Fanfic su artisti musicali > One Direction
Ricorda la storia  |      
Autore: niallspancake_    19/01/2014    1 recensioni
Eravamo perfetti insieme, o almeno questo era quello che diceva la gente..
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Due anni. Due fottuttissimi anni che convivo con il rimorso. Due anni senza di lui. Due anni. Eravamo perfetti insieme, o almeno questo era quello che diceva la gente. Dicevano che un giorno ci saremmo sposati formando così una famiglia. Anche io avevo quell'idea, ma purtroppo un "incidente" ha sconvolto i nostri piani.
Stavo tornando a casa dopo il lavoro part-time che avevo ottenuto come segretaria. Avevo deciso di parlagliene; di cosa, vi starete chiedendo. Beh, pochi giorni prima avevo trovato la causa delle mie nausee, dei continui giramenti di testa e della fame continua. Ero incinta. Volevo dirglielo, non sapevo come l'avrebbe presa, ma non mi importava, dovevo farlo e basta. Ed ecco, ora sono davanti casa mia, con le chiavi in mano imbambolata, pensando alle parole giuste da dire. Entrando mi invase il classico odore di casa, di famiglia e di calore che c'era a Natale, quando la casa è tutta addobbata e gremita di parenti. Adoravo quel periodo dell'anno, mi metteva allegria. Ma non quel giorno, in quel momento avevo solo un ansia addosso che mi premeva sul petto e sullo stomaco. Mia madre, come suo solito, mi salutò chiedendomi come fosse andata a lavoro. Solita routine. Salii nella mia camera, incrociando mio fratello che invece scendeva. < Hei puffa, da dove vieni? > si, ero e continuo ad essere una nana < Ciao anche a te Liam, dal lavoro da dove sennò > < Calma tigre! > < Scusa, ma oggi ho un diavolo per capello, devo parlare con Niall, e non sarà per niente facile > < Glielo hai già detto? > < No, voglio farlo oggi, una volta per tutte > < Vedrai che andrà bene, vado o Gwen mi spolpa > < Ciao brò >
Adoravo mio fratello, abbiamo un rapporto fantastico, ci diciamo tutto anche se di solito finiamo per sfotterci a vicenda.
Entro nella mia camera e recupero dalla borsa il mio cellulare conponendo con dita tremanti il numero del mio ragazzo, uno squillo, due squilli ed ecco che la sua voce mi chiama dall'altra parte della cornetta < Vale, ci sei? > mi risvegliai dallo stato di trance in cui mi ero immersa < Si, ci sono, ciao amore! > mi era mancato, anche se non ci vedevamo solamente da un giorno < Ciao bimba, mi sei mancata > < Anche tu amore, tanto; sei a casa? > < Si, sto letteralmente stravaccato sul divano, perchè? > ecco la fatidica domanda < Niente, solo che avrei bisogno di parlarti, è importante > < Mi spaventi, è successo qualcosa? > < Si, ma non è niente di brutto, credo > e spero < Ok allora dammi un minuto e sono da te, il tempo di mettere le scarpe > < Va bene, ti aspetto > < Arrivo cucciola >. Chiuse la chiamata e dopo due minuti sentii il capanello bussare, mia madre andò ad aprire e subito dopo sentii i passi di Niall salire le scale. Spalancò la porta della mia camera e mi venne ad abbracciare. In quel momento sentii un vortice di emozioni nello stomaco: paura, ansia, timore, felicità, angoscia. Il tutto mischiato ad un orrendo senso di nausea. E fu lì che crollai scoppiando in un pianto isterico. Niall sciolse l'abbraccio guardandomi negli occhi con la preoccupazione a mille. < Che succede amore, parlami! > dovevo farlo, ora o mai più < Niall io.... > < Cosa tesoro, che c'è? > < C'è un problema. Hai presente la serata che hai organizzato per il mio compelanno nella casa in montagna? > lui mi guardò stranito < Certo.... te ne sei pentita?! > < No..mai. E' solo che... non so come dirtelo.. > < Dillo e basta! > < .... aspetto un bambino > silenzio. Nessuno dei due parlava. < Niall ti prego, dì qualcosa > cercai di prendergli la mano, ma la scostò allontanandosi bruscamente da me < Incinta! Stai scherzando vero! Non è possibile, sono stato sempre attento, non è possibile > < Mi dispiace, ma è vero > < No... > < Cosa no? > < No.... non ce la faccio, non posso mi dispiace > < Cosa? > < Hai capito, non posso, non ce la faccio, finiamola qui. Mi dispiace. >  Uscì fuori dalla mia camera e in men che non si dica era fuori da casa mia. Quando sentii la porta d'ingresso sbattere una lacrima solitaria mi attraversò la guancia con una lentezza estenuante, racchiudendo tutto il dolore che provavo in quel momento. Adesso ero sola. Sapevo che sarebbe andata così, me lo sentivo ma, sfortunatamente, non diedi ascolto al mio subconscio.
