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Autore: Johnlockistheway    17/01/2014    7 recensioni
Merlino e Morgana. Due scelte di vita. Bene e male. Odio e amore. E un solo destino: il Loro.
Dal capitolo 1: Morgana si era voltata incredula verso Merlino e, guardandolo, all'improvviso tutti i pezzi che aveva nella testa erano andati al loro posto.
Non aveva più alcun dubbio: il ragazzo che le stava davanti era il mago più potente del mondo.
Dal capitolo 12:“Dopo quello che la mamma ti ha fatto...come sei riuscito ad amarla ancora? A fidarti di lei?"(...)
"Non ce l'ho fatta perché sono stato forte o paziente. Ce l'ho fatta perché l'amavo. E credi a me, figlia mia. L'amore vince veramente su tutto. Sempre”.
Dal capitolo 17: "Buongiorno principessa"

(fa parte della serie L'amore vince su tutto)
SOSPESA A TEMPO INDETERMINATO (sorry)
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Drago, Merlino, Morgana, Nuovo personaggio | Coppie: Merlino/Morgana
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore vince su tutto'
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Solo piccola nota iniziale: ho cambiato l'età di Estele, da 14 a 15. Lei era nata come quindicenne, ma non so perché ho avuto un lapsus nell'introduzione e l'avevo messa quattordicenne .-. Provvederò a sistemare.

 

Per tutti voi.

 

Buio...

C'era così buio.

Un buio che non sembrava come quello della notte che cala, ma un'oscurità molto più intensa.

Densa, era quello il termine giusto.

Estele non capiva.
“Che succede?” mormorò, guardandosi attorno, ma senza vedere nulla.

Ricordava che, fino a poco prima, era immersa nei ricordi di suo padre, e poi all'improvviso pouf! Tutto svanito.

Estele”

Una voce: la stava chiamando.

Aveva un tono a metà tra il preoccupato e...l'impaurito?

Che strano” pensò “Chi mai avrebbe paura di me?”

Estele” ripeté la voce.

Pensandoci, si rese conto che essa aveva un timbro famigliare.

Ma tutto era così ovattato in quel luogo, che non veniva nemmeno voglia di pensare.

Era un luogo fatto per il riposo, non per il pensiero.

Rimaneva ancora da chiarire dove fosse, ma questo era secondario.

O forse no?
All'improvviso, un pensiero le attraversò la mente: e se quel luogo fosse stato...l'aldilà?

Sono...morta?” domandò, senza aspettarsi risposta.

No, Estele” rispose la Voce, che ormai era diventata un'entità propria per la ragazzina.

Apri gli occhi su. Non sei morta, te l'assicuro”

Aprire...gli occhi?

Ma allora quell'oscurità esisteva solo perché le sue palpebre erano chiuse?

No.

Impossibile.

Non poteva proprio essere.

O forse sì?

Alla fine, si decise a provare a fare come le era stato chiesto.

A sorpresa, sentì le palpebre schiudersi mentre la luce iniziava a mandar via tutto quel nero che aveva attorno.

Sì, decisamente non era morta.

 

Morgana, seduta accanto al letto della figlia, aspettava pazientemente il suo risveglio.

Era ormai mattina inoltrata e il sole splendeva alto nel cielo, illuminando con i suoi raggi caldi la valletta in cui sorgeva la loro casa.

Sua, dei suoi figli e, pensò con un sorriso, di suo marito.

Guardò fuori dalla finestra socchiusa, assaporando la brezza fresca e profumata che soffiava all'interno della stanzetta di Estele.

Il prato era un tripudio di colori, tappezzato da fiori ed erbe profumate sopra le quali svolazzavano farfalle colorate e api laboriose.

Poco più in là, il piccolo laghetto spandeva un riverbero argentato e un luccichio brillante, mentre il cielo terso si specchiava nelle sue limpide acque.

In lontananza, le montagne che circondavano la valle si stagliavano senza alcun timore sopra l'orizzonte, quasi come giganti gentili che presidiavano il confine.

Ancora una volta, la donna si ritrovò stupita: erano passati anni e ancora non si era abituata alla bellezza di quel luogo.

Si domandò come facessero i suoi figli ad esserlo, ma la risposta arrivò quasi subito.

Loro sono nati qui. Questa per loro è normalità”si disse.

Ma sapeva che non era solo quello, c'era dell'altro, perché, a rigor di logica, anche lei avrebbe ormai dovuto non stupirsi più.

