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Autore: L0g1c1ta    14/01/2014    2 recensioni
Ogniuno di noi si è sempre chiesto il passato di ogni Guardiano e anch'io ho contribuito ad usare la mia fantasia...ma...L'uomo nella Luna?
Chi era?
Dove viveva?
Perchè divenne colui che tutti noi conosciamo?
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Ciao! Ciao Jack!” disse il piccolo Jamie mentre la slitta comincia ad alzarsi da terra, portando i 5 Guardiani.

Dentro di te sorridi. Sapevi sin dall’inizio che tutto sarebbe andato per il verso giusto, proprio come accadde durante i Secoli Bui. È ritornata la pace ormai…per un attimo ti penti che sia finito tutto così in fretta. Ma è meglio così. I bambini continuano a sognare, a sperare, a meravigliarsi, a ricordare e…giusto…anche a divertirsi…ciò che tu hai perso per molti anni della tua infanzia…

Chiudi gli occhi…cerchi di ricordare…è qualcosa che ricordi spesso…

 

 

 

 

 

 

“Tsar Lunar!” il tuo corpo ebbe uno spasmo. Eri appena tornato dal tuo viaggio verso le terre selvagge di Galyram in groppa al tuo destriero rosso e bianco.

“Puoi gentilmente spiegarci come può creare luce una libellula della Palude di Bilgae?” deglutisci. Non avevi la minima idea di come rispondere. Hai sempre odiato restare chiuso al buio mentre invece gli altri bambini erano fuori a giocare. Il tuo maestro martellò il pavimento con il piede.

“Ebbene?” disse, pur sapendo che non avresti risposto…o almeno non una risposta sensata…apristi la bocca con l’intento di rispondere, ma una risata ti bloccò.

“Maestro, non lo sa perché è ancora a fantasticare nella sua testa vuota!” rigiri gli occhi. Quella bambina quando voleva ti dava un gran fastidio. Beh, almeno eravate solo in tre in quella biblioteca…

“Seraphina Pitchiner…sempre ad aprir bocca quando nessuno ti vuole ascoltare, eh…? Allora vorresti rispondermi almeno tu?” ti sentisti in imbarazzo. Fifi era sempre una saputella in confronto a te…però era l’unica compagnia che potevi avere in quel castello vuoto che era la tua casa…

“Certo! Allora…la libellula della Palude di Bilgae…” non sentisti più nulla. Dovevi continuare la tua avventura per recuperare lo scettro di Dorontho e per salvare il tuo pianeta dall’ira delle forze di Carghinther.

“Ah, Tsar Lunar…non vedo come potrai essere il nostro nuovo sovrano se continuerai a fantasticare in questo modo…” ovviamente Fifi doveva attirare tutta l’attenzione su di sé…

“Maestro, l’avevo già detto che lui ha una testa vuota!”

“Seraphina…potrai anche avere ragione ma una bambina come te non dovrebbe offendere un suo coetaneo…che sia il principe o no”.

 

 

 

 

Apri gli occhi. Guardi sotto di te. I bambini stanno ritornando a casa, cercando di non farsi scoprire dai propri genitori.

Ah, Fifi…non riesci a vederla da questo punto, ma sai che anche lei sta guardando la stessa scena. Lei è stata sempre il tuo opposto in ogni cosa, eppure…nonostante ti prendesse in giro, ti mettesse in imbarazzo, si vantasse sempre di suo padre e delle sue imprese, tu l’hai sempre voluta bene. Sempre.

Era la tua unica amica che poteva “essere del tuo stesso rango”, o così dicevano tutti al palazzo. Fifi era l’unica che poteva stare con te, o così dicevano i tuoi genitori. Talvolta anche tu le facevi qualche dispetto…così per togliere di mezzo la noia…

“È la figlia del generale Pitchiner, Tsar! Dovresti portarle un po’ più di rispetto, insomma! Senza la bravura di suo padre non saremo più qui. Il nostro pianeta sarebbe distrutto, i Fearlings ci avrebbero divorato, probabilmente io e tuo padre saremo morti. Fai il bravo e cerca di non stare sempre con la testa fra le nuvole!” aveva ragione tua madre…ma era anche lo stesso generale che ha distrutto il tuo pianeta. Condannando ogni essere, bambino o adulto che sia, a servirlo come sua ombra, come suo servo. Pur non desiderandolo.

Sin da prima della nascita dei tuoi genitori il tuo pianeta era stato attaccato da queste creature oscure. Cancellavano i ricordi, distruggevano i sogni, non facevano provare meraviglia o speranza e mangiavano le anime di ogni abitante che vedevano.

