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Autore: ClaireWrite    16/01/2014    5 recensioni
Cosa faresti se la persona che ami di più al mondo ti abbandonasse? Cosa ti spingerebbe a fare l'assenza, il dolore e la mancanza?
Lei: Lunghi capelli biondi. Occhi verdi come smeraldo. Un amore infinito per la musica e la solitudine.
Lui: Capelli biondi come i raggi del sole. Occhi come il cielo irlandese. Un sorriso che riscalda i cuori.
Loro: Un'amicizia che durerà per sempre. O forse no?
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Una Lametta Nell'Astuccio



Anche oggi una tipica giornata di merda. Materie orrende, interrogazioni di fila, derisa dai compagni, professori sclerati, brutti voti, per non aggiungerci la pioggerella che va avanti incessante da una settimana portandosi con se il freddo e l’umidità. La voglia di vivere, di uscire e di incontrare ‘’la gente’’ è piuttosto ai livelli minimi. Ma sono obbligata a farlo, se non per le insulse leggi dello stato, per vedere lui, il mio migliore amico, colui che con i suoi occhi azzurri un sorriso ogni tanto riesce a strappartelo.


-Hei Niall!; lo saluto scendendo dal bus che tutte le mattine compie quell’infernale tragitto pieno di agonia.
- Hei Bravery!; mi sorride di risposta, con gli occhi luminosi.
-Lo sai che non mi piace il mio nome, non chiamarmi così!; già, una cosa da sapere su di me? Non sopporto il mio nome. Lo trovo insensato, inutile e orribile. Forse è perché non ho mai capito fino in fondo questa parola, o forse perché semplicemente non la trovo adatta per un nome proprio, di una ragazza per di più.
-Okok Brit. Allora pronta per il compito di scienze?; mi chiede  il biondo sprizzando  positività.
-Mah… sai che non è una delle mie materie preferite. E poi mi spieghi come fai ad essere così pimpante alle 8 di mattina?; ribatto sbuffando.
-Buona colazione, pensieri positivi e un amore per le scienze?; mi risponde ridendo dandomi una leggera pacca sulla spalla. Lo guardo ridendo e ci incamminiamo per il cortile per poi entrare in classe. Come al solito l’entrata è un incubo ma credo che dopo due anni in quell’orrore di classe mi sono abituata alle risate che la gente si fa alle mie spalle, evito così anche di chiedermi il perché massacrandomi il cervello di domande che non avranno mai una risposta. Perché in fondo una risposta non c’è mai ai pregiudizi. Io sono sbagliata, tutto di me è sbagliato. Ogni singola cellula del mio corpo. Mi accomodo al banco pregando che la campanella suoni il prima possibile mettendo fine a quel vociferare in cui si distingueva solo il mio nome. Forse questo è un motivo in più del perché lo odio, è sempre sulle bocche di tutti.

 

Le ore passano veloci, inesorabili e passive. Solo un grande senso di noia e affaticamento mi pervade mentre fisso le labbra delle varie professoresse che si susseguono senza nemmeno comprendere di cosa stiano vagamente parlando. L’orologio bianco appeso al muro giallino è ciò che cattura maggiormente la mia attenzione ma purtroppo nonostante gli sguardi disperati non scorre più velocemente. Arriva l’ora di chimica ed ecco la verifica adagiata sul mio banco. Leggo le domande. So dieci risposte su venti. Incomincio a scrivere veloce, come se fosse la penna che guida il corpo invece del contrario. Forse nonostante tutto non è andata così male, o almeno spero. Mi limito a guardare Niall che parla con dei compagni, sorride soddisfatto, e questo può significare due cose: o è riuscito a copiare o magicamente le ha sapute fare. Buon per lui in fondo.

 

Il momento più brutto della giornata? La ricreazione. Non ho molti amici, anzi posso dire che oltre a Niall non ne ho, be certo conoscenti, ma nessuno su cui possa contare davvero. Penso dipenda dal mio carattere soprattutto, eppure io non ci trovo niente di sbagliato nel preferire un paio di cuffiette ad andare in giro per la scuola mostrando i vestiti firmati. Ho sempre preferito la musica al mondo vero, a volte fin troppo, fino a non riconoscermi più senza di essa. La verità è che solo con una qualsiasi canzone sotto mi sento completa. Non so come farei senza musica, la mia vita farebbe più schifo di quanto già non faccia. Solo una cosa non mi piace del mondo musicale, le discriminazioni. Non comprendo la necessità della gente di provare odio nei confronti di alcuni generi o cantanti e per il suo fandom. Io ascolto di tutto e non giudico nessuno e non mi sembra così difficile. Ma vivo in un mondo in cui nessuno la pensa come me, ed ecco un altro motivo dei pregiudizi nei miei confronti. Tutto questo continua da molti anni. Posso cambiare scuola, posso cambiare città, ma non posso cambiare me stessa e dopo varie e ripetute scene di critiche e prese in giro ho imparato ad accettare che sono io lo sbaglio e sto cominciando a farmene una ragione. Tutto questo però non incide su di me. Ho Niall, ho la musica e ho il mare. Questo mi basta. Non do peso a quelle persone e alle  cattiverie, o almeno cerco di non farlo.

 

Sento una cuffia lasciare bruscamente il mio orecchio e il suono diminuire all’improvviso.
-Niall?; lo guardo sorpresa chiedendogli spiegazioni di quel gesto.

