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Autore: NightWatcher96    19/01/2014    3 recensioni
Leonardo ama alla follia Michelangelo, ma quando quest'ultimo subisce un grave danno per salvarlo, le cose cambiano al risveglio...
Shounen-ai: LxM / DxR
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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-Mi raccomando, figlioli. Fate attenzione- ricordò il sensei.
-Certo- risposero i quattro, in coro.
Leonardo si aggiustò meglio la sua fascia da leader sul petto e guardò Raph e Don uscire per primi, mano nella mano. Mikey aveva lo sguardo chino, le mani dietro il guscio, mentre ondeggiava un po', con una lieve sfumatura d'imbarazzo.
-Mikey- chiamò l'azzurro.
Gli poggiò la mano sulla guancia, approfittando del fatto che il maestro si era già chiuso nella sua camera per meditare. Mikey chiuse gli occhi scintillanti e fece una piccola fusa, arrossendo ancora.
-Andiamo-.
Leonardo sentiva chiaramente qualcosa di molto strano dentro di lui: un presentimento oscuro lo stava divorando dall'interno da quasi quattro ore. Niente lo aveva aiutato a sopprimerlo: la meditazione, l'allenamento o la lettura.
Uscirono...

Fuori l'aria era fresca, di un'estate ormai giunta al termine. New York sembrava scomparire sotto lo splendore argenteo della luna e le sue figlie stelle. In lontananza, però, il caos urbano era un sottofondo assolutamente udibile, seguito dai fasci rossi delle auto in movimento.
Le quattro tartarughe erano in piedi su un alto tetto, con un alto traliccio dell'alta tensione alle spalle. Un venticello soffiava piacevole, scuotendo le fasce degli indumenti ninja.
-Com'è romantico stasera, non trovate?- sorrise Donnie.
-Perfetta per amoreggiare- ridacchiò Raph.
Leonardo piegò la testa da un lato quando notò lo sguardo malizioso che il focoso gli stava dando: l'intimità era qualcosa che stava chiedendo.
-Michelangelo, vieni con me- ordinò docilmente.
Come un bravo cucciolo, l'arancione annuì felice e salutò i suoi fratelli, prima di saltare una profonda gola nera tra due palazzi.
-Allora- fece il focoso: -Che vogliamo fare?-.
Don si leccò le labbra, guaendo di piacere quando la sua coda fu stretta fra le dita dell'altro. Chiuse e riaprì gli occhi un paio di volte, prima di poggiare le mani sulle spalle smeraldo. 
Raph prese l'iniziativa: baciò le labbra del genio in un veloce movimento del collo. E il genio si fece trasportare da quell'impeto, lasciandosi sorreggere all'altezza del guscio.
Quando i loro fiati toccavano le bocche umide di sapori scambiati, Raph mostrò tutto il suo sguardo amoroso per Donnie.
-Conosco un posto perfetto per noi due soltanto-.
L'altro ampliò il sorriso: -Ti seguo-.
E come un deja-vu, si ritrovarono a correre dall'altro lato dei tetti...

Leonardo aveva il batticuore, non certo per la dura corsa che stava spremendo i suoi polpacci. Continuava a fantasticare in modo erotico sul corpo perfetto del suo giovane fratellino di anni 16, a differenza dei suoi quasi 20.
Quattro anni di differenza.
L'azzurro bloccava faticosamente l'impulso di violare Michelangelo intimamente: ma proprio il forte onore che aveva gli impediva di farlo. Quella differenza d'età lo faceva sentire come un pedofilo che attua violenze sessuali.
Con la negatività di questo pensiero, non si accorse quasi della voce di Mikey chiamarlo.
-Leo, guarda!-.
Il focoso scosse il capo e si fermò proprio su un ampio tetto adibito a un parcheggio per elicotteri della F.B.I, circondato da alti grattacieli di vetrate e palazzi modesti a sud ovest.
Mikey aveva lo sguardo ampliato dalla paura: su quegli alti grattacieli s'intravedevano teste nere rischiarate dal giallo intenso di potenti riflettori.
Luccichii di metallo provenivano da un'ingente quantità di armi nemiche, seguite da strani aggeggi grigi, rivolti verso di loro.
-Siamo sott'attacco!- ringhiò Leonardo.
Brandirono le armi: Mikey notò un piccolo punto rosso proprio sulla sua gamba destra e sollevò lo sguardo per posizionarlo su uno di quei cannoncini. Erano Cannoni a Puntamento Laser! E ad alta precisione, pure.
L'arancione fece un velocissimo salto mortale all'indietro, evitando quello che rivelò essere un buco nero, polveroso e silenzioso. Tremante, notò che il Foot Clan avrebbe agito in un modo totalmente diverso.
Avrebbe contato solo sull'affidamento di quella nuova pericolosa arma.
-Leonardo, cosa facciamo?- chiese.
L'azzurro, le cui katana erano incrociate sul petto, lo degnò solo di un'occhiata.
-Non possiamo tornare indietro, Mikey-.
-Perché no?- ribatté l'altro, guardando l'arma nemica.
-Perché siamo troppo lontani da un tetto sicuro per tornare indietro-.
Mikey lasciò scendere le spalle e si guardò intorno. In effetti, per raggiungere quell'alto grattacielo, avevano usato una corda tagliata da un'asta di una bandiera americana. Saltare sarebbe stato inutile perché il varco fra quel tetto e un altro era troppo ampio.
Erano, praticamente, in trappola.
-Mi dispiace, Mikey- gemette l'azzurro: -E' colpa mia!-.
-Non dire stupidaggini! Non potevamo sapere che saremmo caduti in un'imboscata!-.
Leonardo avrebbe continuato a dire qualcosa quando si sentì spingere violentemente sul cemento con una forte spallata.
-ATTENTO, LEO!- urlò Michelangelo, spaventato.
Nel groviglio di gambe, l'azzurro si trascinò anche il fratellino che gli cadde addosso con il guscio esposto al pericolo.
Leonardo vide un lampo rosso velocissimo e un tremore da parte di Mikey, poi il riflettore si spense e l'allarme del sesto sensa ninja la smise di suonare...