Kozmotis Pitchiner aveva benedetto il tuo pianeta restituendo la pace imprigionando i Fearlings. Era un giorno radioso. Fifi era felicissima…

 

 

 

 

C’era una specie di parata in città. Vennero mostrati i migliori addobbi sui tetti e per le strade. I colori dominanti erano l’oro e il bianco. Soprattutto l’oro. Le campane suonarono a festa quando arrivarono i soldati.

Riuscisti a vederli da sopra la torre del palazzo.

Erano migliaia e migliaia di uomini e donne. Vestiti d’oro e bianco con in mano la bandiera con lo stemma imperiale. Abbassando lo sguardo riuscisti a vedere Fifi.

Il suo vestito era di un purissimo bianco con ricami d’oro e d’argento. Stava aspettando con impazienza suo padre, ne eri certo. Saltellava sul posto senza riuscire a fermarsi nemmeno per un secondo. La tutrice cercava di fermarla. Non era un buon atteggiamento da prendere, eppure anche la donna non riusciva a smettere di torturarsi le mani.

Finalmente le porte del palazzo si aprirono. I soldati entrarono. In testa al corteo c’era Kozmotis Pitchiner, il Grande Generale.

L’armatura d’oro splendeva al chiaro del sole. Lo sguardo molto severo si addolcì quando vide la figlia. Non sentisti nemmeno una parola di quello che dissero. La torre era troppo alta, ma vidi che Fifi si gettò tra le braccia di lui, indifferente del fatto che non era una bella cosa da vedere per una bambina del suo rango. Nonostante ciò il padre fece lo stesso. Non vollero staccarsi tra lacrime e baci.

Anche gli altri soldati, dopo quel saluto tra padre e figlia, fecero lo stesso. Andarono a salutare i propri mariti, mogli, figli, figlie, fratelli, padri e madri. Un giorno che meritava di essere festeggiato. Quella guerra durata tantissime generazioni, aveva rubato dalle case moltissimi uomini e donne con l’amaro destino della morte o di essere un nuovo essere oscuro. Quell’uomo non l’avevi ammirato mai così tanto.

I festeggiamenti durarono un mese. Non eri mai stato tanto felice per Fifi.

Era radiosa, splendente, felicissima.

Non volle lasciare nemmeno per un secondo suo padre, lo stesso per Kozmotis. L’unico momento in cui dovette andarsene da sua figlia è stato quando i tuoi genitori vollero congratularsi personalmente con lui. Sicuramente sarà stata una discussione molto lunga e noiosa, non lo hai mai saputo. Eri nel tuo mondo, nella tua testa, nelle tue avventure. Ti svegliasti quando sentisti una piccola vocina dietro di te.

“Tsar…vorresti ballare con me?” chiese con un po’ di timidezza. All’inizio non capisti. Eri in mezzo ad una battaglia nella Foresta di Hiroghal e stavi vincendo ma con difficoltà.

“Hey, testone! Ti ho chiesto se volevi ballare con me! Il mio papà è occupato con il re e la regina quindi…vuoi ballare con me?” chiese addolcendo lo sguardo. Annuisti più volte. Le desti la mano per invitarla a ballare. Raggiungeste il mezzo della sala. La musica era molto allegra, anche i soldati lo erano mentre ballavano insieme ai propri partner.

Non sapevate ballare, o almeno tu non sapevi ballare. Fifi cercava di imitare le altre donne, tu eri assolutamente…

“Tsar! Mi stai pestando i piedi!” non lo disse con il suo solito broncio, ma con allegria ridendo e saltellando felice. Il tuo mantello non ti aveva aiutato affatto. Spesso lo pestavi e non voleva mai stare al suo posto. Inciampasti su di esso cadendo per terra insieme a Fifi. Inizialmente nessuno vi notò, ma…

“Un brindisi! Ai nostri futuri sovrani!” tutti applaudirono alzando i bicchieri in aria e ridendo a gran voce. Non avevi mai riso così tanto insieme a lei.

Appena vi rialzaste da terra raggiungeste Kozmotis e i tuoi genitori. I tuoi avevano il loro solito sguardo severo, il Generale sembrava distrutto. Chiese alla figlia di parlarle in privato portandola lontano dalla festa. Li seguisti guardando da uno spiraglio della porta ciò che stava accadendo dentro il soggiorno.

Le orecchie ti si appannarono per via della musica, non riuscisti a sentire nemmeno una parola. Ma riuscisti ugualmente a vedere.

