Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: The Lady of His Heart 23    19/01/2014    0 recensioni
Scusa, ma io non sono il resto.
Con l'amore di mezzo le persone cambiano, ma non tutti.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic


Non avevo mai fatto caso a lui, ho sempre ritenuto che fosse un cretino qualunque che si divertiva a prendere in giro le persone più deboli di lui. Un bullo prepotente. Ecco quello che era. Un bullo. Lo odiavo. Si, lo odiavo con tutta me stessa. Non era cambiato col tempo. Lo era da piccolo e lo è tutt’ora nonostante frequenti un quarto superiore. Per mia fortuna non ho mai avuto il piacere di averlo nella mia stessa classe, eccetto quando iniziai le superiori. Sono quattro anni che mi da la morte con prese per il culo e ferite varie. E’ sempre stato un tipo molto superficiale lui. Si interessava sempre alle ragazzine più carine della classe, quelle alte, magre, bionde con gli occhi azzurri. Ho sempre pensato che avrebbe ricevuto una bella fregatura da quel genere di ragazze e così è stato. Non nego di aver gioito parecchio delle sue sofferenze, del resto a sol pensare tutte le volte in cui lui ha riso delle mie, questo mi pare niente. Era sempre pronto a pretendere i miei schemi di studio e i miei riassunti senza mai darmi niente in cambio. Persino quando un giorno gli prestai uno dei miei schemi e venni in seguito a conoscenza che lui poteva ricambiarmi il favore passandomi le domande del compito in classe di francese, ha fatto orecchie da mercante. Ero pronta a fargliela pagare, per tutto quello che mi aveva fatto passare. Presa dalla rabbia alla ricreazione mi diressi verso il suo banco che poi era avanti al mio, mi chinai in direzione del suo zaino, ripresi i miei schemi e li ridussi in piccoli pezzettini. Poi li andai buttando nei cestini di un po’ tutte le classi per evitare di essere scoperta. Lui non si è accorto di niente ovviamente. Il giorno seguente, quello della sua interrogazione e del compito mi sentivo felice, soddisfatta nel vederlo fallire, ma proprio quella mattina fa qualcosa che mi fa sentire completamente in colpa con me stessa e sul mio fare le cose senza pensare alle conseguenze. Mi afferra per la giacchettina e strattonandomi un po’ mi infila nella tasca i bigliettini per il compito. Inizialmente pensai fosse uno scherzo, che mi aveva messo un fazzoletto puzzolente con cui si era soffiato il naso, inutile dire che mi sorprese trovare quella copia di bigliettini nella mia tasca. E’ bastato quel piccolo gesto per farmi vedere quello stupido sotto una luce diversa, quasi amico. Gli restituii il biglietto dicendo che non ne avevo bisogno fingendo di fare la fredda e distaccata, la classica acida di merda che poi sono in realtà. A dirla tutta sapevo già le risposte del compito, non sono così stupida infatti, e poi ho i miei metodi. I sensi di colpa sono cominciati a crescere quando l’ho visto nel panico perché non trovava più i miei schemi, ma ormai era troppo tardi. Quindi mi sono limitata a restare seduta senza far niente e guardarlo prendere di meno di quando avrebbe voluto. Direi che quello è stato l’unico ricordo amichevole che mi resta di lui. Almeno quello che ricordi meglio.
Un pomeriggio tornando a casa da palestra lo trovai nel mio salotto comodamente seduto a guardare la tv. Non si scomodò quando io entrai e continuò a restare seduto con lo sguardo perso sul monitor. Nella stanza si emanava un forte odore di arancia. Aprii la porta della cucina e un fumo immenso mi avvolse. Una nebbia bianca super profumata. Ed ecco mia madre insieme alla zia di quel tipo che preparavano marmellata all’arancia, o meglio sua zia la insegnava a fare a mia madre. Senza dire una parola si alzò e con prepotenza richiuse la porta, per poi, senza degnarmi di uno sguardo per giunta, risprofondare nel divano. Come si permette,quel lurido schifoso prepotente a bighellonare nella mia casa, nella mia dimora,nel mio salotto, sul mio divano con in mano il mio telecomando usurfruendo della mia tv a un passo di distanza dalla mia camera. La mia camera. O cazzo la mia camera. E se l’aveva vista. Stavo per morire in quel preciso istante stecchita sul pavimento.
“Si può sapere che ci fai in casa mia?” gli dissi. Ma da lui nessuna risposta. Quanto lo odiavo.
“Ho accompagnato mia zia”disse infine.
“Non c’era motivo perché ti fermassi” gli dissi acida. Lui non mi rispose. Ancora. Sbuffando voltai i tacchi e mi diressi in camera mia. Misi le cuffiette alle orecchie e mi distesi sul letto. Avevo davvero bisogno di una doccia calda, ma con lui in casa mai. Aspettai che se ne andò prima di uscire fuori.