La vera risposta arrivò rapida e amara nella mente della strega, ma fu strappata dalle sue cupe riflessioni da un mormorio alle sue spalle.

“Che succede?”
A quelle parole, una sorta di paura iniziò a farsi strada nella donna, che però cercò di tenerla a bada: era inutile farsi tante paranoie, quello che doveva succedere sarebbe successo comunque.

“Estele” chiamò piano, per paura che la sua voce tremasse.

Nessuna risposta.

“Estele” ripeté, leggermente più forte.

“Sono...morta?”

La domanda arrivò inaspettata, e le fece tenerezza: ma che stava pensando quella ragazzina?

“No, Estele” fece, una nota di divertimento nella voce tremante “Apri gli occhi su. Non sei morta, te l'assicuro”

Lentamente, vide la sua bambina (si, perché per lei era ancora una bambina) socchiudere le palpebre poco a poco, fino a che non si ritrovò un paio di occhi verdi, identici ai suoi, fissi su di lei.

“Mam...ma” pronunciò, guardandola come se la vedesse per la prima volta in vita sua.

Morgana aspettò: non disse nulla, non fece nulla, niente di niente.

Rimase ad aspettare, per un tempo che le parve quasi infinito.

“Vattene”

La voce di Estele, tagliente come non mai, ruppe il silenzio.

“Estele...” sussurrò la donna, che si aspettava una reazione del genere, ma che, in cuor suo, sperava al contempo che non fosse così brusca.

“Che cosa fai qui?” chiese.“Che cosa ci fai qui, Morgouse? O dovrei chiamarti Morgana? Perché mamma adesso mi sembra un pochetto fuori discussione. Chi sei tu eh?”
La strega rimase un secondo in silenzio, affranta.

“Sono tua madre”

“No, mi dispiace! Per quel che mi riguarda, mia madre non sei tu. Mia madre è quella donna che è stata quindici anni al mio fianco col nome di Morgouse. Lei era mia madre. Ed è morta nel momento stesso in cui ho saputo la verità!”

Dicono che le parole possano ferire più di una lama affilata.

Morgana, in quel momento, si trovò d'accordo completamente con quella affermazione: mille lame avrebbero fatto meno male.

“Chi. Sei. Tu?” ripeté la ragazza che le stava di fronte, sua figlia, seduta scompostamente sul letto.

“Estele, ti ho già detto chi...”
“NON PROVARE A PRENDERMI IN GIRO! Tu NON sei mia madre, chiaro!? Fattene una ragione! E rispondi alla mia domanda. Per una volta in vita tua, non fare la codarda e tirati via la maschera della brava mammina. Rispondimi, maledizione!”

A quel punto, esasperata e arrabbiata, anche Morgana esplose.
“Che cosa vuoi che ti dica? Cosa vuoi sentirmi dire Estele, eh? Vuoi sentirmi dire che sono un mostro? È questo che vuoi? Perché, sai, se vuoi la verità sono costretta a dirti che non è abbastanza. Non mi sento un mostro. Non lo sono. Non lo sono ora e non lo sono mai stata. Ero qualcosa di più di un mostro. Qualcosa di molto peggio. È questo che vuoi sentirti dire, no? Vuoi sentirmi dire di quanto io stia ancora male al ricordare di aver anche solo pensato di aver fatto quello che ho fatto? Bene, eccoti accontentata! Oppure vuoi che io ti dica che razza di persona orribile sia stata in passato? Perché non lo nego, oh no! Posso dirti tutto quello che vuoi sul passato. Se ti interessa, posso descriverti come io mi senta orribile, schifosa e sbagliata al pensiero di aver torturato l'unica persona che mi abbia mai amato così tanto al mondo da concedermi più di ogni numero di possibilità mai concesse. Per aver fatto soffrire l'unica persona che riusciva a capirmi, e che tuttora lo fa. L'unico che abbia sempre giustificato ogni mia azione, anche se questa gli procurava più dolore di quanto sarà mai consentito provarne. È questo che vuoi? Vuoi sentirmi dire questo?! Se è questo ciò che davvero vuoi, allora non domandarmi chi sono. Perché adesso io non sono così. E a questa domanda io non potrò fare altro che rispondere tua madre. Perché è questo che sono ora! Io ti voglio bene Estele. Voglio bene a te, ai tuoi fratelli e a tuo padre. Non riesci a sentirlo? Perché me ne starei qui se non fosse così? Eh? Rispondimi tu adesso!” finì, ansimando.

