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Autore: donalbain    19/01/2014    0 recensioni
"L'inizio di qualcosa" è il primo capitolo di "Le dodici fatiche di Ernesto". Ernesto operaio quarantacinquenne viene lasciato dalla moglie e colto dalla disperazione decide di ubriacarsi. Seduto al bancone del bar conosce un uomo affetto da nanismo, Lino, che gli chiede di aiutarlo in dodici misteriose fatiche.
Genere: Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ernesto,come suo solito,ritornava dal lavoro alle cinque di sera. Era un operaio quarantacinquenne di una ditta metallurgica,aveva un buon stipendio e viveva con la moglie in un trilocale in centro città. Ernesto con le grandi mani bussò violentemente contro la porta per poi massaggiarsi la testa sprovvista di capelli;la moglie dopo poco gli aprì,la moglie di Ernesto era una donna bassa e gracile,per questo stonava con i due metri e la mole robusta del marito,anche se da poco aveva cominciato ad andare in palestra. La moglie non lo salutò neanche e corse svelta verso il soggiorno,il marito la seguì domandandosi il perché di questo comportamento. Lei si sedette sul divano e fece un gesto al marito di sedersi accanto a lei,il marito lo fece. La moglie di Ernesto gli disse con voce agitata ma sicura di sé:”Ernesto,ti voglio un bene dell’anima,ma …” continuò ”ho una relazione …”.Silenzio. Ernesto guardava le sue mani callose e con voce stroncata,chiese: ”Chi è?”

"Lisandro"

“Il tuo personal trainer?”

“Sì …”

Ernesto cominciò a piangere,non era intenzionato a fermarsi;la moglie lo guardò impietosita,si alzò e con un vecchio bagaglio a mano uscì dalla porta.Ernesto stette lì sul divano solo per pochi minuti,poi si alzò si asciugò le lacrime con la manica destra della camicia e si diresse verso la porta;uscì e la casa rimase vuota. Percorreva la piazza con passo lento e testa bassa. Decise di fermarsi al primo bar che vide,”Il nettare degli dei”,era un posto pulito,illuminato bene,c’erano solo tre persone,il barista che stava servendo una birra alla spina a un presumibile uomo d’affari e un cameriere appoggiato con la schiena al bancone. Ernesto si sedette,appoggiò le grandi mani al bancone e ordinò un whisky che gli fu servito con estrema velocità, ringraziò;finito il drink ne ordinò un altro,poi un altro ancora e così via. Si accasciò sul bancone e dormì colto dalla sbronza. Improvvisamente un nano strattonò la camicia di Ernesto,ma questo non diede risposta,allora il nano ripeté il gesto e finalmente l’operaio con gli occhi ancora socchiusi alzò la pesante testa.                                                       Il nano aveva un viso giocondo e paffutello scavato da enormi e vistose rughe d’espressione,e attirata l’attenzione di Ernesto,con voce squillante gli domandò:”Mi aiuti?” ed Ernesto ubriaco rispose(il suo fiato fognario stordì il povero ometto):”Ma certo piccolo folletto magico” così lo alzò e lo fece sedere sullo sgabello accanto al suo,l’ometto ribatte:”Ma no,cosa fai?! Non mi serve questo tipo di aiuto” ed Ernesto con un naso rosso simile a quello di un pigliaccio gli mise l’indice davanti alla sottile bocca e disse:”Zitto … tu adesso da bravo folletto magico mi esaudisci tre,dico tre desideri. Ok?”,il nano contrariato:”Quelli sono i geni,quelli delle lampade magiche,sai? E comunque io non sono un folletto! Mi dai una mano adesso?!”,Ernesto li porse la grande mano,l’ometto le diede uno schiaffo;il barista guardava divertito la scena mentre puliva il bancone. Il nano davanti al caso disperato dell’operaio non si arrese e con le piccole mani rugose gli prese le guance e li disse con tono calmo e tranquillo:”Tu mi servi per compiere dodici fatiche che mi hanno assegnato” ed Ernesto annuì con il sussidio delle piccole mani che poi si levò dalle guance con un movimento sgraziato,e domandò:”Ma non puoi compiertele da solo,mio piccolo folletto?” il nano rispose:”Ma mi hai visto? Sono piccolo e gracile non c’è la farei mai!” Ernesto allora alzò il braccio e con voce solenne esclamò:”Io Ernesto ti aiuterò a compiere queste dodici fatiche,ma in cambio voglio un premio!” e lo pseudo folletto annuì con il calvo capo,allora Ernesto preso dall’euforia (mischiata con quella del whisky) emise un urlo di gioia,l’euforia era talmente tanta che cadde dallo sgabello e si addormentò nuovamente baciando il parquet. Il nano lo svegliò dandogli qualche calcio con le tozze gambe,Ernesto con agilità felina si alzò e disse all’amico:”Sono pronto!!! Dove andiamo?” e il nano estrasse dalla tasca della giacca color verdone una vecchia carta giallastra dov’erano evidenziati dodici punti con dell’inchiostro blu,e dalla stessa tasca tirò fuori dei vecchi occhiali ed esclamò:”Amico mio,qua c’è scritto che dobbiamo abbattere un enorme felino che si aggira per le caverne” l’operaio annuì goffamente,il nano continuò:”Ernesto aspetta c’è altro … tutte le fatiche devono essere concluse entro le sei di domani mattina”il nano guardò il vecchio orologio da polso ed esclamò”Adesso sono le sei di sera,questo vuol dire che possiamo dedicare un’ora a ogni fatica! Sbrighiamoci!” e il nano a piccoli passi avanzò verso l’uscita,Ernesto lo seguì. Il barista vide il portafoglio dell’operaio a terra e soddisfatto lo prese per poi continuare a pulire. I due correvano ed Ernesto ansimando per la corsetta e barcollando per gli alcolici chiese:”Ma come ti chiami?” il piccoletto rispose:”Lino,chiamami Lino”. Arrivarono al parcheggio sul retro del bar e l’ometto salì su una vecchia ape logorata dal tempo in tinta con la sua giacca,Ernesto si sedette accanto a lui e schiacciati uno contro l’altro partirono alla velocità di 30 km/h,il nano dava tutto gas all’acceleratore rialzato,ma quello era il massimo per quel rudere. Dopo pochi minuti Lino disse ad Ernesto:”Dimmi te dove possiamo trovare un enorme felino che si aggira per le caverne?” Ernesto con aria da intellettuale sembrava esaminare attentamente le strade,e poi gridò:”Fermati!” e il nano inchiodò davanti a “Il leone delle caverne” Ernesto scese di tutta fretta dalla macchina si mise dietro un cestino dell’immondizia e vomitò tutto quello che aveva in corpo,ancora intontito disse a Lino:”Ecco fatto,adesso possiamo ripartire” ma Lino lo interruppe e disse:”Stiamo qua mi sembra un buon posto per trovare il nostro felino”. 

  
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