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Autore: rainicornsan    17/01/2014    0 recensioni
[La lettrice di fiori (Elizabeth Loupas) [pagina non esistente su Wikipedia]]
La regina mandò a chiamare Blaise Laurentin, poi richiese che tutti i cortigiani li lasciassero soli. Non appena i passi non furono che attutiti suoni nei corridoi più distanti, cominciò: "Bonsoir, Monsieur Laurentin. Vi ho convocato per un motivo che riguarda l'Escadron, come immaginerete. Ho qui per voi un nuovo ragazzo, Pierre de Chastelard. Vi addestrerete insieme per alcuni mesi, e, se andrà come immagino, potrei farvi agire insieme. E se funzionerà, potrei decidere di mandarvi insieme in Scozia, per la faccenda del cofanetto... Vi aspetta nello spogliatoio. Vite, Monsieur, o tutti penseranno che stiamo facendo qualcosa di... ambiguë.". Ridacchiò sommessamente, non prestandogli più attenzione, e lui capì di essere stato congedato.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti... Vorrei che questa fanfiction sia di gradimento anche a chi non ha letto il bellissimo libro 'La lettrice di fiori', di Elizabeth Loupas, così comincierò con il scrivervi un link con la trama del Play Store http://blog.newtoncompton.com/la-lettrice-di-fiori/

Lo so, come trama è poco proficua, ma se scrivessi qualcosa io farei troppi spoiler, persino più di quanti ve ne stia dando ora mentre scrivo, così ho cercato di parlare in modo chiaro ma non troppo elaborato.


Avvertimenti: Vari contesti, Spoiler, Missing Moments, Slash (don't like, don't read :P)
Generi: Angst, Sentimentale
Rating: giallo
Personaggi: Monsieur Laurentin, Monsieur de Chastelard, eventuale regina Caterina dè Medici  e altri.

Introduzione: 

La regina mandò a chiamare Blaise Laurentin, poi richiese che tutti i cortigiani li lasciassero soli.
Non appena i passi non furono che attutiti suoni nei corridoi più distanti, cominciò:
"Bonsoir, Monsieur Laurentin. Vi ho convocato per un motivo che riguarda l'Escadron, come immaginerete. Ho qui per voi un nuovo ragazzo, Pierre de Chastelard.
Vi addestrerete insieme per alcuni mesi, e, se andrà come immagino, potrei farvi agire insieme.              
E se funzionerà, potrei decidere di mandarvi insieme in Scozia, per la faccenda del cofanetto...  
Vi aspetta nello spogliatoio.
Vite, Monsieur, o tutti penseranno che stiamo facendo qualcosa di... ambiguë.".  
Ridacchiò sommessamente, non prestandogli più attenzione, e lui capì di essere stato congedato.


I.

La regina mandò a chiamare Blaise Laurentin, poi richiese che tutti i cortigiani li lasciassero soli.
Non appena i passi non furono che attutiti suoni nei corridoi più distanti, cominciò:
"Bonsoir, Monsieur Laurentin. Vi ho convocato per un motivo che riguarda l'Escadron, come immaginerete. Ho qui per voi un nuovo ragazzo,
Pierre de Chastelard.
Vi addestrerete insieme per alcuni mesi, e, se andrà come immagino, potrei farvi agire insieme.
E se funzionerà, potrei decidere di mandarvi insieme in Scozia, per la faccenda del cofanetto...
Vi aspetta nello spogliatoio.
Vite, Monsieur, o tutti penseranno che stiamo facendo qualcosa di... ambiguë.".
Ridacchiò sommessamente, non prestandogli più attenzione, e lui capì di essere stato congedato.


