conosciuto se non attraverso gli oblò del Virginian o appoggiato sul parapetto della nave.
Aveva preso quella decisione durante quel viaggio, uno dei tanti tra Genova e New York e il giorno prima lo aveva detto a Max. Quasi gli aveva fatto venire un colpo! Era il suo migliore amico, che cazzo, eppure glielo aveva detto soltanto il giorno prima!
Novecento aveva sempre amato le frasi  ad effetto e quella gli era riuscita particolarmente bene... quasi accennò una smorfia compiaciuta pensando allo sguardo dell'amico del giorno prima, sorpreso all'inizio ma poi immensamente felice per quella scelta.
 Una scelta che più di tutti aveva incoraggiato,c'era da dire...  il trombettista gli aveva sorriso ed insieme avevano discusso della Voce del Mare, il racconto che gli era stato fatto tanti anni prima da quel contadino friulano di cui neanche conosceva il nome. Ci aveva pensato a lungo alle parole di quello strano emigrante, così pieno di tristezza per i tanti lutti subiti eppure ancora così pieno di speranza: Il Mare gli aveva detto che la vita è una cosa immensa e che non poteva passare quella parte di esistenza che ancora gli rimaneva a versare lacrime su quel pezzo di terra che era stato tutto il suo mondo fino a quando la febbre non si era portato via sua moglie e i suoi figlioli...
" Tranne una... la più piccola..."
Quella frase gli tornò alla mente con una tale chiarezza come se quel contadino fosse stato in quel momento davanti a lui... e Novecento mentre scendeva lentamente quei gradini che sembravano infiniti tanto quanto ogni cosa gli si parava innanzi agl'occhi in quella sterminata città, rivide il volto della ragazza, anch'ella senza nome.  
Le aveva dedicato una melodia, senza ancora sapere chi fosse, fissandola mentre lei passeggiava sul ponte davanti agli oblò della sala di aspetto di terza classe... l'unica sua performance al pianoforte che si era lasciato convincere da Max ad incidere su matrice, senza capire neanche tanto bene cosa significasse. " Visto che proprio non vuoi scendere, almeno fai conoscere la tua musica al di fuori dal Virginian!", così gli aveva detto. Quella matrice poi l'aveva presa per se , mandando all'aria il contratto che aveva appena firmato con gli impiegati della casa discografica saliti a bordo di quella nave di emigranti soltanto per lui.
Ma Novecento era fatto così e sapeva che Max avrebbe sistemato ogni cosa... e poi non poteva permettere che la sua Musica, sopratutto quella Musica andasse dove lui non c'era a meno che... a meno che non fosse un dono per la persona che l'aveva ispirato.
Aveva provato a consegnarle il disco durante un giorno in cui diluviava e l'Oceano cambiava colore continuamente... le era stato vicino a pochi metri di distanza ma quando finalmente aveva raccolto il coraggio per avvicinarsi, un altro gruppo di emigranti lo anticiparono, raggiungendo la ragazza. Capì sentendoli parlare che erano italiani, del settentrione sicuramente con  un accento molto simile a quello di quell'uomo.
Fu in quell'occasione che udì parlare la ragazza in questo modo... "Mio padre mi ha detto di aver sentito la Voce del Mare - diceva, rispondendo piccata ad un' altra giovane emigrante che sosteneva che tutti i contadini ne avessero paura. " Davvero? E che cosa diceva? - le chiedeva sornione un altro dei passeggeri.
E lei prontamente: " E' un segreto... e i segreti non si svelano!"
  Novecento non si era mai sentito così sbigottito e preso di sorpresa in tutta la sua vita. In genere era sempre lui che sorprendeva gli altri, ma quella volta... ci rimase di stucco.
Durante quella notte, confuso ed eccitato allo stesso tempo aveva ancora composto sempre seduto sul seggiolino del piano di terza classe e poi... si era messo in piedi all'improvviso e aveva raggiunto il dormitorio femminile di terza classe , cercandola in mezzo a tutte quelle donne dormienti di tutte le età e provenienze.
L'aveva trovata , si era arrampicato sulla scaletta del letto a castello e... le aveva poggiato un delicato bacio sulle labbra per poi fuggire via quando si era accorto di averla svegliata.
Il giorno dopo l'aveva raggiunta di corsa, con in mano la matrice incisa il giorno prima, mentre stava scendendo dalla nave riuscendo finalmente a parlarle. Poche parole che gli confermarono, come se ne avesse avuto bisogno, che era veramente la figlia di quell'uomo che aveva avuto il coraggio di vedere cosa ci fosse al di la del suo campo.
" Come ha fatto a riconoscermi? E' molto strano... - gli aveva detto
" E' un segreto... e i segreti non si svelano. Anche se suo padre quella volta la pensò diversamente... - le aveva risposto.