Mai, mai Morgana si era sentita così furibonda.

Estele non l'aveva mai tanto arrabbiata, ma in quel momento sentiva di poterle tranquillamente tenere testa, tanta era anche la sua di rabbia, unita al disprezzo, che sentiva di provare in quel momento.

“Io... tu...” balbettò, senza nemmeno riuscire a mettere in piedi una frase di senso compiuto.

Non gli importava degli ultimi quindici anni, era stato tutto spazzato via.

Le certezze, quello che aveva sempre creduto, si erano dissolti, volatilizzati come neve al sole davanti alla verità.

E lei era arrabbiata.

Non c'era spazio per i sensi di colpa, le gentilezze, o la ragione.

Voleva solo urlare, gridarle contro tutto quello che pensava di lei, farle capire quanto disprezzasse ogni suo singola parola, ogni singolo gesto.

Voleva farla soffrire, quanto lei aveva fatto soffrire lui.

E ancora di più.

Lo voleva.

Di colpo, si sentì stranamente calma: quella calma surreale, quella che precede la tempesta.

Strinse i pugni.

“Perché chiedi? Non lo so. Quello che so, e che ti posso dire, è che hai ragione” fece pacatamente.

La strega rimase stupita dalla risposta, ma non fece a tempo a parlare che Estele ricominciò a parlare.

“Non eri un mostro, no, definirti così sarebbe una vera scortesia per quelli come loro. Forse bestia potrebbe essere il termine adatto” ragionò, senza mai alzare la voce di nemmeno un soffio “No...nemmeno. Le bestie uccidono, sbranano, guidate dal loro istinto primordiale. L'istinto di sopravvivenza. È una cosa naturale. E invece tu... tu da cosa sei stata spinta? Sai, forse, se fosse stato per proteggere qualcuno, la cosa sarebbe quantomeno apparsa meno spregevole. Certo, sarebbe rimasta comunque una cosa... non ho nemmeno parole per definirla. Però lo sarebbe almeno sembrata. Ma non è stato così. Hai torturato papà, l'hai tenuto rinchiuso, e gli hai fatto cose che non mi sarei mai nemmeno potuta sognare che tu potessi compiere. E per cosa, poi? Potere.

In quell'unica parola, mise tutto il disprezzo che sentiva, alzandosi in piedi e fronteggiando la madre faccia a faccia, inchiodando i propri occhi nei suoi.

Morgana sentì la gola e gli occhi pizzicare mentre si sforzava di trattenere le lacrime, mentre il cuore le scoppiava di dolore.

“Mi dispiace” fu l'unica cosa che riuscì a dire.

Estele rise.

“Ti dispiace. Davvero? Che delusione, mi aspettavo di meglio da te.”

Il silenzio calò, pesante, mentre Morgana fissava Estele, che le aveva dato le spalle.

“Dimmi, ti piaceva?” sbottò la quindicenne, tornando a voltarsi di scatto vero si di lei.

“Ti piaceva sentirlo urlare dal dolore? Provavi gusto nel lasciarlo terrorizzato mentre tu pensavi ad un nuovo modo per farlo soffrire? Perché lo sai, a me non sembrava proprio che tu fossi dispiaciuta in quel momento. Semmai tutto il contrario. Anzi a pensarci bene sai cosa sembravi? Nulla. Insensibile. Ecco com'eri. Non te n'è mai importato nulla di papà, se non per i tuoi tornaconti! Perché dovrei credere che lo ami? Come posso credere che tu...che una...una come te possa provare amore? Che ci vuoi bene? Non hai mai provato niente! Niente. Di. Niente. Ed è questo che sei per me in questo momento: niente!” sputò, correndo fuori dalla stanza e sbattendo la porta.

Morgana rimase ferma per un secondo, mentre il suo cervello si rifiutava di metabolizzare le parole della figlia.

Sentì qualcuno urlare, e un'altra porta, probabilmente quella d'ingresso, aprirsi e chiudersi con violenza.

Sobbalzò per il rumore, lasciandosi cadere seduta sul letto della giovane.

Estele la odiava, non c'erano dubbi.

Il pensiero le tolse ogni rimasuglio di forza rimasta: si sentiva stanca, svuotata, priva di una qualsiasi utilità.

Sembrava che le parole di Estele fossero state quasi come un incantesimo, perché adesso si sentiva esattamente come lei voleva: nulla.