Passarono due giorni ed io stavo sempre più male, oltre alle nausee si era aggiunto anche il senso di colpa per aver perso Niall. Decisi di cambiare aria, di partire, destinazione? Londra, la città che avevo sempre voluto vedere sin da bambina. Fu così che la mattina del 29 dicembre me ne andai, lasciando almeno per un po' la mia amata Italia. Il viaggio fu abbastanza scomodo, perchè a causa del mal di schiena non riuscivo a trovare una posizione adatta a farmi stare comoda. Fortunatamente dopo due ore e dieci atterrai all'aeroporto di Heathrow e, preso un taxi, arrivai all'indirizzo in cui avevo affittato un attico non molto grande. L'ufficio dove lavoravo era riuscito a farmi avere il trasferimento e quindi da lunedì iniziero a lavorare alla Jonson&Co.
Entrata in casa venni accolta in uno spazioso open-space, fortunatamente già arredato con mobili moderni e colori tenui; nell'appartamento c'erano anche due camere da letto, un ripostiglio e un bagno grande, anche questo arredato in modo moderno. Lasciai le ingombranti valigie all'entrata e mi diressi in quella che sarebbe stata la mia camera, stravaccandomi sul letto. All'improvviso mi venne un languorino ma mi ricordai che il frigo era vuoto, così mi alzai, presi la borsa e mi diressi al Tesco, supermercato locale.
Era enorme, c'erano scaffali dappertutto stracolmi di ogni cibo possibile e immaginabile. Afferrai un carrello e ne misi all'interno il minimo indispensabile fin quando non passai davanti al reparto dolciumi, ed fu lì che mi diedi alla pazza gioia prendendo tantissime leccornie, dopodichè mi diressi alla cassa pagando e uscendo poi con tre buste per mano. Presi la metro e tornai a casa.
Ben presto si fece pomeriggio, mi stavo annoiando a morte, così mi alzai e, infilate le scarpe, mi diressi a Central Park per una passeggiata. Anche Londra durante il periodo natalizio era bellissima, c'erano luci dappertutto, feste e alberi addobbati in ogni vetrina. Il paradiso per ogni bambino, ma anche per me, perchè infondo anche io ero ancora una bambina che però, a differenza degli altri, sarebbe dovuta crescere in fretta per poter accogliere a sua volta un bambino.
Una volta al parco mi sedetti sulla panchina e tirai fuori il mio fidato amico libro che stavo leggendo in quel periodo e mi immersi nella lettura. Dopo un po' o forse dopo ore, non saprei dirlo, venni distratta da un cucciolo di Labrador che mi si accuccio vicino ai piedi mugolando, probabilmente in cerca di coccole. Mi abbassai alla sua altezza lasciando il libro, e lo accarezzai dalla testa alla schiena notando il gradimento da parte del cucciolotto.  < Hei cucciolino, che ci fai qui tutto solo? > controllai se avesse una medaglietta o un collare e trovandolo lessi il suo nome, Romeo. < Romeo! > una seconda voce si aggiuse alla mia, doveva essere quella del suo padroncino. Alzai la testa e vidi un ragazzo bruno con gli occhi nocciola correre verso di me e il cucciolo < Ehm.. ciao, scusami, mi è sfuggito > < Oh, non fa niente, è davvero un bellissimo cagnolino > < Si, è un tesoro, ma è anche una piccola peste > disse con un po' più enfasi e, come se il cane  avesse capito emise un piccolo abbaio. < Comunque io sono Mark, piacere > < Oh, si scusa, io sono Valeria, piacere mio > restammo lì per un po' a parlare del più e del meno, fin quando non gli disse che sarei dovuta andare, così ci scambiammo i numeri promettendoci di risentirci. Recuperai il libro e tornai a casa. Una volta lì presi il cellulare dalla borsa, notando però di non averlo acceso dopo essere scesa dall'aereo. Lo accesi e trovai circa 40 chiamate perse, le controllai tutte notando che una trentina erano solo di Niall, quelle rimaste erano dei miei amici, di Liam e dei miei genitori. Il perchè Niall mi avesse chiamato non lo capivo, ma non avevo nemmeno intenzione di capirlo, dovevo lasciarmi la mia vecchia vita alle spalle e intaprenderne un'altra, solo io e il mio bambino o bambina.
