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Autore: musa07    17/01/2014    6 recensioni
" - Gokudera? –
Ecco! Questo non l’aveva proprio calcolato.
“Merda!” imprecò dentro di sé G. nel momento in cui sentì quel richiamo alle sue spalle e vide, al contempo, Giotto svanire davanti a lui nella sua fiamma dorata.
“Merda!” si ripeté.
Come aveva fatto a non pensarci! E sì che lo sapeva. Sapeva cosa c’era tra quei due.
Come aveva fatto a non pensare che avrebbe dovuto prevedere i – comprensibili – assalti da parte di Yamamoto Takeshi nel momento in cui aveva preso le fattezze di Hayato Gokudera?"
Sono tornata! Yhuppi! One-shotina ispirata alla 182°puntata dell'anime. (Quindi metto spoiler per sicurezza^^ Ma andatevi a veder 'sta puntata di corsa. Sono tutti così ... immensi!)
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: G, Giotto, Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ciaossu^^ E ben ritrovati. Ditemi che vi son mancata dai ^////^ Scherzo.
Ovviamente ‘sti quattro pucciosi del cuore mi ispirano sempre bene e - in tutti i vaneggi che mi partono su di loro - dopo aver visto la 182°puntata per non so quale volta, mi è partito un flash tanto che il criceto nella mia testa si è messo a pedalare alacremente, son ripartite le sinapsi e ne è uscita questa one-shot.
Per la cronaca, la puntata incriminata è quella dove G. – per le prove che i Guardiani della Decima Generazione devono affrontare per avere l’eredità dell’Anello – prende le sembianze di Hayato. Ed io mi son chiesta: come se la sarebbe cavata il rosso del nostro cuore nel momento in cui lui e Takeshi lovelove si fossero trovati da soli? Povero G. ^////^

 
 
 
Un particolare ringraziamento a Terry, che ha betato questa os a velocità supersonica.
Ovviamente, anche in questo caso, qualsiasi errore troviate è imputabile solo ed esclusivamente a me.
Grazie Tesò <3 Io aspetto la ficcina sulla sexy schiena di Mukuro eh^^



 
“Siamo quello che pensiamo”

 
 