Fu allora che la ragazza ricambiò quel bacio che le era stato dato la notte prima, sfiorando appena la guancia di Novecento e allontanandosi poi da lui con un vago sorriso di un paio di passi. Ma la folla di emigranti ansiosi di scendere , cominciarono a strattonarla in avanti e Novecento sempre più sbigottito per quello che gli stava accadendo  riuscì a trovare  troppo tardi le parole che voleva dirle: la matrice, voleva regalargliela, ma lei non riusciva a sentire le sue parole, troppo basse per poter essere udite in quella confusione.
Cosi si limitò a gridarle dopo un po': " BUONA FORTUNA! - e lei di rimando con un sorriso: " Buona fortuna anche a voi! Perché non viene a trovarci? Abitiamo a Mott Street 27, mio padre ha messo su una pescheria!" Tutto quello che Novecento poté rispondere fu " Può darsi!".  La ragazza venne poi inghiottita dalla folla per poi sparire poco dopo... Novecento, aveva poi fatto a pezzi la matrice con grande sgomento di Max ed erano passati sette anni da quel momento.
Era così immerso nei suoi pensieri, che non si era neanche accorto di essere giunto a metà scalinata, fermatosi all'improvviso a fissare quello che c'era davanti a lui, distratto dai pensieri e allo stesso tempo concentrato in quella infinita conta.
Furono le parole del maestro Fritz Hermann, a svegliarlo. " Cos'è, ha pestato una merda ?" Assieme ai suoi amici più cari li sul Virginian, stava osservando la sua discesa così titubante e lenta da pochi metri più in alto e probabilmente si stava chiedendo per quale motivo Novecento fosse fermo a metà scalinata da più di qualche secondo.
 
Quella battuta causò l'ilarità dei presenti , tranne di Max il quale disse a voce alta ma tra il serio e l'incuriosito: " Avrà dimenticato qualcosa... - e di rimando uno dei marinai, Todd Marshall uno dei marinai più giovani imbarcati sul Virginian : " Forse si è dimenticato perché sta scendendo..."
A quella affermazione tutti i pensieri di Novecento svanirono, per concentrasi unicamente sulla città di New York...
" Infinita... - fu l'unica parola che attraversava la mente del pianista. Ora che non c'erano più i suoi ricordi e desideri ad occupare almeno in parte i suoi pensieri, la grandezza senza fine di quel luogo lo bloccava e lo spaventava allo stesso tempo.
" Come si fa a suonare su di una tastiera così... - d'improvviso si sentì come svuotato, non riusciva a trovare ispirazione in nulla di quello che vedeva. E per lui che viveva per e dell'ispirazione di tutto ciò che lo circondava, quello era peggio di qualunque altra cosa avesse mai provato in tutta la sua vita. Tutto era così sfuggente, dai contorni così indefiniti che per un istante si sentì mancare il terreno sotto i piedi.
Ora, una persona ordinaria nella stessa situazione come prima cosa avrebbe cercato e trovato sostegno reggendosi al corrimano della scaletta ... ma Novecento era tutto fuorché un individuo ordinario e perciò, afferrò lentamente il cappello se lo mise davanti al petto e... lo lanciò con forza oltre la scaletta!
Dapprima sembrò che il cappello stesse per finire in mare ma poi un fortissimo colpo di vento lo spinse a terra , con un tale impeto che nessuno tra coloro che avevano assistito a quel gesto così singolare riuscì a seguirne con certezza la direzione. Sembrava volare verso il sole che svettava sui palazzi di New York  ricoperti di fumo... e nessuno riuscì a capire dove diavolo fosse andato a finire, men che meno Novecento.
Max sorrise mentre gli altri uomini dell'equipaggio lo cercavano con lo sguardo invano prima a destra e poi a sinistra, lungo le banchine del porto.
" Vai Novecento... ascolta la Voce del Mare! - disse con tono deciso e allo stesso tempo divertito e solo lui e Novecento sapevano il perché.
Il giorno prima, parlando proprio di quell'argomento, il trombettista l'aveva definita una cazzata, addirittura riteneva che fosse un'invenzione dell'amico pianista e che il vero motivo per cui decideva di scendere fosse quella ragazza... Max sapeva di lei, oh si che lo sapeva. L'aveva vista sfilare davanti agli oblò di terza classe e si era accorto di quanto la sua presenza avesse profondamente colpito Novecento, come nessun altro sul Virginian e che valesse la pena di scendere per lei. Ma ora comprendeva che c'era qualcos altro...
Novecento sorrise ... e decise che avrebbe cercato il suo cappello. Scese dunque... e questa volta con la velocità con cui un quadro cade da un chiodo.
   
 
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