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Autore: delilahs    19/01/2014    3 recensioni
Percy e Annabeth si appoggiarono al parapetto, sempre tenendosi per mano. Parlarono un po’, con Nico alle loro spalle che non sapeva se fuggire o meno. Si rivide a dieci anni, nella stessa posizione, ma all'epoca Percy e Annabeth erano più bassi, con una luce più semplice negli occhi e non si sfioravano nemmeno. Bei tempi, pensò stupidamente il figlio di Ade. Allora Percy gli era sembrato un eroe, una persona forte che poteva aiutarli e che poteva essere un modello di ispirazione. Non lo era stato. Aveva lasciato morire sua sorella, aveva abbandonato Nico e poi gli aveva salvato la vita, e aveva perso la memoria. Ma di chi si ricordava? Annabeth, ovvio.
Il cuore del ragazzino perse un battito mentre vedeva Percy abbracciare la sua ragazza e tenerla stretta contro il suo petto.

[Pernico][Angst][Pre-Blood Of Olympus]
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Annabeth Chase, Gli Dèi, Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ero io quello che c'è sempre stato.



Nico era seduto su un ponte di legno sporgente, aguzzo alla fine, immerso nelle tenebre più profonde. Osservava sconsolato la costa della Grecia che correva svelta di fronte a lui, poche stelle che gli brillavano sopra i capelli corvini. Gli occhi scuri come il Tartaro mandavano scintilli, come un fuoco acceso nella notte. La spada era poggiata accanto a lui, il manico che risplendeva di una luce violetta, tenue e soffusa, il fodero sulla sua spalla.
Il vento freddo si intrufolava sotto la sua maglietta, facendolo rabbrividire mentre si stringeva contro una piccola rientranza, dove la trave incontrava il pontile di metallo. I suoi occhi erano fissi sul mare, schiumoso e tempestoso, ma la sua mente era altrove.
Stava ripensando a poche ore prima, quando erano entrati nella Casa di Ade per trovare Percy e la sua ragazza. Pronunciò il termine con disgusto, perfino nella sua testa, mentre dalla bocca gli usciva una maledizione soffocata.  Scacciò quei pensieri, che sicuramente gli avrebbero fatto sembrare la proposta di Ade molto allettante, e si concentrò sui ricordi.
Il buio che avvolgeva i ragazzi, e poi i mostri. Ovunque, dappertutto, ma meno di quanti Nico ne aveva visto nel Tartaro. Rabbrividì al solo pensiero, e si trattenne dal singhiozzare. Hazel e Leo che si ritrovavano bloccati dietro una frana e lui con Piper, Jason e Frank. Poteva considerarli amici? Forse Jason.
Ma neanche tanto. Nico sbuffò, ricordando il palazzo di Diocleziano e la sua… confessione? Figura di stige? Quello che è. Jason non aveva detto una sillaba, e neanche aveva riso come nelle sue aspettative, né era andato da Percy (problemi logistici), ma le parole a suo favore finivano lì. Era esattamente come tutti gli altri, su quella nave. Aveva degli amici. Aveva una famiglia.
Li vide scorrere davanti ai suoi occhi, Piper, Frank, Hazel, Jason, Annabeth e Percy. Lui e i suoi stupidi occhi verdi, i capelli corvini, e le mani affusolate, e… ok, basta così. Percy che era fidanzato. Nico si sentì male al solo pensiero di esserne innamorato, arrossendo immediatamente. Un inutile, patetico, bambino, che si innamorava di un ragazzo, per di più etero e fidanzato. Come se non bastasse, talmente innamorato da riuscire a stento a vedere le cose che succedevano nel mondo. Il suo mondo era Annabeth, adesso. E il mondo di lei era Percy. E Nico gli stava vicino, facendogli favori nell’ombra e aggiustando le cose, come un disgustoso cagnolino da riporto.
Neanche a parlarne, dalle cabine sbucarono due figure che si tenevano per mano. Non ridevano, ma camminavano vicini, fino a quasi sfiorarsi. Il loro respiro creava nuvolette bianche che scemavano nell’aria. Uno di loro era alto, magro e una lama di bronzo gli scintillava al fianco. Nico si ritrasse, cercando di chiudere gli  occhi e le orecchie ai ricordi.
Percy e Annabeth si appoggiarono al parapetto, sempre tenendosi per mano. Parlarono un po’, con Nico alle loro spalle che non sapeva se fuggire o no. Si rivide a dieci anni, nella stessa posizione, ma all’epoca Percy e Annabeth erano più bassi, con una luce più semplice negli occhi e non si sfioravano nemmeno. Bei tempi, pensò stupidamente il figlio di Ade. Allora Percy gli era sembrato un eroe, una persona forte che poteva aiutarli e che poteva essere un modello di ispirazione. Non lo era stato. Aveva lasciato morire sua sorella, aveva abbandonato Nico e poi gli aveva salvato la vita, e aveva perso la memoria. Ma di chi si ricordava? Annabeth, ovvio.
Il cuore del ragazzino perse un battito mentre vedeva Percy abbracciare la sua ragazza e tenerla stretta contro il suo petto.