Rimase a fissare il vuoto, fino a quando non udì dei passi, ed ecco che un viso anche fin troppo conosciuto sbucò sulla soglia, cucciandosi un ditino, e fissandola con gli occhioni vispi e intelligenti.

“Mamma...” chiamò piano il bimbo.

Morgana si riscosse, e rivolse il suo sguardo sul piccolo Bran, il suo piccolo Merlino in miniatura, che la guardava.

“Che c'è bimbo mio?” domandò, la voce tremante.

“Perché stai piangendo?” domandò lui, innocente come solo un bambino può essere.

La strega si asciugò rapidamente le lacrime sul viso, anche se subito nuove presero il loro posto.

“Niente tesoro. Non è...”

Nulla. Non è nulla.

La parola si rifiutò di salire alle sue labbra.

Un singhiozzo le sfuggì.

“Ho fatto qualcosa?” domandò, avvicinandosi.

La strega scosse la testa, incapace di rispondere, chinando la testa e coprendosi il viso con le mani, lasciando scorrere le lacrime.

Cosa aveva fatto?

Estele aveva ragione, su ogni singola cosa.

Non meritava quella famiglia, non meritava amore, non meritava niente di niente, nemmeno la morte.

Sarebbe dovuta vivere da sola, per sempre, tormentandosi ed essendo tormentata.

Poteva davvero dire di amare, lei?

Con tutto quello che aveva fatto...probabilmente no.

Meritava solo...

Calore.

D'improvviso, sentì un calore avvolgerla, mentre due piccole braccia si stringevano attorno a lei.
Scostò le mani dal volto sconvolto, stupita.
“Bran cosa...?”
“Ti voglio bene mamma”.

La vocina spazzò completamente i suoi pensieri, mentre quell'amore che non credeva più di possedere le riscaldava il cuore tramite uno dei frutti di esso stesso.

Senza nemmeno farci caso, strinse anche lei il bambino in un abbraccio, aggrappandocisi come se fosse la sua unica salvezza.

“Anche io te ne voglio” singhiozzo, mentre un pensiero la attraversava, rapido.

E ne voglio anche a te...Estele”

 

*

 

Plic!

Plic!

Plic!

Estele, dopo aver lanciato l'ennesimo sassolino nel lago, sospirò rumorosamente.

“Problemi?” domandò una voce, facendola voltare di scatto, allarmata.

“Ah...sei soltanto tu...” fece, ritornando a giocherellare con le piccole rocce che c'erano ai suoi piedi.
“Soltanto? Così mi offendi sorellona” fece Silyen scherzosamente, avvicinandosi.

“Posso?” domandò, indicando con un cenno del capo il posto accanto a lei.
La ragazza annuì, spostandosi leggermente per lasciarlo sedere.

I due rimasero in silenzio per un po'.

“Allooooora” sospirò dopo un attimo “Che cosa è success...”

Non riuscì a finire.

“Tu pensi che papà e nostra madre si amino davvero?”

Il ragazzino sbatté le palpebre.

“Oh” disse solo.

“Oh? Che razza di risposta sarebbe questa?”
“E che razza di domanda sarebbe la tua?” ribatté lui stizzito.

Poi, sospirò.

“Certo, sempre che tu non abbia saputo di mamma è papà. Questo renderebbe la domanda piuttosto logica, in effetti. E dal fatto che hai detto “nostra madre” immagino che tu abbia discusso con la mamma e...beh...questo ci porta qui. Sbaglio?”

Estele lo fissò, incredula.

“Tu...tu...tu lo sapevi?”

“Sì” rispose semplicemente Silyen, guardando il lago.

“Come...cosa...io...”

“Ferma. Prima di dare in escandescenza e di darmi addosso, ascolta quello che ho da dire...va bene?”
Aspettò un cenno d'intesa prima di proseguire.
“Bene. Per prima cosa sappi che no, non me l'hanno detto loro, ma...”
“E allora come...?” lo interruppe la strega, guadagnandosi un'occhiataccia.

“Se tu mi lasciassi finire, magari. Dicevo, non me l'hanno detto loro, l'ho scoperto da solo. Insomma” spiegò, in risposto allo sguardo interrogativo della sorella “sai che sono sempre stato...come dire...appassionato?”