 
- Gokudera? –
Ecco! Questo non l’aveva proprio calcolato.
“Merda!” imprecò dentro di sé G. nel momento in cui sentì quel richiamo alle sue spalle e vide, al contempo, Giotto svanire davanti a lui nella sua fiamma dorata.
“Merda!” si ripeté.
Come aveva fatto a non pensarci! E sì che lo sapeva. Sapeva cosa c’era tra quei due.
Come aveva fatto a non pensare che avrebbe dovuto prevedere i – comprensibili – assalti da parte di Yamamoto Takeshi nel momento in cui aveva preso le fattezze di Hayato Gokudera?
Forse perché – per sua spudorata fortuna - erano rimasti sempre tutti insieme in ogni momento della giornata, pausa pranzo compresa, ma adesso che in quell’ora buca si trovava nella stanzetta augusta dove era stato spedito dal Prof. Hasegawa a far fotocopie (dove aveva tirato giù tutti i Santi del Paradiso per capire come diavolo funzionava quell’aggeggio infernale, tanto che Giotto era accorso in suo aiuto fosse solo per evitare che scatenasse la sua furia contro la fotocopiatrice), era stato messo di fronte alla dura realtà. E continuava a ripetersi che avrebbe dovuto prevederlo. Per sua fortuna, era sempre stato uno che agiva d’istinto e la sua audacia, solitamente, veniva premiata dalla dea bendata.
Chiuse gli occhi prendendo un bel inspiro. Aveva ancora l’immagine stampata nella mente del volto di Giotto che, dopo essersi ripreso dalla sorpresa di aver visto apparire Yamamoto, aveva permesso alle sue labbra di aprirsi in un leggero sorriso.
- Buona fortuna. – gli aveva bisbigliato dissolvendosi.
L’aveva visto sorridere, chiaramente divertito da quella situazione paradossale al limite dell’assurdo.
Buttando fuori l’aria, G. si voltò verso l’altro.
Takeshi, inconsciamente, era indietreggiato di un passo di fronte a quello sguardo.
C’era qualcosa di strano, di diverso dal solito in quello sguardo, aveva pensato il Guardiano della Pioggia. Ma Yamamoto si era ripreso subito da quell’attimo di smarrimento e aveva sfoderato uno dei suoi sorrisi ammalianti come il miele, di quelli che dedicava solo al suo compagno.
- Vieni da me stasera? – gli chiese in un dolce mormorio, e stavolta fu il turno di “Gokudera” di arretrare, trovandosi ben presto con le spalle al muro senza via di fuga, quando lo vide avanzare verso di lui.
- Mpf, se proprio insisti. – proferì sicuro, non avendo tuttavia idea di quale fosse la modulazione migliore da dare alla voce, ma – conoscendo il suo discendente diretto della Decima Generazione – pensò che mantenerla in quel tono leggermente scazzato ed infastidito, non avrebbe dovuto tradirlo più di tanto. 
Yamamoto rise, segno che doveva aver dato la risposta che lo spadaccino si aspettava. G. si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo dentro di lui. Non voleva, e non poteva, far saltare la sua copertura, rivelando all’altro che in realtà lui era il Primo Guardiano della Tempesta. Ne sarebbe andato del buon esito della prova per valutare se Gokudera fosse degno, o meno, di ricevere l’eredità dell’Anello.
Ma il sollievo durò ben poco, difatti vide il giocatore di baseball avvicinarsi ulteriormente a lui.
“ Merda!” salmodiò il rosso per l’ennesima volta dentro di lui, scandagliando la stanza a cercar una via di fuga. Ma Takeshi fu maledettamente più veloce di lui, perché molto – troppo! – presto si trovò inchiodato tra il corpo del moretto e il muro. Quello che vide fu una mano di Yamamoto appoggiarsi alla parete dietro di lui e sentì una gamba infilarsi tra le sue in maniera diabolicamente sensuale, ad impedirgli ogni via di fuga. Era in trappola.
Ok, se quel trattamento al vero Gokudera avrebbe fatto un indubbio piacere, o almeno se lo augurava e comunque ne era sicuro, lo stesso non si poteva dire di sé. Non andava niente bene! Oh no, proprio per niente! Dentro di lui era G, e ricevere quel genere di trattamento da qualcuno che non fosse Giotto, o riservarglielo, non andava proprio per niente bene. Era una cosa terrificante anche solo da pensare, figurarsi da subire.
