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Autore: Halloween_    16/01/2014    4 recensioni
{Lost Canvas}{Il raiting potrebbe variare}{HyperMyth leggermente modificato}
Il termine follia deriva dal latino folle, significava vuoto.
Ma Elettra non si sente vuota; non potrebbe mai sentirsi tale perché la sua fobia più grande la perseguita colmando anche i più piccoli fori della sua mente.
Quando tutto il suo mondo collasserà e sarà tradita, abbandonata e accolta nella sicurezza di nuove braccia dovrà scegliere se rialzarsi o lasciarsi andare al baratro della più pura pazzia.
~.~.~.~.~.
Dal prologo:
[...]Credi davvero nelle menzogne che dice Alice?
Non sono menzogne, io mi fido di lei.
Hai il cuore tenero come quello di un agnellino.
Che significa?
Attenta a non essere divorata dal lupo cattivo.[...]

.~.~.~.~.~
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Personaggi Lost Canvas, Pisces Albafica
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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La Follia Non Ama


Prologo
9 Agosto 1739, Firenze – Italia.

Frusciavano le stoffe, risuonavano i passi sul pavimento legnoso, riecheggiavano le voci soprapponendosi senza timore e nascondendosi, quelle più soavi sotto le più possenti. Era sempre così prima di uno spettacolo, l’andare in scena faceva piombare la compagnia di attori nella disarmonia più completa perché, benché fossero abituati, l’emozione era sempre lì che aleggiava tra loro come un frizzante venticello che agitava gli animi di chiunque fosse sua preda.
Ma non era così per tutti; in mezzo a quell’aura d’eccitazione, il viso annoiato di un giovane uomo stonava come uno strumento che stride al centro dell’armoniosa orchestra. Portava vestiti assai buffi così colmi di fronzoli da essere una cacofonia di stoffe colorate, ma doveva essere così; passava di quando in quando una mano tra i capelli corvini scostandoli dal viso bronzeo e seccato. Gli occhi blu e profondi come gli abissi marini, saettavo per la stanza osservando il febbrile andirivieni degli attori in procinto di andare in scena; finché non si soffermarono su quello che davvero gli interessava.
«Elettra, sei pronta?» disse prima d’irrompere in un sonoro sbadiglio che fece storcere il naso alla ragazza che, immobile davanti a lui, lo fissava con severe pozze argentee come metallo liquido, «Che c’è?» sorrise sornione il moro, ben conscio dell’inutilità di quel quesito.
Di contro la ragazza sospirò rassettandosi il logoro vestito marroncino, corredato da un grembiule che un tempo doveva essere stato bianco «Finiscila Angelo, questa tua aria annoiata è irritante.» soffio Elettra truce. Ma il ragazzo non perse il sorriso, anzi si rallegrò ancor di più quando vide la giovane voltarsi richiamata da un’altra attrice e l’afferrò, trascinandola sulle sue gambe fasciate da quei pacchiani calzoni.
Teneva una mano sul ventre della ragazza, quindi Angelo lo sentì contrarsi appena per produrre l’ennesimo sospiro, ma sapeva che le labbra rosse di lei erano piegate all’insù in un sorriso divertito. Infondo tra loro era sempre così però andava bene; erano fidanzati da tre anni perciò quel battibeccare continuo, intervallato da piccoli tira e molla, era divenuto consuetudine nel loro rapporto. Difatti Elettra si rilassò, lasciandosi andare contro il petto solido del moro e poggiando la testa sulla sua spalla con gli occhi persi nel soffitto in ombra; Angelo sogghignò, era così prevedibile quella ragazza dalle lunghe onde castane, adornate con bislacchi riflessi smeraldini, relegate in una crocchia molle e mal fatta che liberava rapidamente ciocche dalla sua prigionia. Ne prese una tra le dita avvicinandola alle labbra sottili, profumava di sapone con un lieve sentore di stantio a causa degli abiti scenici vecchi e perennemente rinchiusi in qualche baule, «Odori come una pazza rimasta ad ammuffire troppo a lungo chiusa in una scatola.» soffiò -lasciandosi sfuggire anche un risolino divertito- contro il collo candido della ragazza che nemmeno rabbrividì, ma scattò in piedi improvvisamente rigida. Si comportava in quel modo di proposito, Angelo, perché sapeva quanto la castana fosse suscettibile sull’argomento “pazzia” –o “follia”, come dir si voglia-; e provava una perversa soddisfazione nel vederla innervosirsi per poi scappare, spaventata, via da lui. Non aveva un preciso motivo per comportarsi così, solamente lo faceva per puro divertimento e l’amore per Elettra passava in secondo piano davanti al suo lato caratteriale che smaniava per assaporare un po’ di sofferenza altrui. E anche la ragazza che aveva affermato più volte di amare era compresa tra gli “altrui” da far soffrire per spasso.
«Non è divertente.» quasi corse Elettra pur di allontanarsi, mentre uno sguardo profondo come gli abissi, le incendiava la schiena.


E se avesse ragione?
Taci!
Sai che ha ragione lui. Sai che ho ragione io.
Fai silenzio, ti supplico…
Come vuoi Elettra.