Passarono diversi mesi da quel giorno e la mia pancia continuava a crescere. Intorno al 5° mese ebbi un problema di anemia che fortunatamente si risolse velocemente. Con Mark ci tenemmo in contatto, mi aiutò molto durante la gravidanza, adesso siamo migliori amici. E fu quindi dopo 9 stressantissimi mesi che nacque il mio bambino, la luce dei miei occhi, Jason, il 27 Agosto di peso 3,225 grammi. Alla nascita aveva i capelli scurissimi, quasi neri, ma con il tempo si sono schiariti, infatti adesso che ha 1 anno e 4 mesi sono biondo cenere, come quelli... come quelli di Niall. Oggi è il 23 dicembre, mi sono appena svegliata e fuori sta nevicando, perfetto stile natalizio. Vado in cucina a preparare il caffè, ma mi dimentico che Mark è rimasto a dormire qui e tiro un urlo e lo fa svegliare di sovrassalto e cadere dal divano battendo la testa sul tavolino. < Valeria! E' domenica mattina, che cavolo hai da urlare! > < Scusa Mark, ho dimenticato che tu fossi qui > < Sempre la solita.. > e borbottando qualcos'altro si chiuse nel bagno uscendone una ventina di minuti dopo pulito e profumato. < Dove vai? > < Io da nessuna parte, ma mi sembra che tu e il funghetto abbiate un aereo tra uhm... circa 2 ore > < Oddio è vero! > Feci una corsa fino alla camera di Jason rischiando anche di cadere in un camion giocattolo lasciato nel corridoio, e lo presi dalla sua culla per svegliarlo, poi lo portai in cucina per farlo mangiare. In cucina lo misi nel seggiolone, ma ci restò molto poco perchè arrivò Mark che se lo iniziò a spupazzare per bene. < Mark! Cercati un figlio tuo, lui è mio! > dissi facendo la finta arrabiata, gioco che facevamo spesso < Noo! Lui vuole più bene a me, vero Jason? > per tutta risposta Jason allungo le sue braccina verso di me, così lo presi in braccio mentre Mark brontolava un "traditore" rivolto a mio figlio. Dopo colazione ci andammo a vestire. Un'ora e dieci dopo eravamo nella mia bella macchinina, una Range Rover Sport, piccolina insomma, diretti in aeroporto. Una volta lì facemmo il check-in e, dopo aver salutato Mark che mi fece un milione di raccomandazioni, ci imbarcammo. Direzione: Napoli - Capodichino.
