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Autore: Nebul_a    17/01/2014    1 recensioni
"Fiori di gelsomino" è una storia d'amore, ma soprattutto un salvataggio. Malik è distrutto per la perdita del fratello e per quel che gli è capitato: deve trovare la forza di andare avanti e accettare il suo passato. Questa è la storia di come si sia salvato dall'oblio.
È la storia di un nuovo inizio.
Dal testo:
"-Vedrai, Gerusalemme ti piacerà! Sono molti a odiarla all'inizio e dopo la rimpiangono con amarezza. Gerusalemme sarà la città santa, ma tutti i vizi dell'uomo qui vengono sublimati e adempiuti come i dogmi della chiesa cristiana. Ti divertirai, ne sono certo. E poi le donne... ti ho parlato delle donne?-"
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad, Malik Al-Sayf, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Atto I
 
Sun in the sky.
 
-Vedrai, Gerusalemme ti piacerà! Sono molti a odiarla all'inizio e dopo la rimpiangono con amarezza. Gerusalemme sarà la città santa, ma tutti i vizi dell'uomo qui vengono sublimati e adempiuti come i dogmi della chiesa cristiana. Ti divertirai, ne sono certo. E poi le donne... ti ho parlato delle donne?-
 Così 'Azab tentava di distogliere il suo compagno di viaggio dai foschi pensieri che stavano oscurandogli lo sguardo.
Immaginava che Malik non potesse avere molte ragioni per sorridere alla vita, ma era anche certo che cambiare ambiente e spostare le sue attenzioni dal passato al presente gli avrebbero fatto solo bene.
Malik mugugnò distrattamente e 'Azab si risolse a continuare nel suo elogio delle meraviglie della Città Santa.
Erano partiti cinque giorni prima da Masyaf dopo la decisione di Al Mualim di affidare l'importante Dimora di Gerusalemme al ragazzo non più adatto all'azione sul campo.  L'indomani sarebbero arrivati finalmente alla loro meta.
-Ci sono di tutti i tipi: quella timida e riservata, quella passionale e irruente, le meretrici che conoscono ogni tipo di trucco per far godere un uomo o le vedove pronte a farsi consolare, la crociata ne ha lasciate tante...-
-Il sole è basso, 'Azab. Forse è ora di fermarci per la notte.- lo interruppe a quel punto il giovane uomo, passandosi la mano sul volto provato da due mesi di convalescenza.
Le labbra del confratello si distesero in un sorriso comprensivo. -Superati quei massi c'è una piccola radura dove di solito mi fermo a riposare a questo punto del viaggio. E già in mattina inoltrata vedremo la città, domani.- 
Malik annuì, tornando a quel mutismo che lo aveva accompagnato per gran parte del viaggio.
Si fermarono così come aveva detto il confratello e si prepararono per la notte.
Malik tentò di sistemare il bivacco, ma al momento di accendere le fascine, fu lampante che doveva lasciare il posto al compagno.
Lo fece con uno sbuffo seccato e passò a stendere la sua stuoia, anche quella con alcuni problemi. 
Erano passati due mesi da quel maledetto giorno; uno passato tra i deliri delle febbri che arrivavano un giorno sì e l'altro pure, l'altro a cercare di raccattare i pezzi della sua vita così  precocemente compromessa.
Aveva perso tutto: suo fratello, il suo rango, la possibilità di diventare il grand'uomo che aveva sempre sognato d'essere, il degno erede di suo padre. Alla fine dei conti il braccio sembrava la minore delle perdite, eppure era quella che di fatto gli aveva tolto tutto o quasi...
Aveva lasciato dei fiori sulla tomba di Kadar, prima di partire. Erano bei fiori, anche se lui non ci capiva granché di fiori; erano gialli, un bel giallo, e dalle foglie allungate. 
Kadar lo avrebbe preso in giro per il resto dei suoi giorni. Il fiero e testardo Malik che perdeva tempo a considerare degli stupidi fiori.
Ricordava bene le parole del Maestro, come se si fossero impresse a fuoco nella sua mente: "Gerusalemme è un polo importante per tutti noi. Ricoprirai una carica prestigiosa e sarai tu a guidare gli uomini sul campo." 
Balle. Nessuno si ricordava dei rafiq. Gli eroi erano gli assassini, quelli che agivano sul campo. Le mani lorde di sangue erano più "prestigiose" di quelle lorde d'inchiostro. 
"Gerusalemme ha bisogno di te, ragazzo mio." 
Infatti, era risaputo che Gerusalemme, la bella verginella che tutti volevano stuprare, aveva bisogno di un salvatore storpio e incapace di difendere se stesso. 
Ci avevano provato mille anni prima, secondo i suoi calcoli, e anche quella volta non si poteva dire fosse andata benissimo. 
"Almeno lui aveva due braccia." Malik non riuscì a trattenere un sorriso traverso. Immaginava la scena: sarebbe stato piuttosto difficile appenderlo senza un braccio. 
Non fece in tempo a celarlo prima di essere scorto dal compagno che lo ricambiò speranzoso, anche se non ne comprendeva le ragioni. 
-É pronto.- lo informò, offrendogli una scodella fumante.
Mangiò lentamente, incapace di sentirne il gusto. La mente e i suoi pensieri lo tenevano troppo lontano dalle sensazioni del proprio corpo per godersi anche i più piccoli piaceri che la vita poteva riservargli. 
Sorbì la sua zuppa come per riflesso, un gesto meccanico che esautorava la sua anima da ogni tipo di partecipazione o presenza. 
Malik si sentiva com un involucro vuoto e senza più uno spiraglio di speranza. 
Dopo quella cena, consumata in un patetico e imbarazzante silenzio, decisero i turni di guardia; o meglio: 'Azab si propose per il primo turno che, di fatto, sarebbe coinciso con l'intera notte. 
Malik avrebbe dormito. 
Probabilmente quest'ultimo avrebbe di gran lungo preferito invertire i ruoli, consapevole com'era che non sarebbe riuscito a chiudere occhio; ma sapeva anche che il confratello non gli avrebbe mai permesso di non riposare, era inutile iniziare una qualsiasi discussione.
Si stese sulla stuoia, pregando che una qualche entità superiore senza nome né patria gli concedesse un sonno breve e senza sogni, non riuscendo più a sopportare quell'inattività a cui tutti lo costringevano; spesso aveva l'impressione che la gente volesse ricordargli di continuo che lui non sarebbe più dovuto appartenere al loro mondo, a quello dei vivi e di coloro che agiscono, ma a quello dei morti e dell'inattività.
Chiuse gli occhi e s'immerse in quell'oscurità senza dimensioni che tanto lo faceva sentire vicino al fratello. Si mise in attesa, sperando che la sua mente riuscisse, anche solo per poche ore, ad annullarsi.
 
