Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
Segui la storia  |       
Autore: wykkie    17/01/2014    1 recensioni
***dal capitolo 4***
Non so dove siamo, ma se è un sogno. Vorrei che non finisse mai.
***
Vorrei che andaste fino in fondo a questa storia.
Vorrei che non giudicaste il libro dalla copertina.
Vorrei che non ascoltaste la voce dentro alla vostra testa che vi dice che questo racconto non vale niente.
Cercate di andare fino all'ultimo capitolo, per favore.
L'abito non fa il monaco.
Grazie.
***sempre dal capitolo 4***
Mi sveglio e mi manca il respiro, non mi sento le braccia. Sono insensibili non riesco muoverle.
Sento che ho dell’umido sulla guancia.
Cerco di alzarmi e dopo tre interminabili tentativi ci riesco.
Con la coda dell’occhio vedo qualcosa rotolare di fianco.
Guardo meglio e caccio un urlo.
Mi blocco, è solo l’angelo. Disteso a terra e i suoi respiri sono flebili, è bianco da far paura.
Mi avvicino e gli tocco la fronte. È anche freddo da far paura.
Non so che fare.
***dal capitolo 3***
E se cedo e mi tolgo le cuffie?
***
When angels deserve to die.
(Quando gli angeli meritano di morire)
***
{MOMENTANEAMENTE FERMA PER MANCANZA DI ISPIRAZIONE}
{IN REVISIONE}
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo6

No body pov
Le uniformi correvano instancabili per la foresta, cercando i fuggiaschi.
A capo del gruppo stava il sergente Ryan Butler, fiutava l’aria come un segugio alla ricerca della preda. Per venti lunghi anni era a capo della squadra che sorvegliava l’angelo nella parte più remota della società. Il Levante gli aveva lasciato la più assoluta libertà e lui non si era tirato indietro; ora come ora lo stava seguendo in superficie e intendeva portarlo in fin di vita dal Levante, intendeva vederlo soffrire come un cane.
Si fermò di colpo imitato subito dagli altri.
Il vento scuoteva gli alberi allo stesso modo in cui sfiorava la bionda chioma del cinico sergente che prese a camminare dietro  una scia impressa nel terreno umido.
All’improvviso a cento metri di distanza dal gruppo le chiome di un alta quercia si mossero, animate da qualcosa, che non era il vento.
Il sergente indicò la scia che si fermava sotto al tronco, i rami si mossero ancora. Questa volta si poté udire un sommesso brontolio.
Il gruppo si avvicinò con cautela alla pianta, nessun movimento proveniva dalle foglie ma il ringhio aumentò di intensità.
Erano a meno di dieci metri quando la figura saltò giù dall’ albero.  Una creatura dell’oltre tomba apparve hai loro occhi.
Un lungo serpente nero con la testa grande come un uomo da cui si potevano intravedere dei piccoli moncherini muscolosi, dotati di artigli colorati dal sangue e da brandelli di carne
Il capo era coronato da occhi color del fuoco pieni di malvagità e la bocca spalancata lasciava in bella mostra zanne lunghe un metro  gocciolanti di liquido nero misto a sangue che quando cadeva a terra il terreno sfrigolava e bruciava.
 La testa enorme era sormontata da spine e tutte erano collegate fra loro da una sottile membrana che correva fino a metà della bestia creando una palizzata mortale. La coda si vedeva appena, dietro all’imponente figura, ma si potevano scorgere le lunghe spine rosse come gli occhi e sicuramente affilate come rasoi.
 L’odore che emanava era enorme: un fetore che si mischiava alla puzza del cadavere appena caduto dal ramo più alto. Una specie di mucca sventrata con gli intestini divorati dalla bestia.
“Un basilisco” sussurrò il sergente, la paura durò solo una secondo dentro ai suoi occhi. Aprì le ali rosse come il fuoco in tutta la loro grandezza e gli occhi diventarono color del sangue, pronti alla battaglia che stava per scoppiare.
La squadra come lui stava in guardia, ma nessuno di loro era dotato di poteri, dalla loro avevano solo forza, velocità ed esperienza.
Il basilisco urlò e sibilò  al cielo e questo  risuonò come il ringhio del leone. Il suono ti scuoteva da dentro e tremavi. Avevano profanato il suo territorio.
Partì fulmineo all’attacco verso i tre soldati alla destra del sergente, il primo fu trapassato con le lunghe zanne, quando il basilisco lo morse;  il secondo  tranciato di netto dalle lunghe spine sopra alla testa e mentre  si girò, il terzo fu spazzato via dal suo corpo ed andò a schiantarsi contro la sequoia che , successivamente, fu tranciata dalla coda che schiacciò un'altra uniforme. L’attacco era durato meno di cinque secondi.
Il sergente si alzò in aria e, dopo aver preso un grosso respiro, soffiò calde lingue di fuoco che andarono a posarsi sul basilisco, sull’albero appena abbattuto e su un uniforme così idiota da non spostarsi. Erano rimasti in cinque.
La bestia si dimenava ma le fiamme non sembravano fargli effetto, forse ora era molto più pericoloso di prima.

