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Autore: DanzaNelFuoco    18/01/2014    2 recensioni
Questa storia ha partecipato al contest: "Basta che sia amore! (o qualcosa del genere...)" indetto da MmeBovary sul forum di efp e si é classificata PRIMA contro ogni mia aspettativa!
- Intro:
La guerra è finita, Hogwarts riapre, ma non tutto è più come prima. Hermione, lasciata da Ron, cerca di essere diversa. Draco, innamorato di Astoria, non sa resistere...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Astoria, Draco/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Cyclic

















La follia sta nel fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi.
Albert Einstein
Il suo piccolo segreto, ecco cosa gli stava rovinando la vita.
Draco Malfoy si passò una mano sul viso, come cercando di cancellare da una lavagna tutte le elucubrazioni fatte e ricominciare da capo.
Lui che si era sempre vantato di sapere cosa volesse, ora... Ora non lo sapeva.
Doveva fare una scelta, ma non poteva.
Amava Astoria Greengrass di quell'amore tenero che si può provare per la ragazza con cui si sta da anni, un amore che lo avrebbe spinto a proteggerla da qualunque cosa. Astoria sapeva di caminetto acceso e giornate a rotolarsi nel letto, di cioccolata calda alla cannella e baci umidi davanti ai cancelli di casa sua. Per Draco stare con Astoria era come respirare: talmente semplice che quasi non se ne accorgeva, ma anche necessario. Se non la vedeva almeno una volta al giorno, smaniava come un bambino capriccioso per rivederla, sapere come stava, come era andata a lezione e riversarle addosso tutto quello che provava.
Solo che l'aria, a differenza di Astoria, non poteva essere ferita.
Cercò di scacciare il pensiero scuotendo la testa.
Sapeva che le stava facendo male, anche se la ragazza che amava non se ne accorgeva. Sapeva di infliggere un piccolo taglietto sanguinante sul suo cuore e su quello di lei ogni volta che, nel raccontare la sua giornata, non raccontava tutto. Sapeva di amarla.
Eppure, seduto sui gradini di pietra davanti alla stanza delle Necessità, stava aspettando un'altra ragazza...
Sentì il ticchettio di passi lungo il corridoio e alzò la testa.
Eccola lì, la sua droga. La ragazza che lo intossicava ogni volta che facevano sesso -perché quello non era amore, non c'era dubbio, ed erano stati chiari entrambi fin dall'inizio che non sarebbe mai stato altro- in quella Stanza, la ragazza che gli impediva di pensare a quanto Astoria avrebbe sofferto quando lo fosse venuta a sapere.
Quelle tossine che gli invadevano la bocca con i suoi baci languidi, che gli artigliavano le narici ogni volta che sentiva l'odore dei suoi capelli, quell'odore dolciastro di pelle mescolato a quello delicato di shampoo che lo faceva impazzire e gli faceva dimenticare per ore intere che la stanza in cui si trovavano era pura illusione proprio come la loro 'relazione'.
In realtà non c'era molto da scegliere, lei non voleva una storia stabile non con lui. Ugualmente però si sentiva morire dentro al pensiero di lasciarla, perché era ovvio che, se avesse sposato Astoria, non avrebbe dovuto vederla mai più. Poteva essere così stupido da rinunciare ad Astoria per lei?
"Malfoy." lo salutò la ragazza davanti a lui.
"Granger. Sei un po' in ritardo." constatò acido come al solito.
"Ron non mi voleva lasciare andare fino a che non gli avessi detto con chi mi incontrassi." rispose scocciata.
"Non gliel'avrai detto, spero!"
Il suo tono di voce era più che leggermente allarmato, se Astoria avesse saputo...
"Gli ho detto che non è affar suo con chi vado a letto, non essere più stupido di quanto tu già non sia, Malfoy." rispose piccata cominciando a camminare avanti e indietro lungo il corridoio.
Alcuni secondi dopo una porta comparì dal muro. Hermione entrò senza nemmeno guardarsi indietro per sapere se il Serpeverde l'avesse seguita.
