Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: xjawaadsblazer    16/01/2014    0 recensioni
Dal testo:
" - Forse era il momento di non scappare più dai problemi e risolverli.
Era il momento di non piangere più e di sorridere.
Era il momento della loro felicità.
Era il momento del perdono. - "
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
It's time to be Happy.









Isabel Stone camminava velocemente, anzi, correva frettolosamente verso l'edificio giallo e grigio a qualche metro di distanza. Nonostante i suoi diciannove anni, quei pochi minuti di corsa, l'avevano stancata molto. Vedeva bambini e genitori ovunque, ma i suoi occhi vagavano alla ricerca di un nanetto di tre anni. Ed eccolo lì. William Stone. 
La giovane ragazza curvò leggermente l'angolo della bocca in un sorriso quasi invisibile e si scostò i capelli castani su una spalla. Si fece largo tra le persone che le intralciavano il cammino e si presentò davanti all'insegnante che teneva la piccola mano di William. Il vento pungeva sulle guance rosse e fredde del piccolo nanerottolo che stringeva sotto un braccio un orsacchiotto. 
- William. - esclamò Isabel portandosi all'altezza del bambino che alzò il volto dopo aver sentito la voce della mamma.
- m-mamma - sussurrò il bambino barcollando per poter abbracciare la madre. L'insegnante raccontò velocemente la prima giornata di asilo del figlio e, una volta salutata la maestra, Isabel lo prese in braccio e, insieme, si diressero verso il supermercato. Quella stessa mattina, sua sorella Bridget, le aveva chiesto di fare la spesa per l'appartamento che condividevano perché avrebbe fatto gli straordinari a lavoro per guadagnare qualche soldo in più. 
Isabel, dopo aver messo William seduto sul carrello del negozio, iniziò a vagare per il supermercato. 
- biscotti mamma, biscotti - diceva il bambino dagli occhioni azzurri tirando la sciarpa della ragazza che si limitava a sorridergli e continuava a camminare. 
L'attenzione della madre, però, fu catturata da una giovane coppia che rideva e si abbracciava davanti al reparto surgelati. Le ricordava tanto quando tre anni fa, lei e il suo amato LouLou si amavano.. O meglio dire, lei amava lui
Il ragazzo, sentendo uno sguardo bruciargli la schiena, si voltò verso Isabel che, a momenti, si strozzava con la sua stessa saliva quando incontrò gli occhi del ragazzo. 
- non può essere - mormorava Isabel schockata e prendendo in braccio William che, intanto, piangeva e faceva i capricci.
Il ragazzo fece qualche passo verso madre e figlio, schockato anche lui per l'incontro. La ragazza bionda, invece, si limitava a seguire i movimenti del fidanzato. 
- Isabel, sei tu? - chiese quella voce. Quegli occhi così azzurri la scrutavano attentamente aspettando una risposta che non arrivò. 
Isabel indietreggiò ancora tenendo William in braccio e cercando di calmare il suo pianto. 
- shh - sussurrava lei al figlio che, finalmente, aveva iniziato a calmarsi. 
- Louis, cosa sta succedendo? Chi è lei? - chiese la bionda che ancora stringeva la mano a Louis. Al suo Louis. 
Isabel, sentendo quella frase, scappò via afferrando saldamente la borsa e tenendo stretto tra le sue braccia il bambino che rideva per la corsa. 