Fifi, in confronto al padre, era molto allegra e solo dopo diversi secondi riuscì a fermare le gambe. Il Generale si sedette su di una sedia massaggiandosi il volto. Cominciò a parlare…

Il sorriso di Fifi mano a mano cominciò a scomparire. Divenne seria e ascoltò ancora. Il suo sguardo si inorridì. Avevi visto i suoi occhi riempirsi di lacrime. Anche Kozmotis sembrò stare peggio di come fu pochi minuti prima. Si salutarono con il capo. Fifi uscì fuori, il padre rimase dentro.

Appena la tua amica ti vide ti abbracciò in preda alle lacrime senza smettere per un secondo, senza darti spiegazioni. Le chiesi cosa fosse successo.

“…se ne andrà per sempre! Non lo vedrò mai più…! Per colpa di quei mostri…!”

 

 

 

 

 

Il tuo volto si sposta verso uno strato della superficie dell’oceano. Seraphina è laggiù. Continua a danzare per continuare il compito affidato. Il suo cuore è in tempesta, lo vedi, lo senti…Non è mai riuscita ad accettare la perdita del padre.

Dopo quello che accade, lei ormai lo considera morto…

Vuole stare da sola, è certo…meglio che continui il suo compito…chiudi ancora gli occhi…

 

 

 

 

 

 

 

 

“No…grazie Tsar…non voglio andare alla festa…” passò un anno da quella festa. Ormai il giorno in cui tutto terminò venne ricordato come la Festa della Pace e ognuno volle festeggiarlo come una vera e propria festività, che sia soldato o no.

Le avevi chiesto perché non avrebbe voluto andare.

“…perché non mi sento bene! Ecco il perché!” disse facendo il suo solito broncio. Non ci eri cascato: quando lei non voleva fare qualcosa diceva sempre che si sentiva male. La conoscevi bene ormai.

Avevi insistito. Le dissi che c’era tonnellate di dolci, milioni di torte. Lei non si smosse. Allora le dissi che alla fine sarebbero potuti andare sulla torre a guardare le stelle. Lei ti guardò abbastanza convinta.

“E va bene…ma se mi annoio sarà colpa tua!” disse uscendo dalla sua stanza con un vestito verde prato e con decorazioni dorate ai bordi.

Non si annoiò. Volle andare ovunque, vedere cose nuove, assaggiare nuovi dolci. La sua parte preferita fu quando andaste in cima alla torre più alta del castello e vedeste miliardi di astri che lottarono tra di loro. Ti sei sempre chiesto cosa ci fosse lassù, oltre quei piccoli puntini bianchi e gialli. Forse nuovi pianeti con giungle incantate, deserti incontaminati dalla luce del sole, nuovi abitanti come te e Fifi?

“Sarebbe bellissimo se papà fosse qui con noi…”. Ciò che disse ti intristì quanto la tua amica. Il Generale era a moltissime miglia da te…in un isolotto di cui non ricordi il nome…per fare la guardia a quelle creature mostruose…perché lui era il più forte tra tutti i soldati. Non sarebbe riuscito a farsi controllare da quegli esseri…così credevi un tempo…

“Tsar…quello che cos’è?” Fifi indicò una strana luce che stava splendendo in cielo. Era una luce nera e blu…che pian piano sembrò avvicinarsi sempre di più verso il suolo…molto insolito…

“Andiamo in piazza…mi fa paura quella cosa…” decidesti di seguirla. Quella luce innervosiva anche te. Andando in piazza notasti che nessuno notò la stranezza che vidi in cielo. Questo ti rassicurò molto…ma per poco…

“Ma quello che cos’è?!”

“Cosa…?”

“Guardate lassù!”

“Cos’è quell’affare?!”

“Mamma…ho paura…”

Non avevi torto. Quella strana luce scurì il cielo stellato. Sembrò formare una conca con le sue spire nere. Era quasi come se la piazza fosse in mezzo ad una tempesta. Le spire ad un certo punto si proiettarono verso il centro della città creando un potentissimo vento che fece indietreggiare ogni cittadino.

Le spire cessarono di volteggiare e in mezzo ad esse vidi comparire la figura di un uomo. Tuo padre si fece avanti.

“Chi siete, straniero?” disse in tono autoritario ma con un cenno di furia. Quell’uomo ti fece deglutire, lo stesso per Fifi. L’uomo vestito di nero squadrò tuo padre.

“I miei omaggi, maestà. Vi trovate in presenza del Padrone del Buio, Pitch Black” disse facendo un inchino piuttosto provocatorio. Tuo padre non mostrò segni di cedimento.

