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Autore: Elwerien    03/06/2008    6 recensioni
“Ed è il silenzio il suono peggiore di tutti. Sembra che tutto taccia. Ma attento, non devi crederci, è solo una finzione. Quando pare non esservi suono alcuno, allora ecco che misteriosi bisbigli, antichi sussurri provenienti da un passato che non vuoi ricordare si fanno avanti.
E le echi di quella missione, quelle no, non potrò mai dimenticarle. Ho perso due cose quel giorno: la mia voce, Naruto, ho perso la voce dopo aver urlato tanto forte da non desiderare più di risentirla.”
-Perché hai urlato, Sakura-chan? Io non ti ho sentita-.
[IV classificata al concorso NaruSaku di Coco Lee.]
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The worst sound
-Silence-


***

Thud.
Ritmici colpi.
Thud.
Tremende echi.
Thud.
Lamenti di gelo.

Il suono peggiore.
Silenzio.

***


-Sakura-chan!-.
Mi piace il suono della tua voce, Naruto. È terribilmente chiassoso e forte, ma lo adoro. Mi ricorda quei giorni della nostra adolescenza, gli anni da ninja, la muta separazione e il ritrovo. La tua voce, Naruto, copre il silenzio, nasconde suoni che non vorrei mai udire, suoni che mi sono riproposta di dimenticare. È pura vita. Potrei ascoltarla per sempre –purché continui ad allontanare queste orribili echi.
-Sakura-chan!-.
Scusa, Naruto. Vorrei risponderti, credimi, lo desidero tanto. Vorrei che tutto tornasse come allora, a quei tempi in cui la sera ci sedevamo accanto. Ricordi? Potevamo passare ore in quel modo, con la sola compagnia delle nostre voci, a parlare di qualsiasi cosa ci venisse in mente. Ma qualcosa adesso me lo impedisce. Qui, nella gola, qualcosa è pesante e lotto per prevalere, ma io, Naruto, ormai ho perso.
-Sakura-chan! Ricordi quando siamo diventati genin?-
Oh, Naruto, se ricordo! Come potrei dimenticarlo? Ero così felice quel giorno; non so se potrò mai più esserlo. Sarà difficile ritrovare quella allegra spensieratezza, quei momenti in cui ci si attende che la vita sia sempre facile senza ancora sapere quanto poco di vero ci sia in quei pensieri. Sì, Naruto, ricordo con un sorriso la felicità di quell’attimo.
-Anch’io ero felice, Sakura-chan-.
È vero, lo so bene; ricordo anche questo. Quel giorno siamo stati in due ad esultare. Ma se tu gioivi per me, io invece non avevo occhi che per lui.
-Non importa, Sakura-chan. Ormai non importa più-.
Invece sì, per me. Mi assale il rimpianto al ricordo di quel tempo in cui ti disprezzavo, nella mia cieca superbia. Il rimpianto, e anche l’odio per me stessa, per la mia incapacità di vedere o di sentire. Avresti dovuto odiarmi, Naruto.
-E dimmi, Sakura-chan, a cosa sarebbe servito?-.
Sasuke-kun troverebbe una risposta. Sei così diverso da lui, come può essere differente il suono dal silenzio. Ma non l’ho capito, se non troppo tardi, quando ormai non potevo rimediare.
-Parli con rabbia, non dovresti. Sai bene che non ho mai provato rancore per te-.
Sei sempre stato così solare! Non ti ho mai visto abbatterti, mai. Neanche quando il nostro Team è stato distrutto, neanche quando abbiamo scoperto che era inutile cercare di saldare insieme le schegge frantumate. E non credo di avertelo mai detto, quando ancora potevo parlare, che ti ammiravo per questo. Ammiravo la tua sana determinazione, le tue spalle sempre ritte e tenaci, la volontà inestinguibile da cui traevi la forza; e mi appoggiavo a te, silenziosamente, come un tempo mi ero appoggiata a Sasuke. È stato forse in quel momento che il mio disprezzo per te è morto. Quando hai rischiato la vita, e quando hai continuato la corsa senza badare ai duri colpi.
Sì, Naruto, io ti ho ammirato. E mi sarebbe piaciuto che tu mi avessi sentito pronunciare queste parole, ma non credo di avere più questa possibilità.