Era iniziata da quando la guerra era finita, quando Ron l'aveva lasciata mentre era ferita per andare a soccorrere Lavanda. Era stato in quel momento che Hermione aveva capito che Ron non la amava, anche se lo aveva tanto desiderato. Aveva chiuso gli occhi e aveva tirato avanti, cercando di non vedere quanto Ron stesse diventando distante, quanto non volesse stare con lei, quanto chiacchierasse con Lavanda. Non aveva detto niente quando la battaglia era finita, non aveva detto niente quando si erano ritrovati, non aveva detto niente quando stavano ricostruendo il castello. Aveva aspettato paziente che Ron tornasse da lei e lui era tornato. Per lasciarla. A causa di Lavanda.
Quando aveva chiesto perché, lui le aveva risposto: "Miseriaccia, Hermione! Non funzioniamo! Non stiamo mai insieme e mi sono stufato di tenerti la mano e basta."
"Mi stai dicendo che mi lasci perché lei apre le gambe per te?" Aveva risposto tra l'irato e il disgustato.
"No, preferisco lei perché con Lavanda ho raggiunto un’ intimità che con te non avrò mai. Sei fisicamente e sentimentalmente frigida, Hermione."
L'aveva ferita, l'aveva ferita eccome. Ma Hermione aveva ricacciato indietro le lacrime e aveva promesso a sé stesso che mai nella vita l'ennesimo Ron Weasley avrebbe potuto dirle di essere frigida e fredda. Si era gettata in storie stupide, dicendosi che non avrebbe più amato nessun uomo, ma che avrebbe fatto rimangiare quella parola al suo "amico".
Era cambiata, era diventata più forte. Aveva cambiato vestiti, taglio di capelli. Aveva cominciato a truccarsi, a volersi bene. La prima volta che un ragazzo l'aveva palpeggiata quell'estate in fila in libreria aveva deciso di iniziare un corso di autodifesa babbana, per potersi difendere anche quando la bacchetta non era a portata di mano.
Nonostante i cambiamenti era rimasta la stessa ragazza a cui piaceva leggere, che studiava in continuazione, che rispettava le regole. A parte quei pomeriggi con Draco.
Appoggiò la borsa dei libri su un mobile e sentì Draco abbracciarla da dietro e baciarle il collo.
"Perché hai portato i libri?" le soffiò in un orecchio.
"Devo andare in biblioteca dopo." sospirò poco convinta.
"Sicura?" chiese facendo scorrere le mani lungo la sua pancia fino al seno e stringendo.
"Uhm uhm."
Draco la fece voltare verso di sé e cominciò a baciarla. La battaglia fra le loro lingue era una delle più piacevoli a cui entrambi avessero mai partecipato e presto molti bottoni da parte di entrambe le camicie furono sbottonate.
"Non sarebbe il caso si spostarsi sul letto?" chiese con voce roca Draco, accarezzandole il collo.
La ragazza gemette in risposta e Draco lo prese per un sì.
***
Draco guardò il corpo della ragazza stesa accanto a lui. Seguì con lo sguardo la linea del fianco nascosto dal lenzuolo e pensò che fosse stupenda.
Come poteva essersi ficcato in un casino simile? Lo sapeva benissimo come.
Era capitato tutto il giorno del rientro ad Hogwarts. Era uscito in cortile a fumarsi una sigaretta, l'ennesima diavoleria babbana che Blaise gli aveva rifilato da provare, e aveva visto quella bella ragazza seduta ad ammirare il lago.
Le si era seduto di fianco, la brace della sigaretta come unica fonte di luce oltre le stelle e la luna.
"Spegni quella cicca, Malfoy. Non voglio morire di fumo passivo." gli aveva detto acida.
"Mezzosangue?" era profondamente sorpreso.
"Non mi chiamare così, Malfoy." gli aveva detto senza ammettere repliche.
"Altrimenti, Mezzosangue?" l'aveva sfidata.