“E cosa devo la vostra visita nella mia città, di fronte ai miei sudditi?” l’uomo in nero si guardò in giro incontrando con lo sguardo quelli che dovevano essere i tuoi futuri cittadini.

“Allora siete voi coloro che ci avete imprigionato nell’oscurità…le mie congratulazioni per la vittoria, ma temo che dovrete pagarne il prezzo” Fifi dietro di te sembrò essere scattata in piedi e, senza che tu te ne accorgessi in tempo per fermarla, cominciò a correre verso il centro della piazza parandosi di fronte a tuo padre.

“Papà non mi riconosci…? Sono io…sono Seraphina…!” inorridisti quando sentisti questo. Guardasti ancora una volta l’uomo…era lui…ne eri certo…ma era cambiato. Le ombre lo avevano modificato. La sua pelle rosea, quasi bianca, divenne grigia, i suoi occhi blu notte, come quelli della figlia, divennero gialli, lo sguardo da amorevole divenne crudele, la sua armatura da dorata divenne nera.

Lui guardò la bambina inespressivo. Aveva dimenticato…le ombre distruggono i ricordi, anche quelli più felici…ma solo ora lo sai…

“Papà, tu avevi detto che non saresti mai diventato uno di quei mostri…avevi detto che li avresti sempre combattuto…anche se era difficile…ti prego! Ricordati!” l’uomo alzò un sopracciglio, indifferente. Fifi non riuscì a trattenere le lacrime, provocando il disgusto del mostro che le diede un potente calcio nello stomaco facendola cadere a terra.

Tutti i presenti guardarono spaventati quella scena. Il mostro si avvicinò ancora di più a lei mostrando una falce nella sua destra. Tu ti parasti di fronte a Fifi cercando di non spaventarti. L’uomo rise.

“Allora saresti tu il futuro erede di questo posto! Vedrò di non farti vedere più la luce del sole!” in quel mentre ti sentisti veramente molto piccolo, indifeso. Saresti morto se tuo padre non fosse intervenuto parandosi di fronte a te. Subendo la falce che penetrò in mezzo al petto…quest’immagine ti penetra nel cuore ogni volta che ricordi la tua infanzia sul tuo pianeta.

Tuo padre…un uomo molto severo, che pretendeva il massimo dal suo erede, che era il primo che voleva che la smettesti di vivere le tue avventure, fu il primo che si sacrificò per te…

“Tsar! Seraphina! Scappate! Scappate tutti!” l’urlo di tua madre ti riportò alla realtà. Ti alzasti da terra e insieme a Fifi scappasti verso il palazzo. Ci fu il completo caos mentre le ombre combatterono contro i pochi soldati armati presenti in città. Scappavate più in fretta che potevate.

Man a mano vedesti corpi di donne, uomini e, come se non fosse abbastanza, anche di bambini. Anche dei più piccoli, i bebè che dormivano nelle loro culle o venivano uccisi o, peggio ancora, la loro anima e il loro corpo veniva mangiato da quei mostri senza pietà.

Da quel giorno decidesti che mai e poi mai sarebbe accaduto una cosa del genere ancora una volta. Mai e poi mai.

Raggiungeste il palazzo, scalaste la torre, sbarraste la porta. Sapevate che non avrebbe mai retto alla forza dei Fearlings. Fifi era più spaventata che mai, tu non avevi idea di cosa fare, di come combatterli se sarebbero venuti fin lassù.

“Figlioli! Vi ho trovato!” la tutrice di Fifi apparve dal nulla dentro la torre. Eri scioccato più che mai.

“Tutrice…come avete…?”

“Non c’è tempo per le spiegazioni, piccoli. Dovete andare via di qui! Prima che distruggano tutto il pianeta. Avvicinatevi” così avevate fatto. Voi due non riusciste a capire.

“Seraphina…mia cara…è dura da spiegare…ma è così…quel mostro che sta bruciando le nostre case è tuo padre, il Grande Generale. Lui, come ben sapete, doveva essere a guardia delle porte per impedire che i Fearlings potessero uscire. Ma cosa può fare un uomo se sentisse il richiamo di sua figlia da dietro le porte che chiedeva aiuto? Ebbene, piccola mia…quei mostri hanno mangiato l’anima e i ricordi di tuo padre per renderlo loro re…” Fifi inorridì. Eri senza parole…come sapeva la tutrice tutte queste cose? Si voltò verso di te.

“Mio principe…so bene che siete troppo giovane, ma a momenti dovrai governare un pianeta molto più grande del nostro” non capisti cosa intendesse dire. Da fuori sentisti delle urla e l’odore del fumo cominciò a penetrare nelle tue narici.