Sono riuscita a far imbarcare anche la mia auto. Allo sbarco abbiamo dovuto aspettare un po' perchè le nostre valigie sono uscite sul nastro trasportatore quasi per ultime. Finalmente, usciti dall'aeroporto e dopo aver preso l'auto, sistemo Jason nel suo seggiolino sui sedili posteriori e partiamo verso quella che fino a due anni fa era la mia casa. Stranamente riesco a trovare parcheggio poco più lontano dal vialetto di casa e, dopo aver fatto scendere Jason, ci incamminiamo verso casa. I miei genitori hanno visto il piccolo sono una volta, cioè quando ho partorito, credo che rimarranno strabiliati di quanto è cresciuto. Davanti al vialetto Jason sgattaiola dalla mia mano per andare a guardare il laghetto che c'è nel giardino e resta incantato dal movimento dei pesciolini di diverso colore. < Hai visto cucciolo che belli i pesciolini?> lui si gira e mi guarda con i suoi occhioli come se fosse affascinato da quello che ho detto, poi mette in mostra i suoi dentini e si rigira a guardare il laghetto. All'improvviso sento il rumore di una macchina avvicinarsi, ma non si ferma, bensì svolta per il vialetto della casa adiacente alla mia, poi si ferma e da lì ne esce un ragazzo. In quel momento mi si blocca il respiro e resto immobile come se fossi paralizzata. Appena lui si volta verso di me mi risveglio dal mio stato di trance e, prendendo Jason in braccio busso alla porta di casa. Mi madre mi apre quasi subito, così faccio in tempo a far entrare il bambino dentro ma poi vengo fermata per un braccio da qualcuno. Mi volto e una miriade di emozioni si fanno largo nel mio stomaco. E' lì. Di nuovo dopo due anni. E' fermo e mi fissa come se fossi un extra-terreste, poi mi lascia il braccio e accenna un debole sorriso al quale io non rispondo. Sono terrorizzata dal fatto che lui abbia potuto vedere Jason prima che lo spingessi in casa.
< Ciao Vale. > mi ha salutata, ha parlato. E ora? < Ciao Niall > sono riuscita ad aprire bocca, ma ho dovuto fare appello a tutte le mie forze per farlo. < Che.. cosa ci fai qui? > dice spostando per un attimo lo sguardo da me e portandolo sulla porta di casa dietro di me < Sono tornata per un paio di giorni per passare Natale con i miei > < Ah... sono contento che tu sia tornata.. > < Anche io... scusa ma devo andare.. > stavo per entrare dentro ma, ovviamente, sarebbe stato troppo facile. Mi prende la mano destra e mi fa girare verso di lui, mi appoggia al suo petto mantenendomi, per non farmi scappare via, con una mano dietro la schiena. < Perchè scappi? > oddio < Non sto scappando, semplicemente voglio entrare dentro > < Da quando hai paura di me? > cosa? < Cosa? > dico dando sfogo ai miei pensieri, poi continuo < Io non ho paura di te, questo mai, semmai provo ribrezzo nei tuoi confronti, ma paura no > < Ribrezzo? E per cosa sentiamo! > oramai stavamo urlando, ma lui non mi mollava < Lo sai benissimo per che cosa! > sono infuriata < Ah! Ho capito > dice con un sorriso strafottente che però pian piano svanisce < E' perchè sono un codardo, vero? Perchè non riesco mai ad assumermi le mie responsabilità, giusto? Beh, sai che? Fai bene a provare ribrezzo verso di me > detto questo mi lasciò e se ne andò, provai a chiamarlo, ma non mi degnò di uno sguardo. Entrai dentro e venni fermata da mia madre, ma che è oggi! < Vi ha visto vero? > eccola, ma come cavolo fa a capire tutto! < Probabile.. ma che ho fatto? > < Amore, non hai fatto niente. Ma la vita non è semplice, è piena di ostacoli, questo è uno di quelli. Quindi stringi i denti e va avanti > < Non sai quando ci sto provando. > mi abbracciò, ma fummo costrette a staccarci perchè Jason uscì dalla cucina come una trottola per poi attaccarsi alle mie gambe. Lo sollevai da terra mettendomelo in braccio e lo portai di sopra per cambiargli il pannolino. Mentre ero di sopra, suonò il campanello, ma non ci feci caso più di tanto anche perchè ero occupata a giocare con il mio funghetto, come