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Autore: EmilyEm_Thorne    17/01/2014    4 recensioni
mi infilo in camera sua e mi butto in un armadio. Mi accuccio a terra, il fondo dell’armadio è umidiccio e l’odore non è dei migliori.
-Ginevra? Dove ti sei nascosta?
Respiro una volta ogni tanto, cercando di fare meno rumore possibile.
Io ho paura di mia madre.
-Ginevra! Esci immediatamente.- Urla, ormai, con tutta la voce che ha in corpo.
Si avvicina all’armadio. Sento il mio cuore battere più forte, apre di scatto le ante, afferrandomi per un braccio.
Mi strattona fuori dall’armadio. Mi accorgo di avere una mano rossa, sembrerebbe sangue…
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con
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The Closet.
 
Capitolo uno. 
Mi chiamo Ginevra.
 
 
-Buongiorno- Sussurra appena mio padre, continuando a sfogliare il giornale.
Io lo odio, lo odio, lo odio.
-Giorno...
Afferro la cartella spostandola su una spalla.
-Non mangi?- Domanda mia madre spalmando un po' di marmellata su una fetta biscottata.
-No.
Esco di casa, dirigendomi verso la scuola. 
L'aria di fine settembre mi fa svolazzare indietro i capelli rossi. Sfrego le mani sentendo un po' freddo.
-Ciao Ginevra.
Sussulto spaventata voltandomi. Ah. È solo Junior.
-Non si risponde?
Mi volto, proseguendo sulla mia strada.
-Eddai rossa, non fare la maleducata.
Poggia una mano sulla mia spalla, mi si gela il sangue nelle vene.
Mi fa sempre questo strano effetto e non ho ancora capito perché.
-Ciao.- Lo saluto alla fine, giusto per essere gentile.
Gli scosto la mano dalla mia spalla e ricomincio a camminare a passo svelto.
-Tutto a posto?- Mi domanda ammiccante.
No, va tutto male, okay?
-Certo.- Rispondo mentendo spudoratamente.
-Anche io sto bene, grazie di averlo chiesto.
Sbuffo buttando gli occhi al cielo.
Se ne può andare?
-Va bè, ci vediamo più tardi a scuola.- Dice infilando le mani in tasca.
Lo ignoro continuando a calpestare l’alfalto sotto i miei piedi.
 
 
 
-La rossa non parla più?- Ridacchia un mio compagno, attorniato da altri, tra cui riconosco i capelli biondo platino di Junior.
-Forse se...
Junior si alza, avvicinandosi alla mia cartella ed iniziando a tirargli calci.
-Fermi! Fermi! Ho dentro il cellulare!- Grido impacciata e spaventata, abbassandomi per prendere il cellulare.
Jack mi spinge giù dalla sedia facendomi cadere a terra.
Ridono di gusto lasciandomi a terra.
Odio la mia vita.
Sospiro alzandomi, mi rimetto seduta a ripassare storia.
-Che secchiona!- Continua un ragazzo che non so da dove sia spuntato. 
-Ma si può sapere cosa aveva madre natura contro di te? Sei davvero brutta, con tutte quelle lentiggini!
Strizzo gli occhi infastidita. 
Io non ce la faccio più. Vorrei distruggerli tutti, uno per uno, ma qualcosa mi blocca.
 
 
 
-Ciao bambina.
-Ho quindici anni.
-Sei comunque una bambina.
Sbuffo. Mia madre mi ritiene piccolina. Mi rinchiudo in camera, accendendo il computer.
-Hai preso qualche voto?
Annuisco, continuando a guardare fisso sullo schermo del pc.
-Quanto?
-Sette in storia e cinque in matematica.
-Un altro cinque?
-Si, lo dovresti sapere che non sono brava in matematica.
-Spegni quel computer! Studia!
La guardo scioccata.
-No.- Rispondo ancora turbata guardando il pavimento, non reggerei il suo sguardo di ghiaccio.
-Ti ho detto di spegnere.- Dice scandendo bene tutte le parole.
Mi alzo impaurita, correndo fuori dalla stanza. Mi insegue, ma mi infilo in camera sua e mi butto in un armadio. Mi accuccio a terra, il fondo dell’armadio è umidiccio e l’odore non è dei migliori.
-Ginevra? Dove ti sei nascosta?
Respiro una volta ogni tanto, cercando di fare meno rumore possibile.
Io ho paura di mia madre.
-Ginevra! Esci immediatamente.- Urla, ormai, con tutta la voce che ha in corpo.
Si avvicina all’armadio. Sento il mio cuore battere più forte, apre di scatto le ante, afferrandomi per un braccio.
Mi strattona fuori dall’armadio. Mi accorgo di avere una mano rossa, sembrerebbe sangue…E anche una parte della mia maglietta bianca ha una macchia.
-Vatti a fare una doccia, e non aprire mai più quell’armadio.
Vado in bagno ancora turbata.
Cos’era quel sangue? Ma soprattutto: di chi?
Mi infilo sotto la doccia, lasciando scivolare l’acqua sul mio corpo. Osservo l’acqua rossa ai miei piedi, mi fa uno strano effetto. Non mi fa senso, non mi ha mai fatto senso. Mi abbasso immergendoci una mano. La tiro subito fuori, sentendo il sangue gelarmi nelle vene.
Come quando Junior mi tocca.
Mi sciacquo per bene ed esco avvolgendomi nell’accappatoio.
Devo tornare in quell’armadio, devo capire.
 
  
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