Sciolse la crocchia chiedendo a una biondina, dolce come miele e gentile con chiunque, di rilegarle i capelli perché da sola non riusciva. Le mani erano sprofondate nel suo grembo, tremavano troppo convulsamente per essere mostrate a sguardi indiscreti. Provava a calmarle incassandole tra le cosce, voleva smettessero di tremare, doveva riprendere il controllo e non lasciare che la paura la divorasse dall’interno; il tocco delicato della ragazza, di nome faceva Alice, che le districava con cura i capelli, contribuì a far rilassare Elettra. Senza accorgersene la castana smise di tremolare come un cucciolo fradicio di pioggia e riacquistò un minimo di lucidità.
Anche se le mani fermarono i loro tremori, non ebbe il coraggio di scostarle dal grembo, eccessivamente impensierita dal fatto che potessero tradirla mostrando agli altri la sua paura.
«Stai bene, Elettra?» era dolce la voce di Alice e arrivò flautata -ma attutita da un fastidioso ronzio- alle orecchie della castana che trattenere l’impulso di scuotere la testa sconsolata: avrebbe rovinato di nuovo la crocchia.
Così si limito a un piccolo sospiro «Ho paura.» ammise candidamente «Tanta paura che questo possa essere l’ultimo spettacolo; l’ultima volta su quel palco appena illuminato da alcune candele, davanti alla platea di persone che osservano noi attori, talmente catturati dalla recitazione che a malapena notiamo le loro mute presenze.» il tono degli occhi, solitamente più simile all’argento, virò al grigio nel momento in cui si oscurarono di tristezza.
Ma Elettra non era la sola a esser demoralizzata dalla probabile chiusura del teatro, perché gli occhi cioccolato di Alice divennero lucidi «Di questi tempi sono molti i teatri ad aver chiuso i battenti e le compagnie a essersi sciolte… Non possiamo fuggire all’evidenza.» la voce s’incrinò, ma la bionda era sempre stata una persona dall’ottimismo incrollabile perciò sforzò un sorriso ad affiorare sulle sue labbra, «Però, al costo di sembrare una folle sognatrice, io dico che ce la faremo!» il tono, poi, divenne più dolce mentre avvolgeva la compagna in un soffice abbraccio «Supereremo anche questa sfida, Elettra.».
La castana lasciò che il calore infuso nell’abbraccio dell’amica distendesse un po’ i suoi nervi, nuovamente tesi e vicini a spezzarsi come il più fragile dei fili a contatto con la più affilata delle lame.

Credi davvero nelle menzogne che dice Alice?
Non sono menzogne, io mi fido di lei.
Hai il cuore tenero come quello di un agnellino.
Che significa?
Attenta a non essere divorata dal lupo cattivo, mia patetica agnellina.


S’irrigidì tra le braccia di Alice, ma la bionda parve non accorgersene perché la salutò con un sorriso accompagno da una limpida serenità nello sguardo; mentre lei sentiva di essere nuovamente sul baratro, pronta per essere divorata dalle sue stesse paure.
Elettra soffriva di agateofobia.
Aveva paura della pazzia.
Aveva il terrore di essere pazza.
Ma lei era pazza, perché quella voce non la abbandonava mai.
















{Angolo di una Festa}
Buonasera a tutti! c:
È solo la seconda volta che pubblico su questo fantastico fandom; però avevo deciso che la mia prima long scritta con le mie sole forze doveva su Saint Seiya: quindi eccomi qui.
E quale giorno migliore per pubblicare il prologo se non il mio compleanno? Nessuno, direi :')
Premetto che sono nervosa perché ho paura non piaccia a nessuno, di perdere l'ispirazione, non riuscire a continuarla e tante cose... Però, alla fine, mi sono detta che il miglior modo di scacciare l'ansia è tentare, no? Infondo, se non provo come posso migliorare?
Spero tanto questo prologo sia piaciuto a qualcuno, mi piacerebbe sentire dei pareri e non disdegno nemmeno le critiche, anzi!, servono a migliorare quindi qualsiasi annotazione (purché sensata) sarà ben accolta (non mi piace essere criticata, però le accetto).
L'introduzione fa schifo, lo so, ma non è il mio forte... In futuro potrebbe cambiare perché, in effetti, mi piacerebbe farla diventare una fic a raiting rosso però si vedrà.
A scarso di equivoci: le parti sulla destra sono dei pensieri di Elettra (parte senza corsivo), mini discorsi con quella voce che la perseguita (parte in corsivo). Credo sia tutto... Ah, avrei bisogno di un aiuto per aggiustare una questione riguardante alcuni personaggi (non riesco proprio a districarmi) perciò se a qualcuno andasse di aiutarmi gli sarei eternamente grata! c:
Non so quando aggiornerò perché il primo capitolo l'ho scritto quasi completamente, ma era così lungo che ho dovuto dividerlo; è probabile che lo sfoltirò per quanto possibile.
Alla prossima e grazie di cuore a chiunque sia arrivato sino a qui ❤


Kuro
   
 
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