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Autore: Shainareth    01/06/2008    4 recensioni
[Mai HiME - anime] Da quel momento, Akira aveva iniziato a mettere maggior impegno negli allenamenti in vista di quello che le sarebbe toccato dopo: un’intera serata in compagnia di se stessa e dei suoi disegni.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Okuzaki, Takumi Tokiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Omocha

 

 

Una bambola, una cucina giocattolo, un hoola-hop… non le sarebbe importato granché quale gioco le avessero regalato, purché esso fosse stato adatto ad una bambina. A dirla tutta, di doni ne aveva ricevuti spesso, soprattutto in occasione di compleanni e festività, ma nessuno di questi l’aveva mai resa felice. Certamente aveva preferito di gran lunga usare la fantasia piuttosto che continuare a far finta di divertirsi con dei giocattoli per maschietti, anche perché la sua unica valvola di sfogo, in un mondo in cui doveva chinare la testa ed obbedire alla volontà paterna, era sempre stata costituita da quelle due ore quotidiane di allenamenti nelle tecniche ninja. Era stato quello il gioco a cui Akira aveva dovuto dedicare gran parte della sua infanzia sebbene non ne fosse poi troppo entusiasta.

   La bambina si era così dovuta ingegnare per trovare una fonte di divertimento diversa, e suo padre non aveva avuto nulla da ridire quando lei gli aveva chiesto in regalo un album da disegno e delle matite colorate; dopotutto Akira viveva già un mondo pieno di privazioni per una colpa che non aveva, e per una volta che aveva trovato il coraggio di esprimere un desiderio, soprattutto se così innocente, l’uomo non aveva avuto assolutamente nulla da obiettare. Anzi, se sua figlia avesse potuto trovare in quel semplice dono un motivo per sorridere davvero, anche lui ne sarebbe stato felice.

   Da quel momento, Akira aveva iniziato a mettere maggior impegno negli allenamenti in vista di quello che le sarebbe toccato dopo: un’intera serata in compagnia di se stessa e dei suoi disegni. Riportava su carta un po’ di tutto, specie quel che la fantasia le suggeriva. Successivamente, crescendo, era passata a ritrarre tutto ciò che le capitava davanti agli occhi e che, a suo dire, era degno della sua ammirazione. E si era persino scoperta brava, in questo gioco, tanto che aveva iniziato anche a studiare le varie tecniche pittoriche ed artistiche in genere.

   Il suo unico amico e confidente era così diventato un muto album da disegno, il solo capace di scoprire il suo cuore senza giudicarla, il solo al quale Akira avesse mai confidato i suoi più intimi segreti.

 

Fu solo quando, a poche settimane dal suo tredicesimo compleanno, dovette abbandonare la casa paterna per iniziare le scuole medie che le cose cominciarono a cambiare.

   Mal disposta d’animo verso quel trasferimento che la vedeva costretta a condividere una camera nel dormitorio con un ragazzo anziché con un’altra fanciulla, Akira aveva inalberato la più truce e seccata delle sue espressioni per incontrare il suo compagno di stanza, un ragazzino né alto né basso, di stazza nient’affatto corpulenta, dai lineamenti belli e delicati, e dai modi di fare educati e gentili. Goffo ed ingenuo, Takumi sembrava in tutto e per tutto il suo opposto, e la cosa aveva stizzito non poco la kunoichi, anzitutto per via del fatto che quel tipo a volte appariva persino più aggraziato e femminile di lei. Aveva preso così ad insultarlo gratuitamente, fosse stato anche soltanto per il semplice fatto di vederlo felice di mettersi ai fornelli o perché lui dimenticava continuamente di bussare prima di entrare in camera; azione, quest’ultima, della quale Takumi si era più volte chiesto l’utilità – salvo poi sorprendere la ragazzina svestita in bagno e capire finalmente la situazione – visto che la stanza apparteneva ad entrambi e non soltanto al suo compagno, e ciò nonostante aveva evitato accuratamente di esternare le proprie perplessità per non provocare ancora i nervi di Akira.

