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Autore: berenis    17/01/2014    3 recensioni
Alice Fray era solita andare a un mercato dell'antiquariato dove vendevano anche libri a prezzi scontatissimi con la sua migliore amica Maybel.
Un giorno di ottobre, però, capitò tra le sue mani un libro un po' diverso dal solito, dal titolo "Incontrarsi a Longwood Falls".
Trovò all'interno una strana dedica e un bigliettino con su scritto un indirizzo che avrebbe potuto portare a tutto, come a niente.
C'era solo una cosa che l'aveva spinta a iniziare una ricerca: quella firma, quella semplice H.
***
"Ti troverò, H, chiunque tu sia."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1:

Firmato, H.




«Cice, cosa stai cercando?» sbuffò Maybel alle mie spalle.
«Maybel, sono quattro anni che, una volta al mese, veniamo qui. Dovresti saperlo ormai.»
«Libri?»
«Ma non mi dire» risposi seccata.
«Ho capito, ti lascio in pace.»
Mi voltai verso la mia migliore amica e sorrisi in segno di approvazione.
Io e Maybel eravamo solite andare al mercato dell’antiquariato la seconda domenica di ogni mese.
Tutto cominciò a giugno duemiladieci. Eravamo due ragazzine di poco più di quattordici anni e i nostri genitori – grandi amici da sempre – ci avevano costrette ad andare con loro a quel mercatino dell’antiquariato che solo a sentirlo nominare ci annoiava.
Quando fummo là, però, rimanemmo incantate dall’enorme quantità di libri a prezzo bassissimo che c’erano e io ne approfittai per prenderne alcuni che mi avevano sempre consigliato.
Da allora non mancammo un appuntamento.
I luoghi in cui si teneva il mercato variavano di volta in volta – a turno erano coinvolte cinque piazze di Londra: Barkeley Square, Cabot Square, Kensington Square, Oxford Circus e Parliament Square – ma i banconi erano più o meno sempre gli stessi ed io avevo il mio di fiducia.
Oltre a oggetti antichi c’erano sempre tantissimi libri di ogni genere, età, lingua, forma e colore.
Era il mio paradiso.
Sentivo Maybel sbuffare in continuazione mentre io rovistavo nei cartoni polverosi alla ricerca di qualche nuovo libro da aggiungere alla mia preziosa collezione.
Deve volermi davvero bene per accompagnarmi qui ogni volta, pur sapendo che si annoierà, pensai.
Lessi di sfuggita i titoli che mi scorrevano davanti mentre spostavo velocemente i libri, quando mi imbattei in uno che non lo aveva.
Mi incuriosì, così lo presi per poterlo esaminare meglio: davanti aveva il disegno di una rosa gialla e una fotografia in bianco e nero che raffigurava un ponte e aveva tutta l’aria di essere una cartolina. Voltai il libro e dietro c’era un’altra immagine: un insieme di cartoline girate dalla parte dove si scrive legate insieme da un grande fiocco arancione.
Girandolo e rigirandolo tra le mani mi accorsi che c’era scritto qualcosa sullo spessore, dalla parte della rilegatura.
Anche se era un po’ sbiadito riuscii a leggere: “Incontrarsi a Longwood Falls”.
Non c’era la trama, non era indicato l’autore o l’autrice, non vidi nient’altro che quelle foto.
Mentre sfogliavo le prime pagine qualcosa cadde a terra.
Era un bigliettino bianco ripiegato su se stesso più volte. Lo raccolsi immediatamente e lo aprii con cautela. C’era scritto un indirizzo con un colore azzurro, e la calligrafia era particolare, piccola, e un po’ confusa. Quello che riuscii a leggere fu:
 