Deglutì, a fatica, portando gli occhi davanti a sé.
Era alto di suo, quindi gli fece parecchio strano – trovandosi nel corpo di Gokudera – di dover sollevare lo sguardo per guardare qualcuno negli occhi. Quello che non poté sapere fu che, quel suo momento di smarrimento, unito allo sguardo confuso che fece, furono in grado di stuzzicare ulteriormente Takeshi, perché ai suoi occhi, gli parve di una sensualità sconvolgentemente provocatoria.
G. lo vide mordicchiarsi il labbro inferiore e, nel medesimo istante, poggiargli una mano sul fianco sentendo, anche attraverso il tessuto della camicia, quanto il palmo fosse bollente. In preda al panico, non sapendo da che parte girarsi per non tradirsi, il respiro accelerò.
- Ohi! – proferì lapidario, e stavolta non servì che pensasse a come modulare la voce, perché il tono secco e tagliente gli uscì naturalmente; ma molto probabilmente il suo successore doveva comportarsi così normalmente perché Takeshi non indietreggiò di un passo di fronte a quella reazione. Anzi, il suo volto si fece ancora più pericolosamente vicino.
Lo spadaccino gli posò lieve una mano sul viso, obbligandolo ad entrare in collisione con il suo. L’arciere socchiuse gli occhi, deglutendo a fatica e posandogli una mano sul petto, a tentar di frenare la sua corsa. Cosa che Yamamoto fece, scrutandolo con sguardo interrogativo.
Sospirò nuovamente G., sostenendo lo sguardo così vicino al suo. E capì. Capì perfettamente perché Hayato si fosse follemente innamorato di quell’idiota e di quegli occhi nocciola che lo stavano scandagliando dentro.
- Non vorrei attaccarti il raffreddore. – ci provò. Non voleva comunque in ogni caso incasinare la situazione creando dei problemi ad Hayato, non sapendo come Yamamoto avrebbe potuto interpretare un suo rifiuto a baciarlo.
“Che situazione del cacchio!” si trovò a valutare dentro di sé l’arciere crucciato.
Vide quelle labbra pericolosamente vicine incurvarsi in un dolce sorriso di sollievo.
- Non preoccuparti. – fu la replica del moretto, bisbigliata così vicino da far mescolare i loro respiri. E stavolta Takeshi rese più salda la presa, prendendogli il volto con entrambe le mani e sollevandolo verso il suo.
D’accordo che in quel momento quello non era il suo corpo, ma anche solo l’idea di sentire delle labbra che non fossero quelle di Giotto appoggiate su di lui, era una cosa inconcepibile per G. Nonché intollerabile. E inammissibile.
Valutando freneticamente come cercare di togliersi di impaccio, senza nuocere al legittimo proprietario di quel corpo, sentì la punta del naso dell’altro sfiorargli la propria e le dita intrufolarsi tra i suoi capelli, fino ad appoggiarsi alla nuca ed obbligarlo ad avvicinarsi quel poco che bastava. Quel poco che bastava per sentire perfettamente il momento in cui le labbra di Takeshi si poggiarono lievi, e maledettamente calde e morbide, sulle sue.
Nello stesso identico istante, con l’acutezza dei sensi che gli era propria, percepì chiaramente il materializzarsi di una figura sulla soglia della stanza.
- Ohi! Voi due! –
Yamamoto avrebbe riconosciuto quella voce tagliente ovunque.
- Hibari. – proferì scoppiando a ridere, massaggiandosi la nuca in imbarazzo e scostandosi da “Gokudera” con un balzo, neanche avesse ricevuto una scarica da centocinquanta joule. Il quale “Gokudera” poté riemergere dall’apnea nella quale era entrato, voltando il viso di scatto verso il suo salvatore involontario. Salvatore involontario che, però, aveva qualcosa che non lo convinse. Non staccò gli occhi da Hibari neanche per un secondo infatti, nemmeno quando Takeshi lo salutò, poggiandogli un leggero buffetto tra i capelli e sussurandogli un “ci vediamo più tardi” con una dolcezza tale che gli fece una tenerezza incredibile e fu felice per Hayato.
