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Autore: Lady Viviana    16/01/2014    1 recensioni
Un blogger e il suo amico sociopatico (o meglio “sociopatico ad alta funzionalità”, come ama autodefinirsi) che corrono per le strade di Londra alla ricerca di assassini e terroristi. Ma anche John e Sherlock, due uomini come tanti che hanno deciso di condividere un appartamento. Questa raccolta di dieci one-shot celebra appunto loro due e la vita quotidiana al 221B di Baker St. Perché è anche questo che li rende così speciali.
Spoiler-free (ma possibili riferimenti alle prime due serie)
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: OOC, Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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To Adhara.
Che mi ha fatto conoscere Sherlock
 


Passion From a Common Spring
by skywalkor


N.d.t.
Buonasera a tutti :) Eccomi qui con una nuova raccolta dedicata ai nostri due "ragazzi". Originariamente dovevo pubblicarla prima dell'ultimo episodio, ma problemi tecnici hanno allungato i tempi. Niente, mi è sembrato un modo carino per rendere onore a quella vita quotidiana che la serie TV tende a lasciare alla nostra fantasia. E' spoiler-free e dedicata a tutti quelli che stanno fuggendo dagli spoiler della terza stagione e a tutti gli Sherlockian, ancora sconvolti per il Gran Finale e pronti a captare ogni possibile news proveniente dalla BBC :)
Un grazie speciale agli autori originali che mi hanno permesso di realizzarla e a Ragazza di Carta, che ha accettato di leggere per prima il primo racconto :)
Ogni errore, refuso e quant'altro è da attribuirsi a me sola e, se segnalato, verrà corretto al più presto,
Lady Viviana
p.s. link alla storia originale: https://www.fanfiction.net/s/9960053/1/Passions-From-a-Common-Spring
link al profilo dell'autrice originale (skywalkor): https://www.fanfiction.net/u/4555658/skywalkor
 

John
Sherlock
 
“Qual è il nome di tua madre?”
Scusa?
 
John sbatté le palpebre e guardò alla sua sinistra, un’ombra scura sul viso, osservando Sherlock con attenzione. A cosa diavolo stava pensando l’uomo in quel momento?
 
Erano entrambi seduti, vicini sul letto largo un metro e mezzo e John era profondamente immerso in un romanzo che aveva preso prima dalla libreria di Mrs Hudson (la sua era piena di polizieschi e da quando si era trasferito a Baker St aveva praticamente vissuto come se fosse stato protagonista di uno di essi). Era un classico, “Orgoglio e Pregiudizio”,  di Jane Austen.
 
Sherlock invece stava leggendo il giornale locale senza esserne realmente immerso, ma rimanendo comunque calmo. Stranamente. Un cerotto bianco alla nicotina rifletté la luce della lampada quando le dita iniziarono a tamburellare sul suo pigiama blu.
E ora, stava fissando John.
 
“Oh, non essere ridicolo, mi hai capito benissimo. Qual è il nome di tua madre?
Perché vuoi saperlo?
“Perché…  – iniziò Sherlock, prima di fermarsi e schiarirsi la gola per essere certo che John lo stesse ascoltando (cosa che, ovviamente, stava facendo) -  so tutto di tua sorella e della sua fidanzata,  dato che chiaramente sono tornate insieme. So tutto riguardo il loro rapporto con l’alcool e so anche qualcosa di tuo padre e anche del tuo vecchio cane. E lo so perché l’ho osservato, ovviamente. Ma non conosco il nome di tua madre”
 
Il dottore guardò l’amico da sotto gli occhiali, prima di mettere giù il libro e far svanire l’ombra scura che aveva sul volto. Per qualche secondo cadde il silenzio fra loro, cosa che probabilmente infastidì un pochino, anche se non lo diede a vedere.
 
Lydia. Si chiama Lydia” rispose finalmente John, un sorriso storto sul volto.
 
Il volto di Sherlock rimane imperturabile e lui iniziò a mormorare ad alta voce, anche se non abbastanza da permettere a John di sentire esattamente quello che diceva.
“Lydia… Lydia Harriet Watson. Una donna che ama dio: una donna da Lydia”. Sembrava un’enciclopedia.
 
Aspetta, come fai a sapere il suo nome compl- no, aspetta, non voglio sapere…
 
Prendendo in considerazione l’idea di ritorno al suo mondo pieno di feste e alla passione di Mr Darcy, così ben nascosta sotto l’apparenza, John stava per aprire di nuovo il libro, quando gli venne in mente una cosa…
 
Quindi, uhm… qual è il nome di tua madre, Sherlock?
 
Sorpreso, l’uomo alzò lo sguardo,  una ruga fra gli occhi “Non te lo dirò”
 
Ma perché? Tu sai un sacco di cose su di me e sulla mia famiglia… E invece io, so solo di Mycroft e non sono nemmeno sicuro che il Governo Britannico possa essere considerato come famiglia…
 
“Non te lo dirò”
 
Oddio, sembrava un bambino di cinque anni, con quelle sue labbra serrate e quei riccioli neri che andavano da tutte le parti come pianeti che orbitano seguendo la traiettoria sbagliata.
 
D’accordo, d’accordo…
 
John sospirò e si grattò il collo “Ma, uhm, almeno…almeno dimmi… quale è il tuo secondo nome? Il tuo cibo preferito?
L’occhiata che gli fu rivolta non poteva esattamente distinguere come entuasista.
D’accordo, allora…la tua parola preferita?
Immediatamente, nel giro di un secondo, il volto del consulente investigativo  divenne sognante e distante.
Sostantivo, verbo o aggettivo?
“Scegli tu”
 
Ci volle un po’, ma alla fine parlò di nuovo “Obitorio”
John rimase a bocca aperta, “Sei serio?
L’uomo annuì
Ma, per l’amor del cielo, Sherlock…
“E’ quello che mi hai chiesto! Cosa c’è di male nella parola obitorio? Non è per il suo significato!  Sto parlando della parola in sé, dottore. Obitorio. Suona come un terremoto sulla lingua. Prova a dirla e lo sentirai anche tu. O-bi-to-rio.
 