Il giorno seguente a scuola la sua ex, distribuì gli inviti per il suo compleanno. I fatidici 18 anni. Diede l’invito a tutti e l’asciò il suo sul banco. Davvero non capivo con quale faccia tosta si concedeva un gesto del genere. Dopo circa un anno di tira e molla lo aveva lasciato appena la loro relazione era effettivamente iniziata per ritornare con il suo ex. Che gran troia. Comunque vederlo soffrire mi ha fatto godere, quindi voglio bene a quella troietta bionda. Troietta in senso affettivo ovvio. Ero curiosa di vedere la sua reazione, ma conoscendolo era scontato che strappasse il biglietto. In effetti così è stato. La sera del compleanno però non mancò mai di stupirmi. Si presentò alla festa sotto costrizione dei suoi amici che non volevano che lasciandolo solo, sotto sospetto e preoccupazione che avrebbe combinato qualche pazzia amorosa. Magari si sarebbe cosparso di benzina e si sarebbe dato fuoco davanti alla pizzeria dove si teneva il compleanno, ci avrei arrostito i marshmellow allo spiedo.
Entrò calmo quasi con disinvoltura. Dei classici pantaloni e una camicia azzurra, elegante ma non troppo. Non ci avrei mai giurato che avrebbe fatto un gesto del genere, ripensando a quella volta in classe quando tutti si facevano le foto con la festeggiata e lui se ne era andato fuori a fumare una sigaretta incurante del prof nella porta accanto, non avrei davvero pensato che sarebbe arrivato a tanto. Lo vidi assente e nervoso. Sapevo già come sarebbe andata a finire, qualche bicchiere e via fori a compiere qualche pazzia da idiota. Lo vidi uscire neanche a prima portata. Se ne era andato ma come dargli torto. Era comunque una persona. Una persona fastidiosamente antipatica a prepotente, ma comunque una persona. Decisi di non curarmene e pensare a divertirmi. Iniziate le danze venni trascinata sulla pista da ballo da una mia cara amica e ci scatenammo fino alla morte. Avevo i piedi doloranti pieni di vesciche questo era poco ma sicuro. Non ce la facevo davvero più, volevo solo sedermi e riposarmi qualche minuto, ma farlo nella sala era impossibile. Questa mia amiche mi avrebbe sicuramente ripreso e riportata sulla pista. Decisi di non rischiare e cercare fuori un po’ di pace. Presi la giacchettina e sgattagliolai fuori. Chiusi al porta alle mie spalle e mi coprii faceva davvero freddo infatti. Nel buio non mi accorsi di lui e mi sedetti sulle gradinate della scala centrale togliendomi subito le scarpe. Poi un ombra dietro di me ingrandirsi. Mi voltai timorosa, quasi di scatto e lo vidi dirigersi verso il giardinetto li accanto. Rimisi le scarpe contro voglia e decisi di seguirlo. Persi stranamente le sue tracce e mi guardai attorno spaventata. Sentii una mano afferrarmi per lo stomaco e un’altra coprirmi la bocca mentre venivo trascinata nel buio. Appena lo vidi la paura lasciò spazio alla rabbia.
“Sei pazzo?” gli dissi “Mi hai fatto quasi venire un colpo” continuai. Lui guardava altrove verso un atrio piccolino ornato da ortensie e fiori vari dai colori tenui. Diedi un’occhiata da quelle parti e vidi il motivo di tanta tristezza che si affliggeva sul suo volto. La tanto ben voluta festeggiata con il suo fidanzatino mano nella mano che si sbaciucchiavano al chiaro di luna. Chinai il capo. Non potevo ignorare quel dolore, e un po’ mi dispiaceva per lui.
“mi dispiace” gli sussurrai era tutto quello che riuscii a dire. Lui senza dire una parola si sedette a terra attento a non farsi vedere e ritornò a fissare la luna.
“anche a me” disse quando gli sedetti accanto. Non ci volle molto per capire, bastava osservare. Era un fascio di nervi e voleva liberarsi di un qualcosa che teneva dentro. Voleva gettare fuori tutta quella tristezza che aveva incamerato e lo lasciai fare.
“ho fatto tanto per lei e sembra non essere bastato, non penso di esserle mai importato veramente. Quel giorno, quel maledetto giorno. Cazzo ci eravamo messi insieme effettivamente da poco e subito ritorna tra le braccia del suo ex. Questo mi è servito a capire con che genere di persona avevo a che fare” disse buttando giù tutto quello che gli passava in testa.
“Ti capisco” dissi.