Hermione si era alzata e se ne era andata.
"Che paura, Granger! È questo il meglio che sai fare?" l'aveva provocata, senza ottenere risposta. Allora si era alzato e l'aveva seguita, gettando la sigaretta. Le aveva posato una mano sulla spalla per fermarla e improvvisamente si era trovato schiacciato contro un albero, il braccio piegato dietro la schiena.
"Non farlo mai più." gli aveva sibilato nell'orecchio.
"Cosa?" aveva chiesto incredulo, senza capire.
"Toccarmi senza il mio permesso."  
Non era riuscito a trattenersi, cercando di provocarla con ciò che era sicuro l'avrebbe fatta arrossire: il sesso.
"Vuol dire che esiste la possibilità che tu mi dia il permesso di toccarti?"
Straordinariamente non aveva sentito esitazione. "Può darsi." aveva detto torcendogli il braccio ancora di più dietro la schiena. Poi si era allontanata.
"Raccogli la cicca che hai lasciato per terra." gli aveva detto e si era allontanata.
"Non puoi darmi ordini!" le aveva gridato dietro, ma lei non aveva dato segno di averlo sentito. Poi lui era andato a raccogliere il mozzicone. E non aveva più fumato.
Ritornò con i pensieri al presente quando sentì muoversi la ragazza accanto a lui.
"Dove vai?"
"In biblioteca, te l'ho detto."
La guardò rivestirsi e si chiese dove fosse finita la saccente e timida So-Tutto-Io, quella che aveva intravisto la prima volta che si era spogliata davanti a lui.
In quel momento all'improvviso aveva perso tutta la spavalderia, perché in fondo si stava spogliando davanti a lui, che l'aveva sempre disprezzata e criticata, e non davanti all'ennesimo sconosciuto che la considerava solo l'eroina di guerra. E allora, mentre armeggiava con i suoi bottoni, le guance le si erano imporporate e le mani erano scivolate. Era stata allora che l'aveva baciata, per la prima volta perché, anche se si erano provocati e sfiorati nei corridoi, era solo un gioco sensuale e niente di serio. E improvvisamente le mani della ragazza avevano cominciato a slacciare i bottoni della camicia di lui e tutto era stato così naturale...
"Hermione, non andare."
Non era la prima volta che la chiamava per nome, ma solo quando erano completamente soli ed in intimità.
"Draco... Questa storia deve finire." sospirò.
"Come?" quasi strillò, saltando a sedere sul letto.
"Draco, avevamo detto solo sesso e sta diventando qualcosa di più. Bisogna finirla."
Draco era sconvolto dalla notizia così improvvisa e imprevista. "Io..."
"Il problema non sei tu, Malfoy. Io mi sto facendo coinvolgere." la ragazza aveva caricato la borsa dei libri su una spalla ed era uscita.
Draco si era lasciato cadere sul letto.
Ora non aveva più bisogno di scegliere. Eppure...
Eppure Hermione aveva lasciato una porta aperta, aveva detto che era lei quella che si stava facendo coinvolgere in quella semi-storia. Se lui avesse lottato, forse avrebbe potuto riprendersela.
Era un'idea tentatrice e sbagliata, lo sapeva. Sapeva che avrebbe dovuto tornare da Astoria e fare finta che quei mesi non fossero mai trascorsi, eppure non poteva.
Cominciò a rivestirsi in fretta, per abbandonare il più velocemente possibile quella stanza, la loro stanza.
***
La scelta di Hermione era stata difficile da prendere. Vedere Draco le dava la sensazione di essere viva, stare con lui la faceva sentire forte. Questo era il problema, stare senza di lui cominciava a essere debilitante. E lei non poteva permettersi di essere debole.
Entrò nella Sala Comune della Torre e trovò Ron seduto davanti al camino ad aspettarla.
"Hermione, ti devo parlare."
La ragazza si sedette nella poltroncina accanto alla sua.
"Dimmi."
"Ti ho seguito oggi."
"Tu cosa?!?" Hermione si alterò visibilmente e scattò in piedi.