Incerto, provò un paio di volte. E, in tutta sincerità, dovette ammettere che quel pazzo aveva ragione.
Ok, hai vinto
“Eccellente. Come sempre, dottor Watson”
 
John  alzò gli occhi
“E tu?”
La mia parola preferita, intendi?
Sherlock annuì.
 
Non ci mise molto a tirarla fuori. Sapeva a memoria poche parole che aveva memorizzato molto tempo prima, parole che avevano catturato la sua attenzione. “Mi piace la parola polvere, il suo significato o perlomeno quello che io immagino sia. Piccole particelle fatte praticamente di qualsiasi cosa…
 
John si accorse di quanto era stupido non appena lo disse, ma Sherlock non sembrò accorgersene. I suoi occhi erano concentrati sull’amico, cosa che imbarazzava e rendeva leggermente agitato l’ex medico militare.
“A proposito di parole e significati. La tua poesia preferita?”
 
John scosse la testa, gli piacevano Poe e Shakespeare, per non parlare di Emily Dickinson, ma non da sceglierne una precisa.
Vide Sherlock mettersi in posizione semi-sdraiata, le mani dietro la testa come se fosse sdraiato su una spiaggia tropicale in un posto lontanissimo da lì. Gli occhi fissavano il soffitto, concentrati su qualcosa che non esisteva, o perlomeno su qualcosa che non era racchiuso all’interno delle mura dell’appartamento.
 
Aprì la bocca e poi la richiuse, per riaprirla nuovamente. Poi con voce baritonale disse:
Fanciullo, io già non ero/ come gli altri erano, né vedevo/come gli altri vedevano. Mai
derivai/ da una comune fonte le mie passioni
 
John sentì qualcosa colpire il suo cuore, ne era certo. Non aveva idea di cosa fosse, ma nel sentire la profonda voce di Sherlock recitare quelle parole così belle, aveva iniziato a sentire come un calore che si irraggiava da qualche parte profonda dentro di lui… Era come se potesse sentirle. Sentire le parole nel’aria, sentire il loro profumo e il loro tocco sulla pelle.
Ma erano soltanto parole.
 
“Edgar Allan Poe”
L’uomo dietro di lui annuì. “Si chiama Alone*. E’ del 1829”
Uhm, dovresti..uhm dovresti leggere poesie più spesso. Intendo, ad alta voce. La tua voce è davvero eccezionale
“Grazie, John”
 
Stettero in silenzio per un po’. John iniziò lentamente a sentire che le palpebre diventano sempre più pesanti e la sua vista sempre più sfuocato. Prima di addormentarsi, avrebbe dovuto mettere da parte quel dannato romanzo che aveva preso in prestito, ma era semplicemente troppo stanco per farlo. E così esso finì per cadere per terra con un leggero tonfo.
Riposti gli occhiali sul comodino, John si allungò per spegnere la luce e, non appena lo fece, si mise nella posizione giusta e inerme affondò il viso nel cuscino.
Era difficile rilassarsi. Le parole di Sherlock continuavano a risuonargli nella stessa, ancora e ancora…
 
Improvvisamente, fu rotto di nuovo il silenzio, ma questa volta fu Sherlock a farlo.
Si fece più vicino, più di quanto avesse fatto prima e ora i due stavano sdraiato uno accanto all’altro – John dalla sua parte, rivolto verso Sherlock e quest’ultimo supino, gli occhi chiusi e le mani unite insieme sotto il mento. Come sempre. Sembrava che stesse pregando – ma sapeva che Sherlock Holmes riteneva la preghiera inutile e buffa.
 
Ancora leggermente sorpreso, John vide il suo coinquilino aprì la bocca e parlare con la sua voce profonda
“Un amore travolgente, mio caro John/ Ma oh, così dolce e profondo/ stasera fluirà dalla voce del tuo amato/ E la tua anima, non abbastanza sveglia, identificherà/ le mie parole come la musica di un sogno”**
 
*Ha cambiato il nome da Adeline al…mio? Mio caro John*
 
John ora era quasi sveglio e lasciò che la sua mano si spostasse dal suo fianco fino a Sherlock e che le dita accarezzassero lentamente il tessuto sottile della sua giacca del pigiama.
 
“I nostri pensieri, le nostre anime – O Dio che stai nel cielo/ si mescolano in ogni azione, amore”
 
La voce di Sherlock era diventata più roca, segno che era stanco. Ma rimanevano comunque i più bei versi che John avesse mai sentito leggere in vita sua.
 
“Buonanotte, John”, sussurò la voce.
 
John sorrise, “Buonanotte, Sherlock”.

 
*La poesia, come ha detto Sherlock, si chiama “Alone” ed è stata scritta da Edgar Allan Poe nel 1829. La traduzione è stata presa da questo sito http://www.ateneonline-aol.it/poesia19.php
 “From childhood's hour I have not been / As others were; I have not seen / As others saw; I could not bring / My passions from a common spring”
 
**La seconda poesia, invece, è “Serenade”, sempre di Edgar Allan Poe. La traduzione l’ho fatta io, non avendola trovata in internet. Se ne avete sottomano una originale, mandatemela pure via recensione :)
 “Enthralling love, my dear John / But list, O list,- so soft and low / Thy lover's voice tonight shall flow / That, scarce awake, thy soul shall deem / My words the music of a dream"
Our thoughts, our souls- O God above / In every deed shall mingle, love”
  
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