Meno cinque, ma ora tocca a lui. Se lo attacco frontalmente c’è il serio rischio di venire tranciato di netto dalle zanne e finito col veleno. Ma se lo prendo da dietro faccio la fine della sequoia… forse è meglio distrarlo, mando come carne da macello gli ultimi rimasti e io gli dò il colpo di grazia in testa. Sì, dovrebbe funzionare… pensò Ryan con la freddezza calcolatrice che lo distingueva.

Il sergente si  voltò verso le uniformi accanto a lui, fece un cenno e precipitò verso la bestia che li aspettava  con la bocca spalancata, il gruppo estrasse le pistole elettriche.  E partirono urlanti all’attacco.
Uno stormo di cinque uomini vestiti interamente di giallo volavano come una nuvola di insetti attorno all’enorme bestia che si dimenava a destra e a manca per cercare di ucciderli.
La brama della caccia si era risvegliata in Ryan e volava con un ghigno malvagio dipinto sul volto, l’odore delle fiamme era come un toccasana e gli occhi ardevano come fiamme vere.



Amber pov
“Svegliatevi e seguiteci. Se fate un passo falso siete morti” una voce calda ma tagliente mi svegliò.
Mi sedetti a terra  con Justin dietro: eravamo circondati da creature che ci puntavano frecce  addosso. Vestiti con i colori del bosco le slanciate creature si contraddistinguevano da noi due per i lunghi e lisci capelli da cui spuntavano due orecchi appuntite.
“Avanti, alzatevi!” proferì quello che aveva parlato prima, non ci puntava il suo arco - che era riposto sulla schiena- ma una lunga spada  argento che di poco non fiorava la mia gola. I capelli biondi rilucevano della luce del sole.
Sentii Justin alzarsi e così feci anch’io.  Ero turbata da questi qua , e spaventata da quello che potevano farci.
“Chi siete?” chiese lo stesso.
Guardai Justin in cerca di aiuto, ma tutto quello che trovai fu uno specchio delle mie emozioni.
Parlate bastardi con le ali!” quella che sembrava un'altra lingua uscii dalla bocca del biondo, parole strascicate e toni bassi la facevano somigliare a una melodia.
Presi coraggio e parlai: “Io sono Amber e lui è Justin. Siamo capitati qui per caso”
 “Certo, tutti per caso profanano le terre degli Elfi del Reame Boscoso per caso…” e rise, la melodia si sparse nell’aria “Perquisiteli” parlò ancora nella lingua sconosciuta.
Tre creature si mossero verso di loro e iniziarono a tastargli gli indumenti.

Sono elfi…  Ma io sapevo che si erano estinti da secoli, come mai sono vivi e vegeti, in carne e frecce, davanti ai miei occhi?