-Oggi esci? Facciamo un giro in cortile?; mi chiede speranzoso, come se non conoscesse già la risposta.
-No… ho mal di pancia; fingo cercando di riprendermi la cuffietta.

-Penso che dovresti farti vedere. E’ due anni che hai mal di pancia tutti i giorni; guardandolo si direbbe che sia arrabbiato. Gli compaiono delle rughe sulla fronte e aggrotta le sopracciglia guardandomi in una maniera che mai avrei pensato che i suoi occhi azzurri fossero capaci di guardare.

-Mi sto stancando della tua depressione Brit.; bum. Colpo al cuore. Lo fisso senza espressione, mai mi sarei aspettata che mi dicesse una cosa così. Era sempre stato il primo ad aiutarmi, a sostenermi ad essere la causa del mio sorriso, e ora? Ora cosa significa tutto questo? Si gira e se ne va. Spingo play e torno nel mio mondo, più scossa che mai.

 

Alla fine delle lezioni cerco di avvicinarmi a Niall. Devo spiegargli che la mia non è depressione, ma solo amore per la solitudine o almeno, tranne per quando sto con lui. Devo parlargli e capire il perché di quell’uscita. Fino a quel momento, mai avrei pensato che al mio migliore amico avrebbero potuto dar fastidio i miei sentimenti e ora voglio chiarire. Cerco di avvicinarmi, ma fugge letteralmente fuori dall’aula.
-Niall aspetta!; urlo cercando di rincorrerlo ma senza risultato. Di solito mi aspettava, mi accompagnava a casa e quando i miei non c’erano si fermava da me e facevamo delle maratone di film. Insomma odio litigare con lui, perché è lui che da un senso alla mia vita, e senza… non saprei come fare. Penso che questo sia il primo vero litigio tra noi, anche se per il momento non mi sembra così grande, sono sicura che posso rimediare in qualche modo, magari prima capendo il mio errore. Sono una di quelle persone che preferisce l’amicizia all’orgoglio, anzi, che preferisce l’amicizia a tutto. Sarei anche disposta a dare la mia vita per i miei amici, ed ora, il mio unico amico è lui.

 

Cammino verso casa con le guance rosse e il naso congelato, ma l’aria fredda mi piace. Ha smesso di piovere, anche se si nota che è solo un momento provvisorio. La nebbia da l’impressione che il tempo si sia fermato, bloccato, in questa ora del primo pomeriggio dove le persone raggiungono le famiglie per pranzare e raccontarsi gli avvenimenti della giornata. Amo l’estate eppure l’inverno ha un effetto magico, è come se i miei pensieri confinati in un angolo del cervello fino a quel momento, venissero fuori per riflettere. A volte credo che la mia testa corra troppo e non riesco  starle dietro ma mi piace pensare e cercare di scoprire ogni sfumatura della vita, in fondo si vive una volta sola, no?

 

Arrivo a casa quasi congelata ma con un’insolita tranquillità, anzi no, non insolita, io sono sempre tranquilla. Ma questa volta il mio cuore è ricoperto da un velo di tristezza per le parole di Niall e del suo comportamento. Salto il pranzo dato che i miei non ci sono e mi stendo sul letto buttandomici a capofitto. Fisso il soffitto bianco e poi la parete ricoperta di poster e di foto mie e del mio migliore amico. Sorrido mentre nella mia mente passano uno dopo l’altro i meravigliosi ricordi dei momenti passati con lui. Afferro il telefono sulla scrivania e digito il suo numero. Squilla. Non risponde… che strano. Fisso interdetta lo schermo del telefono pensierosa sul da farsi. Riprovo, ancora niente. No, lui non ha mai il telefono spento, ce l’ha sempre con se, deve rispondere. Riprovo ancora e ancora, ma nessuna risposta. Non riesco a credere che il mio migliore amico non mi risponda nemmeno al telefono, ma perché? Che succede? Comincio ad aver paura che questa volta la cosa sia grave perché non abbiamo mai litigato per più di qualche ora. Io ho bisogno di lui, non mi può abbandonare così.

 

Mi sono torturata la mente fin troppo aspettando una sua chiamata, sembro una di quelle ragazze disperate che aspettano un solo squillo dal ragazzo che amano, ma qui, non si tratta di amore, si tratta di amicizia, e la cosa è ancora peggio. Le lacrime scendono senza che nemmeno me ne accorgo, non avevo mai provato l’assenza di Niall, lui c’è sempre stato. L’unica persona che potrebbe aiutarmi è proprio quella  per cui sto piangendo. Ripercorro mentalmente tutti i momenti fino a quella mattina, devo rimediare, in ogni modo. Non posso perderlo, proprio non posso.  Decido di andare a casa sua, non potrà chiudermi la porta in faccia, spero.

 

Camminando per strada noto quanto posso sentirmi sola sapendo che non ho nessuno accanto a me, perché anche se prima Niall non c’era fisicamente, sapevo che quando avevo bisogno bastava una chiamata e lui era da me, bastava un sorriso falso per sentirsi dire ‘cosa c’è che non va?’, bastava una lacrima per avere un suo consiglio, bastava… mi bastava averlo.