Sparito dalla loro vista, G. riportò lo sguardo verso il Disciplinare. Incrociò le braccia al petto, lanciandogli un’occhiata di sfida perché aveva visto ben oltre. Ghignò quando vide la figura dell’altro dissolversi in una nebbia di colore.
- Ci avrei scommesso. – proferì tagliente, dovendosi sopportare la risatina alle sue orecchie così tremendamente irritante dell’altro.
- Ti ho salvato il culo. Mi devi un favore. – fu la replica divertita di Daemon, che non si era minimamente scomposto, come al solito, di fronte alla sua occhiata minacciosa.
- Fammene un altro di favore: crepa! –
- Già fatto. – ribatté l’altro con uno dei suoi sorrisetti beffardi dei migliori, ricordandogli il loro stato di Volontà degli Anelli.
E G., che era da sempre abituato a quel genere di scambio di freddure tra loro – tanto da fargli dimenticare per un momento il loro reale stato – si permise una risata dopo aver sgranato gli occhi.
- Pensa se non fossi arrivato, cosa sarebbe successo … - si divertì a continuare a punzecchiarlo l’illusionista.
- Vaffanculo Spade. –
- Cosa avrebbe detto il tuo Giotto? – sfidò la sorte, e l’ira funesta, Daemon che trovava quella situazione oltremodo divertente. Adorava vedere e mettere in difficoltà il temibile braccio destro del Primo. Ma si poteva dire fosse la sua personale maniera di dimostrargli affetto e questo G. – sotto sotto – l’aveva sempre saputo.
- Vaffanculo Spade! – ripeté imperterrito, rabbrividendo tuttavia al pensiero di quello che sarebbe potuto accadere. – E non ti permettere di chiamarlo per nome. –
- Ah sì, certo: dimenticavo. – fu la replica beffarda di Daemon. - Puoi chiamarlo così solo tu quando … - ma la voce dell’altro gli impedì di continuare a parlare.
- Va al diavolo. Dacci un taglio. – s’inalberò il rosso, muovendo un passo verso di lui e trovandosi immerso in una coltre di nebbia a sopportare nuovamente il sogghigno dell’illusionista.
– Scappi anche, eh? – mormorò uscendo da lì per salire velocemente le scale ed uscire in terrazzo, a smaltire la tensione accumulata in quegli attimi.
Per sua fortuna, anche Gokudera aveva preso lo stesso stramaledettissimo vizio di fumare. Fu quindi con antica sicurezza e sovrappensiero che si portò la mano sulla tasca sinistra posteriore dei pantaloni e vi sentì il rincuorante rigonfiamento del pacchetto. Si lasciò sfuggire un piccolo sorriso quando si rese conto di aver compiuto quel gesto in maniera istintiva e automatica. Sfilò delicatamente una sigaretta dal mucchio e se la portò alla bocca, appoggiandola dolcemente tra le labbra. Ancora prima di accenderla, ne inspirò l’odore socchiudendo gli occhi estasiato, facendo scivolare le dita sulla superficie liscia. Un brivido lo pervase da capo a piedi.
- Se ti dicessi che vorrei essere quella sigaretta … - sentì sussurrare alle sue spalle.
Sorrise. Le sue labbra si permisero una lieve increspatura verso l’alto. Quella voce, quel suono così dolce e carezzevole che mai in vita sua aveva udito altrove, l’avrebbe riconosciuta ovunque.
Da sempre e per sempre.
Nel momento in cui sentì Giotto materializzarsi al suo fianco, anche G – al riparo da occhi indiscreti – riprese le sue fattezze, per condividere quell’attimo insieme.
- Ti sei comportato egregiamente. – gli disse il Primo sorridendogli dolcemente come faceva sempre, mentre gli si sedeva vicino.
- Ma mi prendi per il culo? – fu la sua replica leggermente alterata dato che, a differenza del suo compagno, non aveva trovato quella situazione proprio per niente divertente, anzi: era stata per lui oltremodo agghiacciante. Gli lanciò un’occhiataccia di rimprovero mentre si stava accendendo la sigaretta, per poi scarmigliarsi i capelli per tentare di mascherare l’imbarazzo. Cosa che fece scoppiare a ridere di gusto il biondo. Tra loro, nulla sarebbe mai cambiato; si trovò a pensare questi.
- Te la ricordi la prima volta che ci siamo baciati? – gli chiese il Primo sussurrando trasognato e glissando elegantemente il discorso, facendogli dono di uno dei suoi sorrisi eterei.