Louis Tomlinson era ancora un po' scosso dopo l'incontro al supermercato. 
Pensava di aver già dimenticato Isabel Stone e i suoi occhi verdi come il bosco. 
Pensava di aver già dimenticato gli errori commessi e le lacrime della giovane sulle guance pallide. 
Pensava di aver già dimenticato le promesse che lui stesso fece alla giovane ed innamorata sedicenne che, all'ora, non aveva ancora un figlio.
Appunto, un figlio. Evidentemente Isabel si era dimenticata molto facilmente di lui.
Louis si alzò dal letto e coprì meglio la schiena scoperta di Samantha, la sua fidanzata della settimana.
Chiuse la porta della camera e camminò lentamente per il corridoio di casa Tomlinson.
Quanti ricordi. Quanti ricordi conteneva quella graziosa villetta. 
Proprio lì, in cima alle scale che ora Louis aveva iniziato a scendere, LouLou e Isabel si erano scambiati il primo bacio quattro anni fa. 
Appesa al muro dell'entrata, stava una cornice colorata. Se la ricordava bene quella foto, molto bene. C'era una torta con scritto " Buon 18esimo compleanno Lou! " e un giovanotto dagli occhi azzurri affiancato da una ragazzina con un vestito bianco e rosso intenta a baciare la guancia sinistra del festeggiato. 
Louis sorrise a quei ricordi e si diresse in cucina, dove trovò la madre Johannah che beveva un thè caldo seduta sull'isola della stanza. 
- ehi, ancora sveglio? - chiese la donna facendo spazio anche al figlio. Johannah sapeva dell'incontro di poche ore prima del figlio con la sua vecchia ragazza. Lei sapeva la verità, essendo rimasta in contatto con Isabel. 
- o -oggi ho visto.. ho visto Isabel. Isabel Stone. - disse Louis schiarendosi la voce e appoggiando la testa sulla spalla della madre. 
- ..e? - chiese lei sorseggiando ancora un po' di thè.
- e aveva un bambino in braccio. - disse lui tornando indietro con la mente. 
- sì, già mi avevano detto di questo fatto. - mentì lei. Lei era in ospedale il giorno della nascita di William. Johannah c'era. Louis no. 
- oh.. e sai anche di chi è il figlio? - chiese lui curioso come un bambino di tre anni. Come William Stone. 
- um, no. Per quanto ne so, Isabel, non ha più avuto fidanzati dopo.. dopo la tua partenza. - rispose abbassando la voce nell'ultimo pezzo della frase. 



Il campanello di casa Stone suonava ininterrottamente. Isabel si affrettò ad andare alla porta per aprire, prima che quella peste di suo figlio si svegliasse. 
Aprì la porta e la chioma di capelli scuri di Johannah fu la prima cosa che vide. Le sorrise e la fece entrare, come tutte le volte che le faceva visita. 
- hai bisogno di qualcosa, Jo? - chiese la giovane accendendo la macchina per il caffè.
- no, grazie tesoro. Will? - chiese a sua volta Johannah accomodandosi su una delle sedie della piccola cucina, come la casa d'altronde. 
- dorme ancora come un sasso. - rispose Isabel sorridendo e versando un po' di latte nella tazza fumante di caffè.
- volevo parlarti. - iniziò la donna facendosi seria. - .. di Louis - continuò abbassando lo sguardo sulle mani incrociate sul tavolo di legno. 
Isabel si mise vicino a Johannah e, con lo sguardo, la scrutò curiosamente.
Quasi come se stesse per dirle che l'amava ancora e cazzate varie. Questa è la vita reale, non un film.
Pensò Isabel tra sé e sé.
- vuole vederti e parlarti. - disse semplicemente la più grande. Alla giovane diciannovenne sembrò che la stanza avesse iniziato a girare su se stessa e le mancò l'aria. Tutti quegli anni di silenzio.. E ora aveva intenzione di parlare? Quando suo figlio aveva ormai 3 anni? Già. William era il figlio di Louis. Louis era il padre di William. 
Lo stesso giorno in cui Isabel scoprì di essere incinta, Louis era partito per l'America rompendo tutti i rapporti con gli amici, familiari e la sua amata ragazza. Non le aveva nemmeno dato il tempo di dirgli che sarebbe diventato padre, che era già partito lasciandole una lettera di scuse.