"Io ti ho seguito. Te la fai con Malfoy."
"E allora?" chiese in tono di sfida.
"Tu... Tu non puoi uscire con Malfoy!"
Il viso di Hermione si contrasse in una smorfia di rabbia.
"Non dirmi cosa devo fare!"
"Ma Hermione! È Malfoy! Non puoi essere cambiata così tanto da preferire Malfoy!"
Era quello il problema, era sempre stato quello. Ron e la sua indecisione.
Infondo doveva ringraziare Ron e il suo rifiuto per essere cresciuta tanto, eppure lui non riusciva a farsi una ragione del rifiuto di lei.
Ricordava quel giorno, impresso nella sua memoria perché aveva finalmente ottenuto quello che voleva e si era accorta di non volerlo veramente.
Ron le aveva chiesto di parlare, rosso in viso.
"Hermione, vorrei che noi tornassimo insieme."
"Come?" aveva chiesto lei stupita.
"Ti prego torna con me."
"No."
"No? Perché?"
"Perché hai la varietà di emozioni di un cucchiaino e la profondità di una pozzanghera. Sei perfetto per Lavanda."
Ron non l'aveva presa tanto bene.
"Ron, ficcatelo in quella testaccia dura, io posso fare quello che voglio e se preferisco stare con Draco che con te... fattene una ragione!"
L'ira affiorò sul volto del ragazzo.
"Vuol dire che sei una facile!"
Lo schiaffo di Hermione gli ruotò la testa.
"Tu ed io non abbiamo più niente da dirci, Ronald Weasley."
Avrebbe voluto tornare tra le braccia di Draco, ma sapeva che il ragazzo se ne era già andato, probabilmente senza farsi nemmeno troppi problemi.
Ma non sapeva quanto si stava sbagliando.
Draco, infatti, era ancora più confuso. Non sapeva cosa fare e la cosa peggiore era che non poteva nemmeno parlarne con la ragazza che lo aveva sempre aiutato a decidere nelle situazioni difficili, Astoria.
La ragazza era seduta a un tavolo della Sala Comune, china su un libro, il viso illuminato dalla luce che filtrava attraverso l'acqua del lago dalla finestra-oblò.
Astoria sollevò lo sguardo su di lui e gli sorrise.
"Draco, tesoro!" fu interrotta dal lieve bacio che lui le posò sulle labbra e si alzò abbracciandolo. "Oggi è arrivata una lettera da tua madre! Dice che i preparativi per il matrimonio stanno andando a gonfie vele. Non vedo l'ora di essere sposata con te."
"Anch’io, tesoro. Anch’io." soffiò contro la sua spalla, consapevole di stare mentendo.
Astoria notò l'incrinatura nella sua voce e tacque. Non sapeva cosa stesse passando al suo ragazzo in quel momento, ma, inconsapevolmente, stava adottando la tecnica di Hermione e stava aspettando.
Draco Malfoy non era mai stato rifiutato e Hermione non aveva fatto che quello da quando l'aveva rivista.
Erano battutine innocenti e corpi troppo vicini all'inizio, situazioni che si risolvevano sempre con la Granger che svicolava e lo lasciava impalato. Poi le battute erano diventate sempre più provocanti e i corpi sempre più vicini e un giorno Hermione lo aveva sfidato: "Vuoi provare?"
Draco sfrontatamente aveva annuito e si erano trovati nella Stanza delle Necessità. Era stato l'unico momento d’imbarazzo della ragazza, quello che ricordava benissimo. Poi l'imbarazzo era finito, rimpiazzato dalla consuetudine.
Draco guardò la ragazza che avrebbe dovuto sposare e vide nei suoi occhi l'aspettativa e la dolcezza. Era carina.
Sovrappose Hermione al suo volto e ne rabbrividì. Improvvisamente aveva capito quale dei due volti avrebbe preferito, ma non sarebbe stato per niente facile.
"Astoria..."