 

Eccola lì casa sua, mi sembra così sconosciuta ora che non ci posso entrare come d’abitudine sbattendo la mia borsa sul tavolo a aprendo il frigorifero senza nemmeno chiedere il permesso. Nella mia testa solo una parola: ‘torna’. Busso alla porta e fortunatamente, se così si può dire, mi apre direttamente lui. Il suo ciuffo biondo spunta fuori dalla porta, seguito dai pezzi di cielo che si ritrova al posto degli occhi. Appena mi vede la sua espressione muta in uno sbuffo scocciato.
-Hei Niall..; cerco di parlagli con calma sforzandomi di sorridere.
 
-Che vuoi Brit?; mi chiede freddo. Quella freddezza è come una pugnalata al mio cuore, dov’è finito il ragazzo dolce che ho sempre conosciuto? Ma non importa, aggiusteremo il tutto, è solo una litigata, solo una stupida discussione.

-Come va?; cerco di proseguire il discorso.

-Sei qui solo per accertarti della mia salute e come vanno le mie cose?; forse calca un po’ troppo quel ‘mie’, perché prima tutte le cose di questo mondo erano ‘nostre’.

-In realtà volevo chiarire il malinteso di stamattina; dico abbassando lo sguardo.

-Non era un malinteso..
 
-Oh bene allora..; pensavo che fosse tutto finito, insomma se non lo vedeva come un malinteso.. ma ho parlato troppo presto.

-Brit.. era un addio.; no, credo di non aver sentito bene. Il mio cuore sussulta, batte veloce e il mondo mi crolla addosso. Un.. un addio? Come un addio? No.. è solo un brutto sogno.

-Brit, mi sono stancato dei tuoi comportamenti, mi sono stancato dei tuoi problemi con il mondo, cresci un po’ e smettila di fare la vittima.
Resto ferma immobile a fissarlo. Non credo di aver mai provato un dolore più forte di questo. Io non sono una vittima, io non ho problemi, ora ho problemi, ora che lui se ne sta andando, ma prima no.. insomma, io.. io.. non ci capisco più niente. Le lacrime cominciano a scendere. Che stupida farmi vedere così debole, ma in fin dei conti che posso fare? La ragione della mia vita mi sta letteralmente cestinando per il mio carattere.
-N-Niall.. io..; cerco di balbettare qualcosa senza riuscirci.

-Brit, non c’è più niente da dire.

-Ma io ti voglio bene!; gli urlo come se quella fosse una giustificazione abbastanza plausibile per farlo restare.

-Anche io, te ne volevo. Ma ora è… tutto diverso.; le lacrime non smettono, e forse non smetteranno mai, così come non smetterà quel dolore al petto ad ogni sua parola. Credo che la cosa che mi faccia più male sia la sua freddezza, il fatto che mentre pronuncia quelle parole che per me sono un massacro per lui sono insignificanti. Non riesco a muovermi, vorrei buttarmi tra le sue braccia, dirgli di restare, chiedergli se scherza, ma lui ferma i miei pensieri con un semplice: -Scusa ma ora devo andare. Lasciandomi lì, sui gradini di casa sua con il cuore e l’anima a pezzi. Vorrei solo che qualcuno gridasse che sono stata vittima di uno scherzo televisivo e che le telecamere saltino fuori, ma non è così, ed io resto sola, nel freddo dell’inverno aspettando qualcuno che mai arriverà.

 

Non so come ma torno a casa, le mie condizioni sono disperate e l’unica cosa che voglio sono proprio quelle cuffiette che me l’hanno portato via. Mi estraneo dal mondo, dato che al momento per me, il mondo non esisteva più. Ero sola, sulla faccia della terra, sola, come quell’unica rondine abbandonata dal gruppo, sola, come l’unico fiore che sboccia in mezzo alla neve, sola, come tante altre persone a questo mondo che non si meritavano questo. Voglio solo stare al buio e piangere, sporcando i cuscini di mascara e lacrime. Penso che non accetterò mai il fatto che Niall mi abbia lasciato, mai. Per la mia testa lui sarà sempre lì, il suo sorriso sempre presente e il suo odore sempre nella mia memoria.

 

Devo aver passato tutta la notte a piangere perché sento il suono della sveglia che richiama la mia attenzione e mi riporta alla realtà, a quella realtà che equivale ad un incubo per me. Vado a scuola, sperando in un suo cambiamento, sperando ancora che tutto questo non sia vero, sperando che lui torni da me. Ma non è così, e così non sarà mai, lui ha preso la sua decisione, distruggendomi la vita.  La giornata che passò, penso sia stata la più brutta della mia vita, seguita da quella dopo, e dopo ancora, e dopo ancora. La verità è che senza di lui tutto era buio e tutto scuro, niente aveva più senso. Alla mensa da sola, in classe da sola, all’uscita da sola, il pomeriggio da sola. Certo, ci sono le mie cuffiette, ma ultimamente nemmeno loro riescono a colmare la sua mancanza. Io voglio lui, io voglio disperatamente lui.

