Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: MystOfTheStars    04/06/2008    5 recensioni
Che cosa hanno fatto Kurogane e Fay per sei mesi nel regno degli Yasha, combattendo ogni notte una battaglia che non era la loro, e aspettando con pazienza (?) il momento in cui avrebbero rivisto Shaoran, Sakura e Mokona?
E soprattutto, che viaggi mentali si sarà fatto Fay in tutto questo tempo visto che, a quanto pare, non conoscendo la lingua non parla con nessuno?!
"Non sapere la lingua è un’ottima ragione per non dover parlare. E non parlare è un sollievo, significa: niente più bugie, nessuna stupida frase di scusa da dover inventare sul momento..."
Genere: Malinconico, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Fay D. Flourite, Kurogane
Note: Lemon, What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Yay! Rieccomi qui!

Innanzitutto grazie a tutte quelle che hanno commentato e un ringraziamento speciale alla mia betina Adrienne! <33

Una piccola nota: probabilmente, tra qualche capitolo, dovrò cambiare il rating della storia da giallo in rosso... spero che la cosa non dia troppo fastidio (mi spiace se qualcuno aveva cominciato a seguirla confidando nel rating basso, ma non sono riuscita a tenere a bada la mia mente perversa...) - in ogni caso, sarà solo un capitolo e verrete previamente avvisate...




All'ombra del castello nel cielo

Capitolo IV



Seduto, la schiena contro la parete, Fay sentì Kurogane che usciva di casa chiudendo la porta in modo poco gentile.
“Non manca molto al momento in cui i vostri compagni vi raggiungeranno…” aveva detto Ashura.
Quindi, si sarebbero ricongiunti a Shaoran e Sakura… e il loro viaggio sarebbe ricominciato.
Quindi, non poteva ancora morire.
…sarebbe stato meglio se si fossero persi per sempre in quel mondo, così lui sarebbe potuto sparire prima del risveglio di Ashura-o, senza dover mantenere fede alla promessa fatta quel giorno… Ma quello era il suo dovere, ora.
Doveva assolutamente riprendere a sorridere.


>>> <<<


Sulla città degli Yasha soffiava un vento umido e freddo, mentre nuvole scure si erano inghiottite i raggi del sole ancora basso sull’orizzonte.
Kurogane camminava a passo svelto tra le case, verso il mercato. Era inquieto. Forse era colpa del temporale imminente…?
Lo disturbava quello che era accaduto in battaglia, quella notte. Lo disturbava molto perché il mago stava per fargliela. Avrebbe detto che era tutto a posto, prima della battaglia, e invece quell’idiota… aveva approfittato del primo momento di vera confusione per abbassare la guardia e mettere giù le armi. Lo aveva visto!!! Teneva quell’arco come se fosse pronto a gettarlo via da un momento all’altro. Anzi, poco ci mancava che lo mettesse in mano al primo del clan degli Ashura che trovava e lo pregasse di scoccare un dardo puntando diritto al suo cuore.
Era maledettamente bravo a recitare, quel mago. E quella notte lo aveva sorpreso parecchio, così tanto che lui stesso aveva rischiato grosso. Ma non poteva andare avanti così.
Arrivò alla bancarella che sapeva e comprò quello che doveva comprare. Il venditore lo guardò un po’ sorpreso… del sakè, a quell’ora del mattino? E… così tanto sakè?!?

Tornò indietro a passo anche più spedito e spalancò la porta di casa con impeto. “Mago!” tuonò.
Ma non ci fu risposta. Come una furia, spostò la tenda della camera di Fay (rischiando quasi di tirare giù il sostegno dal soffitto) e fissò i suoi occhi fiammeggianti sul giovane.
Fay era seduto a terra, e osservava distrattamente la sua armatura. Si girò appena, poi tornò a grattare con un’unghia le incrostazioni di sangue dai suoi pantaloni.
Aveva la testa reclinata sul petto, e le lunghe ciocche di sottili capelli biondi gli coprivano la fronte e gli occhi.
“Alzati, idiota.”
Fay sollevò la testa, abituato al tono imperioso del ninja… anche se, stavolta, sembrava più perentorio del solito.
Kurogane osservò lo sguardo perso e colpevole del mago. Ma invece di compiacersi per quell’espressione sincera – che, per una volta tanto, non era quell’odioso sorriso! – gli venne ancora più rabbia.
Allungò una mano e lo prese per il bavero della maglia, sollevandolo di peso. Fay fece tanto d’occhi, ma si sentì tranquillizzato. Forse stavolta Kurogane era arrabbiato sul serio, forse stavolta l’avrebbe picchiato… perché il suo comportamento aveva rischiato di ucciderlo. Poteva mollargli un pugno o due, e Fay avrebbe pagato per quello che aveva fatto. E poi l’avrebbe lasciato in pace.
Ma il ninja si voltò e se lo trascinò dietro, di peso, in cucina. Qui lo mise a sedere davanti al tavolo, e posò sul piano il sakè che aveva comperato. Prese due tazzine, le riempì fino all’orlo, e ne spinse una davanti al mago. Questo la guardò, e poi guardò Kurogane.
“Ti piace il saké di questo posto, no? Bevi.”
Fay osservò incredulo il liquido tra le sue mani. Aveva una gran sete.
Bevve tutto d’un fiato, e si servì di nuovo. Kurogane fece altrettanto.
La morte era arrivata ad un soffio da entrambi, quella notte. Ci mancava poco, e il loro viaggio per i mondi, i loro desideri – per quanto assurdi – sarebbero svaniti nelle dimensioni come faceva il castello nel cielo non appena la luna tramontava.
Era tutto così sfuggevole, in quel viaggio. I mondi in cui passavano… ognuno diverso, ognuno ricco di storia, e di problemi. Facevano la loro comparsa in quei mondi, e poi li lasciavano… di loro non rimaneva che qualche traccia, qualche ricordo in chi avevano incontrato… e le persone che incontravano comparivano in altri mondi, ma non si ricordavano di loro… Sakura non si sarebbe mai ricordata di Shaoran…
Viaggiavano insieme da diverso tempo, ormai, ma cosa sarebbe accaduto alla fine del viaggio? Sarebbe svanito tutto come in una bolla, come quando saltavano nella bocca di Mokona?
…ma comunque, che importava? Perché doveva importargliene?

