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Autore: Ialwaisdream989    14/01/2014    0 recensioni
Mi chiamo Ginevra, ho 17 anni e abito nella provincia di Napoli. Ho un fratello di nome Luca che ha 19 anni. Mio padre e morto e che altro dire... Il resto scopritelo voi
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Capito uno.
Era il primo di luglio, un mese esatto dalla morte di mio padre, come ogni mattina mi alzai dal letto, mi feci una docci, mi vestii, un filo di matita e andai al cimitero. Percorsi tutta la strada fino ad arrivare davanti all’entrata del cimitero, facendo un respiro profondo aprii il cancello e entrai, percorsi tutto il vialetto fino ad arrivare alla tomba, appena vidi la fotografia di lui iniziai a piangere, crollai; non pensai più a tutte le volte che mi ero ripromessa di essere forte, di dovercela fare, di pensare alle cose belle ma non ci riuscivo, era più forte di me. Asciugandomi le lacrime presi i fiori che portavo in mano e li misi nel portafiori, li sistemai per bene e rimasi a fissare la lapide per circa 10 minuti per poi iniziare a parlare: “Ciao papà, come stai? Spero bene. La tua mancanza si sente molto, la sento sopra tutto io, Luca dice che tu mi guardi da lassù e che mi proteggi sempre come facevi prima. Sai l’altro ieri sono andata a prendere la pagella a scuola e sono stata promossa in quinto superiore con dei buoni voti se non eccellenti, sai benissimo quando ci tenessi ad andare bene a scuola. Mi ricordo ancora quando tu e la mamma tornavate a casa ogni fine settimana, io correvo e ti abbracciavo forte, forte e ti pregavo di non andare via un’ altra volta, di non lasciarmi da sola di nuovo. E tu, con il tuo tono sempre rassicurante mi dicevi “Non ti preoccupare bambina mia, anche se lavoro lontano con il pensiero sto sempre con te”. Non mi posso mai scordare quella volta che per il mio compleanno mi portasti a vedere una sfilata di moda a Milano, eh si a me piace molto la moda e quello fu uno dei regali migliori di tutta la mia vita, anche se era un regalo bellissimo avere te accanto a me. Non so ora cosa stai facendo, spero che mi stai pensando, sai io lo faccio tutti i giorni e tutte le notti. Ah sai una cosa papà? Settimana prossima vado a New York dai nonni, stacco un po’ la spina sto malissimo e credo che cambiare ambiente mi faccia bene! Papà hai presente quei momenti in cui vorresti dire tutto quello che provi? Urlare in faccia alle persone che le ami, che le odi, che sei stanco o che, semplicemente, esisti anche tu. E invece te ne stai immobile e senza aprir bocca, sperando che qualcuno riesca a leggere i tuoi occhi? Ecco è quello che vorrei fare io adesso. Vorrei gridare in faccia alle persone che sto male, non nascondermi più questo falso sorriso, ma non ci riesco. Ogni giorno mi sento sempre più sola; meno male che c’è Luca, si che lui mi aiuta. Interruppe il mio parlare il custode del cimitero, che prendendo la parola disse: “Mi scusi signorina Ginevra noi dobbiamo chiudere il cimitero per ora di pranzo.” Risposi semplicemente dicendo: “Va bene ora mi avvio verso l’uscita”. Conclusi. Mi girai di nuovo verso la tomba e con le lacrime agli occhi dissi: “Papà ora io devo andare ci vediamo domani, ti amo”. Mi incamminai verso l’uscita e percorsi la strada fino a casa a testa bassa. Appena entrai trovai mia madre in cucina, appena mi vide chiese: “Hey piccola “Boss” dove eri finita ti stavamo cercando, sei andata di nuovo al cimitero?” Con un tono abbastanza sgorbutico risposi: “Si ci sono andata e sono stata a parlare con papà.” La donna riprendendo la parola disse. “Scusami ma non ti sembra troppo eccessivo parlare con un morto? Insomma sembri quasi una scema!” “Questa è al cosa peggiore che potessi dire” le gridai contro “non ti rendi conto che ho un bisogno vitale di lui? Del suo amore, del suo affetto, per me è linfa vitale, ma tu questo non lo potrai mai capire visto che di lui non te ne è mai importato nulla, eri arrivata ad avere anche un amante per quanto te ne importava”. Conclusi sbattendo la porta e correndo per le scale per poi arrivare in camera mia e buttarmi sul letto a piangere. Presi il mio diario dal cassetto e iniziai a scrivere: Non riesco più a trovare un senso alle miei giornate. Mi manca sentire la sua voce rassicurante, i suoi “giudizi” le sue idee molto liberali e pacifiche, mi manca tutto ed è la centesima volta che lo scrivo, lo scrivo ovunque, su ogni pagina, su ogni foglio, in ogni angolo. Ogni secondo della mia vita sento crollarmi un muro addosso, un muro che si aggiunge alle altre pietre già cadute, alle altre delusioni già avute, alle altre sofferenze già vissute. E’ tutto così sbagliato, sbagliato, sbagliato, SBAGLIATO. La mai vita è sbagliata da quando sono nata fino ad adesso. Da quando sono nata, alla scuola media, alla scuola superiore e al mio primo ragazzo e anche l’unico. E’ tutto sbagliato da riscrivere un’altra volta, una vita nuova da iniziare di nuovo.
  
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