-Malik!- 
Era la voce di Kadar, stridula, fanciullesca, spaventata, come lo era ogni volta che faceva qualcosa di sbagliato e cercava nel fratello maggiore uno scudo per difendersi dalle punizioni  paterne.
-Sento freddo. Non vedo nulla. Ho fatto qualcosa di sbagliato?- 
Era il fratello morto, ma aveva la voce degli anni felici della loro infanzia, in cerca del suo aiuto.
-No, Kadar, non hai fatto proprio nulla di sbagliato. Se puoi cerca di tornare da me. Torna da me, fratello!-
-Non posso. Vieni tu.- aveva assunto quel tono piagnucoloso dei suoi otto anni, che lo faceva imbestialire ma allo stesso tempo faceva crollare ogni suo tentativo di rifiutargli l'aiuto.
-Va bene, Kadar, ora vengo a prenderti!-
Ora la scena appariva chiara. 
Era un ricordo lontano: suo padre, quel giorno, aveva rimproverato Kadar aspramente per una delle tante marachelle che il piccolo amava fare.
Quella volta, però, era stato più duro del solito e il bambino si era arrabbiato, nascondendosi nell'alta torre dove di solito i novizi compivano il primo salto della fede.
Malik era andato a recuperarlo prima che si cacciasse in guai ben più grossi.
Kadar, tuttavia, non volendolo seguire si era arrampicato su una sporgenza che nessuno usava più e che quindi si trovava sprovvista del tanto rassicurante mucchio di fieno.
-Kadar, sta' fermo, ora vengo a prenderti.- 
-Ho freddo, Malik.- 
-Sto venendo, solo un attimo...-
Il giovane distese il braccio verso il bambino, come aveva fatto anni prima, ma qualcosa non seguì quell'antico copione.
Kadar cadde giù e lui riuscì ad afferrarlo solo per una manica della tunica.
Quando credette di avercela fatta, una risata sguaiata alle sue spalle lo distrasse e gli fece rendere conto di non essere più al sicuro sulla roccia del torrione ma oltre, nel vuoto insieme al
fratello, tenuto per il braccio destro dal gran maestro dei Templari Roberto di Sable.
-Hai giocato e hai perso, assassino.- sibilò prima di calare il colpo che gli avrebbe tranciato il braccio.
Prima di precipitare, Malik ebbe appena il tempo di vedere la figura bianca di Altaïr alle spalle del templare, ferma e immobile.
Aveva di nuovo il buio attorno a sé, mefitico, insondabile.
-Lui non ha fatto nulla, Malik. Mi ha lasciato morire. Ci ha lasciato morire.- adesso la voce di Kadar era profonda, la stessa con la quale aveva pronunciato le sue ultime parole.               -Vendicami, Malik. Non merita di vivere il codardo.- 
Infine Kadar iniziò a urlare il suo nome e Malik si rese conto di essere per l'ennesima volta nel tempio di Salomone. Suo fratello era a terra e tentava goffamente di arginare con una mano l'emorragia dietro al ginocchio. Uno dei soldati era riuscito a recidergli i tendini, impedendogli di continuare a stare dritto e combattere.
Malik non aveva atteso un secondo a frapporsi tra lui e il soldato, ma la sua percezione della realtà fu irrimediabilmente compromessa dal dolore al braccio.
Le urla del fratello e di de Sable si mischiavano con il clangore delle armi e delle armature. Le immagini persero nitidezza e la mente pareva pronta scoppiargli da un momento all'altro.
La spada si muoveva impazzita, non più guidata dall'eleganza della tecnica e dalla fluidità del talento, adesso era la disperazione a governarla.
Non fu difficile allontanarlo dal fratello, malgrado i suoi patetici tentativi di evitarlo. 
Un passo verso Kadar, e dieci indietro, bloccato dalla soldataglia templare che si stava divertendo a veder caracollare in giro quel pezzente spezzato.
De Sable, al contrario, non era della stessa opinione. Stufo di quella pagliacciata, decise di porvi fine con le sue stesse mani. Con un gesto secco e frettoloso, afferrò la testa di Kadar e gli tagliò la gola, gettandolo poi a terra come un sacco vuoto e inutile.
Malik non si rese nemmeno conto di essersi messo a urlare, il dolore al braccio sembrava quasi un ricordo lontano. Uno più atroce e straziante si stava facendo largo nel suo cuore.
Con una forza che non sapeva di avere nel corpo, tranciò di netto la testa del soldato più vicino e senza curarsi degli altri si gettò addosso a de Sable, buttandolo a terra. Ebbe appena il tempo di vedere il terrore impossessarsi dei suoi lineamenti, prima di essere afferrato e lanciato lontano dall'ultimo soldato rimasto in vita. 
Cadendo de Sable aveva perso di mano l'oggetto per il quale era stato versato tutto quel sangue.
Malik riuscì ad azzoppare l'ultimo soldato, per poi rivolgere la sua attenzione a de Sable, il quale sarebbe stato ben felice di tagliare la gola anche a lui se non fosse stato che altre tuniche bianche erano arrivate in soccorso dell'assassino.
Vedendosi perduto iniziò la sua corsa al di fuori del tempio.
-Dovete prenderlo!- Aveva cominciato a urlare Malik -Hai ucciso mio fratello!-
-Lo prenderemo, stai tranquillo. Ma adesso dobbiamo occuparci di te!- 
Fu la voce calda di Azab ad accompagnarlo nell'incoscienza.
 