-Non ha senso rimanere qui senza mangiare o bere-.
Leonardo aprì gli occhi che aveva chiuso diverse ore fa. Riconobbe l'odiato laboratorio di Donatello e il suo sguardo stanco ricadde su Raphael, in possesso di un vassoio.
-Non ho fame-.
Raph poggiò il vassoio con una scodella ricolma di zuppa e si mise a braccia conserte. Un lettino accoglieva la forma spettrale di Michelangelo da circa tre dannati mesi. Da settembre, quando Mikey era stato ferito gravemente.
Da quella notte sul tetto.
Da quando Leonardo era corso sino a casa con Mikey fra le braccia, singhiozzando per implorare l'aiuto.
Da quando quel laser era riuscito a infiltrarsi nel midollo osseo dell'arancione, spedendolo in coma.
-Leo- sospirò Raph: -E' inutile pensare sul passato-.
Mikey aveva gli occhi chiusi da tre mesi. Il vivace verde acqua della sua pelle era ridotto a un quasi disitratato verde sbiadito: occhiaie profonde e violacee erano sotto i suoi occhi. Un monitor cardiaco segnava i battiti lenti e costanti, mentre il respiratore automatico continuava a pompare ossigeno non stop da quella maledetta notte.
-Come posso non sentirmi in colpa, vedendolo così?- gemette Leo.
-Pensa solo che ti ha salvato, fratello- ribatté dolcemente il rosso.
L'azzurro scosse il capo e si nascose la faccia nelle mani. Don aveva spiegato che Mikey avrebbe potuto ritrovarsi paralizzato a vita o non svegliarsi mai più dal coma. 
Cosa c'era di peggio?
-Forse hai ragione- sospirò l'azzurro, alzandosi dalla sedia.
Si sentiva un po' stordito: erano da quasi tre giorni che non mangiava, proprio perché era caduto quasi preda della disperazione totale.
Il rosso di anni diciannove come Donnie lo guardò, dandogli una pacca affettuosa sul guscio. Non credendo quasi ai suoi occhi, Leonardo gli si aggrappò al petto, singhiozzando nella spalla.
-Sfogati, Leo- articolò Raph...

***********************************

Mikey si era risvegliato il ventiquattro dicembre, dopo una forte febbre salita per caso. Nessuno in famiglia era stato così contento come in quel momento, ma ancor prima che potessero passare alle lacrime e agli abbracci, Don controllò i danni.
-Mikey, dove fa male? Puoi muoverti?-.
L'arancione rimase assente per qualche secondo, prima di cercare di spostare qualche muscolo del suo corpo zeppo di fili di macchinari utili. La sua gola secca gli impedì di parlare e guardò Leonardo.
-Non può parlare?- chiese l'azzurro, frenetico.
-Ha la gola troppo secca per farlo- spiegò velocemente il viola.
L'arancione si accorse, purtroppo, di non poter muovere un solo muscolo. Ci provò a combattere questa terribile sensazione di essere a capo di un corpo fantasma, ma stanco com'era si ritrovò solo a versare due piccole lacrime.
Leonardo spalancò la bocca, intuendo il male che affliggeva il suo fratellino...
La paralisi del corpo era, purtroppo, reale, come aveva predetto Donnie. 
Senza neppure rendersene conto, Leonardo si piegò sulle sue ginocchia, finendo in terra, con la bocca socchiusa, gli occhi sgranati e le lacrime colpevoli sul volto scarno.
-Mikey...- sussurrò: -Mi dispiace tanto... è solo colpa mia...-.
Splinter si avvicinò al figlio maggiore, aiutandolo a rimettersi in piedi e conducendolo fuori da quella stanza, lasciando un Mikey in lacrime con Don e Raph.
Raph fu il primo a voltarsi disperatamente verso il fratellino troppo giovane per un simile destino. 
-Non riesci a muoverti, vero?-.
La risposta di Mikey furono la chiusura delle palpebre e due grosse lacrime sul volto...