“Ora basta parlare! Seraphina, prendi questo medaglione. Tienilo sempre con te. D’ora in avanti tu sarai la Madre di ogni essere vivente che governerà sul pianeta che chiameremo Terra. Sarai Madre Natura” il medaglione di Fifi era di un oro scuro e all’interno si vedevano due alberi che avvolgevano tra di loro i propri rami. Eravate molto confusi.

“E voi, mio principe, prendete questa sfera. D’ora in avanti sarete il Padre del pianeta Terra, nessuno, a parte le tue creature, sapranno di te. Ma puoi fare moltissimo per proteggerlo dalla furia di Pitch Black e delle sue ombre” la tua sfera era di un bianco simile all’avorio con molti crateri che rendevano improbabile la sua forma.

Chiedesti dove aveva preso quegli oggetti. La tutrice ti sorrise.

“Vostro padre avrebbe voluto che lo avessi. Pensava che potevi avere i suoi poteri non appena saresti stato abbastanza grande per farlo. Ma, come vedete, ha voluto affidarvi il futuro di un altro pianeta…anche se sarà devastato da quel mostro…non dovete abbandonare mai e poi mai il vostro compito. Crescete quel pianeta come se fosse vostro, come se poteste camminarci sopra…Buona fortuna, piccoli miei. Ne avrete bisogno!” detto questo lanciò in aria una sfera magica che, letteralmente, esplose rendendo la torre un luogo bianco e desolato. Appena i tuoi piedi toccarono terra la sfera sparì…più avanti scoprì che anche il medaglione si era trasformato in cenere bianca…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non sei mai riuscito a scoprire chi fosse realmente la tutrice. Probabilmente una maga o una strega bianca. Forse non lo scoprirai mai…

Fifi divenne una donna, vestita di verde e d’oro. Il suo potere era di creare la natura e di far proseguire il ciclo delle stagioni, a passo di danza, senza smettere nemmeno per un attimo.

Tu invece non sei cambiato, ma solo d’aspetto. Hai sempre le sembianze di un bambino ma sei molto più maturato. Sei diventato un uomo, o almeno come dice la tua età. Quel piccolo satellite in cui abiti è desolato…bianco come la nebbia che circondò la torre quella sera di tanti secoli fa…

Ne tu ne Fifi siete riusciti a scendere verso il pianeta. Lei è bloccata da una nebbia chiara, che gli umani chiamano “strato di ozono”, tu non puoi scendere dal tuo satellite. Soffri molto la solitudine…per molto tempo nessuno ti aveva mai parlato o visto, a parte Fifi. I Guardiani sono stati miracolosi per te. Vorresti tanto andare a conoscerli personalmente, parlare con loro, festeggiare con loro…ma non ti è possibile…

Hai fatto un giuramento da quel giorno.

Avresti impedito la vittoria definitiva di Pitch Black. Avresti impedito lo spargimento di sangue e di morti che accadde nel regno di tuo padre. Saresti diventato meglio di lui. Avresti fatto in modo che sulla Terra potesse regnare per sempre la felicità, pur sapendo che è un’impresa ardua da svolgere.

I bambini sono protetti da te. Avresti fatto vivere a loro milioni di avventure, proprio come le tue. Hai dato a loro l’infanzia piena di giochi e amici che tu non hai mai avuto. Le tue avventure sono vissute attraverso gli occhi di loro, il motivo per cui tu continui ad essere quel che sei diventato.

North dice sempre che ognuno di noi possiede un centro. Hai sempre creduto che il tuo centro fosse la Fantasia…la capacità di creare spiriti che poi diventano realtà. Ma tu hai bisogno prima di mettergli alla prova. Non ti ha mai bruciato tanto il cuore nel vedere Jack Frost ridotto alla miseria per la sua solitudine…ma hai dovuto…

Se non lo avessi fatto non avrebbe mai capito di essere il quinto Guardiano. Non avrebbe mai capito. Avrebbe voluto unirsi insieme a Pitch. Ma alla fine ne è rimasto soddisfatto.

È diventato una Leggenda.

È diventato Il Guardiano del Divertimento.

Abbassi lo sguardo verso Fifi. Le sorridi. Lei si volta verso di te. Ti vede. Ti sorride anche lei. Ti fa un inchino e ritorna al lavoro.

 

Ti distogli dai tuoi pensieri.

Devi continuare il tuo compito.

 

 

 

Non essere in pena Fifi…tuo padre ritornerà ad essere il valoroso Generale che tutti noi conosciamo…credimi…Kozmotis Pitchiner un giorno ritornerà ad essere ciò che era stato…

 

  
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