- Sì. – rispose immediatamente l’arciere per poi aggiungere, con un tono più dolce mentre inspirava il primo tiro, un Ovviamente che li fece sorridere entrambi e addentrarsi nei loro, identici, ricordi.
- E non è che tu mi abbia riservato un trattamento molto diverso da quello che ti ha riservato il Guardiano della Pioggia poco fa. – gli ricordò Giotto ridendo, spezzando il silenzio e prendendolo bonariamente in giro, poggiandogli delicatamente una mano sulla sua.
Si ricordava ancora perfettamente, come se fosse stato quel preciso istante, la sensazione del ginocchio del suo compagno che si infilava sfrontatamente – ma delicatamente - tra le sue gambe, obbligandolo a socchiuderle con un colpo secco, dopo che il rosso l’aveva intrappolato tra sé e il tronco di un acero rosso. Rivedeva gli occhi di quello che già era il suo adorato compagno socchiudersi ed infine, in un soffio, le sue labbra appoggiarsi lievemente alle sue. G. aveva, e sempre aveva mantenuto nel tempo, una maniera sfrontata e dolcemente insolente, ma mai aggressiva, di impossessarsi delle sue labbra. Qualcosa che palesava chiaramente il suo ardore che gli era proprio di natura e che solo con lui si permetteva di manifestare pienamente. All’epoca, all’epoca del loro primo bacio, avevano la stessa età dei Guardiani della Decima Generazione e quante cose sarebbero successe poi …
- Tch. – non si scompose minimamente G. – Perché sapevo che lo volevi. – si divertì a punzecchiarlo, dandogli una spallata per poi passargli un braccio intorno alle spalle e attirarlo a sé posandogli un bacio tra i capelli dorati.
- Oh, certo che lo volevo. – mormorò il biondo estasiato, quasi tra sé e sé. - Non aspettavo altro.– confessò candidamente alla fine sorridendo dolcemente al ricordo.
Rimasero per un istante in silenzio, prima di volgere lo sguardo di sottecchi l’uno all’altro. Leggendosi – come avevano fatto sempre e come avrebbero fatto per sempre – nel pensiero.
- Vuoi la replica? – si divertì a punzecchiarlo G. scatenandogli un’espressione di soave malizia.
- Ogni volta, dopo quella, per me è stata inebriante ed emozionante come se fosse sempre stata la prima volta. – proferì Giotto, sapendo perfettamente di esprimere le sensazioni di entrambi. Dopo una vita, ed oltre, passata insieme, tra loro non servivano più le parole. Il fatto di conoscersi così profondamente, da essersi affidati la vita l’uno all’altro, implicava che l’uno sapeva sempre perfettamente cosa l’altro provasse. Pensasse … desiderasse …
E in quel momento, era solo una la cosa che lo sguardo di entrambi chiedeva a gran voce.
Socchiusero gli occhi nel medesimo istante quando il bacio finì, mentre si concedevano ancora qualche momento a sfiorarsi lievi con le labbra le une sulle altre.
Infine, a malincuore, il Primo si alzò.
- Hai un compito da portare a termine. – gli ricordò, fingendo un tono zelante.
- Tch! Quanto sei petulante. – lo rimproverò scherzosamente, allentandosi il nodo della cravatta prima di ricoprire nuovamente i panni di Gokudera.
Rimasto solo, si appoggiò con le braccia alla ringhiera del terrazzo, concedendosi un’altra sigaretta.
Ed era così intento a godersela, che degnò di una sola minima parte di attenzione alla porta che si apriva alle sue spalle. Si scostò i capelli dagli occhi che seguivano imbizzarriti gli umori del vento.
- Ohi, tu. – udì minacciosamente alle sue spalle e lui si limitò a sbuffare, infastidito.
- Sto parlando con te. – gli intimò Kyoya, sempre mantenendo la sua perfetta calma e il suo distacco.
- Ohi Spade: hai rotto il cazzo! – proferì annoiato voltandosi lentamente, riportandosi la sigaretta alle labbra, ma ancora mentre quelle parole alleggiavano nell’aria, G. si rese conto che quello che aveva davanti era il vero Hibari Kyoya.
Aveva messo nuovamente Gokudera nei guai!
 
