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Autore: Sheego Watakuri    02/06/2008    6 recensioni
Questa one-shot è ispirata al film Hercules della Walt Disney. Megara si ritrova in mano papiro e carboncino e pensa di scrivere una lettera, che mai consegnerà, al ragazzo venuto prima di Hercules ( al quale si accenna nel film tramite Ade). Una lettera nella quale sfoga tutta la rabbia repressa e racconta come ha perso fiducia nell'amore. Spero che piaccia. Non so come sia venuta, essendo la one-shot stata scritta alle h. 00.59 di una sera passata in compagnia ^^. Comunque, auguro buona lettura e spero di avere recensioni, sia positive che negative. Sheego^^
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come un petalo di fiore di pesco si fa trasportare dal flebile vento di primavera, mi lasciai andare alle tue carezze, ai tuoi baci

Come un petalo di fiore di pesco si fa trasportare dal flebile vento di primavera, mi lasciai andare alle tue carezze, ai tuoi baci. Mi scioglievo alle tue dolci parole, come candida neve al torrido sole.

Mentre mi cingevi la vita, mi sentivo sicura, protetta. Non contava nulla al di fuori di noi…

Ero felice, serena, sentivo che ero finalmente riuscita a trovare un equilibrio mai raggiunto prima, ma molto ambito nella mia instabilità.

E poi… ti vidi…

Quel giorno, quell’orribile giorno d’estate.

Faceva caldo, troppo caldo, più caldo delle fiamme dell’Ade.

Cercavo disperatamente un posto all’ombra per ripararmi dai bollenti raggi del sole.

Lo trovai, ma quanto desiderai non averlo fatto: tu eri li. Sarei stata contenta… se non fosse stato per la ragazza che era accoccolata tra le tue braccia e che appoggiava placidamente la testa sulle tue gambe. La stavi imboccando con degli acini d’uva e sorridevi, quel sorriso che non ti avevo mai visto esibire se non in mia compagnia, venduto, anzi, regalato alla prima ragazza che avevi visto…

La guardai bene e poi mi osservai a mia volta: si, era decisamente più bella di me. Le mie onde castane non erano niente in confronto alle spighe di grano purissimo che portava sul capo con orgoglio; le mie forme appena accennate non potevano competere con le sue, molto generose; la mia pelle color dell’ambra era terriccio in confronto al suo manto bianco che sembrava troppo fragile e prezioso per essere umano. Ma una volta che mi avvicinai meglio, scoprii che la cosa che ti aveva rapito di più erano i suoi occhi, occhi silvestri del colore dell’erba, mentre i miei erano semplici e comunissimi occhi marroni, color di corteccia.

Dei mille singhiozzi nei quali mi stavo perdendo, ne uscì uno più acuto degli altri. Fu quello che ti fece accorgere finalmente della mia presenza. Ti scostasti la giovane venere dalle gambe più velocemente che potevi e cercasti di spiegare quella scena alla qual avevo assistito… Come avrei potuto crederti? Come, dopo quello che avevo visto?? Dimmi come! Non volli sentire alcun suono provenire dalle tue labbra bugiarde e corsi via, in preda alle lacrime.

Ed ora eccomi qui, a scrivere una lettera ad un misero uomo che mi ha rovinato gli anni dell’adolescenza, quelli che sarebbero dovuti essere i più belli della mia vita.

Sai che ti dico? In verità, ti scrivo questa lettera solo per vendicarmi: scommetto che, dopo che corsi via, quella ragazza ti ha chiesto chi fossi e tu non hai saputo rispondere, rimanendo solo, magari anche con il segno di cinque dita rosse impresse su una guancia. Le donne ateniesi sono molto orgogliose, caro mio, peccato non averlo saputo prima, vero? Scommetto che non le avevi detto di avere un’altra. Io invece, ho finalmente trovato il MIO uomo, colui che mi ha saputa rendere felice e che mi rende la donna più felice del mondo, tutt’ora, dopo 5 anni dal nostro matrimonio. Lui sì che è un uomo fedele, gentile, dolce e generoso. Secondo me, tu ora sei solo, senza nessuno: un verme come te non può aver trovato l’amore, anche perché non sai cosa significhi questa bellissima parola. Beh, quando eravamo io e te pensavo di saperlo, ma mi rendo conto solo ora di quanto mi sbagliassi…

Se, a differenza di come ho detto prima, hai trovato la donna della tua vita, uccidila: nessuna pena è più grande che stare con te, nemmeno il regno degli inferi e poi, le affretteresti solo il destino inevitabile di una vita con te, una morte per il troppo dolore struggente. E tu, giovane, eventuale sfortunata capitata a questo uomo, se non vuoi essere uccisa (soluzione che devo riconoscere io stessa ingiusta per te), scappa da lui: te lo suggerisce una donna che ha sofferto una vita per colpa dell’uomo al quale sei congiunta, una donna che ha avuto paura d’amare per anni per colpa dell’uomo con il quale sei sposata.

Non dirmi che sono una donna malvagia, lo sai come sono e se non te lo ricordi arrangiati: hai avuto l’occasione di conoscermi. Io sono così, tra i mille capitoli del mio carattere, c’è anche il veleno per la vendetta e non intendo cambiare questo lato di me.

Con tutto il mio odio e la mia sete di giustizia.

Megara

  
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