Louis aspettava impazientemente seduto su una panchina verde in un parco poco distante da casa sua. Aspettava agitato tamburellando il piede destro sulle mattonelle di cemento.
- tua madre mi ha detto che volevi parlarmi. - una voce alle sue spalle catturò la sua attenzione facendolo voltare di scatto. Lei era lì. Lì con lui, e con il bambino del giorno precedente a fianco. - amore, vai a giocare.. Mamma deve parlare un attimo con il signore. - aveva detto Isabel prima di incoraggiare William ad andare sullo scivolo con gli altri bambini. Isabel, sorridendo ai movimenti impacciati del figlio, si sistemò i capelli castani su una spalla e si strinse nella giacca marrone che nascondeva il suo corpo magro; si sedette sulla panchina anche lei e accavallò le gambe affusolate e fasciate da un paio di jeans chiari che finivano all'interno di un paio di stivali marroni.
- come stai? - ruppe il silenzio Louis che la guardava ancora incantato. 
- come sempre, bene. - mentì lei. Isabel Stone stava tutt'altro che bene. Era agitata, tesa come la corda di un violino, le sudavano le mani, il cuore non rallentava il battito cardiaco e sudava freddo. 
- e quindi.. hai un figlio. - esclamò il ragazzo, più a se stesso che alla giovane che gli stava ad un metro di distanza. 
- come si chiama? - chiese Louis. 
- William. - rispose Isabel.
- come me. - sussurrò Tomlinson. 
- di cosa volevi parlarmi? - chiese seria la giovane continuando a guardare il figlio che giocava. 
- volevo, bhè.. Intanto, volevo scusarmi. Davvero, perdonami per ciò che ho fatto in passato io.. - preso dall'ansia, portò le mani sui capelli spettinati per poi tirarne l'estremità. - ero solo uno stupido ragazzino che non si rendeva conto di quante persone avrebbe ferito con le sue azioni per niente giuste.  Vorrei che tu mi perdonassi, che tornassimo quelli di una volta. Ti prego. - finì guardando Isabel che non aveva cambiato espressione e non lo degnava nemmeno di uno sguardo.
- tu non puoi chiedermi questo. - disse lei irrigidendo la mascella. - non puoi tornare da un momento all'altro e chiedermi di dimenticare tutto. Non puoi farmi questo. Io, a differenza tua, ho un figlio da crescere. Poi sei fidanzato, dannazione. Rifletti! - aveva detto lei facendo scivolare una lacrima lungo la sua guancia. Era debole, fottutamente debole.. E tutto per colpa del ragazzo al suo fianco. 
- non dirmi questo, ti prego.. Starò accanto a te e tuo figlio. Ti amo e ti amerò proprio come ti amavo tre anni fa. Samantha, la ragazza con cui mi hai visto ieri, non conta niente per me. L'ho cacciata da casa mia e dalla mia vita perché è te che voglio. - esclamò Louis inginocchiandosi davanti a lei con le lacrime agli occhi. 
- ti prego, dimmi che mi ami. - l'aveva imlorata poggiando le mani soffici sulle ginocchia della ragazza che versava lacrime a non finire. 
- non posso dirti il contrario, o mentirei anche a me stessa.. Ma non posso perdonarti dopo tutto ciò. - sussurrò Isabel ignorando le occhiate dei passeggeri nella loro direzione. Accarezzò la guancia fredda del suo LouLou osservando la grande somiglianza con suo figlio. 
- mi farò perdonare, ma ti prego.. Dimmi che mi ami. - continuava lui piangendo e rivelandosi più debole di quanto credeva di essere.
- cazzo, Louis, ma non ti rendi conto? Potrei anche perdonarti qui, subito, senza nessuna esitazione.. Ma non posso perdonare i tuoi tre fottutissimi anni di assenza. - aveva urlato lei portandosi le mani tremanti sui capelli per rilassare un attimo i nervi. Si alzò facendo avanti e indietro di qualche passo.
- sono scappato, ma ora sono qui. - disse Louis abbracciando da dietro la ragazza stressata che tanto amava. 
- ed è proprio questo. Mi hai abbandonata proprio quando avevo nostro figlio in grembo! - sbottò lei con la rabbia che le scorreva nelle vene. 
Louis sbiancò di colpo guardando Isabel davanti a lei e, subito dopo, il bambino che giocava allegramente ad una trentina di metri di distanza da loro. 
- Wi-William.. William è nostro figlio? - chiese lui shockato dalla rivelazione.
- ma non hai visto la somiglianza? Da chi credi abbia preso gli occhi azzurri? Venni da te dopo aver scoperto di essere incinta ma tutto ciò che trovai era solo una busta bianca contenente la tua cazzutissima lettera. Ti ho cercato, ti ho lasciato miliardi di telefonate, messaggi, email.. E tu niente. Non ti sei fatto vivo per tre anni. Ora che, finalmente, la mia vita aveva preso la giusta direzione, arrivi tu e rovini tutto! Ora ti chiedo solo un piacere: vattene.
Allontanati da me, dalla mia vita e non ti azzardare ad avvicinarti a William.. E' l'unica cosa preziosa che ho e che mi tiene ancorata a questa vita. -
detto ciò, Isabel chiamò il figlio e se ne andarono lasciando un Louis scosso, sommerso dai sensi di colpa e piangente. 



