In una normale giornata in una normale cittadina un ragazzo non molto normale è seduto su una panchina, baciato dal sole nella sua lucente uniforme nuova da marine, ha si e no vent’anni e sta godendosi la splendida giornata quando il suo sguardo si posa sul una visione più lucente del sole, più lucente di mille supernove, una dolce ragazza dai capelli rossi, lisci e dal viso rotondo, la sua carnagione chiara e la sua corporatura esile la rendono una figura fragile agli occhi del marine, come se quella pelle di porcellana si potesse rompere al minimo contatto, lui si mette a contarle le lentiggini sulle guance leggermente arrosate dal sole, la sua fascia per capelli le lascia vedere chiaramente, ha gli occhi chiusi e un sorriso dolce sulle labbra rivolto al sole infatti non si accorge del ragazzo finche il suo sguardo insistente non irrompe nella sua armonia, allora apre gli occhi lentamente e si gira verso di lui che abilmente si stampa un sorriso sulla faccia e saluta: “Ciao, sono… Jethro.” Le tende la mano ma lei si limita ad accentuare il sorriso e rispondere: “Non mi piace molto, qual è il tuo nome per intero?” lui risulta stordito, un po’ dalla domanda e un po’ dalla voce soave della ragazza, risponde comunque dopo qualche secondo: “Leroy Jethro Gibbs.” Lei fa una smorfia divertita e dice: “Ti chiamerò Gibbs.” Lui ricambia il sorriso, ancora.
“Io sono Shannon.”.
 


Drin. Drin. Driin.
 
Gibbs si svegliò, prese il telefono e rispose stanco, realizzò che è il suo capo che lo voleva urgentemente per lavorare a un caso di massima importanza: Erano state uccise una donna e sua figlia. Lui rabbrividì al solo pensiero e disse, strofinandosi la faccia: “Sì, ok Leon. Arrivo.”
“Chi era?” chiese Shannon ancora assonata.
“Lavoro.” Rispose lui alzandosi di mala voglia.
“Omicidio?” disse lei da sotto al cuscino.
“Sì.”
“Prendete la vostra roba?”
“Ah-ah.” Lei uscì dal nascondiglio e appoggiò la testa sul braccio.
“Tony e Ziva dovranno di nuovo lasciare la piccola a Abby. Tim non se sarà felice, voleva stare con sua moglie oggi. È pur sempre domenica.” Affermò Shannon sperando che Gibbs chiamasse il suo capo e chiedesse lui di passare il caso a qualcun altro.
“Hanno infranto la regola numero 12, se lo meritano e poi Abby sarà felice di tenerla in laboratorio, la adora.” Finito di vestirsi Gibbs diede un bacio a fior di labbra alla moglie e passò dalla stanza della figlia che stava scrivendo un articolo per il giornale locale.
“Ehi, Kelly sono le cinque del mattino, perché sei ancora sveglia?” lei distolse lo sguardo dal monitor e diede un bacio in guancia al padre.
“Questo è molto importante papà, potrei arrivare al New York Times!” esclamò lei eccitata, lui rise e uscì, lo diceva ogni volta.
 
Si mise in macchina, cominciò a viaggiare verso il Navy Yard lasciandosi le ragazze dietro di sé, avrebbero sicuramente fatto colazione, Shannon non si sarebbe di certo riaddormentata e Kelly era andata avanti a caffeina tutta la notte. Avrebbe rispedito a letto entrambe, con un po’ di pazienza, ma non aveva tempo e poi, anche se lo facevano arrabbiare, lui le amava molto.
 





 

Scrittrice in canna’s corner
Soooooooo, this!
Eh.
Ok, lo so che forse senza la morte delle ragazze Gibbs non sarebbe mai andato all’NCIS ma presumiamo che abbia volute vivere la sua famiglia restando a casa e quindi diventando un ex marine, perché no? Immagino Kelly come un’ambiziosa giornalista, spumeggiante e solare, mi ispira questo oh :3
L’inizio dovrebbe essere tratto dal ricordo che si vede in una puntata ma non la vedo da secoli quindi ho messo quello che mi ricordavo che forse è pure sbagliato XD chiedo venia :’3
 Spero vi piaccia comunque :D
Vostra
Scrittrice in canna