 
 
 
PIU’ TARDI – CASA YAMAMOTO
 
- Quindi, quello che stai cercando di dirmi, è che quello che c’era oggi a scuola, non eri tu? Non era il vero Gokudera? – chiese perplesso Takeshi, mentre cercava di realizzare la portata della cosa, rivivendo fotogramma per fotogramma.
- Esatto. – fu la celere risposta di Hayato.
- Ah … - si limitò a replicare il moretto, e quella piccola pausa finale fece accendere una lampadina nella testa del dinamitario.
- Perché? Che cosa ci hai fatto?! – lo mitragliò in apprensione, scattando dalla posizione seduta nella quale si trovava nella camera di Yamamoto.
- Niente. Niente! – si affrettò a rassicurarlo il padrone di casa, mettendo le mani in avanti, in un chiaro segnale di bandiera bianca. – E’ arrivato Hibari. Per fortuna … - e quel Per fortuna, si limitò a sussurrarlo in un mormorio. Il resto dell’affermazione però, fu perfettamente udita da Gokudera, e fu in grado di incrementare ulteriormente la sua irritazione.
- Che?!! – sbraitò infatti, sempre più in apprensione, facendosi cogliere dal panico al pensiero di quello che poteva essere successo.
- Gokudera, stai tranquillo: non è successo niente. È arrivato Hibari nel … sì, beh: nel momento in cui stavamo per baciarci … - ma non fece in tempo a finire, perché l’altro lo interruppe piombando su di lui con un balzo felino.
- CHE COSA??!! – si inalberò, iniziando a strattonarlo per il colletto della camicia.
- Eh, ma scusa: pensavo fossi tu! – tentò di difendersi Takeshi ma poi, una folgorazione, lo illuminò.
- Sei geloso. – proferì candidamente, illuminandosi in volto e abbracciandolo di slancio, tanto che tutti e due finirono stesi a terra, con lo spadaccino sopra al Guardiano della Tempesta.
- Ovvio! – rispose dannatamente sincero quest’ultimo – poiché colto di sorpresa – pentendosi l’attimo immediatamente successivo della sua impulsiva schiettezza, perché l’altro lo stritolò ancora di più nella sua stretta ridendo beato.
- Ohi! Teme! Mollami immediatamente! – si inalberò, cercando di sgusciar da sotto il corpo dell’altro e ricoprendolo – come spesso accadeva – di coloriti improperi, che non scomposero minimamente Takeshi che continuò nella sua piacevole e personale tortura, fino a quando i loro occhi non entrarono in collisione. E allora ci fu solo silenzio.
Riconoscendo adesso perfettamente lo sguardo del suo adorato, lo spadaccino gli sistemò la solita ciocca ribelle di capelli dietro all’orecchio, non prima di aver accarezzato con venerazione devota quel volto praticamente perfetto e tanto amato. Sognato ... Anelato …
Come ogni volta, sentì l’ormai conosciuta scarica adrenalinica sgorgargli dal cuore e irradiarsi per tutto il corpo nel momento in cui Hayato – con la sua solita lentezza assassina – socchiuse gli occhi turchesi per portarli sui suoi, in un’espressività intensa in grado di farlo sentire un tutt’uno con lui a livello animico. Sorrise teneramente, ricambiando l’intensità dello sguardo, a comunicargli ciò che parola umana non è in grado di comunicare, ma che solo l’emozione è in grado di penetrarti nell’animo.
Abbassò il volto quel tanto che bastava per potersi avvicinare all’orecchio del suo adorato a sussurargli due semplici parole …
E Hayato, in risposta, non poté che ancorarsi maggiormente a lui, cercando quel contatto che i corpi di entrambi stavano loro implorando.
 