“Niente signore!” disse quello che mi aveva perquisito, con tanta cura. Subito l’altro gli fece l’eco.
“Bene, e ditemi… cosa siete?”  rinfoderò la spada.
“Non si nota?” faccio per continuare, ma Justin mi mette la mano sulla spalla rimproverandomi con lo sguardo.
“Per piacere, non peggiorare la situazione…già ci hanno sotto tiro, una parola di troppo e ci fanno fuori. E poi io non voglio tornare sotto terra  in un'altra maniera. Quindi lascia fare a me” mi disse sottovoce all’orecchio, ma fu inutile perché dall’espressione del biondo si capiva che aveva ascoltato.
“Come stava per dire Amber, siamo angeli” a questa affermazione, un mormorio in elfico si levò intorno a noi “So che probabilmente voi non ne avete memoria, ma è vero siamo angeli” aggiunsi io.
“Dal regno del Levante…” la voce del biondo si fece alta “… le storie dicevano che voi eravate  estinti da tempo, le vostre ali non solcano più il cielo da secoli oramai!” ci guardava con stupore.
Sulla mia faccia si dipinse un smorfia di disgusto e i miei pugni si contrassero, la mano si Justin fece pressione sulla mia spalla.
Sibilai “Così a lungo… quel bastardo-“ Justin mi interruppe. “Credo sia riuscito a rallentare il tempo. Quanti secoli?” si rivolse all’elfo biondo.
“Cinque”
Cinque secoli rintanati sottoterra, cinque secoli a respirare sempre la stessa aria, cinque secoli a marcire,ma sopratutto cinque secoli ingannati da quel verme.
“QUEL BASTARDO!” urlai e calciai un sasso nel piccolo laghetto.
Mi accucciai sui talloni gli occhi chiusi, le mani sul collo tracciavano segni rossi e la testa piegata giù. Respiravo con fatica, e ogni volta era una sferzata di aria gelida che mi entrava in corpo e ne usciva fuori, potevo sentire il terreno brinarsi  sotto di me. Iniziai a tremare dalla rabbia.
“Amber calmati!”
“Quel bastardo, figlio di una buona donna!” ripetei  sentii freddo alla schiena, le ali faticavano a restare chiuse e così le aprii.
Sentii gli elfi fare qualche passo indietro e la corda di un nuovo arco tendersi.
“AMBER CALMATI!” urlò Justin.
Cercai di fare come aveva detto, ma ormai il mio corpo non mi rispondeva più. Avevo sempre più freddo, ma stranamente non mi toccava e non provavo fastidio, sentii  il freddo propagarsi intorno a me.
“Calmala o sarò costretto a ucciderla” qualcuno parlò ma non riconobbi la voce.
Caddi in ginocchio, e mi ritrovai a gattoni, il mio respiro si fece più pesante.
“A-amber  p-per  f-f-favore-e, smett-t-t-tila inizia-a a d-diventar-re ff-fredd-do…”
“Non ci riesco….Vai via Justin! Via!” un tremolio mi scosse e sentii il lago iniziare a scricchiolare come era successo poche ore fa.
Nessuno se ne stava andando. Cercai di rilassarmi ma per quanto mi sforzassi non ci riuscivo.
La rabbia fluiva nelle mie vene e in testa iniziarono a scorrermi le immagini di Justin scosso dall’elettricità, il sorriso crudele del Levante sormontava tutto.
Le corde degli archi si tendettero a dismisura

Devo andarmene, ora!

Così a fatica mi alzai in piedi e spiccai il volo.
Da lontano sentii il grido di Justin che mi chiamava, ma ormai ero persa in balia delle mie emozioni triplicate. Non ragionavo, e non controllavo me stessa.  il mio corpo come un guscio vuoto si lasciava trasportare dalle emozioni, triplicate.





Justin:

Image and video hosting by TinyPic


Amber:
Image and video hosting by TinyPic
 
 
 
 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber / Vai alla pagina dell'autore: wykkie