Erano passate due settimane dall'incontro con Louis e forse aveva veramente ascoltato le parole di Isabel quel pomeriggio d'autunno al parco. 
- Isa, credevo di dover prendere io William a scuola.. Ma ovviamente non mi hai avvertita e l'hai preso tu facendomi sprecare del tempo! - urlò Bridget chiudendo alle sue spalle la porta dell'appartamento.
Isabel, sentendo le parole di sua sorella, corse subito da lei presa dal panico. 
- mai sei matta? Sono appena tornata dal lavoro, Bridget, dov'è mio figlio? - urlò isterica la giovane. 
La sorella venticinquenne, dopo aver assimilato per bene la situazione, si agitò e cercò di calmare la sorella minore. Presero le giacche e corsero in auto dirette verso la scuola. 
Isabel, una volta arrivata, saltò giù dall'auto e si precipitò verso l'entrata dell'asilo notando ancora delle luci accese. 
Bussò colpendo bruscamente la porta di vetro che si aprì subito dopo grazie alla custode della scuola, una donna bassa e abbastanza anziana. 
- voglio parlare con l'insegnante di mio figlio, William Stone. - esclamò tra i singhiozzi e le lacrime che scorrevano velocemente sul viso pallido di Isabel. 
- mi cercava, signorina? - chiese la maestra spuntando da un corridoio alla loro destra.
- voglio sapere dov'è mio figlio. - urlò Isabel piangendo come una dannata affiancata dalla sorella maggiore che le accarezzava una schiena tentando di tranquillizzare la giovane madre.
- ma come? E' venuto il padre a prenderlo.. - detto ciò, la maestra, si accorse di ciò che aveva fatto: probabilmente credeva di averlo dato ad uno sconosciuto, non sapendo che Louis Tomlinson era davvero il padre di William.


- mamma, stanno bussando, apri tu? - chiese Louis seduto sul tappeto del salotto intento a giocare con le costruzioni con il figlio William. 
- certo. - rispose Johannah sorridendo ai due ometti in salotto. 
Appena aprì la porta, una Isabel Stone con gli occhi rossi e gonfi, le guance rosse e segnate dal pianto si presentò davanti alla donna. 
- dov'è mio figlio? - urlò entrando nella villetta che profumava di lavanda e pulito.
- ma come? Louis mi aveva detto che ti aveva avvertita.. - mormorò la donna alla porta. 
- mamma! - esclamò William correndole in contro. 
- oh mio Dio. Sei qui, amore mio. - esclamò la giovane buttandosi sulle ginocchia per abbracciare il bambino che le sorrideva.
- Brì, prendi William e portalo in macchina, arrivo tra un attimo. - ordinò la più piccola alla maggiore che fece subito ciò che le venne ordinato. 
Una volta chiusa la porta di casa, lo sguardo furioso di Isabel si posò su un Louis agitato. 
- cosa credevi di fare, eh? Pensavi di poter portarmi via William e magari non farmelo più vedere? Sei un coglione. - urlò la ragazza spingendo Louis all'interno del salotto. 
- mi hai vietato di vederlo e quindi era l'unico modo per poter stare con mio figlio.. - affermò il ragazzo cercando di calmare Isabel. 
- potevi chiedermelo, te lo avrei fatto vedere comunque.. Ma non avresti dovuto fare ciò che hai fatto. Scordati di noi. - e, dopo tutta la discussione, Isabel corse fuori diretta verso il suo appartamento per fare le valigie e partire per l'Irlanda, dai suoi genitori. 


