Dormi,
dormi
Ninna
nanna.
Dormi,
dormi
non
piangere più…
CHIUDI
GLI OCCHI...
Il dolce
velo di Morfeo
che ancora giaceva sul dormiente si squarciò ferito dalla
frase della nenia,
memoria ultima di un’infanzia perduta.
Il giorno
si affacciava
sicuro disperdendo le ultime ombre della notte ed indicava con
chiarezza che si
apprestava l’ora degli allenamenti.
Quel
giorno decise di
arrivare più presto di quanto non avesse mai fatto per poter
riflettere lontano
dalle ombre della grande villa.
Si
appoggiò stanco alla
corteccia solcata dagli shuriken e ripensò al sogno della
notte.
Una mano eterea contro l’ebano della
chioma, che
la carezzava come una nave tra i flutti.
Una voce di donna intonava una canzone infantile,
la voce, cristallina come una risata.
Poi quelle parole, più chiare delle
altre, udibili
come se cantate davvero…
Dormi, dormi
Ninna nanna.
Dormi, dormi
non piangere più…
CHIUDI GLI OCCHI...
E in quelle parole, la bugia:
come gli si poteva dire di chiudere gli occhi?
I
SUOI occhi,
così diversi, speciali.
Binchi
come gli occhi di
un cieco, di vista acuta più di un falco, il dono
più prezioso e, forse, la sua
condanna.
Quel distintivo a volte così pesante da
portare;
perché sì, Neji, essere uno Hyuuga pesa, e pesa
ancora di più la tua condizione
di subalterno.
Troni alla realtà, le dita sulle
palpebre chiuse,
acqua e sale a rigarti il volto.
Ti senti perso in un baratro latteo senza un
appiglio o un punto fisso…stai smarrendo te stesso sulle
note di quella ninna
nanna e l’incubo si fa sempre più concreto.
Poi una
voce dal timbro
più sicuro si sovrappose a quella materna, l’ombra
della defunta si indebolì e
scivolò dal cuore del ragazzo. Il mondo, quello dei vivi lo
stava chiamando.
Un' ombra
reale schermò i
raggi del sole.
Neji
aprì le palpebre lentamente;
un sorriso luminoso brillò per lui:
“Neji”-
si sentì
chiamare-“Svegliati, dai, è ora di
allenarsi!”
Un attimo
ancora e la
figura aveva preso nitore.
Una bella
ragazza dai
modi gioiosi lo stava risvegliando dal suo torpore.
E allora capì:
era
arrivato il momento della rottura, in cui una nuova figura femminile si
sostituisce a quella materna; lei, la madre, gli aveva dato il suo
addio;
l’altra, un caldo benvenuto.