“Davvero?”disse in tono dubbioso.
“Stronzo.” Gli dissi. Lui sorrise.
“come fai se non hai mai avuto un ragazzo in vita tua” mi dice.
“il fatto che non abbia avuto un ragazzo non vuol dire che non sappia cosa sia il dolore” gli ribadii acida. Fece spallucce leccandosi e mordendosi le labbra come ogni volta in cui era nervoso.
“Spero che mi passi, davvero, perché ora sto impazzendo, non so nemmeno cosa ci sono venuto a fare qui.”
“nemmeno io se per questo.” Gli dissi non comprendendo il perchè del suo gesto.
“sono stato un vero idiota non è vero?”disse.
“Tu sei un idiota il che è ben diverso” gli dissi.
“Ha parlato la tipa senza scarpe” disse notando che durante la conversazione me le ero tolte.
“Sono davvero dolorose chiaro?” disse.
“Meno male che sei una ragazza”disse lui.
“vorrei vedere te su questi trampoli” gli dissi.
“be se le odi così tanto allora vanno buttate”disse rubandomi le scarpe mente si alzava di slancio e correva verso la fontana.
“no fermo che fai, mi sono costate una fortuna!”dissi inseguendolo. Iniziammo a correre per tutto il giardino come due pazzi lui con le mie scarpe in mano e io dietro scalza che lo inseguivo sbracciando. Mi fece una finta e quando mi piegai a prendere le costose scarpe mi sollevò da terra caricandomi in spalla.
“ rimettimi subito a terra idiota” dissi ma non mi lasciò “rimettimi giù!”gli ordinai. Fece come gli avevo detto e mi restituì le scarpe con una mano. Dove era il trucco? Appena mi chinai per riprenderle mi schizzò con l’acqua della fontana bagnandomi tutto il vestito. Allora io lo schizzai a mia volta. Eravamo completamente zuppi ed ora come mi ripresentavo in sala. Vidi che tutti uscirono fuori. Era il momento dei fuochi d’artificio. Cavolo e ora come facevo. Tutti mi avrebbero visto bagnata e con lui poi. Che orrore. Anche se in quei minuti di divertimento e risate non ci avevo proprio fatto caso. Mi ero divertita e sentita libera finalmente. Gli lancia uno sguardo di preoccupazione misto a terrore e imbarazzo. Lui senza pensarcelo due volte mi afferrò per il braccio e mi trascinò all’ombra di un pilastro la vicino. I fuochi iniziarono e restammo li in silenzio ad osservarli. Una volta finiti parecchi vollero uscire fuori a ballare. Lui mi guardò con uno sguardo come a dire e adesso che si fa? io ricambiavo l’espressione che pareva simulare: sai far venire a piovere? Manco lo pensai ed ecco che cominciò a piovere forte e tutti gli invitati fuori si inzupparono. Approfittando della situazione ci gettammo pure noi nella mischia in direzioni separate. Io con le mie amiche e lui con i suoi amici. Tutti rientrarono. Io feci lo stesso, ma qualcosa me o impedii. La sua mano sul mio braccio che mi trascinavano nel buio. Poi il suo volto accanto al mio e le sue labbra accanto al mio orecchio. I suoi denti freddi toccarono il mio lobo facendomi sobbalzare per il freddo.
“Grazie” mi sussurrò.
“E di cosa?”stavo per dirgli ma non ce ne fu il tempo. O non ce ne fu il motivo. Quel suo ringraziarmi era ovviamente retorico per quello che era successo prima. Senza dire una parola mise a tacere quel mio lieve sussurro posando le sue labbra sulle mie. Senza staccare il bacio afferrò il mio viso e non mi lasciò. Il vino che avevo bevuto poi non aiutava di certo la mia lucidità mentale. Lo lasciai fare senza opporre resistenza, senza far niente per fermarlo. Quando ebbe finito si distacco con un sussurro.
“Forse mi sono sbagliato, soffermato troppo all’apparenza e poco alla sostanza.” Disse.
“Si … F-forse” dissi balbettando. “Ma ormai è tardi per tornare indietro”dissi riprendendo un po’ di lucidità.
“In tutti questi anni sei stata la persona che ho più odiato in tutta la mia vita, e questo bacio non cambia le cose mi dispiace. Avresti dovuto pensarci prima di farmi sprofondare nell’abisso dell’inferno con tutti quegli insulti e cavolate varie.” dissi andandomene.
Ecco la mia soddisfazione da stronza era arrivata, lo avevo conquistato, cosa che non volevo, e gli avevo spezzato il cuore due volte in una sera. Forse sono davvero stronza come la sua ex. o anche più, ma il punto è un altro….
“Scusa, ma io non sono il resto.”
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: The Lady of His Heart 23