Non puoi fargliene una colpa, è innamorato, disse una vocina fastidiosa dentro la sua testa.

Anche io lo sono, ribatté lui.

Ehm, sveglia? E’ off limits. Quella figlia di Atena ti taglierà la testa.

Concordo, intervenne una terza voce.

Oddei.

Quindi andiamo a mangiare un happy meal?, continuò la prima.

Oh fantastico. Parlo con me stesso, concluse Nico, scrutando torvamente il ponte, dove Percy e Annabeth stavano indicando le stelle.

Si spostò nell’ombra proprio dietro di loro. Erano abbracciati, le mani intrecciate dietro la schiena di lui. Osservo le loro mani. Avrebbe potuto separarli. Avrebbe potuto lasciare che il buio si infilasse nei loro cuori, nelle loro anime, nel loro amore. Poteva convincere Percy. Poteva riuscirci. Attorno a lui presero a turbinare pezzi di roccia, sabbia finissima e nera, solo che sembrava viva. Gli spettri dei peccaminosi d’orgoglio e d’amore gli sussurravano nell’orecchio, incitandolo a fare il peggio del peggio. Sentiva freddo nella sua mano destra, e quando l’alzò, vide che c’era il buio dentro. Una strana nebbia era scesa sul ponte, all’altezza delle sue caviglie, nel più completo silenzio, avviluppandosi come un edera velenosa sulle sue gambe e su quelle dei due ragazzi.
E’ così che funziona il buio, pensò il figlio di Ade, le voci intorno a lui che aumentavano di vigore. Il buio li travierà comunque, in qualunque modo. Li farà soffrire. Lo farà soffrire. Io posso porre fine a tutto questo. Posso chiudere questo capitolo della sua vita. Posso convincerlo a venire con me, ad innamorarsi delle tenebre, in modo da non temerle più. Nessuna paura della morte, nessun timore di cadere. Nessun problema, perché io lo amerei come nessuno potrebbe mai fare.
La nebbia che lo circondava iniziò ad avvicinarsi di più ad Annabeth, ma lei non sembrava accorgersene. Al posto di scurirla, rendeva la sua pelle più chiara, più perlacea nella luce soffusa della luna. Come se si stesse dissolvendo in una stella. Nico guardò Percy, una strana sensazione nello stomaco. Il ragazzo sembrava inquieto. Si sentiva in trappola, Nico lo percepiva.
Non temere, Perseus, pensò. Sarai libero dalle sofferenze con me.
Ma qualcosa nel suo animò scattò, e la sua mano si ritrasse. Non sapeva come, sfiorava quasi la spalla di Percy, tingendola di nero nonostante fosse illuminata. Esitò un attimo.
Esatto, disse la voce maligna nella sua testa.
Lasciami in pace!, voleva urlare Nico, ma si ritrovò il cuore in gola.
Di fronte a lui, sul ponte, stava tranquillo il dio dell’Amore, Cupido, che lo fissava malizioso. Per qualche motivo, il ragazzo fu certo di essere il solo quella notte a poterlo vedere.
Problemi? Chiese lui, sorridendo.
Nico non rispose, furente. Ce l’aveva (appunto) a morte con quel dio, ma sapeva che se ci avesse anche solo pensato, sarebbe diventato una frittata di figlio di Ade sul ponte.
Certo, figlio di Ade. Te l’avevo detto che l’amore non fa sempre bene, ma ricorda, esclamò, facendo sussultare Nico. L’amore non è tale se è usato per fare del male. Può far male a chi ne è affetto, certo, e fece un occhiolino nella sua direzione, ma c’è differenza fra soffrire per amore e soffrire a causa dell’amore. Non dimenticarlo, io non lo farò. E scomparve, lasciando dietro di se un disgustoso odore di salsedine e di sabbia bagnata.
Nico scosse la testa, ma si ritrovò sorpreso quando non riuscì a muovere un muscolo. Le anime intorno a lui urlavano furiose ed eccitate, ma la loro voce sembrava disturbata, come se provenisse da una vecchia radio. Come se stesse perdendo potenza, gracchiando. Fissò disperato il suo braccio, dove il buio aveva lasciato il posto alla luce della luna. E in quella luminescenza di fantasma, rivide Percy. O meglio, vide il suo sorriso. Ampio e sgargiante, mentre teneva per mano Annabeth. Poi stanco, quando stringeva un bambino grande quanto un mattone con una mano e la sua ragazza con l’altro. Vide quel sorriso, sempre onnipresente nei suoi incubi, cambiare, mutarsi, e attraversare futuri che lui non avrebbe mai potuto dargli.