 
 
FINE
 

 
Clau: Ohhh, come sono felice! Sono tornata! Che bello rivedersi. E se vi dicessi che oggi mi è partito un vaneggio assurdo su una threesome^___^?
Gokudera: Oh Signore, io non voglio sapere, né sentire, niente.
Lambo: Che cosa vuol dire “Thressome”?
Gokudera: Lascia perdere scemucca.
Ryohei: Eh no Clau, adesso ci hai incuriositi tutti! Dai: dicci!
Lambo: Stupidiera, che cosa vuol dire “Thressome”?
Gokudera: Lascia perdere ti ho detto!
Lambo: Clau, che cosa vuol dire “Thressome”? Eh? Eh? Il grande Lambo-san vuole sapere.
Gokudera: Non ci provare maniaca senza senso! Già ‘sto invornito ha le turbe di suo, non mettergliene in testa altre.
Yamamoto: Yo^^
Clau: Ohh, Takeshilovelove *ç*
Yamamoto: ^_____^
Clau: Oh Takeshilovelove, a proposito di Threesome  e quindi tante allegre porcate vietate ai minori che partono allegramente nella mia testa ^///^, l’altro giorno ho visto una bella immy, so porn, dove uno dei due – che era di schiena - potenzialmente potevi essere tu e l’altro … hum … sì, vabbè dai: c’è qua lo sbroccato di Goku, non posso dirlo.
Yamamoto: ^^’ Mi devo preoccupare?
Clau: Accioluciamente sco. (trad. Assolutamente no)
Ryohei: Perché parla in questa maniera?
Gokudera: Perché la demente ha la lingua fuori e la bava alla bocca.
Clau: AHAHAHAHAH^///^
Yamamoto: Chi era l’altro?
Tsuna: Eh, Yamamoto: anche te.
Dino:Yo^^
Clau: Ecco, vi siete risposti da soli^^’
Gokudera:Tu vuoi morire!
Ryohei: Insomma, ‘sta Threesome? Noi stiamo aspettando.
Tsuna: Onii-chan, ti prego!
Clau: Ah sì, giusto Ryohei. Allora, questa meraviglia di Threesome, riguarda … dai: vi faccio un indovinello^^
Tutti: -___________-
Clau: Allora, riguarda la Prima Generazione.
Gokudera: Fiuuu!
Clau: Paura eh Goku, di finire in mezzo tra i due figherrimi di Takeshilovelove e Dino^//^?
Gokudera: -________-
Hibari: Che cosa hai detto?!!
Clau: Oh, è arrivato il sociopatico per eccellenza. Guarda carino, che ci potresti finire in mezzo benissimo anche tu!
Ryohei: Ohhh, questo sì che è estremo!
Tsuna: Oh Signore! Queste note finali stanno prendendo una brutta piega.
Gokudera: Dai, prima che facciamo notte …
Hibari:  … è tardi!
Gokudera: Due sono G. e Giotto, il terzo?
Clau: ^__^
Gokudera&Hibari: -_______-
Clau: ^______________^
Gokudera: ALLORA??!! Il terzo?
Clau: Alaude! Hi hi hi
Alaude: CHE?????!!!
Clau: In mezzo! Ohhh, che visione sublime *ç*
Alaude: CHE???!!!
G&Giotto: Che??!!
Clau: Ohh, come mi rendono felice certi immagini!
G&Giotto&Alaude: A noi per niente.
Lambo: Che cosa vuole dire Threesome?
Tsuna: Niente lascia perdere Lambo.
Lambo: Il grande Lambo-san vuole sapere! BHUUUUUAAAAUUUUU!
Mukuro: Kufufu, significa …
Tsuna&Goku: NO!!!
Mukuro: Significa giocare tutti insieme.
Tsuna&Goku: Fiuuu!
Lambo: Ohhh … E ci si diverte a questo gioco?
Tsuna: O_____o
Clau: Un sacco^/////^
Lambo: Ohhhhh …. Anche il grande Lambo-san vuole giocare alla Threesome! Kyayykkyyaaa!
Tsuna: -______________- Sapevo sarebbe finita così ....
 
   
 
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