II.
"E così, venite da Dauphiné... " la voce Laurentin tremava nello sforzo.
Si stavano allenando, e, anche se non sembrava, Chastelard era davvero forte.
Ora capiva l'insistenza della regina affidarlo proprio a lui nell'Escadron.
Alto, con un profilo abbastanza affilato e capelli rossicci, molto ricci, che gli creavano come una corona intorno alla testa, e occhi di un intenso color verde chiaro, sul marrone.
Stava spingendo via il suo pugnale (con il proprio) dal petto. Però lui non mollava la presa. Aveva imparato che si poteva anche finire uccisi negli allenamenti.
Non indossavano nè imbragature nè protezioni. Semplici abiti in cotone.
"Exactement, Mounsieur. E voi?". Spinse più forte, cercando di ferirlo.
"Io... Sono di Paris. Sono cresciuto alla corte della regina. Mia madre morì qui. Mio padre era molto benvoluto. Fu forse uno fra i primi membri dell'Escadron.".
Ormai non respirava più.
Blaise si sentì molto stupido: ansimante sotto il tiro del pugnale di un novellino.
"Ah, Paris. Una città molto bella, non vi ero mai stato prima d'ora. Ma ditemi, visto che siamo in tema: come mai non si usano protezioni?".
Ora aveva un'aria molto perplessa.
Laurentin sorrise e lo sbeffeggiò: "Mi sorprende che non ci siate ancora arrivato, dopo un giorno qui.
La regina non vi ha ancora evidentemente messo alle strette con una prova di lotta libera con Madame Marie Soleil.".
Si guardò fugacemente intorno, e avvicinò la bocca al suo orecchio, per quanto glielo consentisse l'essere schiacciato tra il muro e un corpo.
"Ve lo spiego io, enfant.- sorrise brevemente per l'appellativo troppo confidenziale che gli aveva appena assegnato,- qui, in questa tana di rovi, dovete tirare il vostro lato più brutale, quello che tirereste fuori per sopravvivere. Ecco perchè.".
Gli sussurrò tutto all'orecchio, osservandolo arrossire.
Non sembrava un tipo avvezzo ai contatti fisici, ma all'Escadron avrebbe dovuto farci l'abitudine.
E lui aspettava solo quello.
Invertè le posizioni con un colpo di reni, e lo schiacciò contro il muro, osservandolo sgranare per la sorpresa quegli occhioni proprio da enfant, che non avevano visto nulla, proprio nulla.
"Vedete, non ci vuole molto per distrarvi. Eppure siete sulla buona strada.".
Si staccò dalla mascella alcuni ciuffi di capelli madidi di sudore, e lo abbandonò lì, ansante, contro la parete.
    
III. 
Era circa una settimana che era lì, e Pierre de Chastelard aveva avuto occasione di intuire vagamente lo stato mentale di tutti.
Aveva fatto il poeta prima di arrivare lì, e si cimentava ancora in quelle attività, quindi lui era particolarmente avvezzo a intuire l'emotività delle persone.      
La regina in primis, era un personaggio strano. Una bambina malefica.
Non avrebbe saputo descriverla meglio se non con quelle due parole.
C'erano cuoche, inservienti, dame e vari signori che ronzavano intorno alla corte, ma loro erano tutti uguali: dediti a lei.    
Non si differenziavano di molto da loro le persone dell'Escadron, ma loro combattevano.
E anche lui combatteva. Si allenava quasi sempre con quell'uomo, Blaise Laurentin.  
Capelli e occhi scurissimi, pelle lievemente abbronzata, non tanto alto, ma un vero e proprio forzuto. Il suo opposto, insomma.
Aveva pensato di batterlo, ma non ci riusciva mai.    
Esercitava una pericolosa attrazione su di lui.
Non tanto per la bellezza, ma per come lo guardava, come gli parlava.    
Accidenti, quell'uomo era passione allo stato puro!
Passione nel combattere, nel discutere e nell'insegnare.
Come si era accorto appena pochi giorni prima.
Per il parere esperto di Blaise non aveva ancora afferrato il concetto del sopravvivere agli allenamenti, così lo aveva personalmente ripreso, dicendogli una cosa che mai e poi avrebbe dimenticato.
"Pierre, penso che voi abbiate bisogno di un incentivo per capire.
Ora, senza discutere, ci alleneremo con solamente i pantaloni addosso.
E siete fortunato che non dico in mutande! Io ho dovuto farlo, una decina di anni fa... Ma ero solo un ragazzino. Pierre... Quanti anni avete?".  
Lui ci mise un po' a registrare la domanda, troppo impegnato a elaborare quello che veniva prima... a petto nudo?    
Si riscosse e disse flebilmente: "Ventuno.". 
"Suvvia... Vediamo se tenete più al cuore e ai polmoni di un uomo di ventotto anni1...".
Allora, in quel momento, lui aveva sospirato un:  "Bon. Quando?".
"Non siate sciocco, ORA.".  

IV.
Non si sa come, in quel momento, il dignitoso Pierre de Chastelard era al muro. Di nuovo.    
Ebbe un lieve deja-vu. Ma non era per quel motivo.                                                                            
Era alla parete, e un uomo lo stava baciando. E quell'uomo era Blaise Laurentin.                                
Era alla parete, e un uomo lo stava baciando. E anche lui stava allegramente ricambiando.                                        
Era totalmente assurdo. Ma stava accadendo.                                                                                          
Non capiva bene come era successo... Forse quando, appena dopo aver cominciato, erano stati troppo, troppo vicini, di nuovo, e questa volta non avevano retto.   E così, in quel momento, le sue labbra calde, bollenti, erano premute sulle sue.                          
Le proprie mani erano andate a infilarsi fra i suoi capelli, e le sue invece erano non si sa come finite sui propri fianchi.
Faceva così fatica a dare un nome a tutto ciò.                      
Come poteva comportarsi sapendo quello che girava nelle loro teste?                                    
Accidenti, tra tutte le cose a cui poteva pensare quando finalmente quello che solo nei suoi sogni più proibiti accadeva stava succedendo proprio la riflessione doveva scegliere?      
Pierre de Chastelard sconnesse il cervello e, semplicemente, smise di pensare, abbandonandosi all'istinto e alle sensazioni.