Leonardo strinse la mano di Mikey, guardandolo con profondo sentimento amoroso. Da quel giorno erano trascorsi sette mesi e i 17 anni erano stati raggiunti dal più giovane. 
L'azzurro gli baciò la fronte con dolcezza, cercando di essere forte per come appariva il suo grande amore. Mikey era seduto su una sedia a rotelle modificata, con il collo ben dritto, sorretto da un collare e un respiratore a tubo infilato in un altro anello sul collo.
Paralizzato a vita.
-Leo...- chiamò debolmente l'arancione.
L'altro lo guardò, in attesa.
-Leo, tu mi ami?-.
-S... sì, come potrei non volertene- rispose l'altro, con lieve balbuzia.
-Io ti amo, Leo- continuò Mikey, arrossendo: -Puoi darmi un altro bacio?-.
L'azzurro non si tirò indietro e orgoglioso che il suo fratellino gli avesse davvero rivelato dei sentimenti reciproci, si avvicinò in quello sfondo di una rustica stanza della casa nella fattoria della defunta nonna di Casey.
-Aspetta...-.
Leonardo si fermò dallo stampare un bacio sulla fronte: -Dimmi-.
-Le labbra, Leo-.
Come poteva Michelangelo chiedergli di baciarlo come una coppia? Dopo quello che gli aveva causato? Leonardo indietreggiò neanche fosse stato folgorato e si voltò si guscio, prendendo un profondo e tremante respiro.
Strinse i pugni, denti e le palpebre, cercando di inghiottire le lacrime.
-Non posso...- sussurrò: -Non puoi chiedermi di essere il tuo compagno, non dopo quello che ti ho causato-.
Mikey lo guardò semplicemente.
-Come puoi amarmi? Non mi odi neanche un po'?- continuò l'azzurro.
C'era silenzio, interrotto solo dai respiri ora affannosi di Leonardo, girato per affrontare lo sguardo rassegnato di Michelangelo.
-Io ti ho sempre amato, Mikey... ho giurato a me stesso di proteggerti anche a costo della vita e invece guarda a cosa ti ho portato adesso!-.
-Zitto- fu il basso e freddo ringhio dell'arancione.
Leonardo gelò all'istante nel sentire tanto veleno nella voce abitualmente dolce. Lasciando una perla di sudore scorrere lungo la guancia destra, non osò fiatare ancora.
-Sei troppo accecato da un senso di colpa che non ti accorgi più di niente-.
Proprio in quell'istante, silenziosamente, Splinter, Don e Raph stavano entrando per portare la cena, quando si fermarono, avendo udito la voce dell'arancione. La porta era socchiusa e poterono vedere cosa stesse succedendo nella stanza.
-Dici di amarmi e quando ricambio tu neghi- ruggisce lentamente Mikey: -Mi guardi con degli occhi che mi fanno pesare ciò che non ho mai rimpiato, cioè salvarti la vita-.
L'azzurro non ebbe il coraggio di interrompere e deglutì miseramente.
-Leo, tu mi guardi come se ci fossi tu al mio posto e questo mi fa male perché mi fai sentire un peso che solo tu puoi portare- gemette il minore: -Quando non è vero-.
Raph e Don, illuminati da quel sottile fascio di luce proveniente dalla stanza, si scambiarono uno sguardo molto triste. Mikey aveva ragione, purtroppo. 
-Io non mi pento di quello che ho fatto... ma sono stanco di essere solo un fardello-.
Con quest'ultima frase, la bocca del minore si tenne strettamente chiusa, mentre Leonardo lo guardò scioccato, avendo assimilato ogni veritiera parola.
Aveva fatto sentire il suo fratellino come uno straccio da gettar via e non aveva pensato di accudirlo ora che ne aveva più bisogno. Era troppo occupato ad accollarsi la colpa tanto da non capire che Michelangelo meritava di essere elogiato per tale sacrificio.
-Mikey...- chiamò: -Mi dispiace tanto...-.
L'altro avrebbe voluto girarsi dall'altra parte, ma si limitò a chiudere gli occhi.
-Lasciami da solo-.
-Mikey, aspetta...-.
Il minore lasciò sfuggire un singhiozzo amareggiato: -Esci da qui-.
L'azzurro, afflitto, annuì e si diresse verso la porta, non rendendosi neppure conto che il resto della famiglia lo aveva guardato a lungo...