Fay appoggiò il mento sulle mani. Quel saké era squisito. Anche meglio di quello che avevano assaggiato al tempio… peccato che con lo stipendio da soldati che ricevevano non potessero permettersi di comperarlo spesso… un sorrisetto tornò a spuntargli sulle labbra. Che buono quel saké. Più buono anche di quello di Celes… Sentì i gomiti scivolargli sul piano lucido del tavolo, deboli sotto il peso della testa.
Kurogane osservò il ragazzo addormentarsi, la testa reclinata sulle braccia, la bocca semiaperta. Prese la sua tazza svuotata solo a metà, e finì il saké in un unico sorso. Dopodiché, si alzò e si caricò il mago in spalla. Gli sembrò molto più leggero di quando l’aveva preso in braccio ad Oto… stupido, se non fosse riuscito a farsi ammazzare, avrebbe cercato di morire d’inedia?
Lo portò in camera e lo stese sul letto. Fay si mosse sul materasso, si rigirò fino a mettersi supino, e affondò il volto nel guanciale. Dopodiché, rimase immobile, profondamente addormentato.
Fuori, le prime gocce di pioggia avevano cominciato a picchiettare di scuro la polvere ed i ciottoli della strada. Un tuono rimbombò tra le colline brulle.
Kurogane prese una coperta e la stese addosso a Fay, dopodiché si sedette sul pavimento accanto al letto, improvvisamente esausto. Il punto dove aveva sbattuto la testa gli pulsava intensamente.


>>> <<<


Le tenebre in cui vaga la mente di Yuui cominciano a prendere forma… la forma di un muro… un muro di mattoni grezzi, sconfinato… e in mezzo a questo muro, una finestra nera.
Yuui si avvicina, allunga una mano vero di essa e le sue dita vanno a sbattere contro qualcosa di duro e gelido.
Sbarre ghiacciate.
Anche sotto i suoi piedi, improvvisamente, sente che c’è qualcosa di freddo; i suoi talloni affondano in quella che sembra stoffa umida. Non vuole guardare in basso.. tanto sa già cosa c’è sotto i suoi piedi, perché è stato lui a costruire quella pila di cadaveri, quella scala per raggiungere la finestra nella torre.
Non solo è stato lui a trasportare quei corpi – troppo pesanti per un bambino – uno ad uno… i visi marmorei a causa del gelo, gli occhi sono spalancati in un’eterna accusa: TU ci hai ucciso. Siamo morti a causa tua. E nulla può più cambiarlo.
Avessi tante vite quante ne servirebbero a riportare in vita tutti voi…
Ma quella scala di cadaveri gli serve perché deve raggiungere la finestra… e perché al di là delle sbarre c’è Fay, il suo Fay, che lo aspetta.
E’ tanto che è lì ad attenderlo, ma la piramide è stata lunga da completare… prima Valeria, poi Celes…e ancora non sarebbe bastato…
Qualcosa di acuminato gli sfiora la caviglia. Di nuovo, non ha bisogno di guardare in basso per sapere che è la lama della Sohi, che Kurogane stringe ancora tra le dita immobili e pietrificate. Un ultimo scalino che gli consente di toccare con mano quelle sbarre.
Le sue dita di bimbo sfiorano il metallo, incuranti del pizzicore che provoca quel contatto sulla sua pelle.