“Fissato”

“Fissato” acconsentì “Con la storia della magia no? E, ecco, quando leggevo della Grande Guerra, mi sembrava un pochetto strano che Morgana si fosse dissolta nel nulla. Una persona può scappare, isolarsi dal mondo, ma sparire senza lasciare traccia, come se di colpo non esistesse, direi di no. Come se non bastasse, ogni tipo di fonte che sembrava potesse darmi qualche notizia in più era introvabile. Dopo la guerra, non si sapeva più nulla di lei. E beh, ho iniziato a farmi domande e poi...ecco, ho sentito una sera mamma e papà parlare, hanno nominato Camelot e beh...ho fatto due più due. E la storia di Morgana e papà...beh, forse non i particolari, ma in generale la conoscevo” concluse lui.

“Come tutti” ironizzò Estele. “Comunque...wow. Ma già, sei sempre stato intelligente tu, immagino non sia stato troppo difficile per te scoprirlo”.

“Dimmi una cosa” continuò dopo un attimo “Perché non hai mai fatto scenate per questa cosa? Insomma, io ho dato di matto. Come fanno a non venirti dubbi?”

Lui scrollò le spalle, passandosi una mano nella chioma corvina.

“Non ne vedo il motivo”
Estele lo guardò.

“La nostra vita, la nostra intera vita, è stata costruita su una bugia, Silyen”

“Non credo che l'amore fra di loro sia una bugia. E non penso nemmeno che l'affetto di nostra madre sia falso, anzi, tutt'altro”

“Non avevano comunque il diritto di mentirci!” sbottò lei, contrariata.

“Estele, tu sei sempre stata impulsiva. Ma credo che se tu provassi a calmarti un attimo, capiresti che quel che dico dentro di te sai già che è vero. Come sai che l'hanno fatto per proteggerci. Eppure, non lo ammetti, perché sapresti che così dovresti fare i conti con i sensi di colpa perché tu vuoi bene alla mamma, e sai che la tua reazione è stata esagerata. Immagino tu le abbia fatto una sfuriata, no?” chiese, sempre col suo tono pacato.

Estele lo osservò, riflettendo un momento.

Silyen, quando parlava di cose serie, non alzava mai la voce.

Diventava improvvisamente serio, questo sì, ma non provava mai ad inferire per far valere la sua opinione.

Per certi versi, in quei momenti, ricordava molto il Merlino adulto, quello che loro avevano come papà.

Era sicuramente più maturo dei suoi appena quattordici anni, lo dicevano tutti.

Improvvisamente, la strega si vergognò, e sentì i primi sensi di colpa venire a galla.

“Le ho urlato contro” ammise “Dicendole che...” si interruppe, imbarazzata.

“Che?” la incoraggiò il fratello.

“Che era peggio di un mostro, e che per me ormai non valeva nulla”confessò.

Il silenzio calò, riempiendo il vuoto lasciato da quelle parole.

“Davvero?” sussurò Silyen “E lei come...?”
“Sono scappata via. Ma... stava piangendo”.

Lui sospirò: un sospiro lungo, carico di significato.

“Bel casino” mormorò poi.

“Già” assentì la ragazza.

Silyen si alzò.

“Io adesso devo andare, tu resta qua, ti copro io per la lezione*. Comunque, posso capire la tua reazione, ma sono certo che tu non sei cattiva Estele. La verità la sai. Devi solo, ecco, mettere da parte il tuo orgoglio, accettarla, e chiedere scusa”

Lei annuì, guardandolo poi allontanarsi.

“Ah e... Estele?” la richiamò “La mamma ti vuole bene, credimi” concluse, andandosene.

La ragazza, rimasta sola, si voltò verso il lago, poggiando il mento sulle ginocchia che teneva raccolte al petto con le braccia.

“Lo so” sussurrò “Grazie, fratellino”

 

*lezioni di magia :D

 

-Il mio cantuccio-

 

Ok, immagino che ormai mi avrete rimosso (dopo avermi insultato in aramaico antico), ma in questo periodo è stato un bel casino, tra le vacanze (sempre via) e la scuola, l'ispirazione che non arrivava e tante attività... insomma,ripeto, casino.

Spero di essermi fatta perdonare, e prometto che tenterò d'ora in poi di non mancare mai più di un mese massimo, lo giuro.

Ok, e dopo ciò...spero che il capitolo vi sia piaciuto, non so che dire, dopo tanti mesi che non scrivevo ciò ha partorito la mia mente.

Fatemi sapere, ho tanto bisogno di voi e dei vostri pareri, anche distruttivi ç_ç

va bene, vi voglio bene.

Mi ritiro.

Alla prossima, baci

Morgana

 
   
 
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