15 W 96th St,
Manhattan, New York,
NY 10025, Stati Uniti
 
«Cice che succede?» la voce di Maybel tentò di richiamare la mia attenzione, ma io ero troppo concentrata a guardare il bigliettino e quel libro per darle retta.
Aprii il libro e lo agitai per vedere se ci fosse qualcos’altro tra quelle misteriose pagine e una scritta azzurra proprio dietro la copertina attirò la mia attenzione: “Sbarazzarmi di questo libro significa sbarazzarmi di mia madre, ma tanto lei l’ho già persa. Auguro a chi lo trova molta più fortuna di quella che ha portato a me. H.”
Rimasi immobile a fissare le piccole parole colorate e a domandarmi cosa fosse successo a chi aveva scritto quella dedica. La rilessi ancora qualche volta, ma non capivo.
«May, guarda» dissi voltandomi verso la mia migliore amica.
Le mostrai il bigliettino e la dedica. Quello di cui mi resi conto subito era che doveva averle scritte la stessa persona, poiché il colore era lo stesso e indubbiamente anche la stessa caotica calligrafia.
«Oh. Questo è veramente figo – disse spalancando gli occhi – Chissà chi è.»
«Ho tutte le intenzioni di scoprirlo» affermai.
«Cosa?!»
Una scarica di adrenalina percorse tutto il mio corpo. Avevo appena trovato uno strano libro con dentro un indirizzo di New York messo lì chissà per quale motivo e con una dedica ancora più strana. Non potevo lasciar passare tutto così. Dovevo capire chi fosse “H” e perché avesse scritto quelle parole.
«Hai sentito benissimo, Maybel. Cercherò la persona che possedeva questo libro e non mi fermerò finché non l’avrò trovata.»
«Alice, come pensi di riuscire a trovare una persona soltanto con un indirizzo e una dedica incomprensibile? Lo vedi anche tu che il libro sembra abbastanza vecchio… magari risale a cinquant’anni fa e il tipo o la tipa è già morto da un pezzo! E quell’indirizzo potrebbe portare a tutto, come a niente. E “H” non sai se sia maschio o femmina, se sia un ragazzo o una donna di sessant’anni! – disse nervosamente Maybel, poi fece un respiro profondo per tranquillizzarsi e ricominciò a parlare – Insomma, Cice, se comincerai questa ricerca potresti finire in guai molto più grandi di te.»
Mi venne da ridere per l’incredibile pessimismo della mia migliore amica e nonostante gli sforzi non riuscii a trattenermi.
Come risposta mi beccai uno schiaffo sulla spalla.
«Ahia! – protestai – Scusa May, ma è che sei veramente buffa quando vai in paranoia. Cerca di stare tranquilla, okay?» le misi le mani sulle spalle e cercai di calmarla, ma lei si divincolò dalla mia presa e fece un passo indietro.
«No! Non sto affatto tranquilla! E se quell’“H” fosse un uomo adulto e magari un maniaco sessuale? O uno psicopatico? Oppure un pedofilo!» continuò lei alzando il tono della voce.
«Maybel abbassa la voce! – la rimproverai – Siamo ancora al mercato, te lo ricordi? E smettila, per piacere. Farò le cose con calma, un passo alla volta, ma devo scoprire di chi si tratta.»
«Tu sei pazza» disse con un tono di voce più basso.
«Me lo hai detto tante volte. Devi fidarti me, Maybel.»
«Me lo hai detto tante volte.»
«E ti ho mai delusa?» domandai guardandola negli occhi.
Maybel ci pensò un attimo e poi rispose: «No.»
Le sorrisi e l’abbracciai.
«Sei la persona più testarda che conosca» disse lei.
«Lo so! Ah comunque tu dovrai aiutarmi.»
«Oh no, Alice! Puoi scordartelo!» esclamò indietreggiando.
«Vuoi davvero che faccia tutto da sola e che rischi di mettermi nei casini?» domandai nel tentativo di persuaderla, e sapevo di avere buone probabilità di successo.
«Tu giochi sporco» disse fulminandomi con lo guardo.
Feci spallucce e un sorriso innocente.
«D’accordo – si arrese – ma si fa come dico io.»
«Te lo concedo!»
Andai a pagare il libro al signore col pancione e i baffi e gli domandai, per curiosità, se sapeva a chi appartenesse. Lui come risposta inspirò dal suo sigaro ed espirò una nuvola di fumo e scosse la testa.
Mentre camminavamo per Barkeley Square, telefonai a mio padre per dirgli che avevamo finito e che poteva venirci a prendere.
Quel giorno tornai a casa con un libro e una missione da portare a termine.
Ti troverò, H, chiunque tu sia.


 


******
Sì, sono di nuovo qui. 
A dir la verità non so bene perché sto pubblicando, dato che non sono per nulla soddisfatta del mio lavoro, eppure eccomi qui.
È un'idea che mi è venuta in mente per caso, in una situazione simile: ero al mercato dell'antiquariato con la mia migliore
amica e ho trovato questo libro senza il titolo davanti e con delle immagini di lettere e cartoline.
Non l'avevo mai sentito nominare e non mi era mai capitato di trovarne uno così. L'ho comprato.
Naturalmente all'interno non ho trovato nessuna dedica o bigliettino, ma il fatto che fosse diverso mi ha fatto venire questa idea.
Spero che vi sia piaciuto e che vi abbia incuriosito!
Fatemi sapere che ne pensate.
Al prossimo capitolo,
v.

P.s: un grazie di cuore a Dalilah per il meraviglioso banner.
Non poteva venire più bello!

 
   
 
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