***********************************

Mesi più avanti...

Le cose stavano peggiorando sempre di più: Michelangelo era caduto in depressione e non c'era niente capace di rincuorarlo un po'. Splinter cercava di portarlo a meditare con sé, ma non riusciva a trovare lo spirito del figlio sul piano astrale.
L'arancione si era barricato nel suo mondo di dolore, lontano da tutti.
-Leonardo, sei solo tu che puoi fare qualcosa- ringhiò Raph.
Erano ancora alla casa campagnola, non volendo tornare alla tana con quell'epidemia di germi che era scoppiata. 
-No, Raph...- rispose l'azzurro, con lo sguardo fisso a un tronco.
I due fratelli erano sul retro della casa, dove alberi di mele crescevano indisturbati. L'aria era soffocante di caldo, ma stasera un venticello fresco soffiava piacevolmente.
Leonardo aveva una katana in mano e l'altro arto poggiava sul tronco, sostenendo un corpo sfiancato da un severo allenamento auto-imposto.
-Insomma, sono mesi che tu e Mikey non vi parlate più!- insistette il rosso.
Leonardo lo fulminò con lo sguardo, rilasciando un basso ringhio.
-E allora? Questi non sono affar tuoi-.
-Mikey è anche mio fratello!- ruggì Raph.
La mano smeraldo si avventò sulla spalla di Leo sottoforma di spinta: la litigata era imminente e nessuno dei due guerrieri si era accorto di tre paia di occhi che li guardavano.

Don, Splinter e Michelangelo (in sedia a rotelle) erano nascosti dietro a un pilastro della casa, mentre osservavano i due fratelli maggiori azzuffarsi con urla disperate e grida cariche di odio.
Leo era in netto svantaggio sotto la forza fraterna guidata dall'ira.
-Lo hai guidato tu in depressione, maledetto!- urlò Raph.
-I... io non so come aiutarlo!- ribatté l'azzurro.
Veloci pugni si abbattevano contro la carne, in una moltitudine di chiazze rosse e lividi violacei. Rivoli di sangue coronavano i segni di lotta dalle labbra o dal naso.
-Ah no?- sfidò il rosso, inchiodandolo al muro.
Leonardo si ritrovò con i polsi bloccati nelle morse di Raphael, incapace di sfuggire a quello sguardo dorato e fiammeggiante. Le lacrime non cadute brillavano nel focoso.
-Fa male sapere che Mikey rimarrà in quello stato per sempre-.
Raph intensificò la presa.
-E allora tu dici che sarebbe meglio se non ci fosse più per non soffrire?!-.
Leonardo sgranò gli occhi e guardò il fratello che aveva intuito quel pensiero tanto martellante nella testa.
-N... no-.
-Sei un miserabile!-.
Detto questo, Raphael rilasciò i polsi doloranti di Leonardo, guardandolo con disprezzo; si voltò indietro e gelò alla vista di un Michelangelo in lacrime, con quegli occhi quasi vuoti.
Il bambino dal sorriso indistruttibile era un ricordo.
Mikey non disse niente, ma chiuse gli occhi, facendo comprendere di voler essere portato dentro...

Ore 24:30

-Adesso non soffrirai più, sei libero-...
Occhi azzurri erano semplicemente chiusi: non sapevano che non si sarebbero mai più riaperti.
-Ti ho accontentato... come volevi tu...-...


Una strana sensazione... qualcosa che ricordava molto il presentimento percepito quella sera. Donatello si rigirava nel letto, incapace di dormire. Anche il caldo ci si metteva.
Sospirando, si mise seduto e guardò la luna piena nel cielo notturno.
"Mikey..." pensò: "Quanto vorrei vederti muovere...!".
Le lacrime pizzicarono dal naso ma per una volta, il genio le rifiutò. Non voleva continuare a singhiozzare su qualcosa che non poteva risolvere.
-Meglio andare a controllare Mikey- sussurrò a se stesso.
Uscì dalla camera e si diresse tranquillamente nella stanza a fianco del piano superiore. Il più silenziosamente possibile, entrò, ascoltando i tipici respiri meccanici regolati dalla macchina ossigenale.
Donnie sentì come un dolore sordo al centro del petto: senza neppure rendersene conto, la sua mano spinse l'interruttore della luce, accendendola. Automaticamente desiderò non averlo mai fatto.
Il tubo della respirazione si era staccato dall'anello alla gola di Mikey: quest'ultimo aveva gli occhi chiusi e il petto non si muoveva affatto. Il monitor cardiaco segnava battiti troppo lenti rispetto al normale e il pallore della pelle era quasi cadaverico.
-MIKEY!- gridò il genio, correndo verso il citato.
L'arancione aveva gli occhi ostinatamente chiusi.
-Come può essersi staccato il tubo?- ringhiò Donnie.
-Baby, che succede?-.
Il viola si voltò solo per incontrare un Raph mezzo addormentato: ora non aveva tempo per arrossire al suo soprannome amoroso preferito. Guardò ancora Mikey, aprendogli dolcemente le palpebre.
Facendosi consegnare una torcia dal focoso, ne puntò la luce nelle iridi dell'arancione: per fortuna, le pupille si restringevano perfettamente.
-Non è in coma, è solo svenuto-.
-Chiamo Leo e il Maestro- propose Raph, terrorizzato...