lo chiama Mark, è meraviglioso vederlo ridere di cuore. Ad un certo punto sentii un colpo di tosse finto, mi voltai e vidi Niall appoggiato allo stipite della porta stile "sonofigosoloio" che ci guardava con gli occhi lucidi e un mezzo sorriso sulle labbra. Mi alzai immediatamente in piedi e presi Jason in braccio < Che ci fai ancora qui? > < Niente, volevo parlarti > in pratica parlava con me, ma guardava Jason < Bene, cosa vuoi dirmi? > gli dissi mettendo Jason nella culla-box da campeggio che mi ero portata dietro. < Voglio parlare come delle persone civili e adulte, senza urlarci addosso > < Magari anche senza che tu scappi, uhm? > < Si... Hai ragione, sono un bambino. Forse è proprio per questo che ho reagito in quel modo quando mi hai detto di aspettare lui > disse indicando Jason con il mento, poi continuò < Non.. non mi ritenevo pronto ad affrontare una cosa più grande di me.. > si stava scusando, lo so, ma ci stava girando in torno e anche se sarei potuta sembrare impassibile, dentro stavo morendo < Arriva al punto senza giri di parole. > più diretta di così si muore < Scusami... > non posso crederci, lo aveva detto davvero! < Credi che con uno "scusa" si possa risolvere tutto? Ti sbagli di grosso. Mi sono sentita inutile, tradita e ha fatto male, continua a far male > gli dissi tutto ciò che mi tenevo dentro da ormai due anni < Lo so, perchè è lo stesso che ho provato io, ma..  > < Lo stesso che hai provato tu? Chi ha dovuto sopportare i dolori della gravidanza? Io. Chi ha dovuto sopportare 12 ore di travaglio SOLA? Io. Chi ha dovuto sopportare un parto SOLA? Io. Quindi prima di parlare, fatti un esame di coscienza, non credo che tu abbia sofferto quanto me. So benissimo che sono dolori che avrei provato lo stesso, ma magari mi sarei sentita più sollevata sapendo che c'era qualcuno al mio fianco! > mi guardava, mi guardava solo, poi gli scese una singola lacrima, ma sapevo che in quella singola c'era racchiuso tutto il suo dolore. Si mosse verso di me abbracciandomi. A quel punto non ce la feci più e scoppiai in un pianto isterico. Lui mi abbracciava e basta, sapeva che in quel momento avevo bisogno di sfogarmi. Poco dopo si stacco, mi asciugò le lacrime e mi baciò la fronte. Camminò verso la porta e facendomi un sorriso amaro, se la chiuse alle spalle, lasciandomi nel più totale silenzio. Ma no, di nuovo no. Uscii dalla camera, era ancora in corridoio, lo presi per il braccio e lo feci girare < Perchè scappi sempre, abbiamo detto parlare, io ho parlato, ora tocca a te! Che hai intenzione di fare? Continuare a scappare come un codardo? > < ... > < Parlami! > < No, adesso basta! > mi prese il viso e mi baciò. Un bacio pieno d'amore, di dolore e si, anche di passione. Mi appoggio al muro del corridoio incastandomi tra questo e il suo petto mettendo una mano sul muro davanti a se. Poco dopo si staccò < Adesso basta soffrire. Sono stufo di questa situazione, io ti amo Vale, ti ho sempre amato! >             < Anche io ti amo amore > avevo ceduto, si. Non per il bene di Jason. Per una volta lo feci per il mio bene. < Niall.. > < Dimmi > disse, ancora attaccato alle mie labbra spostandole poi sul mio collo per lasciarmi parlare ma continuando a baciarmi < Io tra due giorni devo tornare a Londra > si fermò e si mise dritto davanti a me < Cosa? > < Si, devo tornare > < No, non puoi non andare > < Devo, lì c'è la mia vita, il mio lavoro, tutto. > < Ma io sono qui. > < Lo so.. > non parlò per un po', poi iniziò < Vengo con te! > < Che? E come fai con il tuo lavoro? > < Mi farò trasferire > < La fai facile.. > < Se non ci riesco entro due giorni ti raggiungo, ma non vi lascio di nuovo > ha detto "vi", ho sentito bene? < Voglio stare con voi, ora e per sempre > si avevo sentito bene. < Anche noi amore... Vieni.. > mi seguì senza fare domande. Aprii la porta della camera da letto e lo portai davanti alla culla di Jason. < Vuoi tenerlo? > dissi indicando il