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Autore: QuellaVecchiaLocanda    02/06/2008    1 recensioni
Sono un immortale crudele. Liberate il mio cuore dalle sue eterne torture, e io potrò smettere di uccidere, e tornare…. Ad amare.
Genere: Romantico, Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Sono un immortale crudele. Liberate il mio cuore dalle sue eterne torture, e io potrò smettere di uccidere, e tornare…. Ad amare.

Per oggi sarò buono, quindi vi racconterò la mia storia, o meglio, la storia di noi immortali.

Il mio nome è Víðarr, proprio come il figlio di Odino, il dio della Vendetta, vincitore del Ragnarök, uccisore del gran lupo Fenrir.

E questo è ciò che sono, io adoro la vendetta e ho anche combattuto nella guerra contro i licantropi o meglio conosciuti come Lupi Mannari, ed è proprio di questo che voglio parlare con voi. Prima però è d’obbligo che io vi narri della mia vita, prometto, non vi annoierà.

Tutto, per me, ebbe inizio in una locanda, la locanda delle fate, ricordo ancora il nome, nonostante 530 anni siano ormai passati da allora. Sì, io ho 558 anni esatti, e sono ancora giovane, avevo 28 anni quando divenni un immortale o per voi umani semplicemente vampiro.

Quella notte del 23 settembre 1480, ero andato alla locanda per bere qualcosa, sapete, era il mio compleanno, dovevo festeggiare, i miei 28 anni di “vita” se così si poteva chiamare il mio vagabondaggio.

Uscii da quella locanda… me ne vergogno a dirlo ma, ero ubriaco, come mai lo ero stato.

Cercai il più vicino bordello, ma prima di arrivarvi caddi a terra, svenuto.

Quando i miei occhi si riaprirono io, non ero più per terra, in strada, ma in un letto caldo, era tanto tempo che non ne provavo uno.

Il soffitto della stanza in cui ero, aveva tante nuvole e dietro di esse sbucavano piccoli angioletti, ben disegnati, che sembrava mi facessero l’occhiolino, ahah, mi sa proprio che ero ancora sotto l’effetto dell’alcool.

Sentii un rumore e poco dopo qualcuno aprì la porta della stanza in cui riposavo.

Mi misi seduto sul letto e guardai chi mai fosse entrato: nessuno, la stanza era vuota, o almeno così i miei occhi vedevano, ma le mie orecchie sentirono una voce femminile esclamare – Eri ridotto maluccio prima, una bella sbronza eh?-.

- Chi sei, donna?- esclamai dal letto

- Io posso essere chiunque per te- la voce si fece più vicina – la tua salvezza, il tuo spirito guida, la tua coscienza – sempre più vicina – una tua amica, oppure…- la donna arrivò a toccare con la bocca il mio orecchio e in un sussurro disse- …la tua amante- rise e accese una candela.

Quella fu la prima volta che vidi un vampiro, e non uno qualunque, lei era uno dei vampiri più belli esistiti su questa piccola terra, va bene, adesso ve la descriverò, come io la vidi quella notte: era molto alta, circa una spanna in meno di me, sotto i suoi grandi occhiali si celavano due occhi verde smeraldo, come quelli di un feroce drago, era vestita in modo stravagante, ma io ho sempre adorato il vestito che aveva quella notte, il suo corpo, alto e snello, si muoveva sinuoso intorno al letto, il vestito rosa illuminava l’oscurità, in testa aveva un enorme fiocco, del medesimo colore del vestito, pizzi e trine spuntavano qua e là, un vero capolavoro di sartoria; quasi dimenticavo, non ve l’ho detto, io sono stato un sarto, e tuttora non ho perso le mie capacità, ero uno dei sarti più ricercati d’Europa, ciò mi costringeva a cambiare casa, oppure hotel, ogni qualvolta avevo un incarico e proprio la mia bravura di sarto mi portò in quella casa, lei mi aveva cercato perché fossi il “suo” sarto, il suo…eterno sarto.

Ma non anticipiamo troppo le cose e torniamo alla nostra storia, io ero ancora nel letto, ricordate?

Quella donna, ancora a me sconosciuta, era vicina a me – Mi chiamo Doris - disse – e tu?- Io, come da buona educazione, risposi- Víðarr - in un sussurro Doris disse- nobile nome, Víðarr, nobile nome-.

Poi lasciò scivolare il suo vestito a terra e, nuda com’era, entrò nel letto insieme a me, lascio alla vostra immaginazione ciò che è successo dopo.

Mi svegliai la mattina dopo senza nessuno al mio fianco e un dolore alla parte sinistra del collo, andai allo specchio per vedere cosa avevo: due piccoli buchi, simili ad un morso.

Mi sciacquai la faccia, mi sentivo stordito e stanco, avevo molta fame.

Uscii dalla stanza e mi ritrovai in un enorme e buio corridoio.

  
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