-Il tubo non può essersi staccato da solo!- ringhiò Leonardo.
-Lo so, lo so- si scusò il genio: -Ma non so che altro pensare-.
Raph guardò Mikey, mentre respirava attraverso una maschera d'ossigeno. Chissà che sofferenza doveva patire, sebbene non sentisse nulla al corpo.
Era uno strazio vederlo così.
-E se qualcuno è entrato e gliel'avesse staccato?- azzardò Raph, guardando Leo.
-Cosa?- ribatté l'altro: -Oseresti accusarmi di un simile atto ignobile?-.
Raph annuì facendo le spallucce.
-E' assurdo! Non potrei mai tentare di uccidere Mikey!- tuonò l'azzurro.
-Basta!- esclamò Donnie: -L'importante è che Mikey respiri ancora!-.
Splinter scosse il capo e in quel momento, una piccola sfera luminosa comparve al centro della stanza, espandendosi sino a diventare un brillante e verde portale. Da una luce intensa, tre figure uscirono, lasciandosi chiudere alle spalle quella porta dimensionale.
Un robot, un coccodrillo e un cervello rosa erano lì presenti, ora.
-Leadtheread, professore Honeycutt, capitano Mortew!- esclamò Leonardo.
-E' sempre un piacere vedervi!- sorrise Donnie, stringendo loro mani e tentacoli.
Lead ringraziò: -Ricambiamo-.
-A cosa dobbiamo l'onore del vostro arrivo?- s'intromise il sensei.
A parlare fu Mortew: -Abbiamo trovato una possibile combinazione di elementi biochimici e organici che possono risolvere il problema di Michelangelo-.
-In altre parole?- canzonò Raph, a braccia conserte.
-Possiamo operare Michelangelo affinché la sua vita come paralizzato termini- spiegò Honeycutt.
Gli occhi degli Hamato si spalancarono di puro stupore. Non potevano affatto credere che una paralisi del midollo osseo rotto poteva essere riparato! 
Leonardo quasi ebbe un mancamento, ma si limitò a guardare un paio di occhi azzurri opachi aperti e vuoti. Il suo cuore svolazzò di gioia e amore per il bambino sveglio.
-Michelangelo, figlio mio- sorrise il topo, accarezzandolo sulla testa.
L'arancione allargò un sorriso, notando che nella sua bocca era infilato un altro tubo, coperto dalla maschera d'ossigeno. Guardò i tre nuovi volti e s'illuminò.
Mosse le labbra, cercando di dire qualcosa, ma non ci riuscì.
-Aspetta, adesso ti aiuto- si offrì Donnie.
Gli rimosse quel tubo un po' graffiante, mentre Lead si avvicinò. Molto delicatamente tolse il lenzuolo azzurrino dal corpo dell'amico paralizzato e lo esaminò. 
Mikey aveva perso un bel po' di peso, a giudicare dai muscoli ridotti e le ossa davvero sporgenti, senza dubbio. Gli alzò un braccio e si rammaricò quando riconobbe una macchia rossa con alcune bolle proprio poco sotto il gomito.
-Una piaga da decubito- spiegò: -Purtroppo non si può evitare-.
Mikey chinò lo sguardo e si decise a parlare.
-Mi sono sentito bene, prima. Poi, tutto è ricominciato...-.
Splinter fu il primo a rendersi conto di che tipo di messaggio Mikey aveva lanciato. Chinò le orecchie e strinse le dita sul bastone, con fare impotente.
-Mikey, ho trovato il tubo della respirazione staccato- spiegò Donnie: -Non credo sia stato tu a togliertelo da solo-.
-Infatti non è stata opera sua- rivelò Leonardo, con le lacrime sul volto.
Il silenzio si calò immediatamente.
-Sono stato io... non potevo più sopportare di vedere Mikey soffrire in questo modo e volevo accontentarlo...- spiegò Leo: -Volevo che fosse libero-.
-HAI CERCATO DI UCCIDERLO!- urlò Raph, pronto per menarlo.
-No...- ribatté debolmente Mikey: -Lo dissi tempo fa... volevo morire! Donnie, perché mi hai impedito di non soffrire più?-.
Il genio lasciò che il suo labbro tremasse di terrore. Chinò la testa, scioccato: davvero non poteva credere che il suo piccolo fratellino lo stesse rimproverando per averlo salvato.
-Leonardo, come hai potuto?- rimproverò un addolorato Splinter.
-Ami Michelangelo, eh?!- gridò Raph: -Lo ami così tanto che lo hai fatto soffrire e hai tentato di ammazzarlo?!-.
-Mi dispiace! Ho agito in preda alla disperazione!- si difese Leonardo.
Però, nel suo cuore, sapeva che non c'erano scuse per quello che aveva fatto.
-Penso sia meglio andare su Trom- appianò Leadtheread: -Michelangelo, amico mio, preso potrai tornare a muoverti-.
-Grazie, Leadtheread- sorrise il minore: -Ma io preferirei solo morire-.
Sospirando, Mortew riaprì il portale, mentre Honeycutt spinse il lettino-barella del minore, seguito da tutti gli altri...