V.
Poche ore dopo, Pierre de Chastelard si era svegliato.                                                                            
Aveva sentito inizialmente il tocco della coperta, poi un respiro sul petto.                                      
E due braccia a cingergli la vita. E un accenno di barba a pungergli la pelle.                                            
Si era stupito che non gli desse fastidio nulla di ciò.                                                                              
E aveva ricordato tutto, tutto quello che era stato poco tempo prima.                                                
Si era sorpreso che ogni singola sensazione provata fosse ben nitida nella sua mente, ma ancora di più del fatto che un sorriso fosse affiorato sulle sue labbra.   Non si era pentito di nulla, e non se ne sarebbe probabilmente pentito mai.                            
Era stato tutto così... meraviglioso. 

VI.
Probabilmente era stata la cosa più strana che avesse mai fatto.                                                  
Questo era il ricorrente pensiero nella testa di Blaise Laurentin ogni mattina, pomeriggio o qualsiasi altro momento della giornata in cui si svegliava nudo, abbracciato a quell'uomo stupendo che era l'ultimo arrivato nella squadra segreta della regina.                                          
Capì di non essersi mai posto il problema sull'essere o no attratto da uomini, ma lui non pensava mai molto.
E così, semplicemente, accettò la cosa.                                                        
Sapeva solo che si sentiva bene, probabilmente meglio di come era mai stato.                              
Amato, anche se quello non era amore.                                                                                          
Anche se stava imparando inconsapevolmente ad amare quella persona in tutti i suoi dettagli e sfaccettature.
La riprova era che, dopo appena un mese che conosceva Pierre de Chastelard, Blaise Laurentin sapeva alla perfezione gli esatti punti dove toccarlo, nell'anima e nel corpo, per abbatterlo, ferirlo, farlo gemere, ridere, arrabbiare o piangere ed eludere le sue difese.                
Era rimasto piacevolmente sorpreso -anzi, ci aveva pensato per giorni sospirando nonostante la sua natura per nulla sentimentale- quando Pierre, nel comporre un sonetto per la regina, aveva aggiunto qualcosa che parlava del sorprendersi di come sconosciuti ti cambiano la vita immediatamente.
Non ricordava le parole, ma era il significato che gli era rimasto impresso.
E il fatto che recitandola davanti alla corte, per un attimo -o era forse solo una sua sensazione?- i suoi occhi avessero guizzato su di lui, passando su quella frase.                          

VII.                                               *alcuni anni più tardi*
"E così, amate la Stuarda.". Non era stata neanche un'affermazione, ma un sibilo.
Un sibilo infuocato proveniente dalla bocca di Laurentin, in un corridoio solitario e mal illuminato.
"Vi devo ricordare la copertura dell'Escadron? La signora Rinette me l'ha praticamente offerta su un piatto d'argento. Le sono grato per questo, e per tanto devo continuare a fingere. FINGERE, Blaise. Siete forse geloso?".
"NO!-  aveva quasi urlato lui -Semplicemente, fra tutte le coperture possibili, proprio quella vi aggrada così tanto?".
"Siete geloso." aveva affermato Pierre, ormai con un ghigno malandrino stampato in faccia.  
Blaise gli prese il volto fra le mani.
"Siete un idiota, perchè nonostante voi lo pensiate, io NON LO SONO AFFATTO, e comunque, tutte le sere tornate nella mia stanza.  
Siete mio, e dunque non ho nulla di cui preoccuparmi. E lo sapete anche voi.
Stasera vi farò urlare. E poi, pregare. Perchè faccia qualcosa, qualsiasi cosa, e la smetta di torturarvi con i miei giochetti.".
Come a suggellare le sue parole, gli leccò lentamente il labbro inferiore, sentendolo fremere. "Vedete? Dentro di voi mi state già pregando, lo sento.
E stasera ve lo farò urlare. 'Sono vostro'... ecco cosa direte.".
"Sono vostro." sussurrò lui, abbracciandolo e posando le labbra sulle sue.  
Un sorriso fece capolino sul volto di Laurentin. "Mi amate, Pierre?".        
"Sì.". Fu solo un sussurro, ma lo sentirono entrambi.
Pierre alzò lo sguardo dal pavimento e soffiò: "Vi siete mai innamorato, Blaise?".  
"Solo adesso. Solo ora.2". Lo abbracciò possessivamente.  

1 = la differenza di anni fra Nicolas de Clerac (ventotto anni) e Rinette Leslie (ventuno) e i loro anni alla fine del libro.
2 = risposta di Nicolas de Clerac ad una domanda di Rinette Leslie.


Spero di non avervi annoiato con i miei scarabocchi... A presto 
   
 
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