Immaginò quel sorriso enorme immerso nelle tenebre degli Inferi. Lo vide spegnersi, e morire. La sua mente mollò la presa, le anime attorno a lui si dissolsero. Annabeth tornò normale, e Percy si rilassò. Il figlio di Ade, scosse la testa, orripilato da sé stesso e dai suoi stessi pensieri, mentre si allontanava rapidamente dal punto dove i due si tenevano per mano. Tornò a prendere la sua spada, la testa che gli pulsava frenetica, la sua mente invasa dai ricordi e la sua bocca strapiena di frasi da urlare. Quando finalmente si calmò, per poco non iniziò a prendere a calci il muro per la frustrazione. Si girò, con in mente un bel discorsetto da dire, quando vide Annabeth baciare Percy, le sue labbra che si poggiavano velocemente su quelle blu del ragazzo. Nell’ombra Nico avvertì un’altra fitta alla testa, e una lacrima di rabbia e di dolore gli scese sulla guancia, subito seguita da un’altra. Stava piangendo.
BASTA, avrebbe voluto urlare, NON VOGLIO SENTIRE PIU’ NIENTE. NON VOGLIO.
Le lacrime scendevano libere, senza controllo, mentre a pochi metri da lui Percy e Annabeth si separavano. Nico si sentiva un vuoto al posto del cuore, mentre cercava di allontanarsi, strisciando e sputando sulle sue stesse lacrime.
Basta…, pensò un’ultima volta, disperato, mentre si rifugiava in un angolo buio. Chiamò le tenebre  a rapporto, e queste lo nascosero alla vista. Poco lontano, ancora illuminati dalla luce della luna, Percy e Annabeth si stavano abbracciando, stringendosi come se gli servisse a non cadere in mille pezzi. Allora notò piccoli particolari che gli erano sfuggiti, come il vestito di Annabeth. O meglio, il pigiama. Anche Percy era in pigiama. E Annabeth stava piangendo. Per quanto ce la mettesse, Nico non riusciva ad odiare la figlia di Atena quanto avrebbe voluto, per una colpa non sua, poi. Quasi cinque anni prima si era lasciata catturare perché lui e sua sorella Bianca potessero vivere. Gli aveva letteralmente salvato la vita. E poi gliel’aveva tolta, inconsapevolmente. Ma non era colpa sua. L’amore non si sceglie, gli aveva insegnato sua madre tanto tempo prima. L’amore ti sceglie, e basta. Ora, dopo aver incontrato l’amore in persona ed esserne stato umiliato, pensava di capirlo almeno un po’. Illuso.
Nico non era uno stupido. Né tantomeno era un bambino. A quattordici anni quasi compiuti aveva visto sua madre morire fulminata, poi aveva trascorso settant’anni della sua vita in un casinò, per poi essere recapitato come un pacco in un istituto militare. Aveva scoperto di essere un semidio, incontrato suo padre e vissuto la morte di sua sorella. Era rimasto solo, e aveva iniziato a parlare con i morti; aveva scoperto di stare meglio con loro, nelle tenebre, e da uno di loro si era fatto ingannare. Percy l’aveva salvato, e lui aveva ingannato Percy, che poi aveva salvato. Per un altro anno aveva fatto la spola tra due campi in guerra, solitario tra gli dei, ed infine si era ritrovato su una nave suicida. Aveva pianto, sofferto, riso e ritrovato vecchi amici, perfino una sorella. Da quanto ricordava, però, la sua vita era iniziata da quando aveva incontrato Percy. Era con Percy che aveva perso sua sorella. Era a causa di Percy se aveva iniziato a parlare con i morti. Era di Percy che si era innamorato, e ci conviveva da cinque anni. Era colpa di Percy. Tutta la sua vita girava intorno a quel semidio. Non era giusto.
Osservò Annabeth, ancora con le lacrime agli occhi, le guancie rosse per la vergogna e per la rabbia.
Ero io quello che c’è sempre stato, non tu. Non è giusto.” sussurrò, seppellendo la testa tra le ginocchia e scoppiando, finalmente, in lacrime liberatorie, mentre i due ragazzi si accorgevano di lui.



 

Angolo Autrice:
Olè, ecco la mia prima Pernico.
Ho appena finito di leggere hoh e sinceramente,
continuo a shippare percabeth.
ma, ehi, sono una fangirl.
posso shipparle entrambe
#libertadiship
   
 
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