 

Non mangio da vari giorni, non ho fame, così come non studio, non dormo e non sorrido. Se prima la mia vita faceva schifo, ora non la si può nemmeno chiamare tale. Mi guardo allo specchio e vedo solo una persona che non merita la vita, una persona orribile che è stata in grado di far soffrire il suo migliore amico, una persona che non riconosco, una persona che mi fa pena. Corro in bagno e prendendo l’ennesimo pacco di fazzoletti per asciugare le lacrime cade una lametta. E’ come un’illuminazione. E’ come un fascio di luce in tutto quel buio, come la soluzione ai miei problemi. La rigiro tra la mani. Ho sentito spesso parlare di autolesionismo, ma non avrei mai pensato che ci avrei avuto a che fare in prima persona, non avrei mai pensato che ne avrei sofferto, sempre ammesso che sia una malattia.  Forse non dovrei, infondo lo so che è sbagliato, lo so che è inutile, lo so che è stupido… però.. in fin dei conti anche io sono sbagliata, inutile e stupida. In fin dei conti abbiamo già qualcosa in comune, quindi, perché non farci amicizia? La prendo e la stringo nel pugno, tanto che quando lo riapro ci sono i suoi inconfondibili segni senza che nemmeno me ne fossi accorta. Sento il sangue caldo nel mio palmo, un senso di calore che non provavo da giorni dopo che il mio cuore si era come ghiacciato alle parole che Niall aveva pronunciato davanti al suo portone. La presi e la fissai, piccola, lucente, con un piccolo buco in mezzo e… affilatissima. Il palmo era striato di rosso che ricadeva sul lavandino con piccole gocce simili a lacrime. Ho pianto così tanto in questi giorni che temo di aver finito le lacrime, ed ecco un altro modo per mostrare il mio dolore. La premo con tutta la forza che ho, non molta in verità, contro l’avambraccio destro, poco dopo la linea che segnava la giuntura del gomito. Un solo profondo taglio si apre. Non sento dolore, non sento paura, non sento neppure la mancanza di Niall mentre la lametta scorre sul mio braccio. Quelle erano sensazioni che sono comparse dopo, quando il sangue aveva finito di colare. Rimango ferma a studiare la mia ‘opera d’arte’, quell’arte con cui amavo creare cose e che invece ora ho utilizzato per distruggere.

 

Stesa sul letto della mia camera, ascolto la stessa canzone per l’ennesima volta, quella canzone che mi ricorda lui, il mio ex-migliore amico, perché ora devo definirlo così no? Ex. Ex, ex, ex… che strana parola, sa di vecchio, di qualcosa di andato, che non ci sarà più, ma io non percepivo così lui. Lui c’era, era lì presente dentro il mio cuore, e questo è ciò che fa più male. Fuori è notte fonda e in questo momento avrei potuto essere al telefono con lui. Quando non riuscivo a dormire parlavamo ore e ore, anche se lui aveva sonno si offriva di rimanere sveglio per me. Altre lacrime scendono e mi bagnano il viso. Il resto della mia vita sarà così? Vivere solo per ricordare i momenti trascorsi con lui? Mi tornano alla mente le immagini di qualche ora prima nel bagno, la lametta, il sangue, la librazione dal dolore mentale per sentire solo quello fisico. Non riesco a togliermelo dalla testa.

 

 

L’orologio scorre lento come sempre, i prof si susseguono ora dopo ora parlando di cose inutili, io sono seduta sul mio solito banco e fisso Niall. Al posto di qualche metro di distanza sembra che ci dividano kilometri. Sorride di soppiatto con il suo compagno di banco, Mike, non ricordavo nemmeno che gli andasse molto a genio. Deve proprio avermi dimenticato. Fisso i suoi capelli biondi che riflettono la luce del sole che entra dalle finestre. Quanto vorrei toccarli come facevo una volta. Di notte, durante le mie ore insonni, vedo i suoi occhi davanti a me, grandi, enormi e bellissimi, di quella sfumatura che solo lui ha e che ricorda il cielo irlandese.

 

A scuola sono stata ben attenta a non alzare le maniche, cosa che di solito faccio spesso a causa del nervosismo, o per le interrogazioni o quando qualcuno mi rivolge la parola, di solito per chiedermi di passare qualche foglio. Ora che ci penso credo che nessuno mi abbia mai rivolto la parola solo per scambiare quattro chiacchiere con me, devo proprio fare schifo. Forse avevo cominciato a fare schifo anche a Niall. In ogni caso i mie tagli sono passati inosservati, ed io con essi.

 

Sono passate due settimane da quando mi sono tagliata la prima volta, nonché due settimane da quando Niall, senza molti perché, aveva deciso di troncare la nostra amicizia, lasciandomi da sola, in balia di me stessa. Da quel giorno ho continuato a farlo ripetutamente. Mi svegliavo, andavo a scuola, tornavo a casa saltando il pranzo, correvo in bagno a tagliarmi e andavo in camera dove studiavo, dormivo, e ascoltavo incessantemente la mia amata musica. E lo farò anche ora. Entro nel soggiorno salutando i miei, butto sopra il letto lo zaino e corro in bagno. Il riflesso che vedo allo specchio è davvero spaventoso. Una ragazza sempre più magra, con enormi occhiaie grigiastre coperte inutilmente dal trucco e nessun bagliore negli occhi ad attestare la presenza di vita. Prendo la solita lametta dall’armadietto e la sfrego in quello che ormai non si può più nemmeno definire un polso. I segni e le cicatrici presenti cominciavano ad essere sempre di più, alcune si stavano rimarginando formando nuovo spazio su cui passare l’oggetto metallico. Niall non mi aveva parlato per tutte e due le settimane e, se per questo, nemmeno guardato. Non una sola parola e non una sola occhiata. Tagliarsi dopo scuola non mi bastava più. L’assenza di Niall era sempre più presente, giorno dopo giorno. Il dolore fisico che mi faceva dimenticare momentaneamente quello dell’assenza non era abbastanza. Mi aveva permesso di sorridere davanti a compagni e genitori, ma più il tempo passava, più il dolore aumentava e di conseguenza, cresceva il bisogno di tagliarsi per poter fingere nuovi sorrisi. Credo che nessuno abbia notato il mio vero stato d’animo, cerco sempre di essere forte davanti agli altri, a nessuno interessa veramente di me. Allora perché dovrebbe interessargli il mio dolore?