bambino. Lui non aprì bocca, semplicemente annuì. Mi calai per prendere il mio cucciolo che stava giocando che mi guardò stranito, gli diedi un bacino in fronte e poi lo porsi a Niall che lo prese e se lo sistemò in braccio guardandolo come se fosse la cosa più preziosa di questo mondo, ma infondo, per noi lo era. Gli tolse gli occhi di dosso solo per guardarmi un attimo. Decisi di lasciarlo un po' solo con Jason e scesi di sotto, in cucina dove mia madre era impegnata a cucinare per il cenone di domani < Ciao mamma > < Hei, tutto ok? > < Adesso si > dissi sorridendole < Io lo sapevo che avreste fatto pace, non ho mai dubitato > < E ti pareva... ahahah > < E' di sopra con Jason? > < Si, lo guarda come la cosa più bella che ci sia al mondo... > le racconto fissando il vuoto, fin quando dei passi non mi risvegliano. < Ehm.. Vale > mi chiama con una faccia un po' strana, mi preoccupo < Che c'è? > < Ecco... sarebbe da cambiare> mi rilasso immediatamente < Vieni andiamo di sopra > lo portai di sopra e sistemai tutte le cose sul letto mentre lui lo teneva in braccio. <  Ecco qui. Prego!> mi guardò con uno sguardo terrorizzato < Che.. che devo fare? > < Cambiarlo? > < Ahahah simpatica.. > < Non sto scherzando, devi imparare! > < No, ti prego, tutto quello che vuoi ma il pannolino no! > < Guarda che è facile, passamelo > presi Jason e lo stesi sul letto e gli tolsi i pantaloni e gli sbottonai il body, poi gli slacciai il pannolino, lo tolsi e lo chiusi mettendolo da un altra parte, in tutto questo Niall mi guardava affascinato. Pulii bene il bambino e gli misi la pomata, per poi prendergli le gambe, alzarle e infilare il pannolino sotto il sederino. Gliele abbassai di nuovo e completai chiudendo il pannolino. Gli richiusi il body, gli rimisi il pantalone e.. < Fatto! Vedi non è così difficile > lui mi guardava con un'espressione tipo "come cavolo hai fatto?". Ridacchiai. < La prossima volta ci provi tu > < Ehm... non credo di esserne capace > < Vedrai che ci riuscirai benissimo > < Ho i miei dubbi... comunque, quando è che parti tu? > < Il 27  nel pomeriggio > < Bene, allora io vado a parlare con il capo per il trasferimento, ci vediamo dopo > diede un bacio a me e a Jason e sparì dietro la porta. Sospirai. Finalmente anche la mia favola avrebbe avuto un lieto fine.
Passarono i giorni e la mia partenza era imminente, Niall non mi aveva ancora detto niente del trasferimento e avevo paura che non glielo avessero concesso. Il giorno della partenza, mentre stavo mettendo le valigie in macchina vedo arrivare Niall correndo e sventolando un foglio di carta. < Valeeeee! > < Che è successo! > < Ce l'ho, ce l'ho! > < Te lo hanno dato? > < Si amore, si, sono felicissimo, posso venire con voi! > < Oh mio dio > mi attirò a se stringendomi fortissimo e baciandomi la fronte < Tra quanto hai l'aereo? > < Due ore, ma devo stare in aeroporto mezz'ora prima per il check in > < Dammi mezz'ora, faccio la valigia e arrivo! > < Va bene, ti aspetto > < Vado, ti amo > lo aveva ridetto e io non potevo ancora crederci. Finii di caricare le valigie, salutai mamma e misi Jason in macchina sul suo seggiolino. Mezz'ora dopo vidi uscire Niall da casa sua con tantissime valigie; scoppiai a ridere e mentre lui mi guardava male gli diedi una mano a caricarle in macchina. Ed ecco che tutti insieme, come una vera famiglia partiamo per ritornale nel paese al quale mi sono sempre sentita legata. Quando arrivammo a casa vidi un sorriso comparire sul suo volto. Probabilmente era felice della scelta che aveva fatto. Lo vidi prendere Jason in braccio e spupazzarselo per bene, per poi giocare con lui e guardarlo affascinato. Io mi appoggiai allo stipite della porta d'ingresso pensando a quanto io sia stata fortunata ad avere un famiglia bellissima. In quel momento c'eravamo solo noi: io Niall e Jason, e questo nessuno sarebbe riuscito a cambiarlo.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: niallspancake_