"Sì, tesoro?" chiese con la speranza che il suo ragazzo si decidesse a rivelarle cosa lo preoccupava già da un po' di tempo.
"Astoria, io... Non posso sposarti."
La ragazza trattenne il fiato come se fosse stata schiaffeggiata.
"Cosa?"
"Ti ho tradito."
Astoria si accasciò sulla sedia, lo sguardo spaurito di un cerbiatto davanti ai fari di un'auto e una mano sul petto.
"Chi?"
Quel semplice monosillabo servì a farlo fremere d’indecisione.
"Mi merito di sapere." ribadì la ragazza.
"Hermione Granger."
 La ragazza poteva immaginarlo, la Granger era la ragazza più interessante, anche se non la più bella, della scuola. Inoltre lui ci era andato a letto e Astoria non poteva dire lo stesso.
"Così mi lasci perché lei apre le gambe per te?" ricalcò le parole di Hermione inconsapevolmente.
"No! No, Astoria... Non volevo dire questo." Draco non sapeva cosa dire, sapeva solo che se non le avesse confessato in quell'esatto momento quello che aveva fatto non l'avrebbe fatto mai più e Astoria si meritava la verità.
"Draco, io non so se posso perdonarti." disse lei mal interpretando le parole del ragazzo.
"Non ti sto chiedendo questo. Vorrei solo che non mi odiassi."
Astoria strizzò le palpebre e si morse le labbra, cercando di trattenere le emozioni. "Come puoi chiedermelo? Io... io ti amo e tu..." Astoria riprese il contegno che l'aveva sempre caratterizzata. "Va via. Draco, per favore, va via."
Draco obbedì e uscì dalla Sala Comune per lasciare ad Astoria il tempo di riprendersi. Non capiva cosa gli fosse successo, cosa gli avesse impedito di mentire ancora. Confuso cominciò a vagare per il castello senza una meta e si ritrovò a decidere di andare là, dove era cominciato tutto, sulla riva del lago.
Si accorse della ragazza seduta sull'erba e una sensazione di deja-vu lo colse. Ricordò una scena simile, avvenuta mesi prima. Gli sembrava di essere tornato indietro nel tempo e sarebbe potuto tornare indietro, voltare le spalle alla ragazza e impedire a quei mesi di trascorrere. Non seppe rispondersi se fosse un purtroppo o un per fortuna il fatto che non si potessero cambiare le cose.
Si sedette accanto a lei.
"Hermione." la salutò stanco.
"Draco."
Un silenzio fatto di parole non dette e di sentimenti repressi invase l'aria rendendola irrespirabile, eppure entrambi sembravano calmi.
"Ho detto ad Astoria di averla tradita con te." lasciò cadere la frase tra loro come un sasso in uno stagno.
"Perché?"
"Non lo so."
Il silenzio tornò a regnare sovrano, mentre entrambi fissavano lo sguardo sull'acqua scura e lievemente increspata dalle onde.
"E adesso?" chiese Hermione voltandosi a guardarlo.
"Non lo so."
"Ti si è incantato il disco?"*
"Eh?" chiese il ragazzo confuso.
"Lascia stare, è un detto babbano. Hai le idee chiare almeno su qualcosa?"
"Mi sono innamorato di te."
Ci volle un po' di tempo perché le parole di Draco arrivassero alle orecchie della ragazza e il suo cervello le recepisse nel suo significato completo.
"Cosa? Draco no! Io volevo che non ci vedessimo più per non rovinarti la vita! Cosa dirà tuo padre, la tua famiglia?"
Draco, che non appena aveva sentito la prima parte della frase aveva sentito una fitta al cuore, sorrise internamente da un orecchio all'altro, mantenendo esternamente il contegno di ogni Serpeverde. Se il problema era quello... beh, non c'era problema.
"Hermione, loro capiranno. Forse non saranno felici, ma i miei genitori mi amano." le disse avvicinandosi a lei.
La ragazza sollevò lo sguardo su di lui.
"Avevo promesso che non avrei mai più amato nessuno. Guardami adesso."