 

Più passa il tempo, più il mio umore è nero. La solitudine mi è entrata nelle vene e l’unica mia compagnia sono le lamette. Ne ho una nella borsa, una in camera, la classica in bagno e anche una nell’astuccio. L’ultima è proprio quella che mi sto rigirando tra le mani. A scuola sto andando da schifo e la verifica davanti a me ne è la prova. Ho la testa completamente altrove e la concentrazione per lo studio sembra essere nell’angolo più remoto del mio cervello. Eppure prima o poi dovrò recuperare o mi toccherà passare in quel carcere anche tutta l’estate. Nuovo stress, aggiunto a dolore e solitudine. Fino a che punto potrò resistere? Nessuno mi guarda, perciò perché non liberare i miei pensieri dal senso di colpa scolastico? La lametta scorre veloce sulle dita, nessuno sembra accorgersene. Dopo il primo taglio un senso di pace momentanea mi pervade. Ora la scuola, le lacrime, le occhiaie… stanno scorrendo fuori dal mio corpo sotto forma di piccole goccioline rosse.
-Signorina Bravery è tutto ok?; la professoressa mi sta fissando e con lei alcuni compagni. Sento le guance diventare dello stesso colore del sangue sulla mano facendo scomparire la lametta dentro l’astuccio.

-Si, devo essermi tagliata con la carta accidentalmente, vado in bagno a pulirmi, con permesso.; senza guardare in faccia nessuno esco velocemente dalla porta. Un senso di nausea mi pervade mentre percorro il corridoio e raggiungo la porta azzurrina del bagno. Stupida. Sono una stupida. Come diavolo ho fatto? E se ora lo sapessero tutti? Passerei per l’autolesionista, l’emo o chissà che altro, come se lo sfottimento in classe non fosse abbastanza. Non posso permetterlo, no. La vergogna sarebbe troppa. L’acqua fa scivolare via le macchie rosse e, pian piano, i miei pensieri con esse. Non devo più ricommettere lo stesso errore.

 

All’uscita da scuola percorro il più velocemente possibile la strada verso casa, anche più degli altri giorni, il senso di vergogna di prima è ancora forte dentro di me.
-Hei Brit! Aspetta!; sento il mio nome portato dal vento, una voce familiare, calda, che non sentivo da tempo, troppo tempo. Mi giro. Niall è dietro di me e sta correndo per raggiungermi. Sicuramente sto sognando, non basta la depressione, sto anche impazzendo. Di bene in meglio.

-Brit… uao, cammini veloce.; ha il fiatone e aspetta di riprendere fiato prima di parlare. I suoi occhi sono fissi nei miei, la sua figura sovrasta la mia. Niall è sempre stato più alto di me, ma dato la mia statura piccola non è una cosa sorprendente.

-C-cercavi me?; mi fa strano rivolgergli la parola dopo che l’ultima cosa che ci siamo detti è stato un addio un mese prima. Non mi sembrava reale, continuo a credere che tutto questo sia un’allucinazione.

-Sì, io… la prof… quando eri in bagno ha dato una ricerca di chimica a coppie e ha messo noi due insieme. Mi chiedevo se volevi venire da me oggi o io da te..; sembrava nervoso quando parlava, raramente l’avevo visto così prima d’ora.

-Ah non lo sapevo..; e certo che non potevo saperlo, nessuno mi rivolgeva la parola in quella classe.

-Domani da me alle 2 va bene?; lo fisso cercando di cogliere un senso di mancanza nei suoi occhi, possibile che dopo tutto quello che abbiamo passato insieme non gli manco nemmeno minimamente?

-Perfetto, a dopo Bravery.; si gira e se ne va. Sentire il mio nome per esteso da la risposta alla mia domanda precedente. No, mi deve già aver dimenticato se nemmeno si ricorda quanto io odi il mio nome.

 

 

Musica a tutto volume nella stanza. Il sole penetra dando un senso di calore dall’unica grande finestra al lato del letto, facendo apparire ancora più rosa le mensole. Niall non veniva a casa mia da quasi un mese ed oggi sarebbe piombato nuovamente tra le mura che una volta chiamava seconda casa. L’agitazione mi pervade e mi corrode dentro. Agitazione per cosa poi? E’ solo una stupida ricerca di chimica. Sicuramente presto chiamerà e fingendosi malato darà tutto il lavoro da fare a me. Il Niall che conoscevo una volta non l’avrebbe mai fatto ma… da quello di adesso potrei aspettarmi di tutto. Era come una persona nuova, irriconoscibile, diversa, o perlomeno lo era per me e per il mio cuore che continuava a vivere dei ricordi di noi due.