***********************************

1 anno dopo...

Guardare l'alba del sole era qualcosa che gli era sempre piaciuto e sin da bambino, era sgattaiolato in superficie ad ammirare quel blu sfumato di giallo, rosa e viola.
L'aria era gelida, troppo per essere affrontata senza un adeguato indumento. Tutt'intorno era calmo e profumato. Gli alti abeti scuotevano nella brezza, mentre un fiume piccolo mormorava alla fine di un burrone altissimo.
Michelangelo Hamato, diciotto anni appena compiuti.
Professione ninja.
Tartaruga ninja.
Occhi azzurri pieni di vita guardavano il sole che lentamente si alzava da un orizzonte fatto di montagne ghiacciate e macchie mediterranee. Era come un paradiso irreale.
Quello era il miglior posto di Trom, il pianeta natale degli Utrom.
-Sapevo che ti avrei trovato qui-.
Mikey non aveva bisogno di voltarsi per capire chi era: Leonardo gli si avvicinò e gli si unì per guardare l'alba. Gli mise un mantello nero addosso, per combattere il freddo.
-Volevo vedere l'alba-.
Leonardo sorrise dolcemente, guardando il suo amore.
Mikey era in piedi, poteva muoversi. Aveva l'inizio del midollo osseo sino a metà spina dorsale un'enorme placca di metallo biocompatile. Al minore piaceva definirsi "tartaruga bionica", adesso.
Era in terapia da quasi otto mesi e sembrava migliorare di pari passo, sebbene ogni tanto il suo corpo s'irrigidiva dolorosamente e servivano massaggi per sciogliere i nodi sottocutanei. 
Alcuni piccoli problemi c'erano, però. Mikey non riusciva a percepire più tanto bene la differenza fra caldo e freddo e il dolore giungeva sempre in ritardo.
Però poteva muoversi, camminare, correre.
E poteva sentirsi nuovamente un ninja.
-Mi dispiace aver commesso quasi un omicidio- mormorò Leonardo.
Mikey mutò il sorriso in un'espressione vuota e fissò il burrone sotto di lui, notando che una fitta nebbia stava crescendo.
-Non devi- sussurrò: -Ho chiesto io di farlo. Non hai niente da rimproverarti-.
Leonardo chiuse gli occhi, tornando indietro nel tempo...