"Non ti rifiuterò come ha fatto quell'idiota di Weasley."
Eccola Hermione, quella vera, quella timida e un po' insicura, quella che Draco aveva tanto amato stuzzicare e provocare e che lei aveva nascosto sotto una maschera di forza, una corazza di spavalderia che le apparteneva, ma non in quel modo. Dopo che Harry aveva abbandonato Hogwarts e Ron l'aveva lasciata Hermione aveva finito per tirare fuori e dare voce a una parte latente della sua personalità, permettendo che la proteggesse dalle ferite che i suoi amici le avevano inferto.
La ragazza sollevò lo sguardo su di lui.
Così diverso Draco da quando non doveva dimostrare la sua purezza di sangue, da quando non doveva essere superiore. Sedici anni di idee inculcate in testa cancellati come con un colpo di spugna in un unico momento, quando aveva chiesto perdono a Silente, quando non l'aveva ucciso. Era stato allora che Draco aveva smesso di essere un Malfoy di sangue e aveva cominciato a essere semplicemente Draco, un ragazzo che non dipendeva dal suo cognome, un ragazzo che aveva capito che, Purosangue, Mezzosangue, Nato Babbano o Babbano, un uomo è sempre un uomo.
Lo abbracciò.
"Devo prenderlo per un sì, Mezzosangue?"
Avvertì il dolore di uno scappellotto di Hermione sul collo.
"Non chiamarmi Mezzosangue." gli disse prima di baciarlo.
Sarebbe stato difficile andare avanti. Draco avrebbe dovuto affrontare Astoria e i suoi genitori, lasciando i preparativi del matrimonio a metà. Hermione avrebbe dovuto spiegare la situazione a Harry e per quello che riguardava Ron... non sapeva nemmeno lei cosa avrebbe fatto.
Per il momento sapeva solo che essere deboli poteva non essere così tremendo se si aveva qualcuno accanto.
 
 
 
*"ti si è incantato il disco" è un modo di dire per chi non fa altro che ripetere la stessa cosa. Il termine viene dai vinili che, graffiati, saltavano e ripetevano sempre la stessa cosa e la puntina rimaneva "incantata" nello stesso punto. Specifico giusto perché non so mai se i modi di dire che uso sono conosciuti da tutti.
 
N.d.A.:
Oh cielo, ho scritto una Dramione! Non pensavo l'avrei mai fatto e spero di non aver fatto casino! 
Innanzitutto alcuni errori grammaticali sono voluti a causa dello stile (mi riferisco alle frasi che iniziano per "E" o "Ma", congiunzioni che servono per dare ritmo e pathos alla storia. Spero possano essere considerate "licenze poetiche")
Volevo spiegare anche il titolo. "Cyclic", cioè "Ciclico" perché, oltre al fatto che mi piace come si scrive (sono molto profonda in questi momenti), volevo assimilare Hermione ad Astoria. Nel momento in cui le due ragazze sono disponibili e gentili vengono maltrattate dagli uomini, mentre quando prendono in mano la loro vita e smettono di "dipendere sentimentalmente" da loro (intendo dire che non fanno girare la loro vita intorno agli uomini che amano) riescono a creare un rapporto duraturo e paritario (per lo meno Hermione, ma incrocio le dita per Astoria). 
La citazione iniziale di Einstein si pone dunque in questa ottica, Hermione e Astoria si sono comportate nello stesso modo ed hanno ottenuto la stessa cosa: nulla. (Con questo non voglio dire che sia stata colpa loro se i loro fidanzati le hanno tradite.) 
La frase finale sulla debolezza può sembrare contraddittoria, ma in realtà vuole sottolineare il fatto che essere forti non significa essere sentimentalmente aride. Ultima specificazione, poi smetto di intasare le note, è la frase di Draco sulla sua famiglia. Non ho mai creduto in un Lucius Malfoy crudele e odioso nei confronti del figlio, altrimenti tutti quei "Mio padre lo verrà a sapere" non avrebbero senso. 
Ciao, DNF
  
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