Il suono del campanello mi riporta sulla terra ferma e una volta aperto la porta mi ritrovo la figura di Niall davanti alla porta. Una volta sarebbe entrato senza nemmeno salutare, borbottando tra sé e sé che casa mia era sempre un disastro. Ma le cose erano cambiate ormai.
-Ciao Brit; almeno mi chiama con il mio soprannome.

-Hei Niall; lo saluto facendolo entrare. –Vieni pure di sopra.

Mi precipito per le scale assicurandomi che in camera non ci sia troppo caos. Dopo pochi secondi è fermo davanti alla porta. Sembra scrutare le pareti e i mobili con un guizzo divertito. Il suo sguardo si ferma sulla parete dedicata interamente alle nostre foto. Me l’aveva fatta lui, per il mio sedicesimo compleanno, entrando in casa avevo trovato la parete ricoperta da un centinaio di foto sovrapposte con lui accanto, con dei palloncini rossi in mano.  Sicuramente si starà chiedendo perché non ho buttato nel cestino tutti quei ricordi, ma in fondo perché toglierli da una parete se rimanevano comunque fissi nel cuore?
-Allora questa ricerca?; chiedo.
-In realtà…; sospira e viene a sedersi accanto a me sul letto, le sue iridi sempre più chiare, mi mancava il suo sguardo che si posava su di me.

-In realtà non c’è nessuna ricerca.; lo fisso, stupita. Non basta farmi soffrire? Non basta avermi detto addio da un giorno all’altro? Deve continuare a prendersi gioco di me?

-Cosa vuoi da me Niall?; sbotto irritata.

-Vorrei solo sapere come stai.; perché? Perché lo fa? Sembra che il tempo sia tornato indietro e lui sia tornato il mio migliore amico pronto ad essermi vicino quando notava qualcosa di strano in me.

-Bene grazie e tu?; non è questa in fondo la risposta che si aspetta?

-Dico davvero Brit, credi che non sappia riconoscere i tuoi sorrisi finti? Puoi mentire al mondo ma non a me. Sei molto strana ultimamente, pensi che non lo noti? Sei così..; dicendo questo mi afferra la mani tra le sue. Quel contatto mi fa rabbrividire, era così tanto che non toccavo le sue mani, così lisce e la sua pelle, così perfetta.

-Così come?; chiedo cercando di mantenere la calma.

-Sei sempre stata asociale, amante della solitudine, chiusa, riservata… Ma ora sei diversa, sembri il ritratto della depressione.; lo fisso sconcertata per alcuni minuti. Come si permetteva? Era tutta causa sua e ora mi fa anche la ramanzina?

-Non è forse per questo che mi hai abbandonato? Non sono troppo ‘depressa’ per te?; dico rinfacciandogli le sue stesse parole. Ha la faccia di chi ha appena ricevuto uno schiaffo.

-Brit io…

-No Niall. Mi hai lasciato sola quando avevo solo te, te ne sei infischiato di me per un mese poi prendi una stupida scusa e vieni a casa mia per chiedermi come sto? Come vuoi che stia? Come a una a cui è crollato il mondo addosso, come una che non ha più una vita perché quella ha deciso di andarsene, perché tu, brutto stronzo eri la mia vita.; gli urlo in faccia tutto questo cercando di ricacciare indietro le lacrime che minacciano di uscire e togliendo con un gesto forzato la mia mano dalle sue. Lui mi fissa. I suoi grandi occhi rimangono immobili, ma guardando attraverso essi si nota un grande dolore. E’ possibile che lui provi dolore per ciò che ho detto? E’ possibile che a lui freghi ancora qualcosa di me?

-Ho visto che non è stato un incidente quello di oggi, so che non ti sei tagliata con della carta. Dimmi che mi sbaglio e me ne andrò lasciandoti in pace, ma ti prego, sii sincera.
 
Ora lo schiaffo l’avevo ricevuto io. Com’è possibile? Ero convinta che nessuno avesse visto, men che meno lui che non mi guarda mai. Dicendo questo si avvicina allo zaino e, aprendolo afferra l’astuccio. Il mio bellissimo astuccio ricoperto di taffetà nero. Lo apre e… ne estrae la lametta guardandola disgustato. Ha una piccola macchia del mio sangue, nascondendola in fretta dagli occhi della professoressa non ci avevo fatto caso. Mi sento morire, lui, Niall, con in mano la mia lametta. Ciò che utilizzavo per alleviare il mio dolore tenuta in mano dalla causa di esso.

-E che te ne importa se anche così non fosse?; cerco di rimanere impassibile quando in realtà sono davvero scossa.

-Come temevo..; la sua voce diventa flebile e abbassa lo sguardo.

-Come temevi cosa? Niall che cosa vuoi dalla mia vita? Continuare a rinfacciarmi quanto ti faccio schifo? Oh prego fai pure…

-Brit, brit.. no. Tu non mi fai schifo, tu non mi fai assolutamente schifo. Anzi..

-Anzi cosa Niall? Mi hai sbattuto la porta in faccia senza un minimo perché! Anzi cosa?; la mia voce sale di vari livelli. Lui fa un grande respiro.

-Pensi che sia stato facile per me fare quello che ho fatto? Brit tu eri davvero importante per me…; quel verbo al passato mi procura una stretta al cuore.

-Ero..; dico triste.

-Sei.; ribatte lui.

-E tu tratti così le persone importanti? Abbandonandole?; le mie lacrime stanno per uscire, non so quanto posso resistere.