-Guardala! Eccola, lì! La patria di tutti gli dei.- ecco come il suo confratello gli annunciò la città quella mattina di primavera inoltrata. 
Gerusalemme appariva luminosa come una gemma preziosa, o una bella donna dalla pelle nivea che fa un bagno in una cascata di luce.
Al vederla pareva tanto candida e pura da commuovere, difficilmente si riusciva pensare alla quantità di sangue che ogni giorno sgorgava tra le sue strade e i suoi vicoli.
-Ricordi dove si trova la dimora, no?-
-Sì. Nel distretto povero.- 
-Ben presto imparerai a conoscere ogni sasso di questa città e io e gli altri informatori ti porteremo i suoi sussurri. Ne conoscerai l'anima e così gli assassini potranno controllarla meglio. A te non piacevano i libri, una volta?-
-Sì, e mi piacciono ancora...- 
-Credo che neanche il re abbia la quantità di libri  che possiede la nostra Dimora. Sono certo che ti piacerà!-
Le labbra di Malik si piegarono in un sorriso amaro. -Me lo hai già detto, Azab.-
-Veramente? Ero certo non mi ascoltassi! E comunque stavo parlando delle donne, non dei libri!-
-Va bene, va bene.- lo rassicurò il giovane -Però calmati sembri tua madre!- 
Azab rise. -Ti ricordi quando ci ha rincorso fino allo studio di al Mualim, per farci fare il bagno?-
-Quanti anni avevamo?-
-Forse sei o sette...-
-Ricordo ancora la faccia di al Mualim. Avrebbe voluto punirci ma credo avesse più paura di tua madre.-
-Tutti avevano paura di mia madre.- 
E risero assieme ricordando quegli anni così densi di avventure e divertimenti.
Malik entrò a Gerusalemme con la morte nel cuore, ma un sorriso sulle labbra.
 