Mikey era stato portato in sala operatoria, sul pianeta Trom. Ora, in una stanza circolare, dalle altissime pareti di metallo che si univano in una cupola di vetri smerigliati nel soffitto di dieci metri e il pavimento di marmo nero, c'erano solo gli Hamato.
Donnie, Raphie e Splinter sedevano su delle panche di legno lontani da Leonardo.
Quest'ultimo non poteva credere a ciò che era riuscito a compiere. Aveva quasi contribuito a porre fine alla vita di Michelangelo e non poteva perdonarselo.
-Sei un bastardo!- ruggì Raphael.
Leonardo alzò il capo solo per vedere il focoso in piedi, con varie vene pulsanti di rabbia e i pugni stretti.
-Un maledetto bastardo ipocrita!- aggiunse, facendo un passo avanti: -Come hai potuto farlo?-.
Leonardo non rispose: in verità, non era in vena di risposte.
-Il tuo silenzio mi disgusta!- urlò ancora il rosso, con voce riverberata.
-Calmati, Raph- appianò Donnie: -Non ha senso parlargli. Non ti risponderà-.
-Chiudi il becco, Donatello!- scattò l'azzurro: -Voi due non avete la minima idea di cosa ho passato sino ad ora!-.
-Spiegacelo, allora, codardo!- inveì Raphael.
-Voi due potete contare su un rapporto facile, perché siete entrambi della stessa età e vi siete già esplorati!-.
Donnie arrossì perché sapeva di non essere più vergine, come Raphie.
-Mikey è sempre stato molto più giovane di me e il solo violarlo mi faceva sentire un pedofilo!- urlò Leo, frustrato: -Avrei voluto renderlo felice intimamente, ma non potevo farlo!-.
Raph sgranò gli occhi al forte senso d'onore del fratello ma era ancora infuriato.
-E così mi sono scelto solo un rapporto molto semplice, quasi amichevole-.
-Ma questo non spiega perché hai cercato di uccidere Michelangelo- ringhiò Donnie.
Leonardo sospirò e scosse il capo: -Mikey me lo chiesto e io ho cercato di evitarlo... ma lo sentivo piangere di notte, pregando che la sua vita avrebbe smesso di mostrare solo sofferenza-.
Splinter lo guardò così acutamente che Leo dovette distogliere lo sguardo.
-Mi sento male sapendo cosa ho fatto... ma io amo troppo Mikey-.
L'azzurro si chiuse nel silenzio, sperando che la sua dolce metà non perisse davvero...


-Leo- chiamò Mikey, girato verso di lui.
L'azzurro riaprì gli stessi occhi che aveva chiuso nel ricordo.
-Io ti amo ma voglio di più-.
-Mikey... non posso violarti... non ce la faccio- ribatté amaramente l'altro.
-Non m'interessa se abbiamo età diverse, Leo- continuò l'arancione: -Fammi felice. Chiedo solo questo-.
L'azzurro non sapeva cosa dire, ma i suoi sensi ninja scattarono quando si accorse che il suo fratellino era crollato privo di sensi fra le sue braccia.
-Mikey!- chiamò l'azzurro: -Oh, no! Scotta! La sua pelle... è troppo calda!-.
In fretta corse verso una costruzione alta, simile a un castello medioevale ma le porte fatte di un metallo con fibre organiche, capaci di rigenerare naturalmente un sgretolatura o un attacco di armi.
-No... amore...-...

Leonardo non parlava più con la sua famiglia, un po' per rabbia e un po' per colpevolezza. Quasi due mesi erano trascorsi da quando Michelangelo era stato operato al midollo osseo e da otto settimane il minore dormiva in un coma farmacologico.
-Gli abbiamo ricostruito la parte principale del midollo osseo sino a metà spina dorsale con una speciale placca di metallo biochimica compatibile-.
Leo annuì alle parole complicate di Honeycutt e ringraziando, si diresse verso la camera del fratellino.
Un corridoio dalle alte pareti crema, un soffitto rivestito di un cristallo particolare e un pavimento di marmo chiaro: c'erano diverse porte ovali che si aprivano a mò di fiore pronto per sbocciare.
La camera di Mikey era l'ultima del Piano Alpha, o il 740.
Leonardo entrò, con un po' di riluttanza e guardò la camera. Pareti verde acqua, un soffitto di cristallo e il pavimento di marmo chiarissimo. Un unico lettino accanto a un'ampia finestra dove si potevano vedere montagne, fiumi e lontane città.
Come in un attico a New York.
Un armadietto nero era collocato sulla parete sud; un macchinario di metallo lasciava correre diversi fili collegati sul corpicino di Michelangelo. Un tubo per la respirazione, un monitor cardiaco, flebo, nutrienti e un sacchetto di plasma compatibile.
Mikey aveva una profonda cicatrice dalla nuca sino a metà guscio, un'altra dalla bocca sino alla congiunzione dei pettorali superiori con quelli centrali.
-Amore...- sospirò sottovoce, notando uno sgabellino nero.
Ci si sedette sopra e guardò il silenzioso Mikey, lasciandosi scappare una lacrima randagia.
-Ti amo-...