-Brit io ho fatto tutto questo nella speranza che tu cambiassi, che capissi che non potevi continuare così, devi aprirti alla vita, non puoi chiuderti in te stessa, io volevo solo aiutarti ma non sapevo come e pensavo che il mio gesto ti avrebbe fatto riflettere. Pensavo che saresti cambiata cercando di riallacciare il nostro rapporto, che ti saresti accorta che per stringere nuove amicizie devi aprirti…

-Vuoi vedere come mi ha cambiato? Ecco come mi ha cambiato!; alzo la manica della felpa blu che indosso in questo momento e lascio visibile l’avambraccio. La pelle è ridotta a tanti piccoli tagli che la rendono una lunga serie di strisce, alcune cicatrizzate, altre ancora ampiamente aperte. Dagli occhi Niall scendono delle lacrime mentre alza una mano come per toccarmi il braccio per poi ritirarla.

-Brit… io… tu; è sconvolto, senza parole. Mi pento del gesto che ho fatto, ora lo dirà a tutti, ora penserà che sono impazzita totalmente e se prima c’era una più piccola possibilità  che la nostra amicizia sarebbe potuta tornare, ora sicuramente era sparita. I miei pensieri vengono bloccati da un suo abbraccio. Sento i muscoli delle sue braccia stringersi a me, mi spinge delicatamente verso il suo petto e appoggio la testa sulla sua spalla. Il suo odore mi era mancato, il suo inconfondibile profumo di fresco, One Million e lui, il profumo che per me sa di casa. Mi lascio andare come non facevo da quasi un mese, piango e verso tutte le lacrime che ho in corpo, lui, per risposta, mi stringe ancora più forte. Piango per il dolore provato nella sua assenza, piango per il male che mi sono fatta, piango per i vecchi ricordi e piango per la paura che questo momento svanisca e lui scompaia di nuovo dalla mia vita.

-Scusami, io Brit… non so se potrai mai perdonarmi, non so se potrai smettere di odiarmi, ma sappi che io non avevo intenzione di procurarti tutto questo male, volevo solo proteggerti e invece guarda che ho combinato.; la sua voce è scossa da tremiti eppure ciò che dice mi riscalda il cuore.

-Non ti mai odiato Niall, non riuscirei ad odiarti nemmeno volendo.

-Scusami davvero Brit…; rimaniamo così, stretti, abbracciati, dove finiva lui cominciavo io, eravamo di nuovo quella cosa unica che siamo stati un tempo.

-Brit
-Sì?

-Ora smetterai, non è vero? Insomma, ora sono qui, è tutto finito, ora quel… quello che fai finirà, giusto?; c’è una leggera speranza nella sua voce, come una supplica, come se il senso di colpa per ciò che ha fatto lo stesse corrodendo dentro. Mi stacco dall’abbraccio per guardarlo in faccia. Per tutto quel tempo non avevo fatto altro che impazzire dal dolore della sua perdita, senza nemmeno aver pensato a un suo possibile ritorno. Ed ora? Sarebbe tornato tutto come prima? Come se niente fosse successo? Eppure qualcosa è successo, ed ha segnato completamente la mia vita, cambiandola radicalmente. No, non può tornare tutto come prima. Il tempo non si dimentica con le parole anche se noi lo vorremmo. Il tempo non si può cancellare e basta. Gli errori sono lì e le loro conseguenze pure, fissate sopra il mio braccio. Ora che guardo Niall noto la sfumatura diversa con cui i miei occhi e il mio cuore lo percepiscono. Lui è l’unico che può salvarmi, ma è anche stato la causa stessa del mio male. Come posso di nuovo fidarmi di una persona che mi può indurre a distruggere me stessa? Eppure la sua mancanza mi distruggerebbe ancora di più. Che fare?

-Niall io… credo che solo il tempo potrà dirlo.; Pensare a smettere di tagliarmi equivale a provare altro dolore. Ormai fa parte di me, io e la lametta siamo una cosa unica così come lo eravamo io e Niall. E’ l’unica cosa che poteva farmi sentire viva, non so se riuscirei a rinunciarci.

-Brit, giuro su me stesso che farò tutto ciò che è in mio potere per poterti far star meglio, ti aiuterò come potrò…

-Lo dici solo perché sei invaso dal senso di colpa?

-Brit ma che dici? No, io… tu non mi credi? Non mi credi se ti dico che non ho mai smesso di pensare a te per tutto questo tempo?; sembra davvero sincero e le lacrime sul suo volto lo provano, mi piange il cuore vederlo così.

-Sì ti credo, ma ho bisogno di tempo e di fatti.; mi ristringe tra le sue braccia e rimaniamo così per un tempo che non saprei descrivere.

 

Sono passate settimane dal mio riappacificamento con Niall. Ormai mi ero abituata al fatto che lui non sarebbe più tornato, e invece eccolo qui. Non ho ancora realizzato quello che è successo, è come se questo mese fosse stato tutto un sogno. E’ difficile pensare che io possa tornare così di punto in bianco quella di prima, nonostante NIall non faccia altro che chiedermelo. La mia vita ha avuto cambiamenti radicali in così poco tempo che devo ancora rendermene veramente conto. Ormai il dolore fa parte di me e il mio fisico di ricominciare a mangiare o dormire non ne vuole sapere. Tantomeno di smettere di tagliarmi. Niall è sempre più preoccupato, cerca in tutti i modi di aiutarmi e convincermi che non posso continuare così, eppure tutto questo per me è diventato il mio modo di vivere, è come una droga, non riesco a smettere e più provo a farglielo capire più lui cerca di convincermi del contrario. Forse dovrei continuare nascondendoglielo, facendogli credere che ho smesso. No, non posso mentire a una persona che amo così tanto e soprattutto dopo tutti gli sforzi che fa per aiutarmi. Il mio braccio concorda con lui, dovrei farla finita una volta per tutte.