   Col passare del tempo, tuttavia, quest’ultima aveva iniziato a realizzare una cosa di fondamentale importanza: Takumi era forse il ragazzo più innocuo che potesse esistere sulla faccia del pianeta e, soprattutto, anche lui viveva una vita a metà perché provata da una grave malattia cardiaca. Non fu compassione quella che la spinse ad essere più gentile e disponibile nei suoi riguardi, bensì comprensione: non convivevano forse entrambi con constanti paure e privazioni che, per quanto loro fingessero di star bene, continuavano ad ucciderli nell’anima – e nel corpo nel caso di Takumi – giorno dopo giorno?

   L’indole decisa eppure timida di Akira, però, le impediva di esternare quel tipo di sentimenti in maniera che i più definirebbero “normale”, così che, di nuovo, la ragazzina si era dovuta adattare a ricorrere all’ingegno: continuare ad insultarlo e a prenderlo in giro, certo, ma in maniera meno aggressiva e soprattutto intelligente, tanto da indurlo a reagire. E, a modo loro, i due coetanei trovavano diletto in quella battaglia quotidiana, anche perché se da una parte Takumi era davvero capace, seppur involontariamente, di mettere a dura prova la pazienza dell’amica – e quest’ultima ne aveva invero molta – dall’altra gli occhioni buoni e puri di lui impedivano ad Akira di arrabbiarsi a dovere: un rassegnato sospiro, ed ogni malumore veniva istantaneamente accantonato.

   E quegli screzi giocosi che li avvicinavano sempre più, al punto da spingerli a passare quasi tutto il tempo libero insieme, oltre a quello trascorso in classe, avevano lentamente iniziato a cambiare la vita di entrambi.

 

Fu un giorno d’estate che, sfogliando distrattamente il proprio album da disegno ormai colmo di schizzi, Akira si accorse di una cosa sconcertante: senza quasi che se ne fosse resa conto, aveva ritratto il proprio compagno di stanza in diverse occasioni, troppe, al punto che l’intera seconda metà di quell’album era dedicata a lui soltanto. Il suo gioco preferito, che col tempo era diventato una passione vera e propria, adesso la tradiva sbattendole in faccia una realtà che la ragazzina non aveva voluto mai prendere in considerazione.

   Akira chiuse di scatto il suo amico di carta e lo strinse fra le mani, domandandosi come potesse essere possibile che lui le rinfacciasse in qualche modo quella scomoda verità: ella aveva infine trovato un giocattolo più bello e divertente di lui. O forse, iniziò a credere dopo qualche attimo di smarrimento, quello non era un ammonimento, quanto un invito, da parte del suo muto confidente, a crescere e a perseguire il più vero e sincero desiderio del suo animo.

   D’un tratto un rumore di ceramica infranta la fece sobbalzare e subito corse verso l’angolo cucina: Takumi se ne stava in piedi vicino al forno con una teglia di biscotti fra le mani e lo sguardo terrorizzato alla vista dei cocci rotti di due tazze rovinate ai suoi piedi, le stesse che la sua amica aveva decorato con dei motivi floreali durante le attività del club d’arte.

   «Mi dispiace, Akira-kun!» annaspò il ragazzino, ritrovando la voce persa per lo spavento. «Mi sono voltato per infornare i biscotti e ho urtato le tazze con il gomito! Giuro che non l’ho fatto apposta!»

   Si poteva resistere a quello sguardo da cucciolo mortificato?

   La ragazzina ruotò gli occhi al cielo, emise un profondo sospiro, e, borbottandogli qualche epiteto poco gentile, lo aiutò a ripulire quel disastro. Nel mentre, non poté fare a meno di scrutare con attenzione quel dispettoso giocattolo che pareva volersi continuamente ribellare, arrivando paradossalmente a capovolgere la situazione e a farsi padrone di un grazioso balocco di nome Akira. Cosa, questa, che lei non poteva fare a meno di trovare estremamente interessante.







Per chi non lo sapesse, "omocha" in giapponese vuol dire "giocattolo".
Confesso che sono terribilmente in dubbio sulla coniugazione dei verbi di questo scritto, ma siccome più rileggevo più mi andava in fumo il cervello, e non potendomi avvalere questa volta di un beta, ho deciso di infischiarmene e di lasciare a voi lettori il compito di trovare le mie magagne e di puntarmi un ditino contro per sbeffeggiarmi a dovere. Siete autorizzati a farlo, eh!
Un grazie come sempre a chi legge e soprattutto a chi mi lascia due righe in modo costruttivo. ^^
Shainareth





  
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