Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Kengha    14/01/2014    9 recensioni
La prima volta che Anna la rivide erano passati quasi sei anni da quando non dormivano più insieme.
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Vi sono mancata?! *Moriarty mode: ON* 
Ammettetelo, vi eravate illusi di esservi liberati di me. Mi dispiace dirvi che ho ancora altre tre fan fiction in cantiere, quindi dovrete sopportarmi ancora per un po'! :3
Questa storia era nata come flash-fic e avrei dovuto pubblicarla ieri visto che era parte del regalo di compleanno "a distanza" che avevo deciso di fare alla mia amatissima
Sam__, purtroppo ho avuto davvero poco tempo ed ho potuto solamente finirle lo scarabocchio di buon compleanno! (Anche per quello avrei voluto avere più tempo per farlo meglio, mi dispiace Sistah ç.ç).
Ecco a voi (e soprattutto a lei 
♥) il mio regalo completo! Una storiella un po' malinconica che spero possa piacere a qualcuno ^^
 
Besos

PS: Sister, vedi se trovi una qualche frase di riferimento ad uno dei tuoi OTP! 
PPS: Ho ricaricato il disegno -nonostante non c'entri un cappero con la fic- perché era questa l'idea originale... e non di caricarlo su tumblr! XD

 

 


A Perfect Girl

Elsa le sfuggiva anche le poche volte che era fuori dalla sua stanza.
Dalle sue stanze.
La nuova camera da letto della sorella era, in realtà, grande tre volte la sua: c’era spazio per un tavolino, dei divani ed un’intera sala da bagno.
All’inizio era stata un po’ gelosa, credeva che la stanza di Elsa fosse così bella da farle preferire di passare tutto il tempo lì dentro piuttosto che stando con lei. Ma anche la più bella delle camere si sarebbe abbandonata almeno per mangiare. Elsa non usciva nemmeno per quello: erano i domestici a portarle i pasti.
Aveva chiesto tante volte ai suoi genitori di sua sorella, la loro risposta era sempre la solita:
<< Sta studiando per poter diventare, un giorno, una grande regina >>.
Elsa era troppo seria.
Anna era arrivata a questa conclusione dopo anni passati a bussare alla sua porta, a chiederle di venire fuori a giocare, ricevendo in cambio secche risposte in cui le veniva espressamente richiesto di andar via, oppure –e in quei casi era anche peggio- il silenzio.
Era accaduto quasi improvvisamente, ma i suoi genitori avevano smesso di parlare di Elsa. Lei aveva appena cinque anni quando erano avvenuti questi misteriosi e drastici cambiamenti, eppure, nonostante il tempo trascorso, la ferita che tutto ciò le aveva causato era dolorosa e aperta esattamente come il primo giorno.
Il Re e la Regina amavano le loro figlie, Anna lo sapeva anche se non parlavano mai di sua sorella. Alle volte sparivano dei minuti, altre delle ore… non aveva mai chiesto dove andavano.
Questo perché in cuor suo aveva già la risposta.
Era quando i suoi genitori sparivano che sentiva dei sussurri provenire dalla sempre silenziosa camera di Elsa.

La prima volta che Anna la rivide erano passati quasi sei anni da quando non dormivano più insieme.

La principessina era appena uscita dalla sala dei quadri ed era furiosa per via di un battibecco avuto con Giovanna a causa delle differenti posizioni riguardo l’amore. Stava ancora borbottando quando i suoi occhi riconobbero la snella figura della sorella maggiore abbandonare lo studio di loro padre, rapida e silenziosa.
Elsa aveva appena quattordici anni, eppure già non sembrava più una bambina. Questa prima constatazione arrivò dolorosamente al petto di Anna che, nello sguardo freddo e nel volto adulto della sorella maggiore, riusciva a malapena a riconoscere la sua compagna di giochi.
Nonostante ciò, la principessina non era intenzionata a lasciarsi sfuggire tra le mani quella preziosissima occasione e corse rapidamente attraverso il corridoio per raggiungerla.
« Elsa! »La chiamò con un sorriso quando ormai era ad appena un paio di metri di distanza.
La diretta interessata si voltò improvvisamente, sgranando gli occhi riconoscendo il viso allegro e i capelli fulvi della sorella minore.
Anna la vide impallidire mentre fissava il pavimento nervosamente, torturandosi le mani che aveva intrecciato tra loro in un lampo, stringendole al petto.
Senza scoraggiarsi, la più piccola continuò a sorriderle « E’ così bello rivederti ». Ammise sinceramente, catturando ogni singolo particolare di Elsa, nel tentativo di memorizzare quella nuova immagine. I capelli candidi come la neve erano intrecciati e stretti in un basso chignon, la frangia tenuta su un lato, il lungo vestito blu le arrivava alle caviglie ed era abbastanza attillato da evidenziare le sue forme già evidenti.
La più grande non riuscì a proferire nemmeno una parola, indietreggiò di un paio di passi, come se fosse una cosa naturale, che il suo cervello era già predisposto a fare.
Da quando Elsa sembrava la più impaurita delle gazzelle? E da quando si comportava come se fosse davanti al più affamato dei leoni?
« Ti prego, non scappare ». Tentò Anna, allungando leggermente un braccio, in un invito a rimanere lì con lei.
Quando il re aprì la porta del suo ufficio il sorriso che gli dipingeva il volto si trasformò presto in una smorfia indecifrabile –almeno per Anna- nel notare le sue figlie così vicine.
<< Cosa sta succedendo qui, Elsa? >>. Domandò fissando il suo sguardo sulla ragazza alla sua sinistra. Nel suo tono non c’era né severità, né rimprovero, la sua voce era lo specchio del suo volto: indecifrabile.
La platinata mutò in un istante, raddrizzò la schiena, alzò il mento e ogni traccia di paura fu cancellata dal suo volto, Anna poté giurare di averla vista tirare un sospiro di sollievo nell’istante in cui il re aveva aperto la porta. Assisté alla trasformazione di sua sorella con un pizzico di amarezza: quella ragazza era ben lontana dalla bambina che era stata un tempo, a soli quattordici anni portava già il volto della regina che sarebbe diventata.
Una ragazza perfetta.
« Niente, padre, stavo per tornare nelle mie stanze. Buona giornata ad entrambi ».
Il re annuì e, con un piccolo inchino, Elsa si congedò e scomparve tra i silenziosi corridoi del castello.
« Mi ritiro anch’io. Con permesso ».
« Anna ». Il padre la richiamò con voce sommessa, la principessa smise di camminare ma non si voltò per non mostrargli le lacrime che le stavano rigando il volto, per non fargli vedere la sua delusione.
Del resto, cosa si aspettava dalla sorella che continuava a tenerla fuori dalla sua porta? A chiuderla fuori dalla sua vita?
« Potrai dubitare di tante cose nella tua vita. Ti chiedo però di non dubitare mai dell’amore che tua sorella nutre per te ».
Un amaro sorriso si dipinse sul volto di Anna, erano così vuote quelle parole, le suonavano così false.
Tornando nella sua stanza non poté far a meno che pensare a lei, a come fosse cambiata e, soprattutto, a come avesse avuto l’accortezza di evitare di guardarla negli occhi.
Dopo quel giorno, non bussò alla porta di Elsa per molto tempo.

La seconda volta che Anna la rivide erano passati altri quattro anni e lei stava dando ai suoi genitori quello che poi sarebbe diventato il suo ultimo addio.
   
 
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