 

 Ci provo, ci sto provando davvero a smettere e più il tempo passa più mi taglio raramente, ma è difficile. Il richiamo della lametta per me è  pari a quello di un cocainomane quando si trova davanti la sua droga preferita. Eppure lo faccio, ci provo, ci devo riuscire per lui che crede in me. Lui che è stato la causa per cui ho iniziato e lui che sarà la causa per cui smetterò. Con il tempo tendo a tagliarmi sempre meno, Niall mi lascia i miei spazi e non chiede assillandomi come sto o quante volte ho strisciato la lametta o se l’ho fatto. Lui si fida di me e mi da tempo. Mi perdo in lui quando mi sta accanto. Nonostante sto riducendo i tagli sono sempre più magra e la cosa lo spaventa. Posso combattere la mia testa che mi grida ‘tagliati’ ma non posso comandare la mia fame che sembra sparita.

 

 

Niall decise di trasferirsi da me quando i miei partirono per lavoro e ci rimarrà per due settimane. Cucina sempre lui e mi sta a fianco. Trova dei modi spiritosi per occupare il nostro tempo, ma ciò che non sa è che io potrei passare anche ore e ore in silenzio senza fare nulla senza annoiarmi se c’è lui con me. Penso di non essere mai stata così bene come lo sono in questi giorni. Mi sento una bimba piccola che ha bisogno di cure e Niall è lì per darmi tutto ciò di cui ho bisogno. La mia fiducia in lui si è ristabilita completamente. Pian piano sto ricominciando a prendere tutti i pasti giornalieri anche se le dosi rimangono comunque piccole. Lui sembra davvero contento di vedere che i suoi sforzi stanno funzionando e questo, devo dire, sorprende anche me. Mette amore in tutto ciò che fa, dalla mattina quando mi sveglia amorevolmente sussurrandomi nell’orecchio dolci parole per farmi cominciare bene la giornata, alla sera, quando si stende accanto a me e dormiamo mano nella mano. Mi accorgo che non saprei più vivere senza di lui, è quel fratello che ho sempre desiderato. Ed è proprio così che lo considero: un fratello, anche se non di sangue. Penso che senza il suo ritorno non sarei qui, probabilmente avrei posto fine alla mia vita un po’ di tempo fa. Ma lui c’è, è qui, sempre accanto a me, che mi guarda, mi sorride e mi fa sentire amata. E allora io lo guardo sorrido e gli comunico tutta la mia gratitudine per ciò che fa per me. Nonostante tutto questo però la lametta è ancora lì e il suo richiamo pure.  La notte i miei sogni sono invasi da pensieri orribili che mi fanno svegliare all’improvviso in preda al panico. Vedere la visione angelica di Niall che dorme accanto a me mi calma, ma non abbastanza per impedire agli incubi di tornare appena chiudo gli occhi.

 

Con il ritorno dei miei Niall è tornato a casa sua ma ci vediamo comunque a scuola e al pomeriggio e a volte rimane addirittura per la notte. La nostra amicizia sembra quella di un tempo, lui è quello di tempo e le cose che facciamo sono quelle di un tempo. L’unica cosa cambiata sono io. Più le settimane passano più la consapevolezza del mio cambiamento appare certa. Ho vissuto la solitudine, la tristezza e la disperazione e si sono insediate dentro di me. Sono come dei mostri senza forma che tornano fuori ogni qualvolta che ne hanno voglia. Lo si nota da come interrompo bruscamente una risata, da come mi fermo all’improvviso in mezzo alla strada o come certe volte il mio umore è nero senza alcun motivo. La depressione fa parte di me ed ora lo so. L’ho accettato. Io sono questa: una lacrima di tristezza in mezzo a risate di gioia. Niente e nessuno potrà cambiarmi e nemmeno voglio essere cambiata. I ricordi del dolore provato non se andranno mai e da una parte ne sono felice, perché ho capito che sono quelli che mi fanno sentire viva, oltre al dolore fisico causato dalla lametta. Non m’importa se Niall non l’accetterà o non ne sarà felice, non può fare niente al riguardo. Nessuno può. Io sono solo la prova di quanto i gesti delle persone che più amiamo possano ferire. Forse la mia amicizia con NIall è una di quelle può essere definita come ‘vera’ e forse vedrà un per sempre, ma questo non cambierà ciò che sono diventata proprio a causa di essa. Dicono che l’amore e l’amicizia sono più forte di tutto. Allora perché non riescono a guarire me? Perché non riescono a farmi essere una ‘persona normale’? In fin dei conti queste due cose non mi mancano, Niall riempie il mio cuore come nessun altro mai potrebbe fare. Ma forse io sono solo e sempre stata questa, il litigio e l’assenza di Niall mi hanno solo permesso di capirlo e, non c’è niente che possa cambiarmi. L’autolesionismo e la depressione sono la mia vera natura.

ClaireWrite


  
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