Il viso di Fay appare al di là di quelle sbarre, spettrale come un fantasma. E’ davvero Fay… o è solo un suo riflesso?
Yuui gli sorride, ma il bimbo biondo rimane impassibile, gli occhi bassi e il visetto serio. E’ Fay, non c’è dubbio. Da che Yuui ricordi, non ha mai visto il fratello sorridere.
“Scusami, Fay… non mi ero dimenticato di te… anzi… avevo davvero voglia di raggiungerti. – dice Yuui, sperando di richiamare l’attenzione dell’altro. Ma Fay non solleva lo sguardo – Forse… non vuoi più rivedermi?”
Fay inizia a piangere. Grossi lacrimoni gli scivolano lungo le guance paffute. E’ vestito come il giorno in cui i due gemelli si sono presi per mano e hanno deciso di venire rinchiusi a vita in quella prigione.
Solleva gli occhi arrossati su Yuui, uno sguardo impotente.
“…io voglio salvarti, Fay…!”
Per un attimo, a Yuui sembra di scorgere un tratto di cielo azzurro alle spalle del fratello… per un attimo, non capisce… chi di loro due è all’interno della torre? Chi di loro due è il prigioniero?
Chi dei due…?
…perché ormai non saranno più in due, insieme, da nessuna parte.
Yuui allunga una mano per raggiungere il viso affranto del gemello, per fargli una carezza, ma le sue dita incontrano solo una superficie liscia: è uno specchio, adesso, che sta accarezzando.
Ma al di là dello specchio, c’è sempre Fay, perché per quanto Yuui si sforzi di sorridere, l’altro non smette di piangere.

Improvvisamente, la catasta di cadaveri sotto di lui scompare. Si disfa in infiniti frammenti… forse sono piume, forse sono folate di vento e neve…
Yuui grida e si aggrappa al davanzale della finestra… ma non c’è il vuoto, sotto i suoi piedi, adesso. C’è un pavimento di marmo.

Un rumore fa voltare Yuui: alle sue spalle, in fondo ad un lungo corridoio, c’è Kurogane. Le venature del marmo scuro sono iridescenti, e mandano un fioco bagliore azzurrino, che si riflette fiocamente sull’armatura del ninja, dandogli un aspetto irreale.
Anche lui sta guardando in uno specchio, Yuui non può vederne la superficie, ma sa che essa è vuota, che non vi si riflette nessuna immagine.
“Kurotan.” Chiama. Il ninja si volta e si incammina lentamente verso di lui.
Ma in quel momento, anche Fay, al di là dello specchio, si muove, e comincia ad arretrare.
Yuui si attacca allo specchio “No! Aspetta!” non può allontanarsi troppo!
Lo sa cosa c’è alle spalle di Fay, c’è un baratro altissimo dove soffia un vento gelato…
Improvvisamente, sente che Kurogane è dietro di lui… ma non era più lungo, il corridoio?!
Fay continua ad arretrare, un passo dopo l’altro, senza staccare gli occhi dal viso di Yuui. Ma non piange più. Un piede dopo l’altro, sempre più vicino all’orlo del baratro invisibile, finché non inciampa.
Yuui si slancia a tutta forza verso di lui, per afferrargli la mano, per impedire che cada, ma lo specchio si infrange. Sente le schegge di vetro penetrargli nella carne, e cade in ginocchio: davanti a lui si apre la voragine, e i fiocchi di neve vorticano nell’aria buia come banche farfalle notturne.
Le sue mani sono bagnate di sangue… il sangue di Fay…

“Quel sangue è tuo.” dice lentamente Kurogane alle sue spalle.
Yuui si volta. Il guerriero è in piedi dietro di lui, ma… anche lui adesso, è in uno specchio!
L’ansia serra la gola di Yuui… no, lui sa che quel sangue è di Fay, che non è suo… e se cerca di rompere anche questo specchio, che lo separa dal ninja, finirà col versare anche il suo sangue…


>>> <<<


Kurogane era caduto in uno stato di dormiveglia, quando sentì che Fay mugolava qualcosa, vicino a lui. Parole della sua lingua natale, del tutto incomprensibile alle orecchie del ninja.
Si alzò, dolorante, con l’intenzione di andarsene a dormire nel suo letto…
Fay gemette, mentre la sua mano afferrava per un attimo l’orlo della coperta.
Kurogane gettò un’occhiataccia al mago. Un incubo?

Con le dita gli scostò i capelli dalla fronte, ma il suo viso era talmente sprofondato nel cuscino che era impossibile intuirne l’espressione. Lo faceva apposta, quel maledetto, perché non gli si potessero leggere in viso nemmeno i sogni che faceva?


>>> <<<


Era pomeriggio inoltrato quando qualcuno bussò con insistenza alla porta. Kurogane si alzò borbottando qualcosa di poco gentile nei confronti di chiunque si trovasse al di fuori, ed andò ad aprire.
Sulla soglia, avvolti nei loro mantelli scuri a causa dell’aria gelida che il temporale aveva portato, c’erano due soldati.
“Il re Yasha ha comandato di mandarvi a chiamare. Siamo qui per scortarvi da lui.” disse uno di loro con tono formale.
Kurogane annuì. “Aspettate solo un momento.”
Si voltò per andare a chiamare Fay, ma vide che anche lui si era svegliato e stava osservando la scena sporgendo la testa dalla tenda della sua stanza.
Poco dopo, i due uscirono di casa seguendo i soldati, diretti al palazzo del re Yasha.


---to be continued---




Non vogliatemene se il prossimo capitolo si farà aspettare perchè sono sotto esami fino a metà luglio...

In ogni caso, non dimenticate che potete venire a commentare e tormentarmi anche sul mio LiveJournal!!! ^o^b
  
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