-Non l’ho mai saputo, Sakura-chan. Non ho fatto in tempo a rendermene conto: da quel momento, da quella fuga dolorosa, tutto è cambiato. Sono stato sradicato da Konoha, per anni ho vissuto ramingo, con la mente volta all’allenamento. Rimpiangevo i tempi che non sarebbero più tornati, provavo dolore perché sarei stato via per quei tre anni e non avrei potuto vederti crescere, non sapevo come saresti stata al mio ritorno. E quando pensavo al Team 7, avevo nostalgia del tuo sorriso in quella fotografia, e di quello ben nascosto di Sasuke.-
Sasuke-kun mi manca così tanto. Ma è strano, Naruto. Lo ricordo solo com’era da ragazzino, non ho memoria dell’uomo gelido che è diventato. Lo ricordo com’era quando ancora la sua follia non l’aveva rapito, quando era un nostro compagno. Ed è un’immagine inaspettatamente lontana, molto e troppo distante. Fa male, Naruto, perché mi rendo conto di quanto, infine, i nostri sforzi -seppur uniti- non abbiano portato a nulla.
-Io invece, Sakura-chan, lo rivedo nel suo corpo di marmo. Lo rivedo in quegli occhi rossi, rivedo il suo sguardo senza calore, continuo a ricordarlo nella sua immobilità e a risentirlo nel suo silenzio, nella sua indifferenza verso di noi-.
Non parlarmene, Naruto, non ricordarmi quale mostro è diventato. Non riesco a sopportarlo, non combacia col lontano ricordo che ho di lui. Ripenso a tutte le sofferenze che ci ha causato, agli anni che abbiamo trascorso cercando di riportarlo indietro, alla tua partenza di quel giorno d’estate. Ed è strano rendersi conto, dopo tutti questi anni, che in fondo il suo gesto ci ha uniti, ci ha vincolati ad un tacito accordo e ad una muta promessa. Non credi anche tu? Se lui non se ne fosse andato, non avrei mai capito quanto tenessi anche a te, non saremmo mai stati legati da quella comune sofferenza che ci ha fatti conoscere come non ci era stato possibile in precedenza. Se non ci avesse abbandonati, non sarei mai diventata quella che sono, né tu quello che sei; io, Naruto, non ti avrei mai aspettato con così tanta speranza in quei tre lunghi anni.
Ogni giorno mi chiedevo dove fossi, se eri riuscito a diventare più forte o se avevi trovato Sasuke-kun nel cammino. E mi si instillava nella mente il dubbio che forse anch’io avrei dovuto fare qualcosa nell’attesa, volevo diventare più potente per partecipare con te all’ultimo scontro, al quale sapevo che non ti saresti tirato indietro. Ci sono riuscita. Ma quell’ultima battaglia non è andata come la immaginavo, non mi ero preparata ad un simile esito.

-Pensi ancora a quella missione-.
Certo, come potrei dimenticarla? Ho perso due cose quel giorno. La mia voce, Naruto, ho perso la voce dopo aver urlato tanto forte da non desiderare più di risentirla. -Perché hai urlato, Sakura-chan? Io non ti ho sentita-.
Ho urlato perché avevo visto morire l’unica persona che avrei mai potuto amare come donna. La sola cosa che non volevo che la vita mi togliesse, lei l’ha presa, e ora sono sola in questo maledetto silenzio. Continua a parlare, ti prego. Non voglio rimanere sola, non di nuovo.
-Non ti lascerò, Sakura-chan. Ma tu non piangere. Anch’io quella volta ho perso qualcosa che non mi aspettavo mi fosse rapita, ma tu potrai andare avanti, dovrai riuscirci-.
Vorrei farlo, davvero. Ma ho paura, non hai idea di quanto panico infonda nel corpo il silenzio, del terrore che alimenta. Quando non vi è suono alcuno, Naruto, significa solo una cosa: solitudine. Ed è inaccettabile, non posso concepire una simile realtà, perché ho visto passare davanti ai miei occhi le tappe che mi hanno portato a questo: il tradimento di Sasuke, la tua partenza e ora questo. Ho visto tutto ciò, ma non ho potuto impedire il tremendo esito, ed è questo che ora mi ossessione, che mi tormenta. Il silenzio, Naruto, è il suono peggiore di tutti. Sembra che tutto taccia. Ma attento, non devi crederci, è solo una finzione. Quando pare non esservi suono alcuno, allora ecco che misteriosi bisbigli, antichi sussurri provenienti da un passato che non vuoi ricordare si fanno avanti. È una tortura indicibile, e io ho paura. Il silenzio fa male, è crudele, è un orrendo carceriere che non slegherà mai le sue catene, e se lo farà, ti renderà alla vita completamente distrutto, fiero della sua cupa opera.
E se non è il silenzio a fare crepitare il suo rogo, allora sono questi colpi ritmici e pesanti. Sono ancora più terribili dell’assenza di suono, perché scandiscono un significato che non voglio comprendere. Li senti, vero, Naruto?

-Li sento, Sakura-chan. Ma non devi avere paura di loro. Sono solo colpi di pala su una tomba, solo terra che ricade su una bara. È un suono di pace, è la morte che li suona. Non devi temerli, devi comprenderli per non perdere te stessa-.
Ma io amavo la persona lì sepolta.
-Lo so. Anch’io ti amavo, Sakura-chan-.


E giunge il silenzio.