 


3 anni dopo.




- mamma? - disse William tirando leggermente la mano della ventiduenne che sistemava il velo da sposa. 
- sì, amore. - rispose Isabel sorridendo dolcemente al figlio vestito come un piccolo ometto. 
- ti sposerai anche tu un giorno? - aveva chiesto distrattamente il bambino giocherellando con i fiori del buquet.
- chi lo sa. - rispose semplicemente lei e porgendo il buquet bianco alla sua bellissima sorella prossima al matrimonio, molto prossima. 
- sei bellissima, Brì. - le disse semplicemente la sorella minore attirando la sposa in un abbraccio. - è ora. - esclamò il signor Stone, padre delle due bellissime ragazze, entrando nella stanza. 

Il matrimonio fu come se lo immaginava Isabel, perfetto. 
Intanto, la giovane, sorrideva ai parenti e agli invitati durante il pranzo che si teneva nel giardino enorme della villetta dei genitori Stone. 
- potrei avere la vostra attenzione? - esclamò la sposa in piedi affiancata dal bellissimo marito biondo, Niall Horan. Gli invitati si sedettero ai propri posti guardando i due giovani sposi. 
- volevo ringraziare tutti i presenti per essere venuti, mi riempie il cuore. Oggi è il giorno più importante della nostra vita e siamo felici di condividere tutto ciò con voi. Ma, soprattutto, volevo ringraziare mia sorella Isabel. - la diretta interessata, accorgendosi di tutti gli sguardi che aveva addosso, lasciò che le sue guance si tingessero di un colore quasi bordeux. - grazie a lei, io e Niall ci siamo incontrati  un po' di anni fa, alle superiori.. e adesso siamo qui. Grazie davvero per avermi appoggiata e sostenuta nei momenti più difficili. Grazie per essere sempre rimasta con me. Sei la persone più importante della mia vita, sorellina. - Bridget si fece scappare una lacrima, dopo aver finito il discorso. 
Applausi e abbracci seguirono poi tutta la giornata, finché una visita inaspettata sorprese Isabel Stone. 
Pensava che, dopo tre anni in Irlanda, lo avesse dimenticato.. Invece era lì, proprio come se lo ricordava, solo con un po' di barbetta in più sul mento. Indossava un jeans scuro, una camicia bianca ed una giacca nera.  
E quegli occhi che la scrutavano. Quegli occhi azzurri troppo simili a quelli che osservava ogni giorno. 
- Louis. - mormorò shockata. 
- Isabel. -
- Finalmente.. finalmente sei arrivato. Io.. ti amo. - disse Isabel. Ed era vero: lei è sempre stata lì, in Irlanda, attendendo solo il momento in cui Louis sarebbe arrivato. 
Tomlinson non aspettò un secondo in più e attirò la bellissima donna di fronte a lui in un bacio dolce e bisognoso d'amore, dopo aver sussurrato un 'ti amo'.

Forse era il momento di non scappare più dai problemi e risolverli.
Era il momento di non piangere più e di sorridere.
Era il momento della loro felicità. 
Era il momento del perdono.
Era il momento di essere una vera e propria famiglia.






Hey belle bimbe, G's Back!
Ok, è da un mese che lavoro su questa oneshot, non mi convince nemmeno tanto. Comunque, bando alle ciance, come va?
Tutto bene? No, eh? Fanculo alla scuola, ahah.
Sto cercando di scrivere qualcosa su Louis da mesi, ma niente di tutto ciò mi convince e finisco sempre per ricominciare tutto da capo.
Insomma, la vita non è una fiaba.. Ma tutti dobbiamo avere il nostro lieto fine, no? 
Spero vi sia piaciuta, e ancor di più spero non ci siano molti errori.
Vi mando un bacio, 
Ciao! :)x
twitter: @xjawaadsblazer
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: xjawaadsblazer