 
Continua...
 
 
Buona sera a tutti! Mi presento: sono GindelDeserto e amo Assassin's creed. Ma davvero? Vi chiederete voi... Ebbene é così e per questa ragione ho deciso di cominciare a pubblicare in questa sezione e lo faccio con questa prima fanfiction su un personaggio che mi é particolarmente caro: Malik Al-Sayf. Le ragioni sono innumerevoli e non mi va nemmeno di farvi restare attaccati al computer per una eternità; semplicemente l'adoro, e questa mi é sembrata una ragione sufficiente per pubblicare questo primo capitolo.
La storia ha una struttura piuttosto semplice e difatti non sarà nemmeno tanto lunga: sette capitoli che per titolo avranno una frase della canzone dei Muse Feeling good che ho ascoltato per la prima volta mentre scrivevo questo primo capitolo. Da quel momento la storia se ne é appropriata.
Come può suggerire già il titolo della canzone, questa storia avrà come tema centrale il riscatto di Malik, non che lui ne abbia bisogno, tuttavia, come ho tentato di descrivere in questo primo capitolo, lui vive un momento di cupa depressione a seguito della perdita del fratello e del braccio che gli ha strappato la possibilità di scalare i vertici dell'Ordine come aveva sperato.
Ho tentato di esprimere i suoi sentimenti al meglio, possibilmente anche esagerando con l'ironia pungente ( se le sue riflessioni sulla crocifissione hanno urtato la sensibilità di qualcuno, non esitate a farlo presente: non era assolutamente mia intenzione offendere nessun pensiero di sorta, semplicemente la scia dei pensieri di Malik mi ha portato a scrivere in quel modo, tentando di mimare nel modo più verosimile i pensieri di una persona che ha dovuto soffrire così tanto.) 
Questa fanfiction è nata innanzitutto per raccontare una storia d'amore, quella che porterà Malik a sentirsi meglio appunto.
Ora smetto di parlare e vi lascio andare, ringrazio in anticipo chi si é fermato a leggere questo primo capitolo che spero sia stato apprezzato. Critiche e consigli saranno naturalmente ben accetti e conoscere le vostre opinioni non potrà che farmi piacere!
Conti di pubblicare il prossimo capitolo entro due settimane, al massimo tre.
A presto, GindelDeserto.
 
 
 
  
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