La febbre che aspettavano Honeycutt, Mortew e Leadtheread. Il virus benefico rilasciato dal metallo nel corpo di Mikey stava lentamente ricostruendo le cellule danneggiate, facendo in modo che la tartaruga riacquistasse padronanza del corpo.
-Hai fatto bene a portarlo dentro, Leonardo- sorrise Leadtheread.
-Abbiamo potuto curarlo in tempo, grazie a te- aggiunse Honeycutt.
L'azzurro sorrise ma non poteva fare a meno di sentirsi ancora in colpa. La parte più sincera del suo cuore voleva ammettere definitivamente il suo amore per la tartaruga dalla maschera arancione.
Nella sfera di quasi lacrime, una mano calda si appoggiò sulla sua spalla. Leonardo sobbalzò un po' e si voltò con aria infelice.
-Ciao, Leo-.
-Ciao, Don- rispose atono il maggiore.
-Possiamo parlarti un attimo?-.
L'azzurro annuì e notò anche Raph dietro il genio.
-Volevamo scusarci per come ti abbiamo trattato... ma era troppo difficile ammettere che cosa voleva Michelangelo- iniziò Braniac.
Leonardo guardò anche il focoso.
-Beh... c'era la situazione della paralisi del nostro fratellino che ci ha cambiati. Abbiamo avuto tutti una parte di colpe, in questa storia- continuò Raphie.
-Leonardo, ti prego di accettare anche le mie scuse- s'intromise il sensei: -Ho sbagliato ad ignorarti, ma avevo bisogno di riflettere-.
-Perdonaci, se puoi- mormorò il genio: -Capiremo se non vorrai, ma ti prego... vogliamo tornare ad essere la famiglia forte di un tempo-.
Leonardo si leccò le labbra secche ed espirò. Non disse nulla ma si limitò semplicemente ad aprire le braccia.
Don fu il primo ad accettare l'abbraccio del perdono e delle scuse, non potendo fare a meno di singhiozzare nella spalla del leader. Raph era un po' riluttante in quella scena sdolcinata, ma se ne fregò, per una volta e si unì a quel quadretto.
Splinter annuì felice e chiuse quel cerchio affettivo cingendo le braccia intorno alla vita dello spadaccino.
-Vi perdono, sì... non sono mai stato infuriato con voi- sussurrò l'azzurro...

***********************************

New York era così bella di notte, a una settimana dal Natale. L'aria di festa era molto intensa ma alle 03:20 del mattino tutto era calmo, gelido e silenzioso. L'emblema del Foot Building non brillava di quel rosso sangue acceso.
I Purple Dragon non stavano derubando alcun negozio ignaro.
Due ombre, però, guardavano il loro regno sotto le tenebre, strette insieme.
-E' così bello essere a casa-.
Un traliccio contro la luna piena e brillante, una cabina dell'alta tensione, palazzi più bassi dinanzi e qualche flebile luce proveniente dal porto. Un bel panorama.
-Tutto come prima...  o quasi-.
Mikey accettò una carezza sul suo volto, mentre il vento scosse la sua sciarpa grigio caldo con piccole tartarughine arancioni. La sua giacca nera era troppo grande per i suoi sessanta chili mancanti. 
Leonardo fece scivolare maggiormente la mano destra fuori dalla manica del suo giaccone marrone, con la pelliccia sul collo. Mikey era molto carino quando arrossiva.
La cicatrice si mostrò chiaramente sotto le dita quando Leo sfiorò il nodo della maschera.
Era pronto, finalmente, a rendere effettiva la sua relazione profonda.
-Mikey- cominciò, ottenendo uno sguardo attento dall'altro.
-Sì?-.
-Sono due anni che... le cose tra noi sono rimaste superficiali. Ora ho capito che voglio di più e solo con te-.
Mikey sorrise: -Quindi?-.
Leonardo si sciolse la sua maschera ninja e s'inginocchiò dinanzi all'arancione, rimanendo in attesa. Quello era un rito che apparteneva agli antenati dei Custodi, di cui il Maestro Yoshi ne fece parte.
Scambiarsi le rispettive maschere equivaleva a una risposta positiva a una dichiarazione.
Mikey fece lo stesso: prese la maschera di Leo e se la rilegò sugli occhi, consegnando la sua all'altro, il quale ne imitò il gesto. 
Azzurro e Arancione erano stati scambiati.
Leonardo avvolse le braccia intorno alla vite di Mikey e guardandosi, le loro labbra si unirono, finalmente, in un bacio intenso, vero e non "amichevole e deludente".
Mikey avvolse le braccia intorno al collo del suo compagno, rizzandosi sulla punta dei piedi per compensare la differenza di altezza.
-Ti amo, Michelangelo...- sussurrò l'azzurro, espirando fiato caldo.
-Era da tanto che lo volevo, Leo-.
Nessuno dei due si era accorto di tre paia di occhi felici. Don e Raph sorrisero, tenendosi per mano sul bordo di un cornicione, mentre Splinter volse lo sguardo alla luna sapendo che il peggio non era che un ricordo.
E una nuova pagina del libro delle TMNT stava per essere scritta...

The End



Angolo dell'Autrice

Se leggete questo, significa che siete giunti a termine di questa lunghissima One-Sho! Complimenti! Cari lettori, questa storia è completamente diversa dal genere che prediligo sempre. Non ci sono scene di combattimento e tutto si svolge in una tematica familiare con fattezza reali. Spero che non vi siate troppo annoiati e ancora grazie per la vostra compagnia!


  
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