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Autore: 8ekkime8    03/06/2008    1 recensioni
una storia tra due raggazzi che si amavano e molto probabilmente si amano ancora ma il ciclo della vita ha voluto separarli...
Genere: Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vidi. Era là. Bella come sempre. Anzi, oggi lo era particolarmente. Sarà andata dalla parrucchiera pensai, non, non era quello. Un nuovo paio di jeans? No erano sempre quelli che le avevo sfilato tante volte. Rideva, scherzava con le sue amiche. C’erano anche alcuni ragazzi. Non li avevo mai visti. La abbracciavano. Come vorrei avvicinarmi e spaccargli la faccia. Brutti stronzi non toccatela. Lei è mia. Immaginai la scena. No meglio di no. Avrei peggiorato solo la situazione. L’avevo persa, persa per sempre. Era da tanto che non vedevo i suoi denti, dritti e bianchissimi. Il mio ultimo ricordo era il suo viso umido, bagnato da una lacrima. Quanto aveva lottato per non farla scivolare sulle sue guance pallide, per non farla cadere da quegli occhi stanchi. Aveva visto troppe cose, troppo dolorose per passarci sopra. Quella notte, quanto vorrei rivivere tutto, fino all’ultimo respiro, il suo ultimo prima di addormentarsi tra le mie braccia. Io, sveglio tutta la notte per guardarla. Guardare i suoi capelli spettinati sul cuscino, il suo respiro così soffice quasi inesistente. Quella notte. La sua prima volta. La sua scelta di passarla con me, sapendo della mia esperienza. La sua paura mista all’eccitazione. Anche io per la prima volta ero spaventato. Avevo paura di violare quel suo corpo, tanto fragile all’esterno, ma dotato di una forza interiore spaventosa. È questa sua caratteristica che mi aveva fatto innamorare di lei. Impensabile, tanto diversa ma tanto simile a me. Quella notte. Il tempo sembrava non scorrere mai. Come potrei dimenticarmi la prima volta che la vidi. Una scommessa. E’ iniziato tutto così. Una stupida scommessa mi ha fatto vivere la storia più bella della mia vita. Ma è stata la mia stupidità a rovinare tutto. La scommessa. I miei amici. Le serate nel bar della piazza. Le bevute offerte forzatamente dalla casa. Le ragazze. Quanto amavo le ragazze, fino a quella sera. Era li, seduta ad un tavolo. In attesa. Forse di un ragazzo, o forse solo di alcune amiche ritardatarie. Bionda, minuta, insignificante a prima vista. Lei, come me, non sapeva che quella sera sarebbe successo qualcosa. Qualcosa che avrebbe cambiato la sua vita. Sta li, con gli occhi fissi sul tavolo. Si mangiucchia le unghie. E’ nervosa. Non conosce nessuno. Si sente indifesa. E’ ignara del fatto che le si avvicinerà un ragazzo con l’intento di vincere una scommessa. Ma lei è più forte. Si perché lo farà innamorare, lo farà diventare suo per sempre. O quasi. Che stupido. Perché sono stato così stupido. Fanno male questi ricordi, troppo male. Stai zitto! Hai fatto più male te a lei. Aveva solo bisogno di sentirsi amata, protetta, al sicuro da quel mondo duro, stronzo che ci circonda. Io l’ho amata e l’amo ancora. Donerei la mia vita per lei. Per farle dimenticare il dolore. Per tornare a quella sera, e se necessario non farci mai incontrare. Fare in modo che i suoi occhi blu, gli occhi di una ragazza inviolata, tranquilla, che si aspetta grandi cose dal futuro, non incontrino i miei, neri come la notte, come la mia anima, gli occhi di un ragazzo che ha visto troppo ma non ha visto niente. Gli occhi di un ragazzo che aveva bisogno di incontrarti per mettere la testa a posto. O quasi. Sei ancora li. Con le tue amiche. Con quegli stronzi che ti si buttano addosso solo per toccarti. Non sai