Naruto.
Rispondimi, Naruto.
Ti prego, rispondimi.
Ne ho bisogno, ti prego.
Continuo a sentire il rimbombare delle mie echi ridondanti e continui in assenza delle tue parole. Devo sentire ancora il suono della tua voce, quell’adorabile, dolce suono che da anni mi tiene compagnia e che mi sostiene, senza chiedere nulla in cambio. Perché hai smesso di parlarmi?
Non doveva finire così. Avrei dovuto impedirti di raggiungere quel nuovo, incontrollabile nono stadio. Dovevo farlo, sì, anche se andava oltre le mie capacità, anche se tu mi avevi ordinato di stare lontana. Temevi di ferirmi, forse? Non è niente in confronto allo squarcio che ho nell’anima.
Il kyuubi ti ha divorato. Ti ho visto mentre ti scagliavi su Sasuke –è strano pensare che come ci ha uniti ci ha anche divisi- e il tuo sguardo prima che ti trasformassi era annegato nell’angoscia. Angoscia, sì, perché sapevi che quella volta non saresti tornato te stesso, che il controllo ti era già sfuggito fra quegli artigli che non erano davvero tuoi, e che non ti potevi opporre; angoscia, perché sapevi che ormai combattevi una battaglia già decisa.
C’era la disperazione nei tuoi occhi, perché quella promessa che mi avevi fatto tu avresti voluto davvero mantenerla; ma in quel momento, mentre il kyuubi ti rubava il corpo, avevi compreso con chiarezza che non ti era possibile. Mentre, impotente, stavo a guardare, ho creduto di scorgere una lacrima solcarti il viso dalla forma già demoniaca –e io ho capito, ho capito che quello era il tuo addio per me, un gioiello scintillante che mi donavi e che io custodisco ancora nel cuore. E tu, il ragazzino che mi aveva urlato all’infinito che voleva diventare Hokage, l’uomo che tante volte avevo stretto fra le mie braccia, sei crollato prima ancora di poter raggiungere colui che consideravi un fratello. Sei caduto, in una morte ingloriosa, in una fine inadatta e precoce, in un epilogo incapace di chiudere degnamente la tua storia. Senza poter gestire quel demoniaco potere.
Il Kyuubi ti ha divorato, dicono.
Ma io so che a divorarti è stato non il demone, ti ha fatto a pezzi quel tuo desiderio di riportarlo a casa, da me, da noi, di ricostruire quello che era stato; e volevi mantenere quella promessa, quando ancora non avevi capito che la mia richiesta era ora un’altra –che neanche tu mi abbandonassi.
Non so dove sia ora Sasuke. Devo confessarti, Naruto, che ormai non m’importa. Perché continuare a pensare a chi è caduto buttandosi da solo nel baratro e ferendo la mano amica che cercava di trattenerlo?
No, Naruto. Non è a Sasuke, il caro amico da lungo perduto a cui io penso. È a te, qui sepolto sotto le mie mani affondate nella terra umida di dolorose stille e graffiate dalle schegge, a cui rivolgo i miei pensieri. Io che ti ho disprezzato, io che ti ho ammirato, io che ti ho aspettato. Io, Naruto, che ti ho amato.
E ti ho amato, Naruto, non dell’amore di una bambina che si impunta col suo desiderio e tenta con ogni sua forza di avere successo, ma con l’amore quieto di una donna. Un amore invisibile, silenzioso, che maturava senza che io me ne accorgessi nell’attesa di sbocciare, coltivato sul terreno della comune sofferenza e delusione, nutrito con le speranze e con il reciproco sostegno, fiorito infine sulla tua morte, saziandosi del tuo ultimo respiro. Nato quando ormai era troppo tardi per amarsi.

Non sento più i ritmici suoni della terra sul tuo corpo, Naruto. C’è solo il silenzio che mi afferra.
E mi è difficile capire o anche solo accettare che quei suoni io li ho trasformati nella tua voce, nella tua presenza assente e perduta. Non eri tu a parlarmi, no, la mia anima ha plasmato le echi della terra sul tuo corpo.
Comprendere il perché è forse impossibile.
Forse è la mancanza delle tue ultime parole che mi uccide. Se nel silenzio della mia solitudine tornerò a sentire un gemito di vita, allora lo trasformerò di nuovo nella tua voce, e vivrò in funzione di quei momenti, Naruto-kun. Fino a quando la morte o un’altra vita non tornerà ad unirci, al di là del silenzio.


***Fine***




Note dell’autrice:
Che dire?
Pubblicarla è stato un sollievo, visto che l’ho scritta ormai due mesi fa. Non sono totalmente soddisfatta di come sia venuta, forse perché è la prima (e ultima, ve lo garantisco) volta che uso solo dialoghi per il testo, senza inserire le mie proverbiali descrizioni chilometriche XD ma l’idea che mi era venuta in mente, quella del silenzio come suono, lo esigeva, quindi…
Al concorso mi è andata meglio di quanto aspettassi: addirittura quarta! Pensavo di essere arrivata ultima, sul serio!
I ringraziamenti vanno tutti a (Coco) Lee per avere aperto il concorso e ad HarryHerm per averla aiutata con i commenti. E come non congratularsi con le altre partecipanti e, soprattutto, con le podiste? ** Complimenti a tutte, ragazze!
E detto questo vado a leggermi le loro storie.
Un commentino alla mia, se vi va, non farà di certo male ;)
Un bacio,
Elwerien.
   
 
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