Storia
partecipante al
contest a turni “1
su 24 ce la fa” di ManuFury
Nick
sul forum/ Nick
su EFP (segnalare quello che si vuole avere sul Banner):_Nica89_
Tributo:
Cecelia
Turno:
primo
Titolo
Storia: La storia che non avrei voluto
raccontare
Pacchetto
(se presente): nessuno
Genere:
slice of life, malinconico
Rating:
giallo
Avvertimenti:
missing moment (se così
si può chiamare, visto che Cecelia è poco
più di un nome nella saga!)
Pairing
(se presente):het
Note
(facoltative): il racconto di Cecelia è
parecchio edulcorato (oltre che conciso) proprio perché deve
essere adatto a tutti
e tre i suoi figli, in modo che ciascuno dei tre riesca a capire solo
quello
che può sopportare. I personaggi di Cecelia e dei tre
bambini non mi
appartengono e sono di proprietà di Suzanne Collins, al
contrario Richard è di
mia invenzione.
La
storia che non avrei voluto raccontare
La
porta del palazzo di
giustizia si chiude alle spalle dell’accompagnatrice di
Capitol City, mentre i
riflettori ai lati del palco si spengono. Le file ordinate di ragazzi e
ragazze
si sciolgono e si mischiano.
Con
passo incerto scendo le
scale laterali raggiungendo, finalmente, la mia famiglia. Sospiro
pesantemente,
rifugiandomi nelle braccia di mio marito mentre i nostri tre figli ci
si
stringono attorno.
«È tutto finito» mi sussurra Richard
all’orecchio, in modo che i bambini non lo
possano sentire. Annuisco lentamente, cercando di non pensare ai due
ragazzi
che quest’anno rappresenteranno il Distretto 8. Non li
conoscevo, ma questo non
rende la situazione più facile.
Arrivata
a casa, mi affretto a
togliere il trucco applicato dai miei vecchi preparatori prima della
mietitura.
Incapace di star ferma, mi sposto in cucina a preparare la merenda ai
bambini.
«Mamma, come hai fatto a vincere gli Hunger Games?»
la domanda di John mi
coglie alla sprovvista e per poco non mi taglio col coltello che sto
usando.
Guardo verso Richard che sta per rispondere, ma scuoto la testa e lui
tace.
«Davvero
vuoi sapere come ho
vinto?» domando per guadagnare tempo: John ha quasi undici
anni, sa cosa sono
gli Hunger Games e presto parteciperà alla mietitura, ma
Jenny e James sono
ancora così piccoli; lei – con i suoi tre anni
– potrebbe non comprendere le
mie parole, ma sono i cinque anni e mezzo di James a spaventarmi. John
annuisce
sicuro.
«Non
è una bella favola» lo
avverto, mentre mi sposto in soggiorno e mi siedo sul divano, lasciando
che
Jenny mi salga in braccio.
«Avevo diciotto anni quando il mio nome è stato
estratto alla mietitura. Vedevo
già il mio futuro come filatrice in una delle fabbriche del
nostro distretto,
ma la fortuna non fu a mio favore». Faccio una breve pausa,
soppesando le
parole per continuare il racconto.
«Ti
risparmio il viaggio e
l'addestramento. Cercai di passare inosservata agli occhi degli altri
tributi
e, con il mio cinque, non attirai la loro attenzione. Anche
l’intervista con
Cesar non fu entusiasmante».
«Nell’arena,
la mia vera
fortuna furono la neve e il freddo. Scappai dal bagno di sangue con un
sacco a
pelo e del cibo e cercai subito dove nascondermi. Il freddo fu il vero
vincitore di quell’edizione, dove gli strateghi non ci
concessero nemmeno la
legna per il fuoco». La mano di Richard si posa sulla mia
spalla, in segno
d’incoraggiamento.
«In
pochissimi giorni restammo
in tre: io e due favoriti. Convinti di essere al gran finale, i due si
affrontarono
senza risparmiarsi. Quando sentì solo il colpo del cannone,
il sopravvissuto
iniziò a darmi la caccia, ma per lui era troppo tardi.
Rimasi nascosta fino
alla mattina successiva, quando le trombe annunciarono la mia
vittoria».
«Ritornai
a casa da vincitrice, ma l’edizione non era
piaciuta al pubblico, così le telecamere rimasero poco nel
distretto…»
«Fu il giorno in cui se ne andarono che chiesi a vostra madre
di sposarmi»
terminò Richard per me, alleggerendo il racconto e facendo
sorridere la piccola
Jenny.