che ti sto guardando. Meglio così. Non reggerei il confronto. Sono troppo debole. Troppo stanco. Troppo. Il nostro primo anniversario. Era già passato un anno. L’anno più bello della mia vita. Quella sera giocava la Juve, l’altra mia grande passione. Che scemo. Ti avevo proposto di andare a fare qualcosa dopo il fischio di fine partita. Te, forse per non farmi arrabbiare, forse perché sei così, o forse perché semplicemente sei unica hai acconsentito. Che stupido, ero troppo preso dai miei amici, dalla birra e dallo stadio per accorgermi di quale stupenda creatura avevo vicino. Ma quella sera ho rimediato. Mi sono reso conto in tempo di quale enorme cazzata stavo facendo. 100 rose rosse grazie! Si 100 rose per farmi perdonare. Salii su da te, non eri ancora pronta. Certo, che scemo ero in anticipo. Apristi la porta senza trucco e con il tuo pigiama rosa preferito. Eri bellissima. Ti misi a piangere. Io ti chiesi scusa, ma tu mi tappasti la bocca. Un bacio dolce tenero interminabile. Facemmo l’amore. Bellissimo. Come sempre. Come te. Troppi ricordi. Troppo dolore. Quante sere ho preso il telefono per chiamarti. Quante volte ho rimesso giù senza parlare. Scusa. Ti chiedo scusa per tutto. Scusa per averti conosciuta. Scusa per essere stato un verme. Continuo a parlare a vanvera. Quante volte ho pensato di dirti tutto quello che mi passava per la testa, tutto. Ma quando ti vedevo lo stomaco mi si stringeva, gli occhi si riempivano di lacrime, e mi nascondevo. Come adesso. Nascosto come un verme. Dietro un muretto. Ti spio. Ti guardo in silenzio, è questo che mi merito, niente di più. Non mi merito di essere capito, di essere perdonato. Perdono, troppo grande come parola. No, non riesco a dirla. Non posso dirla pensando a tutto quello che ti ho fatto. Te sei più forte, mi hai perdonato tante volte, anche dopo aver sentito le mie scuse patetiche. Ero ubriaco, ha iniziato lui. Te mi capivi. Eri l’unica. E adesso non ci sei più. Hai sopportato di tutto, e avresti potuto sopportare anche di più. Te sei forte. Ma io sono un bastardo, un verme schifoso, e così anche la tua forza si è spezzata. Tradimento. Che brutta parola. Si troppo brutta, dolorosa. Mi fa ricordare quella sera al bar. Era il compleanno di Luca. Che caldo. Un caldo afoso che ti penetrava nella pelle. L’unica mia ancora di salvezza era la birra. Quante ne ho bevute quella sera. Troppe. Fredde. Buone. Mi sentivo bene. Tanti giochi. Tanti bicchieri grandi e piccoli. Alcol, tanto alcol era nel mio sangue quella sera. Poi buio. Improvvisamente la luce mi svegliò. Ero in un letto. Non il mio. Cercavo di ricordarmi cosa fosse successo. Impossibile. Poi una voce. Eccola uscire Dal bagno. Nuda. Senza vergogna. La cameriera. Capii cos’era successo. Non ci potevo credere. Ero stato così debole da cedere. Cosa faccio? Corro. Corro più veloce che posso. Ti vedo alla finestra, anche te mi vedi. Poco dopo sei li davanti a me. Mi baci. Io scoppio a piangere. I tuoi occhi perplessi. E poi la verità. Il tuo schiaffo. La tua lacrima. Il buio. Eccola li. Ancora più bella. Non era la parrucchiera, non erano i jeans. Era la libertà la spensieratezza. O forse no. E’ sempre stata così. Il mio grande amore. Non ti scorderò mai. E’ ancora li felice con le sue amiche. Si gira mi vede. Il suo sguardo si trasforma. Ha gli occhi tristi. Da lontano vedo qualcosa. E’ quella lacrima che scivola sulle sue guance. Che cade dai suoi occhi. Gli occhi di una bambina cresciuta, che ha sofferto per amore e cerca di dimenticare. Ma lei lo sa meglio di me. Non ci riuscirà mai.
  
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