N.d.A. Questa storia è stata scritta in memoria di Ayrton Senna, un pilota che ho stimato tantissimo, anche se è morto due anni prima che io nascessi. Ma mio nonno, prima, e mio padre, poi, mi hanno insegnato ad amare e rispettare quest'uomo, anche se non era della scuderia Ferrari (la mia scuderia!). Elizabeth mi rispecchia molto di più di altri personaggi da me creati. Adoro la Formula 1, certe volte molto più del calcio.
Questa storia è dedicata ad Ayrton Senna ed a coloro che amano la Formula 1.

Tamburello

Elizabeth ha i capelli biondi e gli occhi azzurri, vive in Australia da quando è venuta al mondo e non ha mai visto nulla all’infuori di quella grande isola, che però ama con tutta se stessa, è patriottica e non vorrebbe mai andarsene dalla sua piccola casa a pochi kilometri da Sidney. Si passa il rossetto sulle labbra, colorandole di un rosso acceso, che si scontra con la sua pelle chiara, un filo di trucco nero sugli occhi e si arma di un bel sorriso. Il vestito le copre a malapena le cosce, ma non le interessa, le piace il suo lavoro e stare a contatto con tutti quei piloti di Formula 1 la rende fiera di sé; suo padre l’ha cresciuta a pane, rugby, lacrosse e F1, ritrovarsi a lavorare con dei piloti che suo padre riteneva degli eroi la fa sentire bene, come se quell’uomo che le ha dato il cognome ed una bella infanzia fosse ancora lì con lei. Ayrton Senna è salito sul podio ed ha stappato lo spumante, inondando d’alcool tutte le persone vicino a lui, mentre ride con la sua risata calda, che fa scaldare il cuore ad Elizabeth, che sotto il trucco arrossisce appena, sorridendo a sua volta. Ha un filtro tra le labbra e sta cercando una cartina sul quale rollare il suo tabacco, il vestito è completamente bagnato di champagne e gocciola sul tappeto rosso posto dietro il podio. Ayrton la trova lì, le porge una cartina con un sorriso e poi scompare, Elizabeth lascia nell’aria il suo ringraziamento e segue le sue gambe muscolose sparire giù per le scale, e magari spera anche di rivederlo l’anno successivo. Non sa che neanche sei mesi dopo, Ayrton si schianterà contro il muro del Tamburello, finendo per morire senza mai riprendere conoscenza.